Dario Fo è morto stamattina all’ospedale Sacco di Milano, dove era ricoverato da qualche giorno per problemi respiratori. Aveva 90 anni, 70 dei quali trascorsi su e giù da un palcoscenico teatrale, un premio Nobel per la letteratura conquistato nel 1997 e una lunghissima lista di successi. Si autodefiniva il giullare della cultura italiana e lo è stato fino all’ultimo: lo scorso 20 settembre aveva presentato il suo ultimo libro Darwin. «Se mi dovesse capitare qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare» amava ripetere. Infatti scriveva, recitava, dipingeva con una smania di esprimersi forse ancora più intensa negli ultimi anni.
«Con Franca abbiamo vissuto tre volte più degli altri» diceva Dario Fo parlando della moglie, l’attrice e compagna di mille battaglie Franca Rame, scomparsa nel 2013. Insieme davvero avevano vissuto più di una vita. Tutto era iniziato nel 1952 dietro le quinte dello spettacolo Poer Nano, scritto da lui e al debutto al Teatro Piccolo di Milano. «Io non ero nessuno, ero uno spilungone tutto orecchie, intimidito dalla sua bellezza e dunque casto. Allora un giorno lei mi prese dalle spalle, mi mise contro un muro e mi baciò» così raccontava un incontro che avrebbe profondamente rivoluzionato le loro vite. Insieme sul palco, insieme dietro le quinte, insieme in turnée, insieme in tribunale perché gli anni ’60 erano caldi e la satira alle istituzioni e alla morale comune non veniva perdonata facilmente. Dario Fo e Franca Rame, allontanati dalla Rai addirittura per 15 anni a causa dei loro sketch a sfondo sociale in Canzonissima. Insieme perfino nel dolore, quando le denunce divennero violenze per Franca e Dario viene arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, nel ’73. Insieme nella gioia e nel successo, con gli spettacoli in teatro che registravano il sold-out, da Mistero Buffo (1969) a Morte accidentale di un anarchico (1970), da Guerra di Popolo in Cile (1973) a Lu santo jullare Francesco nel 1999. Fino al sommo riconoscimento del premio Nobel per la letteratura nel 1997 “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi“. Una vita che ne vale almeno tre quella di Dario Fo insieme alla sua Franca, che negli ultimi anni sentiva ancora vicina nonostante la sua dipartita. Oggi che Dario Fo è morto, tornano in mente le sue parole sull’aldilà «Io credo nella logica. Ma una volta di là, spero di essere sorpreso».