Magda: contrapposizioni e capi strutturati per una collezione dal sapore androgino, che trae ispirazione dal folklore ponendo un’attenta indagine visiva sul fenomeno del Tarantismo. Capi asimmetrici che sfruttano la netta rigidità della pelle e la fluidità della seta e del cady.
Ilaria Fiore, la giovane fashion designer di Altamura vincitrice del premio Talents 2016 indetto da Accademia di Costume e Moda con il patrocinio di Altaroma, Camera Nazionale della Moda Italiana, Regione Lazio e Roma Capitale, racconta la collezione che le ha permesso di aggiudicarsi il premio, definendola: energica, sofisticata e sperimentale.
Ilaria, innanzitutto ti faccio i miei complimenti per la meritata vittoria. Facciamo un passo indietro nel tempo: quando hai iniziato ad interessarti di moda?
Il mio interesse per la moda lo definirei abbastanza recente. Fin da piccola ho sempre amato l’arte, in tutte le sue forme e quando qualcuno mi chiedeva cosa volessi fare da grande, io rispondevo che volevo diventare un’artista. Crescendo, poi, durante gli anni del Liceo, mi sono accorta che non ci fosse nulla di più affascinante che abbinare la bellezza alla funzionalità: il design. Dopo la maturità ho scelto di studiare design di moda, perché ho sempre trovato interessante l’essere umano e i suoi mille modi di comunicare la propria personalità: attraverso l’abbigliamento, per esempio.
Raccontaci della collezione, da cosa hai tratto ispirazione?
Il mio punto di partenza è stato il “Tarantismo”. La mia analisi si è concentrata sull’aspetto psicologico della donna “tarantata”, afflitta da un malessere interiore che la porta ad una lotta fra perbenismo e anticonformismo, dando forma così alla rinascita di un’espressione sensoriale elegantemente femminile. Si tratta di un percorso mentale ambivalente che si traduce in capi spesso asimmetrici: costruiti e rigidi da una parte e drappeggiati e fluidi dall’altra. Materiali che vanno da pelli di vitello liscio accoppiate con neoprene a cady di seta e panni cachemire.
Qual è l’elemento principe che compone l’idea progettuale?
L’elemento principe è l’accessorio dalla forte valenza estetica e funzionale. Tutto inizia da un concetto d’abbigliamento che racconta di un donna pronta ad infrangere l’ordinarietà. Mentre elaboravo il total look, ho pensato : “Ma che genere di borsa indosserebbe la mia donna?”
Di certo non l’avrei mai immaginata con una borsa bon ton ed è così che alcune parti rigide e costruite che avevo disegnato in contrasto con i drappeggi, diventano borse strutturate anatomicamente sul corpo. Un interessante compromesso da cui nasce uno zaino indossato come se fosse un gilet e che mantiene al tempo stesso la sua funzione, quindi sganciabile!
Tre aggettivi per definire la tua collezione.
Energica, sofisticata, sperimentale.
Sono curiosa di conoscere come hai vissuto i momenti prima della proclamazione.
Prima della proclamazione ero in balia di troppe emozioni, impossibili da scandire una per una. Mi guardavo intorno sorridente tra i miei compagni d’Accademia e pensavo: “Assurdo, mesi e mesi di lavoro, che si esauriscono in così pochi indimenticabili minuti.”
Quanto contavi di vincere?
Non mi aspettavo affatto di vincere. Suppongo sia stato abbastanza evidente, a giudicare dalla mia espressione facciale immediatamente dopo la proclamazione. Che ridere. E’ stata una sorpresa perché ero circondata da altre 14 collezioni validissime, che hanno messo in seria difficoltà tutta la giuria.
Ed ora, cosa speri possa accadere in futuro?
Spero tanto di continuare ad imparare. Imparare dai grandi, per poi dare del mio. Dopo più di tre anni in Accademia, il coronamento di un percorso terminatosi così splendidamente, sarebbe quello di iniziare a lavorare per i brand più importanti del settore.