“Per me è naturale presentare insieme, le collezioni maschili e femminili “, ha dichiarato lo stilista Alessandro Michele in una nota diramata dalla maison nelle ultime ore.
Già alla sua prima apparizione come direttore creativo del brand fiorentino, il giovane designer aveva tracciato le linee guida del suo stile, facendo intuire una svolta epocale in casa Gucci creando una collezione uomo femminea che destò, all’epoca, alcune perplessità, ma che oggi si rivela una “trovata” vincente.
A partire dal 2017, il marchio italiano presenterà una sola collezione per stagione, proponendo in un’unica sfilata sia womenswear che menswear all’interno del nuovo quartier generale di Gucci, in via Mecenate a Milano.
Marco Bizzarri, Presidente e CEO di Gucci ha tenuto a precisare che le collezioni presentate, non saranno vendute in seduta stante come accade per Burberry (il marchio londinese che ha dato il via a questa evoluzione e che permette ai suoi clienti di poter acquistare i capi proposti in défilé durante le ore successive dalla sua presentazione n.d.r.) ma saranno acquistabili soltanto la stagione successiva.
L’innovazione in casa Gucci ad opera di Alessandro Michele, si concretizza mescolando una moda sofisticata e per certi versi unisex. Capi gender dal gusto retrò, spesso contaminati da tocchi vittoriani, ricami e fiocchi a volontà.
Si ipotizza che la scelta radicale di Gucci, possa essere adottata da altre aziende italiane, già a partire dalle prossime collezioni stabilendo, una forte coesione all’interno del sistema moda nostrano.
È l’artefice di una rivoluzione estetica all’interno di una maison storica. Ha sovvertito ogni regola della creatività e si è dimostrato vicino ai suoi clienti e alle loro esigenze.
La sua premiazione, dunque, era attesa da molti ed ora è ufficiale: Alessandro Michele, direttore artistico di Gucci, sarà premiato nell’ambito del Council of Fashion Designers of America come miglior designer internazionale, riconoscimento che l’anno scorso è stato portato a casa dal duo di couturiers Maria GraziaChiuri e Pierpaolo Piccioli e che negli anni passati ha fregiato Riccardo Tisci nel 2013 e Miuccia Prada nel 2004.
Alessandro Michele, designer della maison fiorentina dal 2015, ha un passato ben florido nel campo della moda. Dopo gli studi presso l’Accademia di Costume e di Moda di Roma, inizia la sua carriera in Fendi.
Successivamente ricopre il ruolo di direttore creativo in Richard Ginori e nel 2011 fiancheggia Frida Giannini in Gucci.
Il suo stile è unico, ancorato negli anni settanta rinvigorito da un tocco di personalità che regala alle collezioni un’impronta unica.
Durante l’evento che si terrà il prossimo 6 giugno, concorreranno per la categoria womenswear: Marc Jacobs, Altuzarra, The Row, Rodarte e Proenza Schouler.
A contendersi il premio per la categoria menswear saranno, invece: Public School, Thom Browne, Rag & Bone, Todd Snyder e Tim Coppens.
Un marchio tra Mansur Gavriel, Altuzarra, Irene Neuwirth, Proenza Schouler e The Row potrà vincere il premio per la categoria gioielli.
In un momento così delicato per la società italiana che ancora oggi si dimostra restia ad accettare le unioni di fatto, una lancia scoccata in favore delle famiglie arcobaleno arriva dalla maison fiorentina Gucci che permetterà alle coppie omosessuali il diritto di ferie matrimoniali.
La conferma arriva dalla stessa azienda, resa pubblica dopo un incontro con l’Unione Sindacale di Base (USB) : <<Gucci ha manifestato l’intenzione di estendere l’istituto delle ferie matrimoniali anche ai dipendenti che vivono rapporti di coppia con persone dello stesso sesso e contraggono matrimonio all’estero […]Sebbene ancora in corso nell’ambito del rinnovo complessivo del contratto integrativo, è un’ulteriore conferma dello spirito di inclusione e modernità del marchio fiorentino>>.
L’accordo, sebbene non ancora firmato, ha accolto l’unanimità dei dipendenti che si sarebbero detti favorevoli alla scelta dell’azienda.
Maison Gucci si dimostra, ancora una volta, vicina alle esigenze dei suoi dipendenti e sempre attenta alle tematiche sociali di importante portata.
Un’apertura mentale unica nel suo genere in Italia, che si spera possa essere da esempio per altre aziende nostrane.
Novità in dirittura d’arrivo all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. La maison di lusso francese Chanel, prenderà infatti il posto della storica boutique Viganò: l’azienda di accessori e cappelli di lusso, situata al piano terra della struttura, abbandonerà a breve gli spazi occupati fin dal lontano 1919.
La giunta comunale di Milano ha approvato l’ingresso del marchio ponendo però una condizione fondamentale: l’aumento del canone che di fatto passerà da 129.300 annue di Viganò (alle Botteghe Artigianali viene applicato il 10% di sconto) a 314mila di Chanel, con l’obiettivo di incrementare gli introiti della Galleria.
Con questa operazione la redditività del monumento è destinata inevitabilmente ad aumentare. Queste manovre commerciali hanno permesso, infatti, di elevare le entrate per milioni di euro nel corso degli anni; basti pensare che nel 2011 la Galleria era riuscita ad incassare la modica cifra di 11 milioni di euro e che attualmente i canoni introitati ammontano a 27 milioni di euro.
L’assessore al demanio Daniela Benelli ha così commentato l’accordo: “Ricordo tra l’altro che le maggiori risorse della Galleria vengono investite nei quartieri popolari, in particolare per la manutenzione ordinaria delle case. E non dimentichiamo l’importante contributo dei privati che, con risorse proprie, contribuiscono al recupero e alla manutenzione del complesso monumentale. Mi auguro che anche con Chanel si possa aprire un dialogo su questo.”
Con Chanel, che fiancheggia Prada, Louis Vuitton, Gucci, Tod’s e Borsalino, la galleria incrementa la lista di nomi eccellenti al suo interno e si veste di lusso sfrenato.
Back to Seventies: la tendenza è lampante nella collezione GucciAutunno/Inverno 2016-2017 che ha sfilato oggi nell’ambito della Milano Moda Uomo. L’estro creativo di Alessandro Michele non smette di affascinare, in una sfilata attesissima, con una modella d’eccezione, la scrittrice americana transgender Hari Nef. Nata a Philadelphia, trasferitasi più tardi a New York, dove ha firmato un contratto con la prestigiosa IMG Models, la modella ha sfilato per Alessandro Michele, che ha dichiarato di ammirarne il carisma e lo spirito libero, e ha gestito anche l’account Snapchat del brand italiano.
La collezione Gucci per la prossima stagione invernale porta in passerella un uomo ironico e spregiudicato, che sfila in pigiama floreale perfettamente a suo agio sul red carpet in velluto costruito per l’occasione all’ex scalo ferroviario, location del défilé. Romanticismo, nostalgici tocchi vintage e trasgressione in chiave chic: sono questi i temi chiave su cui si snoda la collezione proposta da Alessandro Michele. Un po’ Mick Jagger e un po’ John Lennon, l’uomo di Gucci è barocco, impavido, semplicemente irresistibile. Richiami Seventies evidenti nel paisley e nei tessuti tapestry di trench più simili ad una vestaglia, ma anche nelle proporzioni e nei volumi, come nei pantaloni scampanati e nei maglioni a dolcevita di quest’uomo efebico e ribelle, che si presenta in broccato di seta, accostando il tartan alle stampe cartoon raffiguranti Snoopy. Patchwork di pattern e dettagli finemente lavorati, come i berretti in maglia ricamati con lavorazioni e stampe peruviane. I pigiami da sera sono decorati con preziosi dettagli floreali e vengono indossati tra occhiali da sole e collane con grossi medaglioni, mentre ai piedi catturano l’attenzione i sandali rasoterra: molte uscite ricordano il look adottato dagli habitué delle comuni anni Settanta. Si continua con grandi sciarpe, mantelle, berretti e le immancabili borse con il logo della maison.
Il chiodo è ricamato, i mocassini-pantofola hanno il bordo di pelliccia. L’uomo Gucci rivendica per sé il ruolo di primadonna, con il savoir faire e l’ironia che contraddistinguono da sempre il direttore creativo dello storico brand italiano. Un nuovo successo per uno stilista che ha tanto da raccontare.
Gucci sceglie una speciale limited edition per omaggiare otto fra le città più dinamiche al mondo.
La It bag della maison, tale Dionysus, è stata oggetto di rivisitazione per omologarsi allo spirito cosmopolita delle città prescelte.
Se la tracolla dedicata a Milano è già disponibile nel flaghsip store Gucci in via Montenapoleone, solo a partire da gennaio 2016, potremmo ammirare (e perché no, collezionare) la Dionysus City Bags destinata ai centri di Roma, Tokyo, Dubai, Shangai, Parigi, Londra e New York.
Accomunate dalla speciale chiusura con motivo a doppia testa di Tigre, ognuna di queste tracolle si “vestirà” di fogge inedite.
La borsa dedicata a Londra, presenterà una decorazione a serpente e delle rose, mentre quella disegnata per la città meneghina, vanta due farfalle dai colori sfavillanti, corolle di timide margherite e un cuore, in perfetto mood romantic-chic. Allure metropolitano per la Dionysus newyorkese con fiocco impreziosito da labbra ricamate; ambientazione faunistica per la tracolla pensata per Dubai, con libellule e stelle marine.
Particolare dettaglio è affidato al patch interno della borsa sulla quale sono state ricamate un’ape e il nome della città assegnata. Ad ognuna di queste è stato affiancato un colore: verde acqua per Roma, arancione scuro per Milano, bianco per Parigi, rosso per Shangai, verde per Dubai, rosa per Tokyo, bouganville per New York, blu per Londra e bordeaux per Hong Kong.
Dolcezza, delicatezza, ironia: sono queste le parole chiave per descrivere al meglio l’atmosfera che ha caratterizzato la presentazione della collezione Pre-Fall 2016 firmata Alessandro Michele per Gucci.
Il classicismo imperiale di una villa pompeiana diviene il set in cui si muove la donna Gucci, tra suggestioni surrealiste e tocchi pop. L’estetica di Alessandro Michele non si smentisce: dopo essere stato accolto con entusiasmo alla direzione creativa del brand italiano, il designer ci anticipa la collezione per il prossimo Autunno/Inverno 2016/2017, che sfilerà a febbraio nell’ambito della Milano Fashion Week. Protagoniste della collezione sono creature piumate, ma anche flora e fauna tropicali: farfalle e serpenti prendono vita su stampe patchwork conferendo un tocco irriverente ad una collezione dal fil rouge bon ton.
Suggestioni Seventies caratterizzano le stampe optical e i maxi dress, tra balze e chiffon, mentre un tocco di eleganza evergreen è dato dai tailleurini da ragazza perbene e dalle gonne plissé laminate. Una fusione di stili diversi, quasi a bilanciare le ispirazioni multiformi che stanno alla base della collezione, per materiali futuristi e stampe iconiche. È romantica e un po’ intellettualoide la donna Gucci, tra ricami, ruches e camicie col fiocco, mentre i grandi occhiali conferiscono un appeal intrigante e un tocco di introspezione a questa donna che gioca con i passerotti e con la propria femminilità.
Infantile, naïf, ma anche sofisticata e aristocratica, tra patchwork di pattern e colori, riscopriamo anche una rivisitazione del logo della maison Gucci, l’inconfondibile doppia G ma anche il nastro tricolore, riproposto quasi timidamente tra la fauna in chiave surrealista che non lesina in tigri, gattini e fiori.
Alessandro Michele ci propone un’inedita collaborazione con l’artista Ari Marcopoulos, che ha scattato il lookbook che immortala la collezione, in una location dal grande impatto scenografico, quale è la villa pompeiana che fa da sfondo ad ogni outfit. Si respira un’atmosfera idilliaca, in cui il classicismo di italica memoria si mixa mirabilmente a suggestioni tratte dalle nature morte della pittura fiamminga: piccoli dettagli che impreziosiscono ogni scatto sposandosi perfettamente con l’outfit fotografato. Passato e presente si sfidano in un continuum che combina elementi liberty a tocchi eclettici tipici di un’estetica fortemente contemporanea: ecco quindi i bomber su maxi dress metallizzati, e ancora gli stivali in vernice sotto cappe che profumano di antico, i turbanti paillettati e le pellicce con luna e stelle; i guanti rock conferiscono aggressività ai pizzi e merletti di fanciullesca memoria, mentre il denim è corredato da inedite stampe cartoon.
La collezione si muove tra pellicce in colori fluo, in un mix & match che vede capi profilati con decorazioni di fiori stilizzati e un tartan rivisitato che conferisce un tocco vintage. Si continua tra fiocchi, glitter e paillettes all over mentre il basco alla marinière ci riporta alla contestazione degli anni di piombo. Allure romantico, quasi fiabesco, per i lunghi abiti da sera in tulle, ricamati con stampe patchwork. Jacquard e astrakan predominano, mentre il denim e le proporzioni dei jeans scampanati ci riportano agli anni Settanta. La pelle lavorata diviene luxury grazie agli accenni metallizzati che ritroviamo sulle gonne in seta plissettata. Eccentricità e glamour sono le parole chiave di una collezione altamente evocativa che rivela la grande ricercatezza e la cura per il dettaglio che caratterizzano il talento di un astro nascente della moda italiana.
Quando la moda incontra l’arte, nasce un progetto avvincente. Lo sa bene Alessandro Michele, art director di Gucci, che ha voluto lanciare l’iniziativa #GucciGram.
L’idea, rivolta agli utenti di Instagram, si propone come laboratorio virtuale indirizzato a tutti i creativi del web, illustratori e creatori di immagini alla quale viene richiesto di interpretare Gucci Blooms e Gucci Caleido: le nuove stampe della maison. L’obiettivo del marchio Gucci è quello di convogliare innesti estetici diversi per omologarli attraverso Instagram: il canale social più virale degli ultimi tempi.
Totale libertà creativa per gli artisti che con visionaria vena artistica e traducendo l’arte del novecento in nuovi codici estetici, hanno reinterpretato i classici dell’arte contemporanea come Matty Mo che ha rivisitato in chiave moderna il dipinto “American Gothic” di Grant Wood o il celeberrimo “Il Bacio” del pittore Francesco Hayez, attualizzato da Chris Rellas.
L’opera di Kalen Hommolon inserisce il monogram Gucci, in un contesto pubblicitario di fine anni ottanta e il ritratto dell’artista londinese Sara Berman riproduce una fanciulla dai tratti adolescenziali con un mazzo di “Gucci Blooms” tra i capelli.
Per ospitare il progetto, Gucci ha inoltre lanciato un micro sito, gucci.com/guccigram, dove è possibile visionare in tempo reale tutte le opere postate su Instagram.
Uno sguardo tagliente e grandi occhi azzurri brillano su un viso dai lineamenti particolarissimi e su una figura longilinea: se esiste lo charme, lei ne ha da vendere.
Controversa, amata ed odiata in egual misura, venerata dai creativi di moda e detestata da molti altri, Carine Roitfeld nel fashion biz è un’autorità indiscussa, da più di un ventennio a questa parte.
La celebre ex direttrice di Vogue Paris, la Bibbia della moda, è una figura centrale della moda contemporanea: icona snob per antonomasia, ex modella, parigina doc, Carine Roitfeld è nata il 19 settembre 1954.
Figlia di un produttore cinematografico trasferitosi a Parigi, appena diciottenne l’atletica Carine viene notata per le strade della capitale francese da un fotografo britannico, e inizia a lavorare come modella. Segue un impiego come scrittrice e stilista per l’edizione francese di Elle.
Open-minded e ribelle nella vita privata come sul lavoro, la fashion editor instaura una lunga relazione, mai sfociata in un matrimonio, con Christian Restoin: il rapporto dura più di trent’anni e vede la nascita di due figli, Julia Restoin Roitfeld, nata nel 1980, e Vladimir Restoin Roitfeld, nato nel 1984. La figlia Julia nel 1990 viene fotografata da Mario Testino per Vogue Bambini.
Carine Roitfeld e Mario Testino iniziano una frequente collaborazione, firmando alcuni tra i servizi più famosi di Vogue America e Vogue Parigi. Intanto la Roitfeld inizia un fruttuoso sodalizio artistico anche con Tom Ford quando quest’ultimo è alla direzione creativa di Gucci e di Yves Saint-Laurent. Nel 2001 si concretizza per lei il sogno di qualsiasi fashion editor: il direttore di Condé Nast Jonathan Newhouse le offre la direzione di Vogue Paris. È la consacrazione ufficiale a guru della moda.
Gli shooting e le campagne pubblicitarie da lei curati a volte sortiscono l’effetto di vere e proprie bombe mediatiche, cui seguono talvolta infinite polemiche: un esempio è lo shoot in cui la fashion editor si schiera apertamente a favore delle pellicce, con una Raquel Zimmermann che mostra il dito medio agli ambientalisti, in una lussuosa mise in pelliccia. Un’eleganza sofisticata immediatamente riconoscibile nei lavori firmati Carine Roitfeld, che mostrano donne come dive: personalissimo il suo styling, che esalta la femminilità più autentica.
Nel 2006 alcune indiscrezioni la vogliono alla guida di Harper’s Bazaar, al posto di Glenda Bailey, ma nulla accade fino al 2010. Il 17 dicembre di quell’anno, dopo dieci anni alla direzione di Vogue France, Carine Roitfeld rassegna le proprie dimissioni a seguito delle polemiche suscitate da un suo shooting con protagoniste bambine, che ammiccano in pose ritenute troppo provocanti, considerata l’età. Il suo posto alla direzione del celebre magazine viene preso da Emmanuelle Alt, già redattrice moda sotto la direzione della stessa Roitfeld. Carine Roitfeld torna quindi a lavorare freelance, collaborando alle campagne Autunno/Inverno 2011 e Primavera/Estate 2012 di Chanel. Nello stesso anno esce il suo libro Irreverent, edito da Rizzoli.
Ultimamente si parla fa tanto di ladylike: lo stile di Carine Roitfeld rispecchia in pieno questa definizione. Sobria ma sempre stilosa, la stylist predilige pencil skirts e camicie, per una femminilità discreta e un’eleganza minimale. Nero passepartout nei suoi outfit, ricercati ma minimal-chic. Perfetta nelle sue mise a tubino, come anche negli outfit più eccentrici, che non scadono mai in banale esibizionismo. Cappotti voluminosi e pellicce a pelo lungo si mixano a gonne discrete ma sexy che valorizzano la sua figura esile in modo gentile. Uno stile molto francese: “Avere cattivo gusto in modo elegante” è la sua massima in fatto di eleganza. Musa iconica di se stessa, vera e propria diva del fashion biz, la giornalista non lesina in capi ed accessori di pelle, pellicce (con buona pace degli animalisti!) e tacchi a stiletto. Lei stessa definisce il suo stile borghese ma con un tocco rock’n’roll.
Ora la signora dello charme parigino ha fondato CR Fashion Book, un magazine semestrale che porta le iniziali del suo nome, quel CR tanto caro ai lettori di Vogue, con cui era solita firmare i suoi editoriali. La rivista, prestigiosa e dalla linea editoriale estremamente sofisticata, ha aperto i battenti a settembre 2012. Acclamata nel front row delle sfilate più importanti, reduce da una collaborazione con la catena giapponese Uniqlo, per cui ha firmato una collezione, lo stile Roitfeld è assolutamente da copiare.
Il rivoluzionario Alessandro Michele e il suo onirico elogio alla tenerezza per Gucci.
Il bing bang generato dalla fusione della cultura personale con le suggestioni emotive, l’excursus professionale e la forte carica sentimentale guida nuovamente Alessandro Michele nella produzione di una collezione caleidoscopica.
Il designer ci invita all’esplorazione fornendo una mappa, che può aver ritrovato tranquillamente al mercato delle pulci di Ouen, munita di una particolarità.
E’, infatti, quella pubblicata nel 1654 da Madeleine de Scudéry: la Carte de Tendre.
Attraverso parole e feticci scopriamo che si tratta di una topografia mobile dei desideri.
Ogni oggetto che accompagna il vissuto diventa riferimento estetico per il designer intento a imprimere lo stesso nella collettività.
Moderne e moderni Marco Polo visitano l’Oriente e l’Occidente in una macchina del tempo che sfida i secoli; dove i broccati si fondono alle sete ricamate con paillettes, la pelle punk è dipinta a mano e le divise bon ton hanno dettagli sporty.
Nello show, che viene definito un “Atlante delle emozioni”, ritroviamo i codici della collezione Autunno/Inverno: il plissè stropicciato, il pizzo, le pellicce grafiche e la particolare attenzione/ossessione per gli accessori. Ancora una volta il designer conduce lo spettatore negli archivi storici di Gucci e nel suo personale scrigno dei gioielli; fuori dai bauli e dalle casseforti ogni dettaglio conclama la sua aura di intramontabilità.
Come nel Diciassettesimo secolo la Carte declamava l’universo emozionale delle donne così Michele invita le sue muse a esplorarlo, avendo cura dei propri sentimenti e della vivacità intellettiva che alimenta il presente e rammenta il vissuto.
La stagione A/I 2015/2016 ci riporta indietro nel tempo, fino agli indimenticabili anni Settanta. Un trend che non è mai stato così amato, tanto da divenire ora protagonista assoluto delle passerelle per la prossima stagione invernale.
Un tripudio di stampe paisley, su lunghi abiti in impalpabile chiffon dalle suggestioni boho-chic. Lo stile bohémien conquista sempre più imponendosi come trend incontrastato per l’inverno 2016. Uno stile che piace perché sta bene a tutte e perché dona uno charme particolare.
La donna proposta dagli stilisti nelle collezioni A/I è una moderna hippie chic che indossa pantaloni a zampa d’elefante, monili etnici e outfit in pieno stile festival. Largo a caftani da giorno e da sera, da indossare con gilet o giacche in montone, stivali in camoscio o sandali da schiava. Fiori intrecciati tra i capelli o foulard usati alla stregua di turbanti completano il look gipsy.
Trionfa su tutto il caftano, capo simbolo della cultura hippie, da indossare con gioielli antichi dal sapore etnico, frange e accessori di ispirazione folk: questo autunno dimenticatevi di essere nel 2015, la moda parla inequivocabilmente Seventies.
Armate di flower power ci aggingiamo a vivere una stagione all’insegna di suggestioni antiche ma mai dimenticate. Erano gli anni dell’amore libero, della fratellanza universale e delle maxi gonne che tutte, da bambine, abbiamo visto nel guardaroba della mamma. Una moda fresca e colorata, capace di dare vita anche al più grigio degli inverni.
È una luxury hippie quella proposta da Burberry Prorsum, tra maxi poncho e dettagli shabby-chic. Pregiati velluti e broccati di seta sono stati i protagonisti assoluti della sfilata di Alberta Ferretti, in una collezione in cui notevoli sono i rimandi folk ed etnici, quasi un tributo alla famosa Russian Collection proposta da monsieur Yves Saint Laurent nel lontano 1976.
Richiami etno chic anche da Dries van Noten, in cui si respira piena atmosfera boho-chic. Valentino propone un excursus attraverso gli anni Sessanta e Settanta, spaziando dal mood optical alle suggestioni quasi fatate di abiti che ricordano la magia di Ossie Clark e Thea Porter. Note floreali da Giambattista Valli, sebbene prevalga anche qui un mood swinging che rimanda al decennio precedente.
Protagonista delle passerelle è uno stile wild, che predilige lunghezze maxi e tessuti svolazzanti come lo chiffon di seta. Largo alle stampe, in primis cachemire e paisley, rivisitate nei toni più caldi e nei colori più accesi. E se Dsquared ripropone il mood andino di un genio della moda quale è stato Giorgio di Sant’Angelo, la donna vista da Anna Sui è una santona di lusso direttamente presa in prestito alle comuni anni Settanta.
Il bohémien trova come sempre un valido rappresentante in Roberto Cavalli, che propone dettagli in pieno stile gipsy. Di netta ispirazione etno-chic anche Paul & Joe e Chloé, che propongono capispalla in montone, poncho patchwork e gilet portati sopra abiti svolazzanti dalle proporzioni Seventies.
Il “festival” è un trend che ha preso piede già dal 2014: sdoganato da eventi come il Coachella e il Glastonbury Festival, adorato da icone del jet set internazionale come Sienna Miller e Kate Moss, lo stile boho-chic ha rivoluzionato il guardaroba femminile. Colori accesi, rimandi ad altre culture, evidenti ad esempio nelle stampe batik, la moda anni Settanta è un crogiolo di idee e suggestioni che si mixano mirabilmente, lasciando anche spazio per fornire un’interpretazione personale del mood prevalente.
Jeans scampanati indossati sotto un cardigan a motivi aztechi e un maxi poncho, fino a completare il look con un cappello a tesa larga in feltro di lana, che conferisce un tono intellettuale, e una borsa con le frange: tutto ci parla di Seventies. Anni di piombo vissuti sempre col sorriso, anni che hanno cambiato per sempre il corso della moda e che rappresentano come poche altre tendenze un vero e proprio evergreen dello stile.
Stampe patchwork e ancora montoni visti da Stella Jean. Delicate e romantiche le stampe floreali proposte invece da Gucci, mentre il patchwork è protagonista della collezione Etro, che fa sfilare abiti in tessuti preziosi che sanno di Oriente, e arruola come testimonial un guru dello stile bohémien come Kate Moss.