Nasceva oggi Jane Mansfield, conturbante attrice hollywoodiana, simbolo di un’epoca e storica rivale di Marilyn Monroe. Curve da capogiro e capelli biondo platino, l’attrice è stata a lungo considerata un sex symbol. Autentica bombshell, sublime incarnazione della bellezza anni Cinquanta, si fece strada dalle pagine di Playboy fino alla celebrità.
All’anagrafe Vera Jayne Palmer, nacque a Bryn Mawr il 19 aprile 1933. Figlia unica di Herbert William Palmer e Vera Jeffrey, i suoi antenati erano immigrati dall’Inghilterra, mentre dal ramo paterno aveva origini tedesche. Il padre, avvocato, muore a causa di un infarto quando la piccola ha appena tre anni. Dopo la sua morte, è la madre a dover provvedere alla famiglia, iniziando a lavorare come maestra, fino al secondo matrimonio con Harry Lawrence Peers e al trasferimento dal New Jersey al Texas. Jayne a sette anni suona il violino e si esibisce per strada per raccimolare qualcosa. Ben presto sorge in lei il sogno di divenire un’attrice.
Nel 1950, ad appena 16 anni, convola a nozze con Paul Mansfield e mette alla luce la sua prima figlia, Jayne Marie Mansfield, nata l’8 novembre 1950. Dopo il trasferimento ad Austin Jayne studia con successo teatro e fisica all’Università del Texas. A Dallas avviene l’incontro che la introduce nel mondo del cinema, con Baruch Lumet, padre del regista Sidney Lumet, di cui Jayne segue le lezioni al Dallas Institute of the Performing Arts, da lui fondata. La prima apparizione sul palcoscenico è del 22 ottobre 1953, nella piece Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller.
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Sempre in Texas Jayne diviene una reginetta dei concorsi di bellezza. Ma la grande avvenenza fisica ne ha a lungo oscurato la personalità. Pochi sanno che la bionda esplosiva -dal titolo di uno dei suoi film- vantava un quoziente intellettivo superiore al genio della fisica Albert Einstein (162 contro 160); inoltre l’attrice parlava correttamente cinque lingue e suonava il violino e il pianoforte. Nel 1954 l’attrice si trasferisce col marito e la figlia a Los Angeles; qui studiò teatro all’Università della California. La sua carriera cinematografica iniziò nel modo più inaspettato: venne infatti scritturata dalla 20th Century Fox come sostituta di Marilyn. Female Jungle (1954) è una delle pellicole iniziali girate dalla Mansfield, che diviene playmate del mese sulla rivista Playboy nel febbraio 1955. L’anno seguente venne premiata col Theatre World Award per la sua interpretazione nella commedia di George Axelrod Will Success Spoil Rock Hunter?
La prorompente bellezza di Jayne Mansfield continuava ad oscurarne la capacità interpretativa e ben presto l’attrice si ritrovò a fare i conti con l’immagine di oca giuliva che il pubblico le aveva ormai cucito addosso: quasi paradossale, per una donna tanto intelligente, dover sottostare a questo cliché. Ma la grandezza spesso sottovalutata della bellissima Mansfield sta anche nell’essere riuscita nell’ingrato compito di gestire la fama e l’immagine che i media le avevano appioppato sfruttandola a suo favore: ben presto Jayne inizia a rendersi protagonista di piccoli incidenti che ne sottolineano la procace bellezza. Celebre è lo scatto che la ritrae accanto a Sophia Loren in una cena in onore di quest’ultima, nel 1957. Qui Jayne perde una spallina, e l’incidente entra nel mito. Ma non tutti apprezzarono questi atteggiamenti, a partire da Richard Blackwell, che curava il suo guardaroba, che la eliminò dalla sua clientela.
Vanitosa e sopra le righe, l’attrice non era una patita del less is more: famoso è il suo Palazzo Rosa, l’enorme villa di quaranta stanze che l’attrice acquistò nel 1957 sul Sunset Boulevard, a Beverly Hills. L’arredamento prevedeva rosa all over, una vasca da bagno a forma di cuore e piccoli Cupido alle pareti. Nel 1959 il secondo matrimonio con il culturista Mickey Hargitay. Sebbene furono costantemente messe a confronto, Jayne Mansfield fu molto più sfortunata della rivale Monroe. E neanche dopo la morte di quest’ultima, avvenuta nel 1962, riuscì a prenderne il posto. Nel 1964 convolò in terze nozze con Matt Cimber, dal quale ebbe Antonio Raphael Ottaviano. Inoltre lungo è il carnet di amanti che le vennero attribuiti, da Robert Kennedy a Tony Curtis, da Dean Martin a Burt Reynolds. I rumours non perdevano occasione di descriverne l’insaziabile appetito sessuale. Nonostante alcune pellicole importanti, Jayne Mansfield non riuscì mai ad affermarsi a Hollywood e finì per comparire in melodrammi indipendenti a basso costo e commedie, fino alla parabola discendente, che la vide protagonista di esibizioni nei nightclub.
“The one and only” furono le ultime parole pronunciate dalla procace attrice a Biloxi, New Orleans, poche ore prima della sua terribile fine. Lei, che aveva sognato Hollywood sfiorandone il bagliore, ora per vivere doveva accontentarsi di squallide esibizioni nei locali notturni. Ancora una volta quel suo fisico statuario si rivelava croce e delizia per una donna consapevole e colta; dopo aver rinunciato ad una carriera cinematografica, quel corpo burroso era l’unico strumento che le restava per mantenersi. Lei, che aveva combattuto una vita intera contro il cliché di donna oggetto, si ritrovava ancora una volta ad ammettere che il fisico non l’avrebbe mai tradita, anche a costo di vedersi osservata con lascivia da decine di uomini. Dopo la separazione dal terzo marito iniziò a frequentare Sam Brody, l’avvocato che seguiva la sua pratica di divorzio. Quella sera era in compagnia di quest’ultimo. Nella Buick Electra del 1966 presa a noleggio viaggiavano l’autista appena ventenne, Ronnie Harrison, l’attrice, con i tre figli Miklos, Zoltan e Mariska, i due inseparabili chihuahua Popeicle e Monaicle e l’avvocato Brody. All’una e un quarto della notte il tragico scontro che vide come unici superstiti i tre ragazzi, che dormivano nel sedile posteriore. L’auto ridotta ad un ammasso di lamiere e l’orrore che dilaniò il corpo della diva, la cui testa venne sbalzata fuori strappandone i capelli, che restavano sull’asfalto, quasi come una macabra parrucca. Bella fino alla fine. Una tragica processione di voyers accompagnò la diva anche nei momenti successivi alla sua prematura scomparsa. I funerali si svolsero il 3 luglio 1967 a Pen Argyl, Pennsylvania. Sulla sua tomba un epitaffio che recita “Viviamo per amarti ogni giorno di più”.
Jane Mansfield, coi suoi abiti animalier, le sue curve e la sua bellezza, ha continuato ad ispirare intere generazioni: incredibile la somiglianza della diva hollywoodiana con Anne Nicole Smith, altrettanto sfortunata, mentre una celebre campagna di Guess Jeans ne ha omaggiato solo pochi anni fa lo stile, con una giunonica Kate Upton nei panni di Jayne Mansfield.
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