Esotismi e chinoiserie in passerella da Schiaparelli, in una fucina caleidoscopica di ispirazioni multiformi che omaggiano il genio di madame Elsa. Al numero 21 di Place Vendôme sfila una collezione iconica, che riporta in auge la creatività e l’heritage della maison, appartenente oggi a Diego Della Valle. Nel front row tantissime le celebrities, da Kylie Minogue a Pixie Lott, Melissa George, Olga Kurylenko, Farida Khelfa e Inès de la Fressange, tutte ad applaudire il genio di Bertrand Guyon, direttore creativo della maison.
Si intitola «Chinoiserie at hearth» la prima collezione disegnata da Guyon per il brand: un omaggio all’Oriente, per una geisha contemporanea o una regina, che sfila in caftani in mousseline decorati con i motivi iconici della maison, dall’aragosta ai dettagli di stampo surrealista. Sfilano lunghi abiti impalpabili decorati finemente e kimono preziosi. «Au bord de l’eau» è il nome scelto per un abito raffigurante delle carpe, mentre «Opium» è una tunica in velluto dévoré e «La clepsydre d’or» è una giacca in seta color bronzo, che ricorda quasi la corazza di un samurai. Innumerevoli i richiami al Sol Levante, in una collezione che non lesina in tuniche e luxury, a partire dalle lavorazioni artigianali.
La maison, riconquistato il titolo di Haute Couture solo poche settimane fa, affida all’estro creativo di Guyon l’eredità lasciata da madame Elsa Schiaparelli, creatrice del celebre rosa shocking e amante dello stile orientale. Guyon parte proprio da qui per creare una collezione intrisa di suggestioni asiatiche, a partire dalle stampe floreali che fanno capolino da lunghi abiti in crepe di seta. Tra tapestry prezioso e chinoiserie chic largo a sete ricercate dipinte a mano, tra drappeggi e virtuosismi stilistici che omaggiano dragoni e tigri. Le silhouette profumano di Seventies. Non mancano intarsi preziosi e citazioni di Jean Cocteau, tra tocchi 3D e organze di seta e chiffon. Chiude il défilé un lungo abito in pizzo nero decorato con un’aragosta, che omaggia il sodalizio tra madame Elsa e Salvador Dalì.
“Ho lavorato sull’Oriente e sul Giappone guardando le foto di Elsa nel suo appartamento parigino negli anni Trenta tra capolavori di quei paesi e kimono preziosi indossati con grande naturalezza”, così Guyon ha commentato la collezione haute couture primavera/estate 2017. In passerella 31 outfit ricchi di charme, che omaggiano lo stile iconico della maison conferendogli un tocco di freschezza inedito. “Ho attualizzato e reso contemporaneo anche l’abito con la famosa aragosta dipinta per Elsa da Salvator Dalì -ha raccontato Guyon-e indossato dalla Duchessa di Windsor”. Una magistrale interpretazione, per un meritato ritorno all’haute couture.
Il Festival di fuochi d’artificio sull’isola di Miyajima, in Giappone, sono la suggestione perfetta per una sfilata haute couture. Gli spettacolari scoppi di scintille colorate che illuminano il cielo notturno si trasformano facilmente in ricami di cristallo, applicazioni tridimensionali, preziosi punti luce su splendidi abiti da sera. Per Zuhair Murad questa è stata la miccia che ha acceso la collezione d’alta moda primavera estate 2017. Una sfilata pirotecnica in cui non sono mancati i coup de théâtre di cui lo stilista libanese è maestro. Se l’ispirazione viene dal Giappone, infatti, il design della collezione sembra rubato a una puntata di Dynasty: elegantissimi abiti a sirena e minidress mozzafiato hanno larghe spalline e abbondano in ruches e glitter, come comanda la moda anni ’80 dell’iconica serie tv statunitense.
I fiocchi oversize su ampie gonne in raso duchesse, i voluminosi volant, le linee eccessive di spalle e corpetti, i glitter all over non possono che ricordare la moda anni ’80, i cui dettami sono abilmente mescolati alle luminose visioni dei fuochi d’artificio. Scintille di tulle sulle spalle di una tuta, accenti di cristallo su abiti ampi da principessa e colorate stampe sui ball gown accendono la sfilata d’alta moda firmata Zuhair Murad, per finire nello scoppiettante diadema dell’abito da sposa che conclude lo show. Lo sfarzo è protagonista della collezione ma non è eccessivo, sempre equilibrato dall’ironico riferimento alle signore dell’alta società di Dynasty. Zuhair Murad ha dichiarato, come in altre occasioni, di non essersi presentato alle sfilate di Parigi con un’haute couture pensata per il red carpet. Eppure è facile immaginare questi preziosi abiti a sirena, i fascianti minidress e gli abiti da ballo aggiungere un tocco di drammatica eleganza al tappeto rosso degli Oscar. La collezione d’alta moda Zuhair Murad 2017 riporta agli antichi fasti un decennio forse un po’ snobbato dal fashion system, illuminando gli anni ’80 con la preziosa luce dell’haute couture.
Chissà se davvero l’arancione diventerà il nuovo nero, come Giorgio Armani ha predetto nella sua collezione d’alta moda primavera estate 2017. Il re della moda italiana ha voluto affrancarsi da quelle tonalità che troppo spesso identificano la sua griffe – grigio, beige, lilla, colori tenui – e per la sfilata del suo brand di haute couture Armani Privé ha scelto calde sfumature d’arancio. Dal mandarino al curry, dalle romantiche atmosfere dei tramonti in riva al mare alla vibrante energia degli agrumi di Sicilia, l’arancio è un colore che esprime positività e ottimismo. Ecco il motivo che ha spinto Re Giorgio a sceglierlo come tono dominante della sua sfilata d’alta moda, abbinato al nero. «Mi piace l’ottimismo che ispirano i colori arancio e mandarino che non hanno nulla a che fare con i languori del tramonto – ha spiegato Armani, senza indugiare nel sentimentalismo – Qui il colore che ho scelto per il mio total look significa energia e positività, niente di esotico però, piuttosto un sentire vitaminico profondo».
Certo non si tratta di cromie facili da indossare, ma nella mente creativa di Giorgio Armani si sono trasformate in meravigliosi abiti e preziose decorazioni in un equilibrio perfetto con il classico nero. Giacche dalle sfumature cangianti si abbinano a pantaloni asciutti, capispalla in coccodrillo di un vivace arancione si sposano a cascate di paillettes, esotiche gonne e raffinate tute creano un gioco di temi in cui il comun denominatore è proprio il colore. La sera è illuminata da lunghi abiti scintillanti alla vecchia Hollywood, maxigonne dai ricami etnici e stravaganti boa. In prima fila ad assistere alla sfilata d’alta moda ci sono Nicole Kidman e Isabelle Huppert, Olga Kurylenko, Ben Cura, Annabelle Wallis, Lola Le Lann, Amira Casar, Lauren Santo Domingo e Paola Caovilla. Tutte alla ricerca dell’abito Armani Privé perfetto per il red carpet degli Oscar o per altri eventi di simile portata. Si convertiranno all’arancione o resteranno fedeli al nero?
Per la seconda volta ospite della Chambre Syndicale de la Haute Couture, Francesco Scognamiglio è grato a Parigi per avergli permesso di presentare la sua collezione d’alta moda, ma non intende piegare il suo stile per adattarsi alle altre maison. La collezione haute couture primavera estate 2017 firmata dallo stilista napoletano è un inno alla sua città e una dedica alla principessa Diana, e di entrambe coglie sia la bellezza che la grinta. Le roselline e le applicazioni floreali sono quasi un obbligo nelle creazioni d’alta moda, ma Francesco Scognamiglio le inserisce su minigonne di pelle, sexy bustier e striminziti abiti sottoveste. Capi sensuali e ammiccanti come è nel dna della sua griffe, ma anche abiti scultura e preziose decorazioni che lasciano a bocca aperta.
I fiori con cui Francesco Scognamiglio ha cosparso i suoi tailleur dal gusto rock, i lunghi abiti trasparenti e i capispalla ricamati si ispirano alle porcellane del Museo di Capodimonte, fiore all’occhiello della sua Napoli. Fragili germogli che «rappresentano la fragilità interiore di una donna», come lo stesso designer ha dichiarato dietro le quinte della sfilata d’alta moda, e che ripropone anche nel delicato abito da sposa in una tenue sfumatura di rosa. E ancora fiori di chiffon sull’abito lungo in pizzo dai riflessi cangianti che, insieme ai cristalli sparsi sul tulle, alle cinture di Swarovski e all’uso della maglia metallica, accendono la collezione haute couture primavera estate 2017 firmata Francesco Scognamiglio. Lo stilista ha poi raccontato con una certa emozione di aver dedicato lo show di Parigi alla compianta principessa Diana, che la scorsa estate avrebbe compiuto 56 anni. Scognamiglio ha raccontato di averla incontrata nel 1994, quando lavorava da Versace. E non è difficile immaginare Diana con indosso la blusa bianca dal design anni ’80, cosparsa di pietre e cristalli e irrimediabilmente chic. L’alta moda incontra la grinta della principessa e il calore della città partenopea, alla quale lo stilista è grato tanto quanto a Parigi.
In occasione del suo 90esimo anniversario, Schiaparelli ha ricevuto il titolo ufficiale di maison di haute couture. Il prestigioso riconoscimento, conferito allo storico marchio di moda dalla Fédération Française de la Couture, riammette il brand nel gotha delle maison di haute couture.
Correva l’anno 1927 quando Elsa Schiaparelli fondava il brand che porta il suo nome. Lei, storica rivale di Coco Chanel nel corso degli anni Trenta, decise di chiudere i battenti nel 1954, proprio l’anno in cui Chanel ritornava in auge dopo la guerra. Successivamente la couturier, che diede vita a capolavori surrealisti, si dedicò alla stesura della sua autobiografia, intitolata Schockinglife.
Dopo una parentesi lunga sessant’anni la maison è stata rilanciata nel 2013 da Diego Della Valle, patron di Tod’s. Le collezioni Schiaparelli dal 2015 sono state firmate da Bertrand Guyon, che sfilerà nell’ambito della haute couture parigina il prossimo 23 gennaio. Oggi, a distanza di tanti anni vissuti nell’oblio, il brand risorge finalmente dalle ceneri, grazie all’ammissione ufficiale tra le case d’alta moda di Parigi. Un risultato di portata storica per la maison, che ha ancora sede lì dove madame Elsa Schiaparelli aveva voluto, al numero 21 di Place Vendome.
Protagonista indiscussa della storia del costume, Elsa Schiaparelli ha dato vita a creazioni uniche, in cui l’arte e l’artigianato si univano ad uno stile iconico e audace, entrato di diritto nei libri di storia. La Chambre syndicale de la haute couture ha anche ammesso tra le case di haute couture Julien Fournié. La decisione è avvenuta nel corso di una riunione di una apposita commissione del Ministero dell’Industria francese che ha avuto luogo lo scorso 16 dicembre presso la Fédération française de la couture.
Cambio di rotta nel calendario dell’haute couture parigina. Atelier Versace non sarà presente durante le sfilate dell’alta moda: la collezione haute couture della maison della Medusa sarà presentata dal 22 al 24 gennaio 2017 in una veste inedita.
In concomitanza con la kermesse dell’haute couture parigina, che avrà luogo dal 22 al 26 gennaio, la collezione primavera/estate 2017 Atelier Versace sarà presentata al pubblico attraverso appuntamenti privati dedicati a top client, stampa internazionale e celebrity.
Il brand della Medusa, che ha incantato l’ultima edizione dell’haute couture di Parigi con una collezione che celebra l’estetica primigenia di Versace, esce questa volta dal calendario ufficiale. Una notizia che giunge inaspettata: Atelier Versace era solita inaugurare la settimana della couture, sfilando nella serata di domenica: ora questo spazio è stato invece assegnato a Maison Rabih Kayrouz.
Dolce & Gabbana sbarcano in Cina: è Hong Kong la location scelta per la sfilata di Alta Moda del duo di stilisti. L’evento, seguitissimo sui social, ha visto la costruzione di un ponte ideale tra Cina e Italia, che, secondo Domenico Dolce e Stefano Gabbana non sarebbero poi così lontane. Tripudio di opulenza e suggestioni imperiali nel défilé, che ha visto sfilare modelle rigorosamente asiatiche, vestite come principesse.
Si apre con il dovuto omaggio al Bel Paese, sulle note di “O sole mio” una sfilata destinata ad entrare nella storia: nella hall del Peninsula Hotel sfila per la prima volta l’Alta Moda fuori dall’Italia. Tra i 200 selezionatissimi ospiti l’intero jet-set asiatico, tra sedie d’oro, grappoli di rose e le gigantografie di Leonardo e Tiziano. vogliamo far entrare tutti nel nostro mondo
Si alternano sulla passerella più di cento abiti che omaggiano l’alta artigianalità italiana: virtuosismi e maestria ni ricami dorati che impreziosiscono la prima uscita, con un lungo abito in tulle nero con tanto di lunghi guanti e corona da imperatrice. Tripudio di broccati, pietre preziose e conchiglie che decorano bustier e copricapi pregiati; largo a cappe di seta e pellicce di astrakan, tubini in pizzo e lamè, per re e regine di un ideale regno in cui a dominare è lo stile e il Made in Italy. L’uomo sfila in vestaglia e colbacco, sfoggia blazer interamente ricamati e sfarzosi completi in broccato.
Opulenza è la parola chiave di un fashion show suggestivo, organizzato in appena un mese e che inizialmente doveva sfilare a Milano. “Perchè qui? -risponde Domenico Dolce- È stato il nostro primo amore cinese. E poi è al centro di tutti, anche di altri mercati come Russia o Australia, tanto è vero che sono venute clienti da ovunque”. I due stilisti si rivolgono ad una “giovane tosta che sa quello che vuole e oggi conosce molto bene le cose e apprezza la qualità. Non la intorti con i falsi, no. Anzi. Vuole cose sempre più vere e originali”. La dichiarazione d’amore per la Cina campeggia sui social con l’hashtag «dgloveshongkong». Dolce & Gabbana ribadiscono l’importanza dei nuovi media come principale veicolo per portare la loro moda alla gente. «Questo è il nostro modo oggi di concepire la moda, andare verso la gente e non importa se non tutti possono acquistare questo o quel capo, ci piace l’idea di farli entrare nel nostro mondo. Di fare vedere a tutti cosa è il nostro lavoro».
Torna a Parigi Antonio Grimaldi: la maison di alta moda a partire dalla prossima stagione sfilerà in qualità di Membre invité nel calendario ufficiale della Semaine de la Haute Couture Parisienne. A stabilirlo è stata la Chambre Syndicale, che ha selezionato lo stile sofisticato delle creazioni dello stilista per decretarne la partecipazione alla fashion week parigina.
Tra coloro che amano lo stile firmato Grimaldi anche nomi eccellenti, come Riccardo Tisci: il direttore creativo della maison Givenchy ha infatti concesso il suo parrainage allo stilista, invitandolo a sfilare nell’importante kermesse della Ville Lumière. “Sono felice di partecipare con le mie creazioni ad un appuntamento così prestigioso per il fashion system internazionale. Ringrazio di cuore Riccardo Tisci che sarà il mio padrino in questa avventura. In realtà non mi sono mai separato, per l’amore che nutro nei confronti della città, da Parigi. Da sempre la considero il palcoscenico ideale dove presentare le mie collezioni” -così si è espresso Grimaldi- “Non bisogna mai rinunciare ai sogni e il mio ritorno ufficiale a Parigi ne è la dimostrazione”.
Amatissimo da esponenti del jet-set internazionale e celebrities, il couturier di origine salernitana ha vestito nel corso degli anni moltissimi vip, tra cui Gwen Stefani. Ricercate e uniche le sue creazioni, in un tripudio di sete preziose e tonalità pastello.
Avrebbe compiuto oggi 80 anni Yves Saint Laurent, indimenticabile genio della moda. Innumerevoli le sue rivoluzioni, dal nude look al tuxedo per le donne fino dalla sahariana. Avanti anni luce rispetto alla moda dei suoi tempi, la sua carriera iniziò da Christian Dior. Enfant prodige della moda internazionale dalla sensibilità rara e delicata e dall’aspetto etereo, quasi da elfo, con gli occhiali un po’ nerd, l’indole trasgressiva e nevrotica lo contraddistinse: in perenne bilico tra provocazione e genialità, Yves Saint Laurent ha regnato per quasi mezzo secolo, lasciando impresso un segno indelebile nella storia del costume e non trovando ancora oggi erede valido.
Yves Henri Donat Matthieu-Saint-Laurent nacque ad Orano, nell’Algeria francese, il primo agosto 1936 da Charles e Lucienne Andrée Mathieu-Saint-Laurent. Cresciuto insieme alle sorelle Michelle e Brigitte in una villa che si affacciava sul Mediterraneo, fin da piccolo Yves mostra un talento naturale per la moda: crea bambole di carta e disegna vestiti per la madre e le sorelle. Appena diciottenne si trasferisce a Parigi e viene ammesso alla Chambre Syndicale de la Haute Couture (Camera Sindacale dell’Alta Moda), dove i suoi disegni attirano l’attenzione dei docenti. Michel De Brunhoff, editor di Vogue Paris, sarà deus ex machina dell’incontro che segnerà il debutto di Saint Laurent nella moda: egli infatti lo presenta al celebre couturier Christian Dior. Dior sarà suo mentore e inciderà profondamente nel suo stile.
Yves sotto la sua guida maturò notevolmente e alla morte dello stilista, nel 1957, sarà lui a prendere le redini della maison, sebbene a causa di un esaurimento nervoso sarà sostituito qualche anno dopo da Marc Bohan. Sotto di lui la storica casa di moda vive uno dei periodi più fulgidi della sua storia: indimenticabile l’abito indossato da Dovima nella foto che la ritrae accanto agli elefanti. Nel 1958 la prima collezione, denominata “Trapezio” e presentata nei sontuosi saloni di Avenue Montaigne, è accolta con incredibile entusiasmo: una rottura netta col passato per lo stilista, che fin da subito appare eclettico, rivoluzionario ed irriverente. Le linee sono moderne e il piglio è apertamente politically incorrect. Si intravede già la portata rivoluzionaria del suo stile, che come pochi ha trasformato e modernizzato la moda femminile.
Nel 1960, nel pieno del suo successo, Yves Saint Laurent è costretto ad arruolarsi nell’esercito francese a causa della guerra d’indipendenza in Algeria. Ma dopo appena 20 giorni viene ricoverato nell’ospedale militare, dove riceve la notizia del suo licenziamento da casa Dior. La notizia gli causa un fortissimo shock e viene ricoverato pertanto nell’ospedale militare di Val-de-Grâce, dove viene sottoposto a cure psichiatriche e persino all’elettroshock. Tale dolorosa esperienza verrà sempre ricordata dallo stilista come l’origine dei suoi problemi nervosi e della sua dipendenza da sostanze stupefacenti. Dimesso dall’ospedale nel novembre 1960 cita in giudizio Dior per non aver rispettato i termini contrattuali. Saint Laurent vince la causa e dopo un periodo di convalescenza apre la casa di moda che porta il suo nome, insieme al compagno e socio Pierre Bergé.
SFOGLIA LA GALLERY:
Yves Saint Laurent P/E 1962, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nel 1977
Yves Saint Laurent, Vogue, febbraio 1975, foto di Deborah Turbeville
Yves Saint Laurent nel 1961, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nella sartoria di Christian Dior
Lo stilista a New York, 1983, foto di Roxanne Lowit
Lo stilista durante un fitting
Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971
Shalom Harlow in Yves Saint Laurent Haute couture, P/E 1993, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1982
Yves Saint Laurent P/E 1081, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1988, foto di Gian Paolo Barbieri
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent da Dior,Parigi, 1958. Foto Horst P. Horst
Abito Yves Saint Laurent, foto di Bert Stern, 1969
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent, collezione A/I 1984, foto di Roxanne Lowit
Linda Evangelista in Yves Saint Laurent, foto di Irving Penn, Vogue 1990
Yves Saint Laurent e Carla Bruni, 1998
Yves Saint Laurent, sfilata Autunno/Inverno 1984, foto di Roxanne Lowit
Gli anni Sessanta e Settanta sono quelli della fama mondiale: innumerevoli i successi, dalla sahariana, sdoganata da Veruschka in foto storiche firmate Franco Rubartelli, allo smoking, dal trench al tailleur pantalone, fino agli omaggi all’arte e alla pittura del Novevento, dall’abito Mondrian alle stampe che ricordano la Pop Art di Andy Warhol, fino ai quadri di Matisse, Braque e molti altri, inaugurando il filone moda-arte. Venerato come il nuovo genio della moda, nessuno come lui è riuscito ad imprimere un segno così forte nella moda del Novecento: i suoi tailleur vengono giudicati i migliori dai tempi di Chanel, mentre anche le sue fragranze ottengono successo, come il celebre Opium.
Dopo aver inaugurato la sua boutique sulla Rive Gauche e aver ottenuto tutti i riconoscimenti possibili, nel 1966 firma i costumi del celebre film “Bella di giorno”, dove veste colei che sarà sua musa storica, Catherine Deneuve. Intanto nel 1971 posa nudo per Jeanloup Sieff per il lancio della sua fragranza maschile e si innamora perdutamente di Marrakech, dove trascorrerà numerosi anni nel suo buen retiro tra i giardini di Majorelle.
Nel 1980 Yves Saint Laurent sarà il primo creatore di moda vivente a godere di una grande retrospettiva del suo lavoro al Metropolitan Museum di New York. Tante le collezioni ispirate dai suoi viaggi, in un tripudio di suggestioni etniche e omaggi al folclore di terre e popoli lontani: ad ispirarlo l’Africa, la Spagna, l’India, il Marocco e la Russia. Tante le sue muse, da Betty Catroux a Loulou de la Falaise fino a Laetitia Casta.
Nel 2002 il ritiro dalle scene: “Mi dico che ho creato il guardaroba della donna contemporanea, che ho partecipato alla trasformazione della mia epoca. Mi si perdonerà di farmene un vanto, perché ho creduto da sempre che la moda non servisse solo a rendere più belle le donne, ma anche a rassicurarle, a dar loro fiducia, a permettere loro di essere consapevoli”, queste le parole che accompagnano il suo commiato.
Il 1º giugno 2008 lo stilista muore nella sua casa parigina, all’età di 72 anni, a causa di un tumore al cervello. Il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri sono conservate nei giardini Majorelle di Marrakech, in Marocco, nella villa appartenuta al celebre artista francese Jacques Majorelle e in seguito acquistata e ristrutturata da Saint Laurent e Bergé. Tanti i riconoscimenti al re di Parigi, che ci ha lasciato innumerevoli lezioni di stile. “Non dobbiamo mai confondere l’eleganza con l’essere snob”, diceva monsieur Yves, genio ancora oggi insuperato.
(Foto cover: Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971)
Ha sfilato nell’ambito dell’haute couture parigina l’ultima collezione Armani Privé. Giorgio Armani si è ispirato ancora una volta alla bellissima Antonia Dell’Atte, sua musa prediletta: capelli all’indietro, viso scoperto e allure d’altri tempi per le modelle che si sono alternate sulla passerella, che ricordavano la top model nei celebri scatti realizzati per Giorgio Armani da Aldo Fallai.
È una donna bellissima quella a cui Re Giorgio si ispira per la sua collezione haute couture Autunno/Inverno 2016-2017: sofisticata, misteriosa, affascinante, la donna Armani sfodera ricercatezza e charme, proprio come Antonia Dell’Atte, musa storica e amica dello stilista. Quotidiani sottobraccio e tailleur d’ordinanza, la bellissima Antonia veniva ritratta da Aldo Fallai in scatti che sono entrati di diritto nella storia della moda: correvano gli anni Ottanta e lei incarnava alla perfezione lo stile asciutto ed essenziale della maison. Una carriera sfolgorante per lei, ultima vera diva contemporanea.
C’è un’aura di mistero nel suo volto dai lineamenti perfetti e nel suo charme, unico nel panorama della moda: la blasonata musa di Re Giorgio (che ha sposato Alessandro Lecquio di Assaba y Torlonia, imparentato con i reali di Spagna), ha collezionato esperienze anche come attrice, cantante e personaggio televisivo conteso dalla tv italiana e da quella spagnola. Ironica ed eclettica, Antonio Ricci la vuole nel Drive In, dove forgia a sua immagine e somiglianza il personaggio dell’algida top model che si lascia andare ad irresistibili exploit in dialetto pugliese: indimenticabile il suo “momento casual”. Intanto Helmut Newton la immortala in scatti ad alto tasso di seduzione e Re Giorgio si innamora del suo taglio di capelli e della sua bellezza, perfetta per incarnare i tailleur pantalone e le giacche maschili, emblema dello stile Armani.
A lei si ispirano le mannequin che si alternano in passerella. Un défilé ricco di suggestioni per una haute couture che torna alle radici della creatività, per toccare vette eccelse che ribadiscono l’abissale distanza che intercorre tra haute couture e prêt-à-porter (qui un pezzo sulla sfilata).
“Qui c’è la mia essenza: sono tornato alla grande alla Couture e ripartito alla ricerca di una donna bellissima che avete appena visto in passerella. Mi ha ispirato una foto d’arte che riproduceva appunto una bellissima creatura. L’alta moda ha le sue regole che non vanno travisate con il prêt-à-porter, seppur di lusso. Qui nell’Armani Privé c’è solo esclusività! Spesso si parla di alta moda con troppa faciloneria, per indossare questi vestiti bisogna anche fare un certo tipo di vita”: così si è espresso lo stilista, a proposito della collezione che ha appena sfilato a Parigi. Una donna sofisticata e composta, chic ed ammaliante, ad ispirarlo, proprio come la bellissima Antonia Dell’Atte.
Abiti eleganti preziosi come gemme, che dalle gemme prendono in prestito anche le brillanti sfumature: rubino e lapislazzulo, viola imperiale, caprifoglio e oro antico. La palette che ha sfilato sulla passerella della Paris Haute Couture firmata Zuhair Murad è luccicante e sfarzosa. Lo stilista libanese interpreta il suo amore per il lusso in chiave boho-chic con abiti lunghi movimentati da balze e frange. L’eccesso di decorativismo è stemperato dall’uso di elementi nuovi, il cardigan lungo e gli stivali alti, il cinturone in vita e il cappello a tesa larga da principessa cowgirl. Pizzo, seta, chiffon, velluto creano giochi di trasparenze un po’ regali e un po’ gipsy, in un mix di sfumature sensuali. In questo quadro Zuhair Murad inserisce con grazia l’ispirazione derivata dalle tele di Klimt, i cui elementi pittorici sono ripresi e dipinti a mano su abiti ampi dal corpino affusolato.
Il vero coup de théâtre, come in ogni collezione d’alta moda che si rispetti, arriva alla fine: la sposa di Zuhair Murad è una delle più attese sulle passerelle della Paris Haute Couture. Il designer abbandona il casto bianco per un oro anticato che ricorda gli abiti opulenti della Principessa Sissi. «Volevo renderlo un po’ vintage – ha dichiarato Murad parlando dell’abito che ha concluso la sfilata – come quando guardi una vecchia fotografia, con un tocco boho gipsy chic».