L’annuncio è ormai ufficiale e da giorni la notizia rimbalza senza sosta tra appassionati di moda e professionisti di settore: dopo l’addio di Riccardo Tisci, per oltre 12 anni al timone di Givenchy, è una donna a prendere le redini della maison del lusso francese. Claire Waight Keller, ex mente creativa di Chloé, è ufficialmente colei che succederà a Tisci. L’annuncio della nuova direzione creativa è stato comunicato pochi giorni fa: la designer sfila con l’ultima collezione per Chloé, dedicata all’autunno/inverno 2017-18. “Claire è stata un partner notevole da Chloé negli ultimi sei anni”, ha commentato Geoffroy De La Bourdonnaye, presidente della maison. Nata a Birmingham il 19 agosto 1970, la stilista fu nominata direttore creativo di Chloé nel maggio 2011, in sostituzione di Hannah MacGibbon. In breve il suo stile divenne iconico: un mood romantico che si sposa mirabilmente a design che strizzano l’occhio alla contemporaneità, questa la cifra stilistica che ha portato in pochi anni la designer ad imporsi nel fashion system mondiale. Diplomatasi presso il Ravensbourne College of Art e specializzatasi in Fashion Knitwear al Royal College of Art, Claire Waight Keller venne poi assunta, ancora studentessa universitaria, da Calvin Klein. Successivamente la stilista volò a New York, dove lavorò per il brand per quattro anni prima di spostarsi da Ralph Lauren, dove assunse la carica di senior menswear designer per la linea Purple. Amatissima da Tom Ford, che nel 2000 la nomina senior designer di Gucci accanto a Christopher Bailey e Francisco Costa, la stilista passerà successivamente da Pringle of Scotland. Il resto è storia: qui venne notata da Geoffrey de la Bourdannaye, che la volle a tutti i costi da Chloé, impressionato dalla sua maturità creativa e dalle doti manageriali. Divenuta famosa per la sua estetica fortemente legata agli anni Settanta, la stilista si appresta a prendere in mano le redini di Givenchy: la prima collezione sfilerà ad ottobre, durante la settimana della moda di Parigi. Keller sarà responsabile delle collezioni di prêt-à-porter uomo e donna, della collezione couture e degli accessori. La carica diverrà effettiva il prossimo 2 maggio. “Lo stile sicuro di Hubert de Givenchy mi ha sempre ispirato, e sono molto grata per l’opportunità di entrare a far parte della storia di questa Maison leggendaria. Non vedo l’ora di lavorare insieme ai team per scrivere un nuovo capitolo di questa bellissima storia”, così le stilista ha commentato il suo ingresso da Givenchy.
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La signora del West di Givenchy
Si ispira al West americano Riccardo Tisci, per la sua ultima collezione come direttore creativo di Givenchy: dopo 13 anni e quasi 100 collezioni, lo stilista ha detto addio alla maison solo pochi giorni dopo la presentazione della collezione Haute Couture Primavera/Estate 2017. Un’ode al West, la collezione si snoda attraverso 15 look, indossati da top model del calibro di Maria Carla Boscono, musa prediletta da Tisci, Kendall Jenner e Bella Hadid: le modelle sfoggiano capolavori di pizzo, tra preziose lavorazioni crochet e mirabili giochi di trasparenze. La collezione, presentata insieme alla linea maschile, immagina il West americano visto dagli occhi di un bambino: la violenza e gli spari vengono quindi filtrati da un occhio ancora innocente, che cattura invece la bellezza e la poesia di una lady del West, strizzata in abiti dal sapore vittoriano. Largo a pizzi e merletti, che ricoprono la dama immaginata da Tisci: dimenticate la pupa da saloon, qui si immagina invece un’algida presenza, quasi onirica, che rifugge i tradizionali schemi associati al West per tratteggiare una femminilità sofisticata ed eterea. “L’ho fatto a modo mio: grafico, pop e molto più ironico e divertente, come immagino il futuri”, così Tisci ha commentato la sua collezione e il suo personale West. “Per la couture è fondamentalmente lo stesso tema ma mixato con tutte queste fantastiche immagini che ho trovato su queste signore americane che indossavano abiti vittoriani”, ha continuato poi il couturier riferendosi alla donna protagonista della collezione. Chiffon e stampe check si alternano a colli alti corredati da ruches e da gorgiere in pizzo: le spalle sono scoperte. La donna indossa gioielli in madreperla e anelli metallici lungo le maniche degli abiti. La palette cromatica predilige bianco e nero ma non mancano tratti di azzurro. Romantica e femminile, la donna indossa anche capi dal mood rock, come le giacche in pelle e suede, tra frange e decorazioni di foglie lavorate in 3D. Una collezione che profuma già di commiato: “Ho rappresentato le 15 tecniche che hanno davvero caratterizzato il mio tempo e il mio percorso da Givenchy”, ha commentato Tisci, che secondo rumours insistenti sarebbe diretto da Versace.
Riccardo Tisci lascia Givenchy
Dopo 12 anni e 93 collezioni, Riccardo Tisci abbandona il timone di Givenchy: un divorzio inaspettato quello tra il couturier italiano e la maison prediletta da star del calibro di Audrey Hepburn. Un matrimonio durato dodici anni che ha dato vita a numerosissime collezioni: con Tisci la maison fondata nei primi anni Cinquanta dal conte Hubert de Givenchy è entrata nel 21esimo secolo senza perdere la sua identità e il suo Heritage di lusso.
Dopo John Galliano e Alexander McQueen con Tisci la maison Givenchy si arricchisce di note dark inedite. L’addio dello stilista italiano è stato annunciato con un comunicato stampa da Bernard Arnault, presidente e direttore generale del gruppo Lvmh. “Il capitolo che Riccardo Tisci ha saputo scrivere con la Maison Givenchy nel corso di questi ultimi 12 anni incarna un’incredibile visione nel rendere perenne il suo successo e desidero ringraziarlo calorosamente per il suo contributo essenziale allo sviluppo della Maison”, queste le parole di Arnault.
Nato a Taranto il primo agosto 1974, Riccardo Tisci ha studiato moda presso la Central Saint Martins di Londra. Successivamente ha lavorato per marchi come Puma e Coccapani. Nel 2004/2005 il debutto alla Milano Fashion Week con la prima collezione che porta il suo nome. Poi la chiamata da Givenchy: il resto è storia. Tisci legherà indissolubilmente il suo nome al destino della maison, rilanciandone lo charme mai dimenticato.
Tante le collaborazioni illustri e le amicizie famose, a partire dal sodalizio che lo lega a Madonna, per la quale lo stilista ha disegnato i costumi dello Sticky and Sweet Tour. Tra le sue muse predilette la top model romana Maria Carla Boscono. Inserito dal Time nella categoria delle 100 persone più influenti del 2016 nella categoria Artists, Tisci secondo rumours insistenti dovrebbe passare alla direzione creativa di Versace: una grande amicizia lega infatti il couturier a Donatella Versace, che prestò il volto anche ad una campagna pubblicitaria di Givenchy. Dal canto suo lo stilista ha dichiarato di volersi concentrare «sui miei interessi e le mie passioni».
La moda uomo Givenchy by Riccardo Tisci conquista Parigi
Il tema comune delle sfilate di moda uomo autunno inverno 2017-18 sembra essere il completo formale, reinventato per adattarsi a un nuovo pubblico di giovani e raffinati fashion addicted. E sembra proprio che a ottenere uno dei migliori risultati sia stato Riccardo Tisci con la sua collezione per Givenchy. Tisci conquista ancora una volta Parigi, ma lo fa in maniera inedita: è la sua prima sfilata in cui non si percepisca l’aura gothic che di solito lo accompagna. «Per nove anni come stilista ho lavorato con l’oscurità, adesso ne sono uscito» racconta, dicendo di essersi lasciato trasportare da una sensazione di serenità. «Ho provato a essere positivo, a pensare positivo per il futuro guardando al West, all’America, con gli occhi di un bambino. Ho pensato a stelle, strisce, totem, ho osservato immagini meravigliose di donne del West nell’epoca Vittoriana».
La collezione di moda uomo autunno inverno 2017-18 firmata Givenchy è un’esplosione di colori e di energia. Righe e zigzag, fantasie bandana e maschere a metà strada tra i totem indiani e il teatro kabuki si stagliano su felpe e giacche, camicie e cappotti. I completi formali acquistano appeal con silhouette slim e dettagli come i grandi bottoni, che diventano spille luccicanti nei tuxedo per la sera. Riccardo Tisci non trascura i capi più urban, ma li reinventa in chiave contemporanea: geniale la sostituzione dei lacci delle felpe con sottili sciarpe di seta, così come la sovrapposizione di camicie oversize e pullover da bravo ragazzo. In chiusura, lo stilista ha invitato le sue modelle-muse, tra cui Joan Smalls, Liya Kebede, Kendall Jenner, per un’anteprima della collezione d’alta moda Givenchy. E qui tornano il vecchio West, le frange, i vestiti vittoriani. Forse non è un caso che Tisci si sia ispirato proprio all’America, visto che la sfilata di moda uomo Givenchy si è tenuta in contemporanea con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, riuscendo quasi a rubare l’attenzione al nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Lea T. ed Irina Shayk protagoniste della nuova campagna pubblicitaria Givenchy
Una distesa di sabbia fa da sfondo alla campagna pubblicitaria Givenchy primavera/estate 2017. Dopo essere stato scelto da Roberto Cavalli, il deserto diviene protagonista anche della ADV firmata Riccardo Tisci per Givenchy: eletto topos indiscusso della moda per la prossima stagione estiva, il deserto si conferma location ideale per campagne pubblicitarie dal fascino unico.
E nell’immensa distesa di sabbia bianca si ergono come protagoniste assolute due icone della moda: Lea T. ed Irina Shayk, che posano per Givenchy quasi struccate, immortalate in tutto il loro splendore e nella loro naturale bellezza. Una dual campaign iconica, che celebra lo stile della maison Givenchy tra passato e presente: non mancano suggestioni lady like nelle borse preziose dal piglio bon ton, declinate ora in un inedito color melanzana. I capi svolazzano invece impalpabili tra le dune del deserto.
Gli scatti della nuova campagna pubblicitaria, realizzati dal duo creativo di Mert & Marcus, immortalano lo stile Givenchy e la bellezza delle due muse scelte da Riccardo Tisci. Figura controversa e affascinante, Lea T. (pseudonimo di Lea Cerezo), è stata la prima top model trans. Classe 1981, la bellissima modella è nata a Belo Horizonte, in Brasile, figlia del calciatore Toninho Cerezo. Personaggio dallo charme quasi tragico, la vita di Lea T. è costellata da sofferenza, fino alla scelta di dare voce alla sua natura femminile.
Irina Shayk, nata in Russia trent’anni fa, è emblema di una femminilità esplosiva. Considerata da più parti come una delle donne più belle del mondo, la statuaria top model è stata al centro del gossip anche per le sue storie d’amore, come quella che ha vissuto al fianco di Cristiano Ronaldo e, ora, quella con l’attore Bradley Cooper, da cui starebbe aspettando il primo figlio.
L’affascinante universo di Givenchy non delude Parigi
“Le donne sono in lotta per il potere, non solo in America, ma in tutto il mondo” ha dichiarato Riccardo Tisci ed è proprio ad una donna “guerriera” che l’eclettico designer di Givenchy ha dedicato l’intera collezione primavera/estate 2017 che concentra la sua essenza sulla natura.
E’ vulcanico e caleidoscopico. E’ un microcosmo di bellezza insolubile: questo défilé è un viaggio nella vena artistica del designer tarantino che indaga, attraverso la natura, l’influenza che la donna ha nella società.
E’ un viaggio che parte dall’agata, una pietra tanto preziosa quanto affascinante. E’ un talismano legato, nottetempo, alle tribù del Tibet e dell’india; difende dalla cattiva sorte ed è un valido alleato per raggiungere gli obbiettivi preposti.
Come un dipinto affascinante, la pietra decora i long dress in seta e si lascia ammirare su una collana che non passa inosservata.
Gli abiti, che diventano i capi cult della collezione, si avvicendano a pantaloni dalle reminiscenze sixties. Sono percorsi da piccole ruches che creano movimento alla loro foggia essenziale ed elegante.
Le sovrapposizioni sono gentili e garbate. I vestiti vengono esaltati da gonne monocromatiche.
Ultra femminili risultano, infine, i tailleur composti da giacca e pantalone resi sgargianti dalle pietre che percorrono tutta l’altezza della giacca donando uno scintillìo inconsueto ma delicato.
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Fonte cover Madame le Figaro
Fonte gallery vogue.com
Givenchy Essential: la capsule collection dedicata al Giappone
Riccardo Tisci porta Givenchy in Giappone.
L’eclettico stilista tarantino ha creato una collezione appositamente per il più grande department store nipponico, Isetan Shinjuku . Una capsule collection basica, chiamata appunto Givenchy Essential, che pur mantenendo i tratti fisionomici della griffe parigina, strizza l’occhio allo stile giapponese.
La collezione declinata nei toni noir, mostra un carattere metropolitano. Pantaloni e biker jackets decorati con un tripudio di borchie. Il kimono, capo simbolo della nazione è stato rivisitato adattandolo alla moda corrente: diviene così un gilet ampio o un capospalla chiuso in vita da una cintura folkloristica.
Emblema della collezione è la jumpsuit basica decorata da un obi su fianchi.
E’ un samurai metropolitano quello descritto da Tisci, che indossa nagabakama midi, sweatshirt e leggings.
Una contaminazione stilistica per lei e per lui che sviluppa una collezione che mantiene alti gli standard qualitativi di Givenchy.
Givenchy Essenzial, la capsule collection che “rende omaggio alla ricchezza della cultura giapponese” – come hanno tenuto a precisare dall’azienda – verrà commercializzata all’interno di un pop up store, allestito presso Isetan Shinjuku a Tokyo dal 7 al 13 settembre 2016.
La campagna pubblicitaria dedicata alla collezione è stata svelata sull’account ufficiale di Givenchy ed è stata scattata da Max von Gumppenberg e Patrick Bienert. Il video è stato girato da Valentin Glemarec, sotto la direzione creativa di Tisci.
Fonte cover ie.fashionnetwork.com
La moda uomo di Givenchy by Riccardo Tisci sfila alla Paris Fashion Week
Riccardo Tisci ci ha abituati a una moda uomo molto virile, che mescola streetwear e alta sartorialità, e con la sfilata Givenchy di ieri sera alla Paris Fashion Week non ci ha delusi. Il motivo dominante, come per molte altre collezioni di moda uomo primavera estate 2017, è il camouflage. Rivestita di un’aura esoterica, la classica stampa militare rinasce sotto forma di banconote americane e occhi della Provvidenza sparsi su t-shirt e giacche a vento. Anche la fantasia damier in bianco e nero, presente nella scenografia, si ripete su giacche e sneakers. Il verde oliva si abbina al rosso brillante, come Tisci aveva già anticipato dalla resort collection. I pantaloni morbidi con banda laterale arrivano dallo sportswear, così come molti accessori: maxi-tasche in tessuto tecnico si innestano a completi gessati e un cappello alla pescatora in versione deluxe fa capolino direttamente dagli anni ’80. E poi occhiali da sole fascianti e zip all-over, borselli e marsupi, e l’ingombrante corredo di orecchini ormai immancabile nelle sfilate Givenchy.
Riccardo Tisci ha scelto di mescolare alla moda uomo un piccolo anticipo della haute couture che a breve sarà protagonista della Paris Fashion Week. Dodici modelli in bianco, nero e verde oliva, indossati da quelle che sono ormai le muse del direttore creativo di Givenchy: Mariacarla Boscono, Kendall Jenner, Bella Hadid, Greta Varlese hanno calcato la passerella fasciate in meravigliosi abiti da sera. Ci sono un abito di seta total white con colletto e camicia un po’ mannish dal quale fa capolino una sottogonna di rete e pizzo, bustier monospalla ricchi di ruches, paillettes e frange, tute e abiti lunghi impreziositi da una lavorazione plisseé che ricorda i lavori magistrali di Mariano Fortuny.
Nasceva oggi Audrey Hepburn, intramontabile icona di stile
Occhi da cerbiatto, fisico etereo e un viso che innumerevoli pellicole hanno contribuito ad imprimere in modo permanente nella mente di milioni di persone. Nasceva oggi Audrey Hepburn, mito indimenticabile, icona di stile e di bellezza. All’anagrafe Audrey Kathleen Ruston, la futura diva nacque a Bruxelles il 4 maggio 1929 dall’inglese Joseph Anthony Ruston e dalla sua seconda moglie, la baronessa Ella van Heemstra, un’aristocratica olandese. Non sorprende che in quella figura dal portamento regale e dai modi naturalmente pieni di grazia scorra sangue blu. Il cognome Hepburn fu aggiunto anni dopo dal padre di Audrey. La giovane aveva due fratellastri, Arnoud Robert Alexander e Ian Edgar Bruce, nati dal primo matrimonio della madre, con l’aristocratico olandese Hendrik Gustaaf Adolf Quarles van Ufford. Tra gli avi dell’attrice troviamo personaggi illustri, tra cui Edoardo III d’Inghilterra e James Hepburn, IV conte di Bothwell, quarto Conte di Bothwell, dal quale pare discenda anche Katharine Hepburn.
Il padre di Audrey lavora in una compagnia di assicurazioni britannica ed è costretto a frequenti spostamenti tra Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito. Simpatizzante nazista, dopo il divorzio tra lui e la madre di Audrey, avvenuto nel 1935, l’uomo abbandona la famiglia. Per la giovane Audrey è un trauma fortissimo. L’attrice ritroverà più avanti il padre, trasferitosi intanto a Dublino, e lo sosterrà economicamente durante la vecchiaia. Nel 1939 la madre si trasferì insieme ai figli nella città olandese di Arnhem, per cercare di sfuggire agli attacchi nazisti. Qui la piccola Audrey inizia a studiare danza, frequentando il Conservatorio dal 1939 al 1945. Ma nel 1940 Arnhem viene invasa dai tedeschi. Audrey Hepburn durante la guerra cambia il suo nome in Edda van Heemstra, a causa del suono “inglese” del suo vero nome, considerato pericoloso. Nel 1944 la ragazza è divenuta un’étoile e partecipa a spettacoli segreti per raccogliere fondi a favore del movimento di opposizione al nazismo. Nello stesso anno, dopo lo sbarco in Normandia delle forze alleate, i nazisti confiscano le ultime riserve di cibo della popolazione olandese, insieme alle scorte di carburante. Le case sono prive di riscaldamento e le persone continuano a morire per la fame e il freddo. Audrey patisce la fame sulla propria pelle. A causa della malnutrizione sviluppa delle patologie. Il trauma resterà indelebile nella sua memoria e condizionerà le future scelte della diva. Trasferitasi ad Amsterdam, dove continua i suoi studi di danza, nel 1948 parte alla volta di Londra.
Verso il 1944 Audrey era divenuta una ballerina a tutti gli effetti. Partecipava a spettacoli organizzati in segreto per la raccolta fondi a favore del movimento di opposizione al nazismo. Anni dopo disse: «Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo[8]». Dopo lo sbarco in Normandia delle forze alleate, la situazione sotto gli occupanti nazisti peggiorò. Durante la carestia dell’inverno 1944, la brutalità crebbe e i nazisti confiscarono le limitate riserve di cibo e carburante della popolazione olandese. Senza riscaldamento nelle case o cibo da mangiare, la popolazione moriva di fame o di freddo nelle strade. Sofferente per la malnutrizione, la Hepburn sviluppò diversi problemi di salute e l’impatto di quei tempi difficili avrebbe condizionato i suoi valori per il resto della vita.
Dopo un soggiorno di tre anni ad Amsterdam, dove continuò i suoi studi di danza, Audrey Hepburn si trasferì a Londra nel 1948. Qui prese lezioni da Marie Rambert, tra i cui allievi spiccava il famoso ballerino Vaclav Nižinskij. Ma Audrey, troppo alta per gli standard dell’epoca (1 metro e 67) e provata dalla malnutrizione, ha un futuro incerto come étoile. Delusa nel dover accantonare il suo sogno, la ragazza tenta allora la carriera di attrice. Dopo i primi ruoli a teatro, nel 1951 arriva il grande schermo, con il film One Wild Oat. La scrittrice Colette la sceglie per interpretare la protagonista del suo romanzo Gigi, che era stato trasformato in una commedia per Broadway. Grazie a questa interpretazione Audrey Hepburn vince il premio Theatre World Award. Il primo ruolo importante è nel 1952, nel film The Secret People: il ruolo di una ballerina le calza a pennello, in una interpretazione fortemente voluta dalla protagonista del film, Valentina Cortese. Nello stesso anno la Hepburn gira Vacanze romane. Inizialmente il regista Wyler voleva Elizabeth Taylor. Ma qualcosa accadde durante il provino della giovane Audrey Hepburn. La sua innocenza, l’aria buffa e l’espressività del suo volto ammaliano Wyler, che la trova assolutamente perfetta per il ruolo della principessa Anna. Quella giovane attrice, ancora alle prime armi, colpisce anche Gregory Peck, protagonista maschile della pellicola: l’attore chiese che venisse messo in risalto il nome della Hepburn accanto al proprio, dicendosi certo che la giovane avrebbe vinto l’Oscar. E questo fu esattamente quanto accadde di lì a poco. Nel 1954 Audrey Hepburn vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista nel suo primo film importante. Inoltre si aggiudicò anche un NTFCC e un BAFTA.
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Il film successivo è Sabrina, di Billy Wilder, accanto a Humphrey Bogart e William Holden. A vestire l’attrice in questo film è Hubert de Givenchy. Sabrina è la storia di una moderna Cenerentola, la parabola di una ragazza semplice che torna da Parigi trasformata in una diva, sofisticata e sicura di sé. La Hepburn riceve una seconda nomination all’Oscar. Non vince ma ormai è nell’Olimpo. Il sodalizio con Givenchy durerà per tutta una vita. Lui, convinto inizialmente di trovarsi davanti Katherine Hepburn, resta affascinato dal fascino della giovane Audrey. Fisico sottile e volto perfetto, Audrey Hepburn incarna una bellezza assolutamente inedita e unica nel panorama degli anni Cinquanta. Non più curve esplosive ma una ventata di freschezza che rivoluziona gli standard dell’epoca. Come la stessa Hepburn dichiarerà, la sua bellezza non è nelle forme ma è nello stile, sofisticato ed iconico. Musa di Givenchy, André Courrèges, Valentino Garavani, viene ritratta dai più grandi, da Richard Avedon all’amico Cecil Beaton, solo per citarne alcuni. Innumerevoli le cover che la immortalano, da Life a Vogue. Nessuna più di lei è entrata nell’immaginario collettivo: dopo tante pellicole, da Cenerentola a Parigi a La storia di una monaca, con cui l’attrice si impone per la sua straordinaria interpretazione, fino a Sciarada, la ritroviamo in tubino nero, filo di perle e coroncina, persa nell’alba newyorkese, che la vede sgranocchiare un croissant sognando davanti alle vetrine di Tiffany. Impossibile immaginare qualcun altro al posto suo per interpretare Holly Golightly: strampalata quanto basta, deliziosamente sopra le righe, ironica ma anche drammatica, vulcanica, semplicemente irresistibile. La classe innata e lo stile che ha fatto storia sono legati indissolubilmente a Colazione da Tiffany, film del 1961 tratto dal romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards, che consacra l’attrice come musa di intere generazioni. Presenza fissa dell’International Best Dressed List, Audrey Hepburn è un’icona di stile amata come poche.
Innumerevoli sono intanto i premi e riconoscimenti che riceve, mentre gli attori sgomitano per lavorare con lei. Nel 1964 la sua carriera mette a segno un altro successo, con My Fair Lady. Perfettamente a suo agio nel ruolo di Eliza Doolittle, il film musicale ne consacra la fama. Intanto la vita privata non le riserva la stessa felicità: durante le riprese di Sabrina ha una relazione con William Holden, osteggiata dalla casa di produzione, che vietava agli attori legami affettivi. Nel 1954 l’attrice sposa il collega Mel Ferrer. Dopo diversi aborti spontanei dà alla luce il loro unico figlio, Sean, nato a Lucerna il 17 luglio 1960. Nel 1968 divorzia da Ferrer e si unisce in seconde nozze con Andrea Dotti, psichiatra romano. Una gravidanza difficile la costringe a letto fino alla nascita del secondo figlio, Luca, nato l’8 gennaio 1970. Ma anche questo matrimonio fallisce, a cause dei numerosi tradimenti di Dotti. Altre relazioni con Ben Gazzara e Robert Wolders, con cui visse fino alla morte.
L’ultima apparizione sul grande schermo fu nel film di Steven Spielberg Always-Per sempre, nel 1988, dove la Hepburn interpretava un angelo di nome Hap. Negli ultimi mesi della sua vita lavorò in televisione, presentando il programma Gardens of the World with Audrey Hepburn. La prima puntata andò in onda il giorno successivo alla sua morte. Negli ultimi anni della sua breve vita numerosissimi furono i riconoscimenti speciali, tra cui il Golden Globe nel 1990 e, nel 1992, il SAG e il BAFTA alla carriera.
Nel 1992 le venne diagnosticato un cancro al colon in fase terminale. L’attrice morì ad appena 63 anni, il 20 gennaio 1993 a Tolochenaz (Canton Vaud, Svizzera), dove fu sepolta. Lo stesso anno della sua morte, il figlio Sean fondò l’Audrey Hepburn Children’s Fund per favorire la scolarizzazione nei Paesi africani. La diva aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita ad aiutare i bambini africani. Poliglotta e dall’animo nobile, fu nominata ambasciatrice UNICEF. «Chi non crede nei miracoli, non è realista», era solita ripetere. Tante le sue missioni, dall’Etiopia all’America Latina alla Somalia, viaggio che definì apocalittico. Nel 1992 il Presidente degli Stati Uniti, George H. W. Bush, la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili a un civile statunitense, la Medaglia Presidenziale della Libertà (Presidential Medal of Freedom), per il suo impegno con l’UNICEF. Nel 2011, i figli Sean e Luca hanno promosso in Italia il club di donatori UNICEF Amici di Audrey.
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Lagrange12: anche Torino avrà il suo multistore di lusso
Il baricentro della moda sembra si stia spostando sempre più a nord del nostro Paese o, se non altro, nell’ambito dello shopping d’élite.
Nei prossimi mesi, infatti, nascerà a Torino e più precisamente in via Lagrange 12, il multistore di lusso che ospiterà le maison di moda più griffate al mondo e che promette una concorrenza spietata ai magazzini dello shopping più visitati al mondo come La Rinascente di Milano, Harrods di Londra e la Galeries Lafayette di Parigi.
Lagrange12 (questo è il nome dello store che aprirà i battenti all’interno di un palazzo storico del ‘600), si estenderà per ben 1200 metri quadri ed ospiterà maison di lusso come : Dior, Stella McCartney, Givenchy, Bottega Veneta, Balmain, Saint Laurent, Fendi, Alexander McQueen, Balenciaga, Chloé, Celine, Loewe, Burberry, Salvatore Ferragamo, René Caovilla, Bulgari ed altri.
La shopping experience continueranno, in seguito, all’interno degli appartamenti (nove in totale) arredati in stile neoclassico che sorgeranno sopra la boutique per un totale di 3500 mq di struttura occupata.
Il progetto, che porta la firma di due gruppi leader nel settore, Building e Pininfarina , si aggiunge alle già presenti meraviglie del capoluogo piemontese e si prefigge l’ obiettivo ambizioso di far confluire più visitatori nei meandri della città.
Piero Boffa, amministratore delegato del gruppo Building, ha così commentato il progetto: “In questo intervento abbiamo voluto valorizzare la capacità tutta torinese di trattare il contemporaneo, che crea meravigliose fusioni tra parti storiche e moderne, rispettando la natura di pregio dei luoghi e arricchendola con incursioni artistiche innovative.”
Orgoglio nelle parole di Paolo Pininfarina, Presidente del Gruppo Pininfarina, che così ha presentato il progetto alla stampa: “Le nostre radici torinesi e il forte legame con il territorio ci hanno guidato a entrare nella squadra che realizzerà questo progetto straordinario. Lagrange12, grazie alla combinazione unica di un’elegante architettura storica e di un interior design raffinato e innovativo, si candida a diventare un nuovo emblema della Torino di domani, affiancandosi ad altre icone del design create da Pininfarina per la città, come la Torcia Olimpica di Torino 2006, il Braciere Olimpico innalzato accanto allo Stadio Olimpico e gli interni dello Juventus Stadium.”
Per conoscere l’evoluzione del progetto, visitate il sito www.lagrange12.it
Fonte Immagine lagrange12.it
Gli antichi Egizi in passerella da Givenchy
Ci sono dei défilé che travalicano i diktat della moda, con le sue mutevoli stagioni, per regalare emozioni allo stato puro. È il caso di Givenchy, che ha monopolizzato l’attenzione della settimana della moda parigina. Riccardo Tisci stupisce tutti con una collezione suggestiva e ricca di colpi di scena, a partire dalla passerella. Dimenticatevi catwalk rettilinei: lo stilista ha ideato un percorso che ricorda il labirinto di Meride, con le sue curve e i suoi angoli, caratterizzato dai toni sabbia, a ricordare il deserto.
Motivi egizi, decori tipici delle civiltà dei faraoni, ma anche colori elettrici e stampe caleidoscopiche: c’è tutto questo e molto altro nella collezione Autunno/Inverno 2016-2017 di Givenchy. “Era da tanto che volevo fare questa collezione”, ha ammesso lo stilista, all’undicesimo anno alla direzione creativa della maison francese. Tisci ci porta indietro nella storia, per un excursus attraverso culture antiche e civiltà millenarie. Non solo Egittomania, ma anche un tocco di arte indigena dei Nativi Americani, tra stampe Incas e mandala Indù.
Suggestiva, enigmatica, la donna di Tisci è una sacerdotessa, novella Iside dal fascino reverenziale e mistico, stretta dentro capispalla in stampa patchwork e total black e shift dresses dall’impatto regale. L’occhio di Horus fa capolino da abiti a balze in pizzo, tra ali, simboli religiosi ed iconografie tipiche delle civiltà egizie. Pattern animalier si incrociano alle stampe mosaico che ricordano le iscrizioni della stele di Rosetta e i geroglifici, rivisitati in chiave digitale con geometrie bidimensionali in colori fluo. Disegni stilizzati e stampe patchwork dal sapore esoterico animano una collezione che va indietro nella storia: un po’ archeologa la donna stretta in chemisier che profumano di tè nel deserto, ma diviene novella Osiride nel total black e nelle suggestioni in pizzo, tra pelli e pellicce.
Si continua con cappotti dal sapore militare e abiti caratterizzati da lunghezze al ginocchio, ma anche shorts e stivali in pitone e suede. Le bluse sono decorate da inediti mandala versione 3D, da indossare sotto giacche oversize, che divengono uniformi di una nuova borghese. I bomber in velluto e satin sono decorati con occhi di falco e dischi dorati, che ricordano il misticismo e il culto delle divinità pagane. Sfarzo e opulenza nei tailleur in broccato e negli abiti con le maniche profilate di pelliccia. Mood esotico nei kimono in tulle profilati di visone, da indossare su altissimi tacchi a cono e dettagli borchiati, che conferiscono un dettaglio aggressivo insieme alle croppet jacket e agli stivali. L’animalier all over testimonia l’ossessione degli antichi Egizi per la stampe raffiguranti animali, mentre il pitone albino caratterizza la pelletteria e gli accessori, tra stampe ardite e suggestioni glam rock.
Si avverte un’influenza Art Déco tra le sete preziose e le stampe simmetriche che caratterizzano molte delle uscite.
Misteriose e mistiche le modelle che si alternano sulla passerella, da Candice Swanepoel a Irina Shayk, dall’adorata musa di Tisci Mariacarla Boscono a Bella Hadid. Nel front row della sfilata Bradley Cooper ad ammirare la fidanzata Irina Shayk.
(Foto cover Isidore Montag)
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