Ritorno alle origini per Guy Laroche, che porta sulla passerella del prêt-à-porter parigino una collezione basata sull’estetica primigenia del brand. L’idea di eleganza classica da sempre prediletta dal brand si unisce alle note inedite di un sex appeal privo però di reali risvolti: adottando un’ottica unisex, si sfoglia ora nell’archivio del brand, citando due foto storiche, raffiguranti l’una una donna strizzata in un maxi dress in crepe di seta e l’altra un fur coat colorato. Si tratta di due uscite tratte da due collezioni couture risalenti ai primi anni Settanta: “L’uso della sessualità come base dell’eleganza”, questo il monito da cui si parte in un excursus affascinante attraverso lo stile di Guy Laroche. Adam Andrascik apre il défilé con una giacca blu impreziosita da due bande in pelliccia che si estendono dal colletto attraverso spirali che circondano la silhouette. Risulta forse un po’ ripetitivo il continuo gioco di flash-back rispetto al passato: ma potenti le silhouette slim si alternano ad abiti con scollo a v, tra crepe di seta asimmetrica declinata nei toni del turchese, del fucsia e del giallo lime. Non mancano combinazioni ardite ed eclettiche, tra decorazioni multicolor e sartorialità nei capispalla. Impalpabili ed eterei certi abitini, alternati a bluse dalle profonde scollature, da indossare con blouson e pantaloni sartoriali a vita alta; audaci accostamenti cromatici caratterizzano molte delle uscite, tra scollature stile Bardot e gonne svolazzanti. Un mix di femminilità brada e note mannish caratterizza i lunghi abiti black smorzati da montoni in chiave mini, mentre fasce bustier nere strizzano il punto vita di chemisier fucsia. Caleidoscopica ed affascinante, la collezione spazia attraverso numerose ispirazioni, che hanno reso il brand iconico. Il capo principe della sfilata è la giacca impreziosita da stola in pelliccia a contrasto, da indossare su pantaloni ampi decorati finemente.
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Sperimentazione avanguardistica sulla passerella di Guy Laroche
A sfilare sulla passerella di Guy Laroche è un minimalismo intriso di suggestioni strong. La collezione primavera/estate 2017, che ha sfilato alla settimana della moda parigina, coniuga la classicità di capi passepartout presenti nell’archivio storico della maison, ad una sperimentazione avanguardistica che basa le sue fondamenta sull’opera di Ottessa Moshfegh e sui primi film di Sofia Coppola. Largo all’uso di tessuti iridescenti e decostruzioni ardite, tra ricami concentrici e colori audaci. Adam Andrascik, alla quarta collezione alla direzione creativa del brand, pone le basi di un’estetica nuova e più attuale, cimentandosi magistralmente nell’arduo compito di coniugare l’eredità lasciata da Laroche alla propria visione della moda contemporanea. “Guardando negli archivi della maison, ho visto che i pezzi migliori sono stati creati per i suoi amici”, ha dichiarato lo stilista, riferendosi al circolo di amicizie del fondatore della maison. Andrascik si è detto affascinato dalla ribellione delle ragazze rispetto ai trend prevalenti all’epoca. Irriverente e anticonformista, la donna che attraversa il catwalk, tra mini gonne laminate, tuniche in seta iridescente simili a pepli, arricchite da dettagli in lana e cotone. Mood sporty-chic e nuance accese, come il verde acido; largo a denim e nylon pastificato. Le trasparenze abbondano, tra richiami punk e accenni ad una femminilità ribelle.
(Foto: Madame Figaro)
Jacqueline de Ribes: l’ultima regina di Parigi
Ci sono donne che nascono con’aura particolare e che per un particolare mix di bellezza, eleganza e circostanze divengono indimenticabili icone. La viscontessa Jacqueline de Ribes ha incarnato per decenni la quintessenza del glamour parigino.
Socialite della Parigi più chic, filantropa, produttrice e designer di successo, è stata musa di stilisti del calibro di Yves Saint Laurent, Valentino e Guy Laroche.
Un fascino esotico, zigomi pronunciati e lunghissimi capelli d’ebano spesso legati in acconciature di stampo etnico, il profilo severo, il taglio orientale degli occhi, sapientemente rimarcato con un filo di eyeliner: Jaqueline de Ribes è un’icona di stile tra le più famose al mondo.
Aristocratica da generazioni, presenza fissa dell’International Best Dressed List a partire dal 1962, la contessa Jacqueline Bonnin de La Bonninière de Beaumont nasce a Parigi in una data emblematica per la Francia: il 14 luglio del 1929. “Ero già una piccola rivoluzionaria”– ironizzerà lei stessa a questo proposito. Figlia di Jean, conte Bonnin de la Bonninière de Beaumont, esponente di spicco dell’aristocrazia francese, e della contessa Paule de Rivaud de La Raffinière, traduttrice di Ernest Hemingway, Jacqueline cresce nella Francia più ricca e glamour.
La giovane -lunghe gambe e portamento altero- coltiva il sogno di diventare una ballerina, ma la sua infanzia è caratterizzata da una profonda solitudine: la freddezza che i suoi genitori le dimostrano fa sì che la piccola si affezioni moltissimo al nonno. Amante della bella vita, il nonno non lesina in spese folli e vive tra yacht di lusso, automobili sportive e belle donne. La giovane è già una sognatrice, come dichiarerà lei stessa più avanti. Ma alla morte del nonno, la piccola Jacqueline, che non ha ancora 10 anni, avverte un vuoto affettivo talmente forte che lo scoppio della guerra la lascia quasi indifferente. Durante l’occupazione viene mandata ad Hendaye, sui Pirenei, insieme alla sua nanny scozzese. Poco lontano da qui, quando la ragazza ha da poco compiuto diciotto anni, avviene l’incontro della sua vita: durante un party a Saint-Jean-de-Luz la giovane nota un ragazzo bruno in tenuta da tennis. È il visconte Édouard de Ribes, eroe di guerra appartenente alla Legion d’Onore, all’epoca 24enne. “Vidi questa gazzella e me ne innamorai all’istante”, dirà di lei.
I visconti appartengono all’élite di Parigi: sono i tempi dell’haute couture e dei balli di lusso e la splendida Jacqueline risplende dall’alto del suo stile. Soprannominata “la De Gaulle della moda”, nella Parigi del Folies Bèrgere Jacqueline de Ribes diviene un’icona ammirata e dallo stile imitatissimo. “Elegante fino a farti distrarre”, dirà di lei Oleg Cassini, l’altera eleganza si unisce in lei ad una forte carnalità: il mix ideale in ogni donna, si potrebbe dire. Iniziata alla moda durante un ballo a Venezia, a cui la giovane si presenta con un abito da sera creato da lei, durante un viaggio a New York la sua bellezza esotica conquista la più grande talent scout dell’epoca, Mrs. Diana Vreeland, che la fa immortalare da Richard Avedon.
Dal 1956 il suo stile raffinato e barocco entra a far parte dell’International Best Dressed List, ideata nel 1940 da Eleanor Lambert e, a partire dal 1962, Jacqueline divenne presenza fissa nella Hall of Fame. Nel 1983 venne nominata “la donna più elegante del mondo” da Town and Country. Intima amica di Oleg Cassini, era la “giraffina” prediletta da Emilio Pucci, mentre Valentino Garavani la soprannominò “L’ultima regina di Parigi”.
Al compimento dei 53 anni, nel 1982, la viscontessa organizzò un meeting familiare per annunciare a suo marito e ai loro figli la sua improrogabile decisione di iniziare una carriera come fashion designer. Caparbia e temeraria, Jacqueline dichiarò fermamente che niente e nessuno avrebbe mai potuto farle cambiare idea. Gli stessi Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, suoi confidenti, si dichiararono fortemente preoccupati per la sua scelta: erano tanti gli ostacoli che la contessa doveva superare, in primis il suo stesso status sociale, che poteva suscitare facilmente pregiudizi nel pubblico.
La sua prima collezione sfilò nella regale location di casa sua nell’ambito della Fashion week di Parigi del 1983. Una linea sontuosa -pur trattandosi di prêt-à-porter– che si rivelò subito un grande successo: negli Stati Uniti Saks Fifth Avenue le offrì un contratto di tre anni. Nel 1984 la contessa creò anche una linea di gioielli. Jacqueline continuò a disegnare le sue collezioni fino al 1995. Tra le sue clienti più affezionate troviamo Joan Collins, Raquel Welch, Barbara Walters, Cher, Danielle Steel, la baronessa von Thyssen e Olympia de Rothschild.
Le sue creazioni ottennero i favori del pubblico e della stampa: l’International Herald Tribune e il Women’s Wear Daily scrissero recensioni entusiastiche sulle sue collezioni. La contessa fu costretta da problemi di salute a chiudere la sua linea di abbigliamento nel 1995. Nel 1999 Jean-Paul Gaultier le dedicò una sua collezione. Insignita nel 2010 del prestigioso titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, Jacqueline de Ribes non è stata soltanto un’icona di stile: produttrice teatrale, televisiva e cinematografica, ha finanziato alcune delle attività culturali più importanti del teatro e della televisione francesi, dalla metà degli anni Cinquanta. Inoltre è stata ecologista, filantropa, mercenario per diversi musei ed istituzioni nonché accanita sostenitrice di cause umanitarie. Nel 1980 ha vinto il Women of Achievement Award.
La bellezza e l’intramontabile eleganza di Jacqueline de Ribes saranno celebrate con una mostra organizzata presso il Metropolitan Museum of Art di New York in cui saranno esposti 60 pezzi, tra haute couture e ready-to-wear — da Giorgio Armani a Pierre Balmain, Bill Blass, Marc Bohan per Dior, Roberto Cavalli, John Galliano, Madame Grès, Valentino Garavani e creazioni della linea della viscontessa —dal 1959 fino ai giorni nostri. “Jacqueline de Ribes: The Art of Style” sarà esposta all’Anna Wintour Costume Center del MET dal 19 Novembre 2015 fino al 21 Febbraio 2016. Per veri gourmet dello stile.
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