Francesco Maria Colombo espone “Gli ori di Parma. L’industria, il cibo, il lavoro”

Sabato 11 giugno alle ore 11.00 si inaugura la mostra “Gli ori di Parma. L’industria, il cibo, il lavoro” presso Palazzo Pigorini, una monografica di Francesco Maria Colombo che racconta le eccellenze del territorio (catalogo Skira Editore).

I prodotti parmigiani sono noti in tutto il mondo: il culatello, il parmigiano, il prosciutto di Parma, ma quanti hanno saputo rappresentarli donandogli personalità? Nessuno finora. E’ la fotografia colta di Francesco Maria Colombo che restituisce a delle cose inanimate la giusta dignità.

E’ l’eleganza armoniosa e semplice di un biondo spaghetto, la croccantezza cristallina del sale, la geometria architettonica delle macchine industriali, la sinuosità levigata delle tome di formaggi, oltre ai ritratti veri degli uomini che vi lavorano, la forza della fotografia di Colombo.

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Gli Ori di Parma


Abbiamo parlato con lui del progetto e della sua ricerca fotografica:

Come nasce il progetto/mostra “Gli Ori di Parma”?

Nasce da una commissione dell’Università di Parma, che ho accolto con grande piacere. L’idea era quella di un viaggio articolato dentro una realtà che coincide con un mito (Parma come capitale italiana del cibo) e che però è molto più complessa di quanto si creda. La tradizione convive con la ricerca scientifica e con l’aggiornamento dell’industria, altrimenti l’eccellenza è impossibile. E come fotografo ho cercato di costruire una narrazione degli aspetti molteplici di questa realtà fatta di tante cose, la materia che diviene nutrimento, il gesto dell’uomo, il valore iconico della macchina.

Come rendere vivi e interessanti degli oggetti inanimati?

In realtà i soggetti non sono sempre inanimati, perché gran parte del progetto è dedicato alle persone che «producono» gli ori di Parma, e dunque ci sono parecchi ritratti, e parecchie foto in cui viene colto l’aspetto gestuale. L’oggetto inanimato ha una duplice valenza: da un lato rappresenta una forma, una struttura, rapporti di colore e di texture che hanno in sé un portato estetico; dall’altro contiene un senso espressivo che sta al fotografo di far sprigionare. Le cose parlano, bisogna solo stare attenti a capirne il linguaggio segreto.

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Gli Ori di Parma


Quanto conta la cultura fotografica per raggiungere tale scopo?

In questo progetto ha contato moltissimo. Credo che fare una narrazione per immagini della realtà industriale senza avere alcuni punti di riferimento in testa, Hein Gorny o Jakob Tuggener per esempio, sia limitativo. Questa mostra è piena di rimandi alle avanguardie informali, in alcuni casi esplicitamente citate.

Parma nei suoi ricordi

Parma è una città che amo moltissimo, è un forziere colmo di arte, figurativa e architettonica innanzitutto, ma anche musicale, poetica e cinematografica (basti pensare a Bertolucci padre e figlio, Attilio e Bernardo). E’ una città dalla quale ho scritto tante volte per il «Corriere della sera» e nella quale ho diretto concerti che ricordo con piacere. Entrare nel mondo della produzione del cibo, che non conoscevo minimamente, è stato un viaggio emozionante.

Qual è il suo genere fotografico preferito e perché?

Mi sento molto libero di seguire i miei interessi, che grazie al cielo sono plurimi (del resto la fotografia è parte della mia vita, ma ci sono anche la scrittura e la direzione d’orchestra!). Nel caso di Parma ho accettato la proposta perché venivo da un libro di ritratti a persone famose («Sguardi privati. Sessanta ritratti italiani», ed. Skira, 2015), e ho voluto cambiare genere completamente, sporcandomi le mani e divertendomi moltissimo. Ma ho già cominciato un progetto completamente diverso, dove l’essere umano sarà del tutto assente.

Copertina 'Sguardi privati'
Copertina ‘Sguardi privati’


Quanto c’è di autobiografico in quello che fotografa?

L’autobiografia del fotografo, soprattutto nel genere del ritratto, è un tema dibattutissimo. Per me la fotografia, che è entrata tardi nella mia attività professionale, dopo la scrittura e la musica, ha significato soprattutto uscire da me stesso, proiettarmi in una realtà che ha qualcosa di indipendente, di oggettivo e di affascinante proprio perché diversa dai miei giri mentali. Ma nello stesso tempo sono io che la vedo così, attraverso una modalità di rappresentazione che contiene certamente una sfumatura autobiografica.

La prima cosa a cui pensa quando sta per scattare una fotografia?

Avrò tolto il tappo dell’obiettivo?

Il tipo di elaborazione che adotta nelle sue foto?

Scatto in digitale e uso varie fotocamere (Hasselblad, Nikon e Leica, secondo i diversi generi di fotografia). Nel digitale l’elaborazione è parte essenziale nella costruzione dell’immagine, pensiamo solo alla gestione del colore o al viraggio in bianco e nero. Cerco di non abusarne, ma se una macchia di colore, in una foto non di reportage ma di fine art, stona col resto, non esito a correggerla.

La sensazione a lavoro finito, dopo una giornata di shooting

Dopo un giorno passato a fotografare cantine e centinaia di culatelli appesi, ti assicuro che ho fame.

Da cosa trae ispirazione per i suoi progetti?

La curiosità verso la vita è una cosa inesauribile dentro di me. Viaggio moltissimo, incontro molte persone, e non ho mai smesso di coltivare quel vizio irresistibile che è lo studio, lo studio della storia dell’arte, della letteratura, della musica, del cinema. E’ facile che nascano idee, quando nulla ti è estraneo.

Ritratto di Francesco Maria Colombo @Monica Silva


Esiste realmente una differenza tra still life e ritratto? O il soggetto è solo un dettaglio su cui far lavorare la luce?

La persona ritratta è autore del ritratto, quanto e forse più che il fotografo. Il ritratto nasce da un’interazione delicatissima che comprende seduzione, sfida, complicità, antagonismo, abbandono. E tutto questo il fotografo da solo non può assolutamente farlo.

Il momento più difficile di una sessione fotografica

Nel caso dei ritratti ho il mio metodo, senza del quale non saprei da che parte cominciare. Ho bisogno di silenzio assoluto, di nessuno intorno, di condividere con la persona ritratta un tempo tutto nostro, che permetta l’emersione dei pensieri segreti e delle emozioni. E ogni volta hai paura di sbagliare, o di fare una cosa ordinaria, perché non sai mai se si stabilirà «quel» contatto che è la sostanza intima di un ritratto riuscito.

Quanto del suo lavoro come direttore d’orchestra ha influenzato il lavoro in qualità di fotografo?

Sono due cose completamente separate e credo che rispondano a due zone del cervello che non si parlano molto fra di loro. Quando lavoro come musicista il fotografo non esiste più, e viceversa. Non ho mai capito perché, ma è così.

La differenza tra dirigere un’orchestra e dirigere un soggetto sul set?

L’elemento comune è semplice: senza un processo di seduzione, che è molto sottile e molto fragile, quasi impalpabile, non riesci a ottenere niente né dall’orchestra, né da chi sta davanti alla fotocamera. Ci sono le resistenze, ovviamente, ed è questione di sapere cosa dire, quando e come, e in che modo (con la parola, con lo sguardo, con un gesto). E quando le resistenze cadono, baby, it’s magic.

Copyright Paolo Dalprato 2015 - 02
Copyright Paolo Dalprato


 

“Gli ori di Parma. L’industria, il cibo, il lavoro”  di Francesco Maria Colombo  a cura di Gloria Bianchino ed organizzata dall’Università e dal Comune di Parma


Palazzo Pigorini – Str Della Repubblica 29 A PARMA

sarà aperta dall’11 giugno al 17 luglio

dal 2 al 25 settembre, con ingresso libero

Il catalogo è pubblicato da Skira, 160 pagine, euro 35,00

Around the world: Slovenia all’Auditorium di Milano

Lunedì 22 giugno alle ore 20.30 si è tenuto il secondo concerto della rassegna musicale “Around the world” pensata per Expo 2015 da laVerdi.

Presso l’Auditorium di Milano in largo Mahler, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, dietro la conduzione del direttore d’orchestra Francesco Maria Colombo, ha eseguito una serie di brani della tradizione musicale slovena.

E’ quindi la Slovenia la nazione scelta per questo appuntamento volto a mostrare come la musica delle culture più lontane abbia una base comune, che renda tutti gli autori presentati “comprensibili” e capaci di coinvolgere la nostra intelligenza.

Le introduzioni ai brani del direttore Francesco Maria Colombo ne sono una prova: collegamenti storico-culturali correlati di fotografie e documenti che tengono viva l’attenzione in sala, un modo nuovo e interattivo di raccontare la musica e introdurre un neofita allo straordinario mondo delle sale da concerto.

Con la “Sinfonia per archi in re maggiore” di Giuseppe Tartini è iniziata la serata, una figura europea che passa la vita a girovagare per l’Italia e noto per aver composto la celeberrima sonata “Trillo del Diavolo”.

Ha seguito la “Seconda Suite per archi” di Marijan Lipovšek, unico fra gli autori in programma ad aver visto realizzarsi la nazione slovena.

Con il “concerto per arpa e orchestra” di Lucijan Marija Škerjanc fa il suo ingresso Elena Piva, la solista che dal 2000 ottiene il posto di Prima Arpa presso laVerdi e si conclude con Blaž Arnič e l’Ouverture a un’opera comica (purtroppo mai realizzata).

INFO E PRENOTAZIONI:

Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: martedì – domenica ore 14.30 – 19, telefono 02.83389401/2/3; biglietteria via Clerici 3 (Cordusio), orari apertura: lunedì – venerdì ore 10 – 19, sabato ore 14 – 19, telefono 02.83389.334; on line www.laverdi.org o www.vivaticket.it.

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Around the world” è il programma musicale ideato per Expo 2015: 14 concerti diretti dal maestro Francesco Maria Colombo sul podio dell’Orchestra Verdi.

A partire da sabato 13 giugno alle ore 20.30 presso l’Auditorium di Milano, seguirà un ricco programma di concerti, 14 in tutto, in cui la musica sarà il filo conduttore che unirà culture, tradizioni diverse, in un linguaggio universale: quello della musica.

L’obiettivo sarà cercare di capire come l’identità nazionale influisca, plasmi, dia carattere alla musica prodotta da un paese.

Il primo della serie è dedicato alla Gran Bretagna, una nazione che ha prodotto musica per lo più sconosciuta nelle sale da concerto. A questo proposito il direttore d’orchestra Francesco Maria Colombo ha deciso di dare luce a brani inediti. Sono stati scelti a tal proposito i 4 Interludi Marini di Britten – il poema sinfonico Tintagel, che fa rifermento alla legenda arturiana di Bax e “Pomp and circumstance” di Elgar, brano che chiuderà il concerto.

La Gran Bretagna, così legata al mito della regalità, natura imperiale su cui non tramontava mai il sole, aprirà il ciclo che durerà fino al 24 ottobre con un programma tutto da scoprire.

AUDITORIUM DI MILANO
Largo Mahler 1, Milano
Sabato 13/06/2015 dalle 20:30 alle 23:30