Ali MacGraw compie 77 anni

Lunghi capelli castani, quell’aria acqua e sapone e una bellezza naturale, oggi divenuta un miraggio: Ali MacGraw nell’immaginario collettivo resterà sempre indissolubilmente legata a Love Story, la pellicola strappalacrime che le diede la fama mondiale. Nel celebre film diretto da Arthur Hiller, uscito nel Natale del 1970, la bella Ali interpreta una ragazza gravemente malata. Impossibile dimenticare la coppia cinematografica formata da lei e Ryan O’Neal, in una tormentata storia d’amore osteggiata a causa delle differenze sociali e priva del fatidico lieto fine.

All’anagrafe Elizabeth Alice MacGraw, detta Ali, la bella attrice americana è nata a Pound Ridge, New York, il primo aprile del 1939. Sua madre Frances Klein era un’esperta d’arte di origine ebrea, mentre il padre Richard MacGraw aveva origini scozzesi. Da parte di nonna la ragazza vanta inoltre origini ungheresi. Ali ha un fratello, Dick, artista. Dopo aver conseguito il diploma in storia dell’arte presso il Wellesley College, all’inizio degli anni Sessanta la giovane entra nella redazione della celebre rivista Harper’s Bazaar, dove diviene assistente di un celebre fotografo di moda, sotto la supervisione della mitica fashion editor Diana Vreeland.

Viso pulito e lunghi capelli lisci, in breve le viene chiesto di posare e inizia così a lavorare come modella. Immortalata da fotografi del calibro di Bert Stern e Patrick Lichfield, Ali MacGraw posa per Vogue e lavora anche come stylist e decoratrice d’interni. Dopo aver preso parte a diversi spot pubblicitari, l’esordio sul grande schermo, che risale al 1968, con la pellicola Jim l’irresistibile detective. Seguì il ruolo da protagonista, nella commedia romantica La ragazza di Tony, nel 1969. L’anno seguente è la svolta nella sua carriera, con Love Story. L’interpretazione della studentessa universitaria gravemente malata le vale una nomination all’Oscar e un Golden Globe. Per Ali MacGraw è la consacrazione: ottiene la fama mondiale e le copertine, a partire dal Time.

Ali MacGraw in uno scatto del 1970
Ali MacGraw in uno scatto del 1970
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Elizabeth Alice MacGraw, detta Ali, è nata a Pound Ridge, New York, il primo aprile del 1939
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Nei primi anni Sessanta Ali MacGraw lavora per Harper’s Bazaar come assistente di un fotografo

Ali MacGraw ottenne la fama con Love Story di Arthur Hiller, 1970
Ali MacGraw ottenne la fama con Love Story di Arthur Hiller, 1970


Bellezza acqua e sapone, l’attrice incarna alla perfezione lo stile boho-chic tipico degli anni Settanta, imponendosi come un’icona di stile, sebbene nel 1971 il critico di moda Richard Blackwell la include nella lista da lui stilata delle donne peggio vestite al mondo. Il suo taglio di capelli, con la riga in mezzo, le sopracciglia folte e lo charme la consacrano come un’icona, come anche i look bohémien che la diva non perde occasione di sfoggiare.

La sua vita sentimentale è stata turbolenta: dopo il college sposò il banchiere Harvard Robin Hoen, da cui divorziò dopo appena un anno e mezzo. Il 24 ottobre 1969 l’attrice convolò a nozze con il produttore cinematografico Robert Evans, capo della Paramount Pictures, da cui ebbe un figlio, Josh, divenuto attore, regista, produttore e sceneggiatore; la coppia divorziò nel 1972, dopo che l’attrice perse la testa per il collega Steve McQueen, conosciuto sul set di Getaway. Il 31 agosto 1973 Ali MacGraw convolò a nozze con McQueen, che è stato il più grande amore della sua vita. Tuttavia anche questo matrimonio naufragò e i due divorziarono nel 1978.


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Nella sua autobiografia Moving Pictures l’attrice ha parlato apertamente della sua battaglia contro l’alcol e della sua dipendenza da sesso. Nel 1978 ha girato Convoy-Trincea d’asfalto, a cui seguirono negli anni Ottanta dei ruoli nelle serie televisive Venti di guerra e Dynasty.

Ali MacGraw in una foto di Milton Greene, 1969
Ali MacGraw in una foto di Milton Greene, 1969
L'attrice in una foto di Bert Stern
L’attrice in una foto di Bert Stern
Ali MacGraw in una foto di Patrick Lichfield
Ali MacGraw in una foto di Patrick Lichfield
Ali MacGraw in Love Story di Arthur Hiller, 1970
Ali MacGraw in Love Story di Arthur Hiller, 1970

Ali MacGraw e Steve McQueen
Ali MacGraw e Steve McQueen


Nel 1991 fu inclusa dalla rivista People tra le 50 persone più belle del mondo, mentre nel 2008 GQ la annoverava tra le 25 donne dei film più sexy della storia. Amante dello yoga, l’attrice ha anche prodotto un video con il maestro americano Erich Schiffmann, divenuto un vero bestseller, al punto che nel giugno 2007 la rivista Vanity Fair designava l’attrice come principale responsabile della nuova ondata di popolarità che la pratica dello yoga aveva visto negli Stati Uniti dopo l’uscita di quel video. Nel luglio 2006 l’attrice ha girato un video in collaborazione con PETA, divenendo attivista del rispetto degli animali. Dal 1994 vive a Tesque, Nuovo Messico, dopo diversi anni trascorsi a Malibu.

(Foto cover: Milton Greene, 1969)


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Lo stile di Chiara Ferragni

È la regina indiscussa della moda mondiale, la più famosa in assoluto tra le fashion blogger, l’icona di stile forse più copiata in assoluto nel fashion biz. Chiara Ferragni non ha termini di paragone: un fenomeno di costume vivente, trendsetter nel più autentico significato del termine, è stato il suo blog, The Blonde Salad, ad inaugurare la più sconvolgente rivoluzione che ha investito la moda negli ultimi anni, spodestando i vecchi creativi e conferendo nuova autorità alle fashion blogger.

Ma Chiara Ferragni ha saputo gestire l’incredibile successo che l’ha travolta in maniera eccellente, tanto da imporsi all’attenzione dei media internazionali come un’icona di stile imitatissima. Bionda, bella, famosa, ormai la blogger brilla di luce propria nell’universo del fashion: acclamata come una star nelle fashion week di tutto il mondo, immortalata come una diva nelle cover dei magazine patinati e celebrata come il personaggio più influente del fashion biz.

Dopo aver sbaragliato ancora una volta la concorrenza confermandosi in testa alle classifiche dei blog più famosi ed influenti, solo pochi giorni fa, grazie al suo The Blonde Salad, Chiara è da poco diventata, assieme alla sorella Valentina, ambasciatrice internazionale di Pantene.

MarieClaire
Chiara Ferragni immortalata su MarieClaire México
Vogue
La regina delle fashion blogger in uno scatto per Vogue
Foto tratta da ferragni The Blonde Salad by Chiara Ferragni, abito Valentino
Foto tratta da The Blonde Salad, abito Valentino

Chiara Ferragni in Blumarine al Festival di Cannes 2015
Chiara Ferragni in Blumarine al Festival di Cannes 2015


Nata a Cremona il 7 maggio 1987, la bionda Chiara eredita dalla madre la passione per la moda e la fotografia. Appena adolescente diviene già popolare in rete per i look che condivide. Poco tempo dopo il lancio del suo blog, TheBlondeSalad.com: è il 2009 e fino a quel momento i fashion blog sono una realtà pressoché sconosciuta. Pioniera di quello che si imporrà di lì a breve come uno degli strumenti più rivoluzionari della Rete, in pochi anni Chiara Ferragni diviene famosa a livello internazionale. Una popolarità ottenuta grazie al consenso popolare, grazie ai milioni di followers che quotidianamente attingono dal suo blog consigli di stile e perle di saggezza per amanti della moda.

L’ascesa da quel lontano 2009 è stata inarrestabile: appena l’anno successivo la giovane bocconiana veniva indicata dalla rivista New York come la nuova star dello street style. Nel 2011 era la Bibbia della moda, Vogue, ad incoronarla Blogger del momento, grazie alle esorbitanti cifre di visitatori ottenute quotidianamente dal suo blog. Nel 2013 per The Blonde Salad si attesta la cifra storica di 1,6 milioni di followers solo su Instagram, che oggi è cresciuta in modo esponenziale fino a superare i 3 milioni.

Foto The Blonde Salad
Foto The Blonde Salad
Chiara indossava look di Philosophy by Lorenzo Serafini, calze Calzedonia e occhiali da sole di Gucci. Foto The Blonde Salad
Chiara Ferragni alla Paris Fashion Week 2016 in Philosophy by Lorenzo Serafini. Foto The Blonde Salad
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Chiara Ferragni è nata a Cremona il 7 maggio 1987
Foto tratta da The Blonde Salad
Vogue Espana, foto di Coke Bartrina
Getty Images, Paris Fashion Week, marzo 2015 Elie Saab
Chiara Ferragni alla Paris Fashion Week, marzo 2015 (Foto Getty Images)
Paris, Chanel
A Parigi in total look Chanel
Vogue
Foto tratta da Vogue

Vogue México
Come una diva patinata per Vogue México


The Blonde Salad si è imposto sempre più come una vera Bibbia dello stile, inesauribile fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo. Forse il segreto dell’inarrestabile successo di Chiara Ferragni sta tutto qui, nella capacità di farci sognare, nel farci ancora credere che una ragazza comune possa realizzare un grande sogno grazie ad un blog. È grazie a The Blonde Salad che la fashion blogger riesce ad imporsi nel mondo dell’imprenditoria. Una sfida che la giovanissima Chiara ha vinto, annoverando nel suo curriculum collaborazioni con le case di moda più prestigiose al mondo, da Christian Dior a Louis Vuitton, da Max Mara a Chanel e Tommy Hilfiger. Inoltre la Ferragni ha anche firmato una sua linea di scarpe interamente prodotta in Italia, che ha riscosso notevole successo.

It-girl per antonomasia, uno stuolo di followers nei principali social network, Chiara Ferragni a dispetto della giovane età è ormai un’imprenditrice di successo, tanto che nel 2015 è stata annoverata da Forbes nella classifica dei 30 Under 30 più influenti al mondo, dopo aver firmato anche un libro in cui racconta il segreto del suo successo.

Chiara Ferragni wearing Louis Vuitton before the Louis Vuitton Fall 2015 fashion show in Paris
Chiara Ferragni in Louis Vuitton, durante la settimana della moda
Ny Settembre 2015
Chiara Ferragni alla New York Fashion Week, settembre 2015
Harper's Bazaar Singapore, giugno 2015
Chiara Ferragni per Harper’s Bazaar Singapore, giugno 2015
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Chiara Ferragni per Elle Olanda, novembre 2015
Vogue
Chiara Ferragni ritratta da Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015

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Chiara Ferragni in uno scatto di Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015


Ma, ancora più eloquenti di ogni altro commento sulla fenomenologia di un successo senza precedenti, sono i look con cui la bella blogger continua ad impressionare ad ogni fashion week. Uno stile versatile e colorato, che fiuta le tendenze del momento e le interpreta secondo i propri canoni. Sofisticata ed eccentrica, ma anche romantica e glamour: i look di Chiara Ferragni mettono d’accordo tutti. Dalle mise più colorate ai lunghi abiti da diva, con cui la vediamo presenziare agli eventi più esclusivi, fino ai dettagli più ricercati, il suo stile le permette di passare con disinvoltura da outfit casual a mise estremamente ricercate. Protagonista indiscussa delle fashion week, l’abbiamo vista qualche settimana fa a Parigi stupire tutti con una pelliccia dalle proporzioni over firmata Philosophy di Lorenzo Serafini. Come una nuvola, come lei stessa ha commentato il suo outfit dalle pagine di The Blonde Salad, la protagonista della settimana della moda parigina è stata ancora una volta lei.

Bellissima e fotogenica, Chiara non ha nulla da invidiare alle modelle professioniste quando la vediamo posare come una diva consumata per i servizi fotografici delle principali riviste di moda. La ritroviamo ora anche in tv nella nuova veste di ambasciatrice internazionale di Pantene. Una carriera in continua ascesa ed un successo tutto da vivere. Astenersi detrattori.

(Foto cover tratta da Marie Claire México)


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Eva Robin’s, la video intervista esclusiva (versione integrale)

C’era una volta una bellissima peccatrice che attirava l’attenzione dei media. Il suo nome è Eva Robin’s, si esibiva nelle ville dei politici, nei salotti colti degli artisti, invitata dagli “illuminati” e dai curiosi, e mostrava la sua verità sessuale: il pene. Il pene su un corpo di donna.

Sulle copertine, tra la sinuosità dei seni naturali (Eva inizia a prendere ormoni femminili all’età di 14 anni) e la sfacciataggine di un pene, si crea un personaggio. E mi sembra cosa molto superflua rispetto a quello che vedo oggi, qui, nella sua casa.

Siamo nel centro di Bologna, ultimo piano di un palazzo. Per le scale, pile di libri e oggetti d’arte. Entrando troviamo la Cina, l’Africa e la Francia tra gli scaffali e i mobili, un boudoir dalle tende chiuse e dalla luce soffusa, un ambiente che obbliga al silenzio.

Tutto sembra avvolto da mistero, le porcellane cinesi ricoperte da collane in turchese, le statue rivolte verso le finestre, gli angoli accesi dalle piccole luci natalizie, il bambin Gesù sotto una lampada giallastra – tanti ammennicoli che ricordano un luogo di preghiera. Eppure Eva Robin’s è atea.

Il sorriso si posa sulle sue labbra come una falena stanca. Il personaggio è scomparso, o meglio, ogni tanto viene fuori timido con qualche smorfia, qualche battuta sarcastica; ma quel coraggio, forse a volte un poco incosciente, di una Eva ventenne, non c’è più.

Lontana dai proiettori, Eva Robin’s si dedica al teatro, che l’ha aiutata a scacciare i fantasmi. E’ bellissima, conserva il fisico di una ragazzina e una sensualità innata, le finte ciglia vibrano, la voce è calda, docile, in sottofondo c’è il Requiem di Mozart.


(leggi tutto su “Eva Robin’s si mette a nudo“)

Qui la video intervista in versione integrale:


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Video Intervista esclusiva ad Eva Robin’s

Video intervista esclusiva ad Eva Robin’s

VIDEO INTERVISTA ESCLUSIVA AD EVA ROBIN’S


Nella suo piccolo boudoir in pieno centro di Bologna, Eva Robin’s  si racconta in un’intervista, dopo anni di silenzio.


I suoi amori, i dolori che l’hanno fortificata, la passione e il lavoro che da sempre la lega al teatro e il tempo che passa. Una Robin’s cambiata ma che conserva, sempre, quel fascino magnetico che impone all’ascolto.


Qui l’intervista ad Eva Robin’s ed il servizio fotografico.


Mattel rilancia la Barbie che somiglia alle donne vere

Era il lontano 9 marzo 1959 quando Mattel commercializza per la prima volta la Barbie: la bellissima icona plastificata, vestiva all’epoca un costume a righe e portava gli occhiali da sole modello butterfly indossati su una folta chioma raccolta in una lunga coda. Sono trascorsi ben 57 anni di successi spesso però oscurati dalle tante critiche mosse nei confronti dell’azienda perché commercializzava modelli di bellezza che non rappresentava totalmente la realtà.

 

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Sta di fatto che la Barbie è stata per molti anni considerata esempio da seguire per le ragazzine di tutto il mondo. In lei, oltre la chioma bionda e lucente, si apprezzava anche il fisico statuario e il suo status symbol. Il castello in cui abitava, la maggiolino che guidava e infine i suoi abiti, sempre di tendenza.

La notizia che oggi ha davvero del sorprendente e che siamo sicuri, farà felice tutte le donne del pianeta, è che Barbie non sarà più un modello irraggiungibile; quell’esempio che ha spinto molte adolescenti ad avere un rapporto malato con il proprio corpo spingendole nel tunnel buio dell’anoressia.

 

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Sette tonalità di carnagione, ventidue toni di occhi diversi, ventiquattro hairstyles proposti e quattro tipologie di corpi differenti.

La gamma meno stereotipata di bambole oggi presente sul mercato, rilancia il modello curvy e small per accontentare le bellezze latine e tall per aggraziare quella fetta di mercato sempre più crescente di donne altissime.

Evelyn Mazzocco, vice presidente e global manager di Barbie ha così commentato la scelta di incrementare la gamma di bambole: “Siamo convinti di avere la responsabilità nei confronti di ragazze e genitori di riflettere una visione più ampia della bellezza.

 

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Lo stile di Anna Wintour

Il suo è il caschetto più celebre della moda, la posizione che occupa è la più ambita e prestigiosa per antonomasia e lei incarna da sempre il personaggio più amato e temuto del fashion biz. Il proverbiale sguardo obliquo che incuterebbe soggezione anche alla fashion editor più navigata, quel sarcasmo al vetriolo, l’alone che la circonda è quello di una diva patinata: sì, perché su Anna Wintour sono stati scritti anche dei libri, a partire da quello che è poi divenuto il film cult Il diavolo veste Prada.

Nata a Londra il 3 novembre 1949, dal 1988 Anna Wintour è alla direzione della Bibbia della moda, Vogue America. Una carriera nel giornalismo di moda iniziata ad appena sedici anni: furono questi gli esordi di una donna che il successo lo aveva scritto nel DNA o, più semplicemente, nel carattere, ambizioso e freddo come pochi. Si racconta che quando Anna Wintour si presentò al colloquio per essere assunta da Vogue, Grace Mirabella, all’epoca direttrice della celebre testata, le chiese a quale posto ambisse. Lei rispose gelida, “il suo”. Già, perché le doti che occorrono per fare una simile carriera partono da qui: occorre essere all’occorrenza spietati, calcolatori e disciplinati, parola chiave che in molti tendono a dimenticare. Simbolo della moda a livello mondiale, dopo i fasti di Diana Vreeland si è aperta ufficialmente l’era di Anna Wintour.

Temuta e riverita, odiata e venerata, presenza fissa dei front-row delle sfilate, la Wintour è molto amica di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia. Il carattere della giornalista britannica ha ispirato alla sua ex assistente Lauren Weisberger (sebbene quest’ultima non abbia mai dato conferma ufficiale) il bestseller Il diavolo veste Prada, scritto nel 2003 e poi diventato un film cult. Celebre l’interpretazione di Meryl Streep nei panni di Miranda Priestley, personaggio modellato ad immagine e somiglianza di Anna Wintour. Impossibile dimenticare le maniere brusche e il tono saccente con cui si rivolgeva alla timida ed insicura assistente Andrea Sachs, interpretata da Anne Hathaway. Secondo rumours il direttore di Vogue America non avrebbe assolutamente gradito il film incentrato sul romanzo della Weisberger e avrebbe addirittura intimato molti designer di non prendervi parte. Inoltre è chiaramente ispirato alla Wintour il look del personaggio di Fey Sommers nella serie televisiva Ugly Betty.

Anna Wintour ritratta da Ellen von Unwerth per Interview,1993
Anna Wintour ritratta da Ellen von Unwerth per Interview, 1993
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Anna Wintour è nata a Londra il 3 novembre 1949

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Dal 1988 la giornalista britannica è alla direzione di Vogue America


La direttrice di Vogue America è da sempre al centro di infinite polemiche: nota per favorire gli stilisti americani, tra i suoi protetti spiccano John Galliano, Marc Jacobs e Plum Sykes, un’assistente di Vogue diventata poi scrittrice di successo, contesa dall’élite modaiola di New York. Nella sua lista dei magnifici sette del fashion system spicca solo un nome italiano ed è quello di Miuccia Prada: vediamo spesso la Wintour indossare le sue creazioni.

Anna Wintour è protagonista del documentario The September Issue, che descrive il lavoro che sta dietro la pubblicazione del numero di settembre di Vogue, considerato il più importante dell’anno. Il documentario è opera del regista R. J. Cutler ed è stato premiato al Sundance Film Festival.

Spietata nei confronti delle persone in sovrappeso, la Wintour è spesso attaccata per le sue posizioni ferme e rigide. Pare che anche la celebre Ophrah Winfrey sia stata costretta a perdere ben venti chili per apparire sulla copertina di Vogue America. La stessa Grace Coddington, fashion editor sottoposta alla Wintour nella redazione del magazine, avrebbe ammesso che i canoni estetici della sua direttrice nel selezionare modelle e celebrities da fotografare sono obiettivamente estremi.


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Ma le polemiche non finiscono qui: la Wintour non ha mai nascosto il suo amore per le pellicce, attirandosi il malcontento di numerosi gruppi di animalisti, che più volte le hanno lanciato addosso vernice, uova e quant’altro. Accusata da molti stilisti italiani di privilegiare sfacciatamente la moda americana a danno di quella italiana, la Wintour ha più volte preteso (e spesso ottenuto) che i giorni della settimana della moda milanese venissero ridotti da sette a cinque. Ma ogni guerra ha i suoi combattenti: dichiaratamente schierati contro lo strapotere della Wintour sono stati Roberto Cavalli e Krizia, recentemente scomparsa, ma anche Giorgio Armani.

Apparentemente rigida e snob, nella vita privata la Wintour ha alle spalle un matrimonio fallito, con lo psichiatra David Shaffer, da cui sono nati i due figli Charles e Katherine (detta Bee), che la giornalista ha più volte tentato invano di convincere a lavorare nell’ambito moda. Intima amica di Ralph Lauren e Diane von Fürstenberg, pare che la giornalista conduca una routine giornaliera molto metodica, che prevede sveglia prestissimo al mattino, pasti estremamente ridotti e una passione per i cappuccini bollenti. La Wintour, per contratto dalla Condé Nast (la casa editrice che gestisce Vogue), ha uno stipendio annuo che supera i 2.000.000 di dollari, oltre ad avere un autista personale e –dulcis in fundo– un budget annuale di 200.000 dollari interamente destinato a coprire le spese di abbigliamento. Il sogno di ogni fashion victim, insomma.

La giornalista nel front row della sfilata Erdem
La giornalista nel front row della sfilata Erdem

Anna Wintour alla New York Fashion Week 2016
Anna Wintour alla New York Fashion Week 2016


Lo stile prediletto dall’algida giornalista prevede cappottini e tailleur dall’appeal bon ton; e se da giovane la celebre direttrice di Vogue non lesinava in lustrini e paillettes, oggi appare più sobria. Largo a stampe all over e gonne plissettate passepartout, sotto gli occhiali da sole e il caschetto d’ordinanza. Spesso in pelliccia -rigorosamente Fendi, Dior o Chanel– la Wintour sfoggia spesso capi firmati Prada, come nel titolo del film a lei dedicato. Ça va sans dire.


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Buon compleanno, Jane Fonda

Spegne oggi 78 candeline Jane Fonda. Attrice di fama mondiale, icona di bellezza e guru dell’aerobica, una carriera sfolgorante che l’ha resa un vero e proprio mito: vincitrice di ben due Premi Oscar, 6 Golden Globe e innumerevoli altri riconoscimenti, protagonista di pellicole che sono entrate di diritto nella storia del cinema, Jane Fonda è stata attrice simbolo di almeno tre decenni, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. La bellezza e la maliziosa sensualità, il glamour e le atmosfere spaziali di Barbarella, l’indimenticabile film che le diede la fama a livello internazionale, e poi l’impegno politico e il femminismo, di cui la diva è stata pasionaria.

Jane Seymour Fonda è nata a New York il 21 dicembre 1937, da Henry Fonda e Frances Seymour Brokaw. Nelle sue vene scorre sangue inglese, scozzese, francese e italiana; i suoi antenati per linea paterna emigrarono nel Cinquecento da Genova nei Paesi Bassi, per poi trasferirsi nel Seicento nelle colonie britanniche del Nord America, in una cittadina attualmente chiamata Fonda, nell’attuale stato di New York. La bella Jane vanta origine italiana anche dal ramo materno, in quanto discendente dell’aristocratico vicentino Giovanni Gualdo. Il matrimonio infelice dei suoi porta la madre di Jane a compiere un gesto disperato, togliendosi la vita; il padre, tolti i panni di divo cinematografico, nella vita domestica è un uomo freddo e distaccato, che non fa che ripeterle che è grassa e che dovrebbe dimagrire. Come la stessa Jane Fonda dichiarerà più avanti nel corso delle sue interviste, il sentirsi disprezzata da parte del padre fu la molla che la gettò nel baratro dei disturbi alimentari.

La giovane Jane non sembra inizialmente interessata alla carriera cinematografica. Dopo il diploma, conseguito presso il Vassar College, e dopo un periodo trascorso in Europa, fa ritorno negli States con l’intenzione di lavorare come modella. Il volto dai lineamenti vagamente infantili, i capelli biondi e la grande fotogenia colpiscono fotografi del calibro di Horst P. Horst, che la immortala su Vogue nel corso degli anni Cinquanta. Ma è l’incontro con Lee Strasberg ad aprirle le porte del cinema, convincendola a frequentare le lezioni di recitazione presso il celebre Actor’s Studio. Il debutto cinematografico avviene nel 1960 con In punta di piedi, dove Jane Fonda recita accanto ad Anthony Perkins. Nel corso degli anni Sessanta l’attrice prende parte a numerosi film di successo, alternando con disinvoltura il genere drammatico alla commedia. Ha come partner lavorativi attori celebri, da Marlon Brando a Robert Redford, con cui recita nell’indimenticabile A piedi nudi nel parco.

Jane Fonda fotografata da Horst P. Horst, 1959
Jane Fonda fotografata da Horst P. Horst, 1959

Jane Fonda in "Barbarella", 1968
Jane Fonda in “Barbarella”, 1968


Sbarazzina e insieme sofisticata, nel 1964 Jane viene inserita dal regista Roger Vadim nel cast di Il piacere e l’amore. Tra i due nasce una relazione amorosa che sfocia in un matrimonio, celebrato l’anno successivo. Vadim intuisce fin da subito il potenziale erotico dell’attrice e la dirige in pellicole che la consacrano come sex symbol internazionale. La fama arriva con il celebre film Barbarella, del 1968, interamente incentrato sulla bellezza della protagonista, su uno sfondo fantascientifico. Ma a Jane Fonda l’etichetta sexy sta stretta: la diva è troppo intelligente per non capire quanto la sua strabordante sensualità possa essere un’arma a doppio taglio, che alla lunga rischia di comprometterne le capacità drammatiche. Icona femminista, la diva si ribella all’immagine di bella svampita che i media le attribuiscono e scende in politica, come attivista contro la guerra del Vietnam. La sua visita ad Hanoi assume portata quasi storica, come anche la sua propaganda filo-nord-vietnamita. L’opinione pubblica si schiera apertamente contro di lei e le affibbia il soprannome di “Hanoi Jane”. Solo molti anni più tardi l’attrice rivedrà le sue posizioni politiche, commentandole a posteriori con rinnovato senso critico.

Intanto indirizza la sua carriera verso ruoli di maggiore spessore drammatico: arriva così nel 1969 la prima delle sue sette candidature all’Oscar con il film Non si uccidono così anche i cavalli?, di Sydney Pollack; nel 1971 vince l’Oscar come miglior attrice protagonista con Una squillo per l’ispettore Klute, nel ruolo della prostituta Bree Daniel. La seconda statuetta arriva nel 1978 per Tornando a casa di Hal Ashby. Intanto il matrimonio con Vadim naufraga e Jane sposa in seconde nozze il politico Tom Hayden, che ha un passato da pacifista. Nei primi anni Ottanta prende parte al film Sul lago dorato, dove recita per la prima ed unica volta accanto al padre Henry. Successivamente accantona la carriera cinematografica per abbracciare la nuova passione per la fitness. I suoi video di esercizi di ginnastica aerobica divengono un vero e proprio fenomeno. L’attrice, dopo anni di lotta contro la bulimia, sdogana l’esercizio fisico come nuova moda, e neanche un infarto riesce a fermarla. Nei primi anni Novanta il terzo matrimonio con il magnate della comunicazione Ted Turner, che durerà un decennio.


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Icona femminista, Jane Fonda si è apertamente schierata contro l’emarginazione in cui vengono relegate le donne di una certa età ad Hollywood come anche nella vita comune. Celebre la sua presa di posizione al riguardo, per cui “se un uomo ha molte stagioni, una donna ha diritto solo alla primavera.” Attiva sul piano umanitario, la diva nel 2001 ha donato alla Scuola di Educazione dell’Università di Harvard la somma di 12.5 milioni di dollari, al fine di creare un “Centro per gli Studi educativi”: secondo l’attrice la cultura dominante darebbe messaggi sbagliati e diseducativi alle future generazioni che distorcerebbero i rapporti tra uomini e donne. Nel 2005 è stata pubblicata la sua autobiografia, intitolata La mia vita finora. Vulnerabile e insieme tagliente, la diva ha recentemente ammesso di essere ricorsa al bisturi, e che in virtù di tali interventi estetici avrebbe guadagnato un altro decennio di attività lavorativa, in un ambiente in cui invecchiare è considerato quasi uno scandalo. Il suo volto non ha perso fortunatamente la straordinaria espressività che ce l’ha fatta amare in film indimenticabili. Ancora splendida nonostante il passare del tempo, sagace ed ironica come di consueto, ha ammesso che il sesso costituisce oggi una parte fondamentale della sua vita. Attualmente residente ad Atlanta, in Georgia, la diva ha iniziato un percorso di rinascita per abbracciare la fede cristiana.


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Lo stile di Anna Dello Russo

Eccentrica, sopra le righe, a dir poco stravagante: definita da Helmut Newton una “maniaca della moda”, Anna Dello Russo è una star indiscussa del fashion biz. Una carriera inseguita ad ogni costo dalla fashion editor di origine pugliese.

Classe 1962, Anna Dello Russo nasce a Bari in una famiglia borghese, assai lontana dalla moda. Il padre è psichiatra e la madre casalinga. Ma la giovane ha una personalità granitica e un’unica ossessione: la moda. Inizia così la parabola di quella che è considerata oggi una delle personalità più influenti a livello mondiale, in fatto di stile, nonché una delle firme più autorevoli di Vogue, la Bibbia della moda per antonomasia.

La storia di Anna Dello Russo rappresenta il coronamento di un sogno, perseguito con tenacia e un talento innato: dal Sud Italia la signora della moda ha costruito un impero lavorando sodo, in barba ai detrattori che pure non mancano. Amata ed odiata in egual misura, il suo è un curriculum di tutto rispetto, che l’ha resa una delle stylist più famose al mondo oltre che un’icona di stile internazionale.

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Anna Dello Russo è nata a Bari il 16 aprile 1962
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La celebre fashion editor è stata definita da Helmut Newton una “maniaca della moda”

Anna Dello Russo alla Paris Fashion Week, Autunno/Inverno 2014-15 in Valentino
Anna Dello Russo in Valentino alla Paris Fashion Week, Autunno/Inverno 2014-15


Dopo aver conseguito una laurea in Arte e letteratura presso la Domus Academy di Milano, Anna Dello Russo inizia la sua brillante carriera in Condé Nast, dove trascorrerà oltre diciotto anni. Dapprima viene assunta da Vogue Italia, per cui lavora come fashion editor per oltre venti anni. Dal 2000 al 2006 è direttrice de L’Uomo Vogue. Dal 2006 ad oggi lavora come fashion editor di Vogue Japan.

Una carriera variegata, che la porta a vestire gli insoliti panni di speaker radiofonica per Radio Deejay nel 2011, e nel 2012 a creare una limited edition per il colosso svedese low cost H&M, per cui posa anche come modella delle sue stesse creazioni in stile barocco. Creatrice anche di Beyond, la sua fragranza venne confezionata in un packaging a forma di tacco a spillo, in linea con la personalità effervescente della fashion editor.

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La fashion editor a Parigi nel 2009
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Dal 2000 al 2006 Anna Dello Russo è stata direttrice de L’Uomo Vogue
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Anna Dello Russo ha uno stile eccentrico ed è attratta dagli eccessi

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Anna Dello Russo in Moschino


Avida collezionista di moda e gioielli, fashionista nell’anima, Anna Dello Russo vive a Milano con il suo cane, di nome Cucciolina, in una casa museo-mausoleo, nei pressi di Corso Como. Come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera, di case ne ha in realtà due: una è quella in cui abita mentre l’altra è interamente adibita a contenere il suo incredibile guardaroba. Uno zerbino firmato Chanel dà il benvenuto alla sua dimora che comprende oltre 4.000 paia di scarpe e collezioni di vestiti e gioielli che la stylist custodisce gelosamente, dopo averli indossati solo una volta. Irriverente e autoironica, dopo il divorzio ha riciclato lo strascico del suo abito da sposa firmato Dolce & Gabbana, usando i 18 metri in pregiato chiffon di seta per fare le tende di casa.

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La stylist ha firmato anche una collezione per H&M nel 2012
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Anna Dello Russo posa con il suo cane, di nome Cucciolina
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Anna Dello Russo ha iniziato la sua carriera nella redazione di Vogue Italia
Photo credit: Getty Images
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Cocoon coat rosa baby e turbante esagerato: Anna Dello Russo adora trasgredire con i suoi look


Autentica trendsetter, pasionaria della moda, il suo sito web è opulenza allo stato puro e consacrazione iconoplastica dello stile a trecentosessanta gradi. Ironia, freschezza e quel pizzico di leggerezza che rese grande anche un nome storico della moda, del calibro di Diana Vreeland.

Definita “l’eroina di stile del XXI secolo”, icona gay venerata per le sue mise eccentriche, Anna Dello Russo adora la provocazione e il kitsch. Assolutamente contraria ad ogni forma di conformismo, le giacche blu dei politici italiani la annoiano, mentre trova affascinanti -per sua stessa ammissione- gli eccessi, la magia degli opposti e quel pizzico di cattivo gusto che, sapientemente dosato a capi haute couture, crea uno stile inimitabile. Con lei riscopriamo l’aspetto ludico della moda, che è in fondo niente più che un gioco. Futurista e rivoluzionaria, considera Rihanna e Miley Cyrus un fenomeno che ci porterà in una dimensione nuova, sebbene ora non possiamo comprenderne a pieno la portata storica.

Gli opposti fanno da sempre parte della sua personalità: androgina eppure femminile, spontanea e insieme diva, genuinamente frivola. In tempi in cui l’arroganza sembra dettare legge, scoprire che Anna Dello Russo non ha neanche un ufficio e si circonda di assistenti rigorosamente di sesso femminile che sembrano adorarla anche per la sua simpatia, ci fa apparire la celebre icona molto più umana di quanto potessimo immaginare.

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Androgina e sofisticata, Anna Dello Russo è considerata una delle più famose icone fashion a livello mondiale
Anna Dello Russo alla sfilata Armani Privé
Anna Dello Russo alla sfilata Armani Privé
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Caroline Trentini per Vogue Japan, ottobre 2015. Foto di Giampaolo Sgura e styling di Anna Dello Russo
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Eccesso e ironia negli editoriali firmati Anna Dello Russo. Foto tratta da Vogue Japan, novembre 2015

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Servizio realizzato a Roma da Anna Dello Russo


Il suo stile è in continua evoluzione e Anna Dello Russo si dichiara felicemente infedele tanto nella vita quanto nella moda; perfettamente a suo agio in ogni outfit, dal mix & match al tailleur Saint Laurent fino al lungo Valentino e agli amatissimi Dolce & Gabbana. Dall’animalier allo sparkling, la parola d’ordine è osare: la stylist non disdegna gli accostamenti più arditi e decanta dal suo sito le sue massime in fatto di stile, dalla doccia fashion -ottimo antidoto ad una giornata uggiosa- alla scelta di capi da sera- paillettes comprese- da indossare in pieno giorno. Scioccare è il fil rouge del suo manifesto stilistico, per una moda vissuta come dichiarazione della libertà individuale. La fashion editor ammette che occorre una buona dose di spirito di sacrificio per ottenere l’outfit perfetto da indossare nel front row delle sfilate, mentre auspica l’avvento di una democrazia della moda, che non guardi le taglie.

Anna Dello Russo ha firmato con i suoi styling alcuni degli shoot più iconici degli ultimi anni: uno stile definito e altamente riconoscibile, che ostenta creatività e genio ribelle, temerarietà e spirito camaleontico, per una donna consapevole della propria forza.


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China Machado: la bellezza che ruppe tutti gli schemi

Zigomi pronunciati e labbra a cuore, un volto dall’espressività altera si mixa ad una sensualità felina, che fa capolino, quasi come una forza primordiale, dalle crinoline dei lunghi abiti in taffettà: China Machado è uno dei personaggi più interessanti del fashion biz.

Una vita in cui il destino ha messo più volte lo zampino, una lunga carriera come modella, iniziata un po’ per caso, una bellezza che ha stravolto i canoni vigenti all’epoca, sfidando le cortine fumogene dettate dal razzismo: China Machado è fashion editor, mannequin, icona di stile e produttrice televisiva.

Una lunga e sfolgorante carriera con un mentore d’eccezione, Richard Avedon, China Machado è stata la prima modella asiatica ad apparire su un magazine di moda. Correva l’anno 1959 e la splendida mannequin, scoperta dall’inossidabile Diana Vreeland, compariva nella sua maestosa bellezza sulla cover del numero di febbraio di Harper’s Bazaar.

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China Machado per Harper’s Bazaar, Novembre 1962, foto di Melvin Sokolsky
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China Machado è nata a Shanghai nel 1928
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China Machado in un abito Ben Zuckerman per Harper’s Bazaar, New York, 6 novembre 1958. Foto di Richard Avedon

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China Machado è stata musa storica di Richard Avedon


All’anagrafe Noelie Dasouza Machado, la modella è nata a Shanghai nel 1928. Sangue misto nelle vene, tra Sud-Est asiatico, India e Portogallo, China Machado è cresciuta parlando alla perfezione quattro lingue: l’inglese, il francese, il cinese e il portoghese.

Un’infanzia segnata in modo indelebile dalla guerra ma anche dalla povertà e dalla malattia: a sette anni rischiò la vita per complicazioni derivanti da un’infezione multipla, tra tifo, febbre paratifoide e meningite. Era il 1937 e si racconta che, mentre il prete stava per somministrarle l’estrema unzione, i giapponesi bombardarono l’ospedale di Shanghai dove la piccola era ricoverata. “La combattente che è in me venne fuori”, ha dichiarato più volte l’icona di stile ripensando a quel periodo della sua infanzia.

Superata la quarantena e recuperata la salute, la giovane trascorse i suoi primi 16 anni di vita a Shanghai; poi iniziò a viaggiare con la famiglia, tra Argentina, Spagna e Perù, prima di stabilirsi in Europa.

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La mannequin è stata la prima modella asiatica ad ottenere la cover di un magazine di moda
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China Machado in pigiama palazzo Galitzine, foto di Richard Avedon, 1965
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China Machado ritratta da Avedon a La Pagode d’Or, Parigi, gennaio 1959
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China Machado, foto di Richard Avedon per Harper’s Bazaar, Parigi, agosto 1961

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China Machado per Harper’s Bazaar, foto di Frank Horvat, Roma, 1962


All’età di 19 anni China Machado conobbe Luis Miguel Dominguín, torero di grande fascino. Con lui si trasferì a Roma, dove prese parte a numerose pellicole cinematografiche. La bellezza esotica di China mieteva i primi consensi ma i modelli di riferimento a cui la giovane si ispirava erano donne occidentali, come Rita Hayworth, Vivien Leigh e Ava Gardner. Sarà proprio quest’ultima, femme fatale dalla personalità esplosiva, a rubarle l’amore di Dominguín. Al termine di quella relazione la giovane si trasferì a Parigi, dove la sua vita cambiò per sempre.

La sfrontata bellezza di China Machado ruppe il sistema di vero e proprio apartheid che caratterizzava la moda degli anni Cinquanta. Lei, che non aveva mai fatto alcun pensiero sul mondo fashion, venne notata durante un party e si ritrovò letteralmente catapultata sulla passerella di una maison storica del calibro di Givenchy. In soli due anni la modella -che cambiò in quel periodo il proprio nome in China- calcò le passerelle più prestigiose, da Dior a Valentino, da Balenciaga fino a Pierre Cardin. Elegante e sensuale, divenne musa di Hubert de Givenchy, per cui lavorò tre anni, conseguendo un primato storico: fu infatti la mannequin più pagata d’Europa, con guadagni che sfioravano i mille dollari giornalieri. Protagonista dei party più esclusivi, a cui presenziava accompagnandosi ad artisti del calibro di Pablo Picasso ed Andy Warhol, nel 1957 sposò l’attore Martin LaSalle da cui divorzierà nel 1965, dopo aver dato alla luce due bambine. La coppia si stabilì a New York City e fu qui che, nel 1958, avvenne l’incontro decisivo per la carriera di China. Tramite la fashion editor Diana Vreeland la modella ebbe modo di incontrare Richard Avedon. Col grande fotografo nacque subito una grande amicizia ma anche un sodalizio artistico che produsse risultati di portata storica.

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Musa di Hubert de Givenchy, China Machado calcò le passerelle più importanti, da Dior a Balenciaga
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La mannequin in uno scatto del 1961
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New York, Harper’s Bazaar, 1964, foto di Jeanloup Sieff
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China Machado per Harper’s Bazaar, styling di Diana Vreeland e foto di Richard Avedon

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China Machado e Alberto Moravia, foto di Frank Horvat per Harper’s Bazaar, Roma, 1961


Definita da Avedon “la donna più bella del mondo”, per vedere pubblicate le foto che immortalavano la sua musa dalla bellezza esotica, Avedon dovette superare le barriere razziali e il bigottismo imperante, per cui era inconcepibile vedere in copertina una modella asiatica. La Hearst, casa editrice di Harper’s Bazaar, temeva che quelle foto avrebbero causato la disdetta di molti degli abbonamenti alla celebre rivista di moda. L’editore dell’epoca, Robert F. MacLeod, disse a chiare all’incredulo Avedon che quelle foto non potevano essere pubblicate perché la ragazza non era bianca. Ma è pur vero che non si diventa leggende per caso: Avedon si dimostrò inossidabile nella sua battaglia a favore della bellezza, arrivando a minacciare la storica casa editrice di rinunciare al contratto come fotografo di Harper’s Bazaar. Alla fine Avedon la spuntò e salutò orgogliosamente l’uscita del numero di febbraio del 1959: la bellezza aveva vinto. Ma forse la portata storica di quella battaglia non era ancora del tutto chiara, all’epoca. Il successo di China Machado aprì la porta alle modelle di colore, da Iman a Naomi Campbell, da Jourdan Dunn a Sessilee Lopez.

China Machado in Guy LaRoche
China Machado in Guy LaRoche
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All’anagrafe Noelie Dasouza Machado, la modella cambiò il proprio nome in China quando iniziò a sfilare
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La bellezza esotica di China Machado immortalata da Peter Basch in uno scatto risalente agli anni Cinquanta
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China Machado in un abito Patrick de Barentzen, foto di Richard Avedon
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China Machado è tornata a posare come modella, firmando un contratto con la IMG alla veneranda età di 80 anni

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L’icona di stile ha lavorato per ben 11 anni come fashion editor di Harper’s Bazaar


Nonostante il suo incredibile successo China Machado non si dichiarò mai entusiasta del lavoro di modella, e -incredibile ma vero- lei, dal viso così perfetto, non si ritenne mai particolarmente bella, come ha più volte dichiarato in numerose interviste. La collaborazione tra la modella e Avedon durò tre anni, successivamente ai quali China Machado fu assunta -ironia della sorte- dallo stesso Harper’s Bazaar come Senior Fashion Editor, per poi assumere l’incarico di Fashion Director. Dal 1962 l’ex modella lavorò per 11 anni nella redazione dello storico magazine. Come fashion editor il suo era un approccio alla moda istintivo e spontaneo. Convinta per sua stessa ammissione di non avere -a differenza delle sue colleghe- un senso innato per lo stile, China Machado prediligeva comfort e sobrietà, indossando spesso pantaloni.

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China Machado ritratta da Bruce Weber per Vogue Italia luglio 2015
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China Machado ritratta da Richard Rutledge
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Contraria alla chirurgia estetica, China Machado appare ancora oggi bellissima e naturale
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Ironica e dalla grande personalità, China Machado ha lavorato anche come costume designer e produttrice televisiva

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China Machado fotografata da Glen Luchford per V Magazine, 2010


Nel 1989 l’icona di stile China Machado venne celebrata con l’inserimento nella celebre International Best Dressed List, creata nel 1940 da Eleanor Lambert. La modella ebbe due figlie dall’attore Martin LeSalle, Blanche ed Emmanuelle. Rumour vociferano di una sua liaison con William Holden. Attualmente la modella vive a Long Island col suo nuovo marito Riccardo Rosa.: nel corso della sua lunga carriera ha lavorato anche come costume designer e produttrice televisiva e ha cresciuto le sue due figlie come madre single. Dopo aver ultimato la sua autobiografia è stata immortalata in tempi recenti da Bruce Weber per W Magazine: è così che, a oltre mezzo secolo dal suo ritiro dalle passerelle, China Machado è tornata a posare come modella, con un contratto firmato con la celebre agenzia IMG alla veneranda età di 80 anni. Il passare del tempo non ha cambiato i suoi zigomi, le labbra e gli occhi felini sono sempre gli stessi, come anche l’autoironia. E a chi le chiede quali siano i suoi segreti di bellezza, lei risponde, spiazzando gli increduli interlocutori: “Non ho mai fatto una dieta, non ho mai fatto ginnastica, mangio come un maiale e bevo- soprattutto vodka. E fumo, anche.” Perché la personalità è glamour.


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Fiona Campbell-Walter: bellezza blasonata

Il suo volto ha incarnato la quintessenza del glamour anni Cinquanta: dotata di una bellezza rara, Fiona Campbell-Walter è stata per oltre tre decenni protagonista delle copertine patinate, del jet set internazionale e delle cronache rosa.

Sensuale come poche, il portamento altero e lo charme sofisticato si uniscono in lei ad una bellezza moderna per i canoni vigenti all’epoca, che la rese musa prediletta di fotografi del calibro di Cecil Beaton.

Fiona Frances Elaine Campbell-Walter, più nota come baronessa Fiona von Thyssen-Bornemisza de Kászon, è nata ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 25 giugno 1932.

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Un ritratto di Fiona Campbell-Walter realizzato da Milton Greene, Inghilterra, 1953


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Fiona Campbell-Walter è nata ad Auckland il 25 giugno 1932


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La baronessa Fiona Thyssen-Bornemisza in uno scatto di Henry Clarke, 1962


Suo padre, Keith McNeill Campbell-Walter, è il contrammiraglio della Reale Marina Britannica e la madre è la figlia del baronetto Sir Edward Taswell-Campbell.

Bellissima e altera, la piccola Fiona viene incoraggiata dalla madre a iniziare la carriera di modella. D’altronde, chi meglio di quel volto avrebbe potuto apparire sulla cover di Vogue, chi avrebbe potuto incarnare in modo tanto sublime l’eleganza dei Fifties.

Durante l’adolescenza Fiona incontra a Londra Henry Clarke, che la immortalerà in alcuni dei suoi scatti più belli. Inizia così per la giovane una sfolgorante carriera come modella, che la porterà ad essere definita da Vogue, la Bibbia della moda, “la più bella modella degli anni Cinquanta”. Presto introdotta nell’agenzia ante litteram di Lucie Clayton, fucina di bellezze indimenticabili, insieme a Barbara Goalen e Anne Gunning è stata una delle tre modelle britanniche più famose degli anni Cinquanta.

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Fiona Campbell-Walter posa per Cecil Beaton in una stola Calman Links, Vogue, agosto 1954


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Fiona Campbell-Walter indossa pantaloni e giacca Jacques Fath e foulard Hermès in una celebre sequenza di scatti realizzata da Georges Dambier, Nouveau Femina, giugno 1954


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Fiona Campbell-Walter in Corsica, gonna e blusa Christian Dior, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, giugno 1954


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Come una dea greca, nei drappeggi del telo da spiaggia firmato Givenchy, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, Corsica, giugno 1954


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Vestita Givenchy, in uno scatto di Georges Dambier per Elle, 9 agosto 1954


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Fiona Campbell-Walter in un abito stampato di Jamiqua, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, giugno 1954


Modella prediletta da Cecil Beaton, il ritrattista ufficiale della casa reale britannica, Fiona Campbell-Walter entrò nell’Olimpo della moda, e negli anni Cinquanta poteva contare su numerose apparizioni su Vogue, con un compenso pari a 2.000 sterline l’ora. Ebbe inoltre il raro privilegio di apparire sulla copertina di Life Magazine nel gennaio 1953.

Un fisico longilineo, assai diverso dai canoni del tempo, che prediligevano donne piccole di statura e formose, e un volto raffinato, dalla bellezza struggente. Fiona Campbell-Walter posò per Henry Clarke, John Deakin, Frances McLaughlin-Gill, John French, Norman Parkinson, Milton Greene. La sua espressività e il suo charme conferirono un’allure inimitabile ai capi Valentino, Dior, Schiaparelli, Balenciaga, Madame Grès, Lanvin, Jacques Fath e Nina Ricci.

Bellezza rubata alle tele neoclassiche ma al contempo proiettata verso il futuro, posò come una dea greca vestita solo di un telo da spiaggia in cachemire firmato Givenchy, per scatti modernissimi firmati dal genio di Dambier, nel 1954. Nei favolosi Swinging Sixties è ancora lì, a posare in abitini a trapezio e stampe optical. Gli anni che passano non ne scalfiscono in alcun modo la perfezione del volto, anzi sembrano arricchire il suo sguardo di una nuova consapevolezza. Nel 1966 posa per il numero di febbraio di British Vogue, immortalata da David Bailey.

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La baronessa in uno scatto di John French, 1951


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Fisico longilineo e volto perfetto, Fiona Campbell-Walter iniziò a posare come modella durante l’adolescenza


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A Versailles in un abito in velluto firmato Balenciaga, foto di Frances McLaughlin-Gill per Vogue, novembre 1952


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Fiona Campbell-Walter ritratta da Georges Dambier per Elle presso i bouquinistes, Parigi, 1953


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Fiona Campbell-Walter è stata una delle modelle più famose degli anni Cinquanta


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Fiona Campbell-Walter, Julia Clarke e Hardy Amies, foto di Norman Parkinson, 1953


La vita sentimentale di Fiona Campbell-Walter è stata alquanto movimentata. La splendida mannequin è stata la terza moglie del barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza de Kászon, che sposò nel settembre 1956, con una cerimonia-lampo che ebbe luogo, incredibilmente, appena 12 ore dopo il loro primo incontro, avvenuto sulle nevi di St.Moritz. Dopo le nozze la baronessa Thyssen si ritirò dal lavoro e si trasferì nella nuova residenza, Villa Favorita, sulle sponde del lago di Lugano. Gli ingredienti affinché Fiona Campbell-Walter divenisse in quel periodo protagonista indiscussa del jet-set internazionale c’erano tutti: bellissima, ex modella di fama mondiale, la sua era una vita all’insegna della mondanità e del lusso, tra feste e ricevimenti esclusivi. Dal matrimonio col barone Thyssen nacquero due figli, Francesca Thyssen-Bornemisza, nel 1958, e Lorne, nel 1963. Philippe Halsman la immortala nello stesso anno in scatti che profumano di eternità, nella sublime location di Villa Favorita, immersa nell’arte dei preziosi dipinti collezionati dal marito.

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Uno scatto di Henry Clarke, 1951


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Uno scatto di John French risalente agli anni Cinquanta


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La bellezza sofisticata ed altera di Fiona Campbell-Walter


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Nel settembre 1956 Fiona Campbell-Walter sposò il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza de Kászon


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Dopo le nozze la baronessa Thyssen si ritirò a Villa Favorita


La baronessa in un celebre scatto di Henry Clarke, 1965


Ma poco tempo dopo la nascita del secondo figlio il matrimonio naufragò, nel 1965. Scontando le conseguenze di un divorzio difficile e chiacchierato, Fiona prese con sè i figli e si trasferì a Londra. Ma l’amore torna poco tempo dopo, nella sua vita. È nella primavera del 1969 che la sua nuova liaison irrompe prepotentemente alla ribalta della cronaca rosa. La baronessa si innamora di Alexander Onassis, figlio di Aristotele, di ben 16 anni più giovane di lei. La relazione, duramente osteggiata dal padre di lui, si interruppe in modo drammatico, con la prematura scomparsa del giovane, che perse la vita nel gennaio 1973 in un incidente aereo.

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Ancora bellissima, nel 1965 la baronessa divorziò e si trasferì a Londra coi figli Francesca e Lorne


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Nella splendida cornice di Villa Favorita, a Lugano, immortalata da Philippe Halsman, 1963


La baronessa von Thyssen-Bornemisza è stata regina del jet set internazionale per oltre tre decenni


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Fiona Campbell-Walter in uno scatto di Henry Clarke


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Ancora bellissima, oggi la baronessa si dedica ai nipoti e conduce vita ritirata


Da allora Fiona Campbell-Walter si dedica alla protezione degli animali e ai nipoti. Molto rare sono le uscite ufficiali dell’icona di stile, sempre al fianco della figlia Francesca, divenuta arciduchessa d’Austria a seguito del matrimonio con Lorenzo d’Asburgo-Lorena: ancora bellissima, il portamento altero e lo sguardo fiero sono rimasti inalterati. Fiona Campbell-Walter ha sdoganato con nonchalance i capelli bianchi, nuovo trend che conferisce una nuova luminosità al suo volto ancora splendido. Oggi la baronessa conduce una vita riservata, tra Vienna e le isole greche, lontana da quei riflettori che per tanto tempo l’hanno seguita passo passo, in ogni fase della sua vita.

(Foto copertina: Henry Clarke)


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Grace Kelly: ghiaccio bollente

Nasceva oggi l’indimenticabile Grace Kelly: diva di Hollywood e attrice Premio Oscar, poi divenuta Principessa consorte di Monaco, sposando Ranieri III.

Un volto dai lineamenti perfetti e una classe unica, l’attrice è stata un’icona indiscussa degli anni Cinquanta.

Definita da Alfred Hitchcock “ghiaccio bollente”, sotto una patina apparentemente glaciale ribolliva in lei una sensualità torbida, che incantò il maestro del brivido, per il quale fu una musa.

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Grace Kelly nel 1955
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Foto di Clarence Sinclair Bull, 1956
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Grace Kelly nacque a Philadelfia il 12 novembre 1929

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Grace Kelly ritratta da Howell Conant a Montego Bay, Giamaica, 1955


Grace Patricia Kelly nacque a Philadelphia il 12 novembre 1929, in una ricchissima famiglia di origine irlandese e di fede cattolica. Il padre di Grace, John Brendan Kelly, era un uomo bello e carismatico, oltre ad essere un milionario: perfetta incarnazione del self-made man, aveva costruito un impero e agli occhi della figlia era un modello quasi insuperabile. La madre di Grace, Margaret Majer, era di origine tedesca: avvenente ed atletica, fu la prima donna a insegnare educazione fisica all’Università della Pennsylvania.

Vincitrice del Premio Oscar come migliore attrice per il film La ragazza di campagna, del 1955, inserita dall’American Film Institute al tredicesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema, la carriera di Grace Kelly fu inizialmente osteggiata dalla sua famiglia. Dopo qualche esperienza come indossatrice, la bionda Grace ottenne il suo primo ruolo all’età di 22 anni, nel film 14ª ora (1951), e l’anno seguente fu co-protagonista con Gary Cooper nel film western Mezzogiorno di fuoco.

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Grace Kelly a Philadelphia poco prima delle sue nozze col Principe Ranieri di Monaco, celebrate nel 1956
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Grace Kelly in un abito disegnato per lei da Edith Head, foto di Philippe Halsman, 1955
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Come una dea greca, Grace Kelly in Edith Head
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Il volto perfetto della diva
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Icona dello stile anni Cinquanta, Grace Kelly è stata un’attrice premio Oscar

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La Principessa Grace al Principato di Monaco


Ma è nel 1953 che la splendida attrice ottiene la fama internazionale, grazie alla sua interpretazione in Mogambo. Un film drammatico ambientato nella giungla del Kenya che vede un inedito triangolo amoroso tra la Kelly, un’altra bellissima del cinema come Ava Gardner e il bel tenebroso Clark Gable. La pellicola valse a Grace Kelly una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. La sua algida bellezza incantò il maestro del brivido Alfred Hitchcock, che la volle come protagonista di tre film storici: Il delitto perfetto, del 1954, La finestra sul cortile, in cui fecero storia anche i magnifici costumi disegnati per Grace Kelly dal genio di Edith Head, e Caccia al ladro (1955). Sul set di quest’ultimo film, girato nel Principato di Monaco, la bella attrice conobbe il Principe Ranieri, suo futuro marito.

Nel 1956 l’attrice interpretò il ruolo di una principessa nel film Il cigno, quasi un presagio di quella che sarebbe stata di lì a poco la sua vita. Con la commedia musicale Alta società, sempre del 1956, la diva diede l’addio alle scene, prima di convolare a nozze con il Principe Ranieri III di Monaco. Prima di lui rumours indicano relazioni con numerosi colleghi, tra cui Clark Gable, Gary Cooper, Bing Crosby, Ray Milland, Burt Lancaster, William Holden e Jean-Pierre Aumont, e con lo stilista Oleg Cassini.

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La diva in uno scatto di Gene Lester, 1954
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In un abito azzurro disegnato da Edith Head per il film “Caccia al ladro”, del 1955
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Grace Kelly sul set di “Alta società”, 1956
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Ancora sul set di “Alta società”, diretto da Charles Walters
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Uno scatto del 1956

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Grace Kelly nacque in una famiglia cattolica di origine irlandese


Il matrimonio con il Principe Ranieri non fu solo il felice epilogo di una storia da favola. Reduce da una relazione con l’attrice francese Gisèle Pascal, che secondo una visita medica non avrebbe potuto dargli un erede, il principe Ranieri valutò la scelta della splendida Grace come sua consorte anche per ragioni di natura politica. In assenza di un erede, infatti, il Principato di Monaco sarebbe passato alla Francia. La presenza di Grace Kelly al fianco di Ranieri si rivelò quindi strategica sia per la possibilità dell’attrice di avere figli che per lo charme che ella seppe conferire a Monte Carlo, trasformandolo in un luogo d’élite ambito dalle celebrities.

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Una foto promozionale per il film “Caccia al ladro”, 1955
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La principessa ritratta nella sua Monte Carlo
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Grace Kelly sul set de “La finestra sul cortile” (Paramount, 1954), foto di Bud Fraker
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La celebre gonna a ruota disegnata da Edith Head per il film “La finestra sul cortile”
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Grace Kelly e sua madre in uno scatto degli anni Cinquanta
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Un bellissimo primo piano della diva, definita da Alfred Hitchcock “ghiaccio bollente”

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Con i costumi creati da Edith Head sul set di “Caccia al ladro” di Hitchcock, 1955


Dal matrimonio tra Grace e Ranieri, celebrato nel 1956, nacquero tre figli: la Principessa Carolina Luisa Margherita, nata nel 1957, il principe Alberto Alessandro Luigi Pietro, Marchese di Baux, nato nel 1958, e la principessa Stefania Maria Elisabetta, nata nel 1965. Un animo nobile e modi gentili, grandi opere di beneficenza e una generosità senza precedenti resero Grace Kelly la principessa ideale. La sua prematura scomparsa, avvenuta il 14 settembre 1982, a seguito di un incidente stradale, lasciò un vuoto enorme tra gli abitanti del Principato. Un breve tragitto in macchina con la figlia Stefania, la principessa Grace che perde il controllo della vettura: in pochi istanti si consumò una tragedia. Se la figlia Stefania se la cavò con qualche escoriazione e qualche frattura, la principessa non riprese mai più conoscenza. Moriva così, ad appena 52 anni, una delle più grandi attrici della storia del cinema ed una delle donne più belle di tutti i tempi, il cui charme e la cui bellezza rimarranno sempre indimenticabili.


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