Henri Cartier-Bresson in mostra a Monza

Foto dal fascino unico, capaci di emozionare immortalando un semplice momento: in mostra alla Villa Reale di Monza Henri Cartier-Bresson. La retrospettiva, inaugurata lo scorso 19 ottobre, resterà aperta fino al 26 febbraio 2017: un percorso esclusivo a cura di Denis Curti, che si snoda attraverso 140 fotografie, che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista, considerato il padre del foto-giornalismo.

Nessuno è riuscito a cogliere l’attimo in fotografia come lui: gli scatti di Henri Cartier-Brisson sono basati sulla spontaneità e sulla poesia. “Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per “dare un senso” al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”.

Un approccio del tutto nuovo alla fotografia, che rompe con il passato: per lui in ogni scatto si compie il passaggio dall’immaginario al reale, attraverso la capacità di cogliere la contemporaneità delle cose. “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale”.

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L’immagine guida che è stata scelta per la rassegna monografica risale a quando l’artista ha appena 24 anni: ancora incerto sul suo futuro professionale, il giovane Henri ha comprato la sua prima Leica da appena due anni ma non sa ancora se indirizzare la sua professione verso il cinema o verso la pittura. “Sono solo un tipo nervoso, e amo la pittura.” …”Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava.

Peter Lindbergh in mostra a Rotterdam

Sarà aperta fino al 12 febbraio 2017 la mostra ospitata al museo Kunsthal di Rotterdam dedicata al fotografo di moda Peter Lindbergh: “A Different Vision on Fashion Photography” è una rassegna esclusiva di 220 scatti di moda che hanno consacrato Peter Lindbergh nell’Olimpo della fotografia patinata. Una tra le firme più autorevoli del Novecento, i suoi scatti hanno consacrato le supermodelle Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Helena Christensen e Linda Evangelista, solo per citarne alcune.

Taschen firma l’iconico catalogo della mostra, che vede in copertina la splendida Kate Moss. Lindbergh, pioniere della fotografia neorealista, ha ridefinito gli standard di bellezza con un approccio umanistico, privilegiando una bellezza autentica ed espressiva. La retrospettiva, curata da Therry-Maxime Loriot, spazia sulla lunga attività del fotografo (dal 1978 ad oggi), attraverso 220 fotografie che documentano i passaggi più importanti della sua estetica. Le top model vengono ritratte in pose naturali per le strade della Grande Mela o ancora strizzate in giacche biker come provette motocicliste, o ancora con le celebri camicie bianche, iconico scatto realizzato per Vogue nel 1992.

La sua estetica si opponeva ad ogni stereotipo, offrendo un’interpretazione innovativa della bellezza femminile. “Questa dovrebbe essere oggi la responsabilità dei fotografi: liberare le donne, e ognuno, dal terrore della giovinezza e della perfezione”, così il fotografo si esprimeva negli anni Novanta. Attraverso il suo obiettivo, è riuscito a conferire un’aura di umanesimo anche alla fotografia più glamour e patinata. Il fotografo di origini polacche ha pubblicato i suoi lavori sulle riviste più prestigiose del mondo, da Vogue a Marie Claire, da Interview ad Harper’s Bazaar. Fotografie come reportage, realizzate senza alcun trucco.

Naomi Campbell, Linda Evangelista, Tatjana Patitz, Christy Turlington & Cindy Crawford, New York, 1990 © Peter Lindbergh
Naomi Campbell, Linda Evangelista, Tatjana Patitz, Christy Turlington & Cindy Crawford, New York, 1990 © Peter Lindbergh

Photo Vogue Festival, a Milano l’evento sulla fotografia di moda e non solo

La fotografia (e in particolare la fotografia di moda) elevata ad arte: questo è stato uno dei capisaldi di Vogue Italia nei suoi primi 50 anni di vita, e continua ad esserlo. Il direttore Franca Sozzani ha sempre sottolineato l’importanza dell’immagine nel raccontare storie e cambiamenti del mondo femminile e non solo. Mode, tendenze, ma anche fenomeni culturali e sociali passano attraverso le pagine di Vogue Italia, veicolati dall’occhio attento e poetico di artisti dell’obiettivo. Oggi, grazie a Franca Sozzani e ad Alessia Glaviano, senior photo editor di Vogue Italia, nasce il Photo Vogue Festival, un evento la cui protagonista assoluta è la fotografia. Suggestioni visive ed estetiche colte dallo sguardo del fotografo, professionista o emergente, che raccontano storie, ispirano, commuovono, indignano, mettono a fuoco aspetti della vita sociale del nostro tempo.


La prima edizione di Photo Vogue Festival si terrà a Milano dal 22 al 26 novembre, sarà aperta a tutti e costituita da tre mostre. Vanessa Beecroft Polaroids 1993.2016 è una monografica dedicata all’artista italiana e sarà visitabile all’interno del Palazzo Reale di Milano. The Female Gaze è invece una mostra collettiva, o meglio un viaggio che esplora immagini rivoluzionare, che hanno cambiato e stanno cambiando il modo di rappresentare la femminilità, la moda, il corpo e la sessualità femminile. Infine nella mostra PhotoVogue/inFashion i protagonisti saranno 30 fotografi emergenti, scelti tra i 120.000 partecipanti alla selezione. Un evento che avvicina tutti al mondo del bello, dell’immagine e della moda e che ha entusiasmato i suoi creatori. «Ci siamo resi conto che non esisteva un Festival del genere che fosse veramente autorevole, così abbiamo voluto crearlo – racconta Alessia Glaviano tra le pagine di VogueDevo dire che sono stati tutti entusiasti e ho avuto molto supporto, in primis da Franca Sozzani, il mio mentore. Lei è una visionaria, ha sempre privilegiato la fotografia e l’immagine come modo di raccontare il costume e la società, non solo la moda».

Gian Paolo Barbieri in mostra a Milano

Attraverso il suo obiettivo ha raccontato oltre cinquant’anni di moda e costume: ora una mostra celebra il genio di Gian Paolo Barbieri, firma tra le più illustri della fotografia italiana. “Occhio, cuore e mente: cinquant’anni di bellezza nella fotografia di moda” aprirà i battenti il 23 novembre presso la galleria 29 Arts in Progress di Milano.

Un’esposizione imperdibile per amanti della moda e della fotografia: testimone dell’evoluzione della storia del costume, dagli Swinging Sixties agli anni Novanta, autore di scatti iconici entrati di diritto sui libri di storia della moda, la lunga e prolifica carriera di Gian Paolo Barbieri inizia nel cinema e nel teatro.

Autodidatta, classe 1938, il maestro ha iniziato a lavorare nell’ambito della fotografia di moda con una collaborazione con Harper’s Bazaar e Vogue Italia, nel corso degli anni Sessanta. Tantissime le top model che hanno posato per lui, da Veruschka a Marisa Berenson, da Audrey Hepburn a Monica Bellucci. Futurista e innovativo nella scelta dei set e dei colori, celebri le sue foto per Valentino, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré e Dolce & Gabbana. Teatrali e suggestivi i suoi set, sensuali le sue muse, in bilico tra passato e presente, per scatti sospesi in una dimensione onirica che riporta in auge un mondo patinato che pochi hanno saputo immortalare con la stessa classe del fotografo milanese. Sensuale ma rigoroso, le sue foto includono anche ritratti di popolazioni indigene, di cui Barbieri ha immortalato non solo usi e costumi ma attimi di rara poesia.


SFOGLIA LA GALLERY:




La mostra milanese intende celebrare la grandezza di Gian Paolo Barbieri attraverso un percorso che si snoda in quaranta immagini, alcune delle quali inedite: tra polaroid e stampe vintage si passa in rassegna la carriera di uno dei fotografi di moda più famosi a livello internazionale. La mostra, curata da Nikolaos Velissiotis, rientra tra gli eventi in programma nell’ambito del Photo Vogue Festival. L’esposizione resterà aperta fino al 20 dicembre 2016.

Louis Vuitton presenta i libri di fotografie “Fashion Eye”

Louis Vuitton presenta la nuova collezione di libri Fashion Eye, una raccolta di volumi firmati da fotografi affermati o emergenti, con un punto di vista personale e molto chic sul mondo. Dopo City Guides, arriva un’altra collezione delle edizioni Louis Vuitton pronta a mostrare scatti e immagini che ispirano e conquistano al primo sguardo. Se i travel books presentavano luoghi insoliti e angoli pittoreschi delle città più belle del mondo, questi nuovi volumi li mostrano attraverso immagini suggestive. Si tratta di cinque album di foto di viaggio, scattate da grandi firme della fotografia nei luoghi più belli del pianeta. Ogni tomo è dedicato a una città, una regione o un luogo visto attraverso lo sguardo di un artista. I volumi sono in vendita da questo mese nei negozi Louis Vuitton e sull’e-shop del brand, anche in un cofanetto in limited edition.


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Il primo volume che la maison Louis Vuitton ha presentato al pubblico è quello dedicato a Los Angeles e San Francisco, ricco di immagini uniche scattate dalla fotografa canadese Kourtney Roy durante un affascinante viaggio in California. In queste foto, raccontano dalle edizioni Louis Vuitton, «l’artista, che ama particolarmente l’autoritratto e il parrucchino, si mette in scena rapportandosi al mondo in un modo tanto sfasato quanto fantastico». La collezione Fashion Eye prosegue con un meraviglioso viaggio a Shanghai attraverso l’obiettivo del fotografo cinese Wing Shya; Miami sarà raccontata dalle fotografie glamour di Guy Bourdin e Parigi dallo sguardo del francese Jeanloup Sieff. Un ultimo volume di Fashion Eye raccoglie invece le immagini suggestive e stranianti scattate in India da Henry Clarke durante i suoi viaggi per Vogue negli anni ’60. Ancora una volta Louis Vuitton si dedica a consolidare il suo legame affettivo con il tema del viaggio. La maison francese, nata come valigeria nel 1854, sente ancora un attaccamento molto forte a quei bauli da viaggio che fecero la fortuna del suo fondatore, e non perde occasione per stimolare l’immaginazione con sensazioni tattili e visive che rimandino all’esplorazione del mondo.


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“A Different Vision of Fashion Photopraphy”: omaggio a Peter Lindbergh

Al Kunsthal di Rotterdam, dal 10 al 12 settembre 2016,  una personale celebra le fatiche del grande maestro della fotografia Peter Lindbergh.

Quarant’anni di carriera nella quale si sono susseguiti suggestive visioni e ritratti elitari.

La fotografia di Lindbergh è riuscita a ridefinire i nuovi canoni estetici della bellezza, straordinaria nella sua naturalezza.

 

Debbie Lee Carrington & Helena Christensen, El Mirage, California, USA Vogue Italia © Peter Lindbergh
Debbie Lee Carrington & Helena Christensen, El Mirage, California, USA Vogue Italia © Peter Lindbergh

 

 

Michaela Bercu, Linda Evangelista & Kirsten Owen, Nancy, 1988 Comme des Garçons advertising campaign, S/S 1988 © Peter Lindbergh
Michaela Bercu, Linda Evangelista & Kirsten Owen, Nancy, 1988 Comme des Garçons advertising campaign, S/S 1988 © PeterLindbergh

 

 

Durante un’intervista rilasciata per la rivista Vogue Italia, il celebre fotografo ha dichiarato: “Tra cent’anni, quando rivisiteranno l’estetica del nostro tempo, saranno esterrefatti dall’artificialità di certe immagini. Penseranno che eravamo dei robot ritoccati senza cuore, non delle persone vere.”

“A different Vision of Fashion Photography”  rende omaggio proprio alla sua visione artistica, depurata da artefatti forzati.

Peter Lindbergh, spinge lo spettatore ad immergersi nel suo pensiero coinvolgendolo magnanimamente nei suoi scatti.

 

Julianne Moore, Long Island, New York, 2008 Vogue Italia © Peter Lindbergh
Julianne Moore, Long Island, New York, 2008 Vogue Italia © Peter Lindbergh

 

 

Uma Thurman, Los Angeles, USA, 2011 Vogue Italia © Peter Lindbergh
Uma Thurman, Los Angeles, USA, 2011 Vogue Italia © Peter Lindbergh

 

 

La donna, sempre al centro del suo universo, viene raccontata con enfasi e con una sensibilità che solo un grande artista sa imprimere nelle sue opere.

Immagini in bianco e nero, libere da ogni perfezione che quasi vogliono essere un monito per chi, oggigiorno, “deturpa” il proprio corpo per raggiungere qualcosa che di fatto, non esiste.

 

Per maggiori informazioni cliccate qui

 

Fonte cover the-innsider.nl

 

“Women: New Portraits” la mostra di Annie Leibovitz a Milano

Si chiama “Women: New Portraits” la mostra itinerante della fotografa americana Annie Leibovitz dedicata completamente ai ritratti femminili.

Fabbrica Orobia 15, dal 9 settembre al 2 ottobre 2016 ospita 37 nuove opere (più gli scatti appartenenti alle passate edizioni) che vedono protagonisti volti celebri come l’atleta Serena Williams, Caitlyn Jenner, Adele e Anna Wintour (solo per citarne alcune). Ritratti che esprimono la forte personalità di ogni modella che ha posato di fronte all’obiettivo della fotografa.

 

Annie Leibovitz con Anna Wintour (fonte immagine blouinartinfo.com)
Annie Leibovitz con Anna Wintour (fonte immagine blouinartinfo.com)

 

Adele by Anna Leibovitz
Adele by Anna Leibovitz

 

Caitlyn Jenner by Anna Leibovitz
Caitlyn Jenner by Anna Leibovitz

 

Serena Willimas. Calendario Pirelli 2016 by Annie Leibovitz
Serena Willimas. Calendario Pirelli 2016 by Annie Leibovitz

 

 

Il progetto commissionato da UBS è un continuo work in progress perché, come dichiarato dalla stessa Leibovitz, sarebbe sua intenzione ampliare la collezione di immagini inserendo un ritratto di Illary Clinton, secondo il suo pensiero, prossima Presidente degli Stati Uniti d’America.

“Women: New Portraits” si lega alla volontà di UBS di promuovere l’arte contemporanea nel nostro Paese.

 

9 Settembre – 2 Ottobre

Ingresso alla mostra gratuito
Non è richiesto il biglietto

Orari di apertura della mostra
Lunedi – Domenica, 10:00 – 18:00
(ultimo ingresso alle 17:00)
Venerdì fino alle 20:00
(ultimo ingresso alle 19:00)

 

Per maggiori informazioni https://www.ubs.com/microsites/annie-leibovitz/it/exhibition.html

 

 

 

“Utopia”. La mostra a Venezia dedicata a René Burri

Visioni istantanee. Oggetti e vita quotidiana fissati per catturare l’attimo. La pura soggettività dell’occhio.

” … Gli enormi cambiamenti sociali che si stanno verificando nella nostra era tecnologica nel campo della musica, della pittura, della letteratura e dell’architettura stanno dando un nuovo volto all’umanità. Seguire questi sviluppi e comunicare i miei relativi pensieri e immagini, è ciò che considero…”

E’ così che René Burri, il celebre fotografo svizzero noto anche per essere stato il Presidente, nel 1982, dell’Agenzia Magnum, raccontò il suo bisogno impellente di spiegare la società, attraverso l’occhio artificiale del suo obbiettivo.

 

Renè Burri. Che Guevara. Smoking a cigar. 1963 (fonte immagine artribune.com)
Renè Burri. Che Guevara. Smoking a cigar. 1963 (fonte immagine artribune.com)

 

 

Al grande maestro, la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica la mostra “Utopia” legata contemporaneamente alla Biennale di Architettura 2016 grazie all’innegabile passione che Burri aveva nei confronti dell’architettura che lo spinse, sovente, a viaggiare in tutto il mondo alla ricerca delle grande opere di artisti come Renzo Piano, Oscar Niemeyer e Le Corbusier (solo per citarne alcuni).

 

Rene Burri. Picasso. 1957.  Villa "La Californie" (fonte immagine nouvellesimages.com)
Rene Burri. Picasso. 1957. Villa “La Californie” (fonte immagine nouvellesimages.com)

 

 

Le cento immagini del fotografo, esposte nella Casa dei Tre Oci, riportano il bisogno dell’artista di raccontare anche i grandi processi di trasformazione politica, sociale e culturale che hanno interessato tutto il novecento, pure attraverso i ritratti di Pablo Picasso e Che Guevara.

La mostra, realizzata da Magnum Photos in collaborazione con Civita Tre Venezie è stata curata da Michael Koetzle.

 

 

Fonte cover droppergen.net

 

Addio a Bill Cunningham, padre dello street style

È morto ieri all’età di 87 anni Bill Cunningham: celebre fotografo di moda, fu pioniere dello street style. “La moda è l’armatura per sopravvivere alla vita di tutti i giorni”: e proprio nella quotidianità si è esplicata la parabola della sua vita. Indimenticabile e poetica la sua Manhattan, girata a bordo di una vecchia bicicletta. Garbato e sensibile esponente di una generazione che probabilmente non lascerà eredi, lo ricorderemo sorridente dietro al suo obiettivo, rigorosamente avvolto in una delle sue giacche azzurre.

Se pensavate che lo street style fosse un fenomeno relativamente recente, ebbene vi sbagliavate: è solo all’opera di Cunningham che fashion blogger ed influencer di ogni dove debbono la loro presenza sui magazine patinati, immortalati fuori dalle fucine della moda “ufficiale”. Sì, perché proprio grazie al fotografo statunitense la moda si allargò alle strade e alla gente comune, carpendo le nuove tendenze dalla vita quotidiana.

Nato a Boston, Massachusetts, il 13 marzo 1929, Cunningham frequentò la prestigiosa Harvard University prima di trasferirsi a New York all’età di 19 anni. Dopo essersi arruolato nella Guerra di Corea, rientrato negli States nel 1953 iniziò a scrivere di moda, dapprima per il Women’s Wear Daily e poi per il Chicago Tribune. In breve si impose come una delle firme più autorevoli del giornalismo di moda: fu lui a presentare al pubblico americano Azzedine Alaïa e Jean Paul Gaultier. E fu proprio durante gli anni di lavoro al Women’s Wear Daily e al Tribune che iniziò, quasi casualmente, a scattare foto per le strade della Grande Mela. Questi gli albori del fenomeno di costume che oggi imperversa sotto l’etichetta di “street style”. Tra le icone ritratte la splendida Greta Garbo. Alcuni di questi scatti furono pubblicati sul New York Times nel dicembre 1978, dando origine ad una rubrica fissa intitolata “On the street”.

Un ritratto di Bill Cunningham
Bill Cunningham


Come immediatamente notò l’editor del Times, Arthur Gelb, si trattava di una svolta epocale per il giornalismo di moda, giacché per la prima volta venivano pubblicate foto di persone famose senza il loro consenso. Inoltre per la prima volta nella storia, la moda usciva dalla torre d’avorio in cui défilé ed eventi blindati l’avevano relegata per decenni: Cunningham fotografava quotidianamente la gente per le vie di Manhattan, focalizzando la sua attenzione sui loro outfit. Gente comune ma anche socialite e personaggi influenti del fashion biz vennero tutti immortalati dal suo obiettivo. Nel 1983 il CFDA, il celebre Council of Fashion Designers of America, lo nominò miglior fotografo dell’anno. Numerosissimi i riconoscimenti alla sua arte. Nel 2010 venne realizzato anche un documentario a lui dedicato, girato da Richard Press e Philip Gefter. Il fotografo ci ha lasciato ieri, 25 giugno 2016, dopo essere stato ricoverato a seguito di un ictus.

(Foto cover tratta da Marie Claire)


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William Klein in mostra a Milano

Si è aperta lo scorso 17 giugno al Palazzo della Ragione di Milano la mostra “William Klein. Il mondo a modo suo”: 150 opere accompagnate da installazioni inedite, per una retrospettiva che si preannuncia già come un evento. Fotografo, artista, cineasta, designer e scrittore, William Klein è delle figure più versatili ed eclettiche della fotografia.

Moda ma non solo, nei suoi scatti iconici: immagini di strada, reportage di scorci cittadini scattati in giro tra Parigi, Roma, Tokyo, avvicinano la moda alla cronaca. Indimenticabili le sue modelle a spasso per la Città Eterna, in bilico tra futurismo e classicità. Ironia e charme senza tempo accompagnano ogni scatto.

Sarà possibile visitare la mostra fino all’11 settembre 2016: già presentata parzialmente alla Tate Modern di Londra e al FOAM di Amsterdam, l’esposizione è completata da un ricco allestimento multimediale.

Antonia tra gli specchi, Parigi. 1962
Antonia tra gli specchi, Parigi. 1962


Backstage del film "Qui êtes-vous, Polly Maggoo?", 1966
Backstage del film “Qui êtes-vous, Polly Maggoo?”, 1966


Dorothea McGowan in Capucci, Roma, 1962
Dorothea McGowan in Capucci, Roma, 1962


Nato a New York nel 1928 da una famiglia ebrea di origine ungherese, all’età di 14 anni William Klein si iscrive al City College di New York, dove studia sociologia. Si arruola poi nell’esercito e viene mandato prima in Germania e poi in Francia, dove si stabilisce definitivamente. Nel 1948 si iscrive alla Sorbona, dove studia scultura e pittura, con l’artista Fernand Léger. Le sue opere vengono esposte in diverse occasioni e proprio durante una di queste mostre il fotografo incontra Alexander Liberman, direttore artistico di Vogue, che gli offre una collaborazione.

Nel 1954 rientra a New York, per lavorare ad una sorta di diario fotografico che sarà pubblicato due anni più tardi sotto il titolo “New York” e che gli varrà il premio Nadar. In bilico tra fotografia ed etnografia, tratta i newyorchesi “come un esploratore avrebbe trattato uno zulu”, come spiega lui stesso. Successivamente vola a Roma, dove diviene assistente di Federico Fellini. Alla fine degli anni Cinquanta si avvicina al cinema realizzando diversi film. Intanto collabora attivamente per Vogue, realizzando alcuni degli scatti più famosi della storia della fotografia di moda. E proprio il mondo della moda diviene il soggetto del suo primo film, Who Are You, Polly Maggoo?, una satira declinata nei toni optical degli Swinging Sixties.

Simone D'Aillencourt, Roma, 1960
Simone D’Aillencourt, Roma, 1960


Simone D'Aillencourt e Nina Devos in abiti Capucci, Roma, 1960
Simone D’Aillencourt e Nina Devos in abiti Capucci, Roma, 1960


Simone D'Aillencourt in abito Fabiani, Roma, Vogue 1960
Simone D’Aillencourt in abito Fabiani, Roma, Vogue 1960


Simone D'Aillencourt in abito Fabiani, Roma, 1962
Simone D’Aillencourt in abito Fabiani, Roma, 1962


Mary McLaughlin in un abito Nina Ricci, Parigi, 1957
Mary McLaughlin in un abito Nina Ricci, Parigi, 1957


Negli anni Ottanta Klein torna ad occuparsi di fotografia e pubblica numerosi libri. Il suo è un approccio ironico ed ambivalente che non disdegna tecniche inusuali per la fotografia di moda e il fotogiornalismo. Considerato tra i padri della fotografia di strada, assieme a Robert Frank, fa ampio uso del grandangolo e del teleobiettivo, della luce naturale e della tecnica del mosso, rifiutando compromessi e regole preimpostate. È stato messo al venticinquesimo posto fra i cento fotografi più influenti dalla rivista Professional Photographer Magazine. Inoltre Klein ha diretto numerosi documentari ed ha prodotto oltre 250 spot televisivi. Nel 1999 è stato insignito della Medaglia del Centenario della Royal Photographic Society, di cui è anche socio onorario. Tra i volumi da lui pubblicati Retrospettiva (2002), Parigi+Klein (2006), Contacts (2008), Roma+Klein (2009), Brooklyn (2014).

(In copertina: Marie-Lise Grès davanti al Teatro dell’Opera, Parigi, Vogue, 1963)

Calendario Pirelli 2017: arriva Peter Lindbergh

È Peter Lindbergh il fotografo scelto da Pirelli per la realizzazione del nuovo Calendario Pirelli 2017. New York la location scelta per parte degli scatti. Il celebre fotografo di moda torna a firmare il calendario patinato più amato dai collezionisti.

Peter Lindbergh, pseudonimo di Peter Brodbeck, è nato a Leszno, in Slesia, il 23 novembre 1944. Dopo essersi trasferito a Duisburg per studiare arte, nel 1978 si trasferisce a Parigi, dove scopre il suo amore per la fotografia di moda. Il bianco e nero iconico diviene la sua cifra stilistica, come certa drammaticità e pathos che lui, maestro della fotografia, riesce a riprodurre ad ogni scatto.

Negli anni Novanta entra nell’Olimpo, fotografando le top model più famose, da Christy Turlington a Kate Moss, da Naomi Campbell a Linda Evangelista, da Eva Herzigova a Cindy Crawford e Stephanie Seymour. Inoltre immortala anche dive del cinema, come Isabella Rossellini, Nastassja Kinski e Monica Bellucci. I suoi lavori sono tra i più apprezzati su Vogue, Marie Claire, Interview e Harper’s Bazaar. Tra i libri pubblicati 10 Women by Peter Lindbergh (1993) e Peter Lindbergh: Images Of Women (2004). È il fotografo dell’edizione 2009 del celebre calendario Dieux du Stade.

Carré Otis per Peter Lindbergh, Calendario Pirelli 1996
Carré Otis per Peter Lindbergh, Calendario Pirelli 1996


Tatjana Patitz per Peter Lindbergh, Calendario Pirelli 1996
Tatjana Patitz per Peter Lindbergh, Calendario Pirelli 1996


Kate Moss in uno scatto di Peter Lindbergh
Kate Moss in uno scatto di Peter Lindbergh


Per Lindbergh, 72 anni, non è la prima collaborazione con Pirelli. Il fotografo ha infatti già firmato l’edizione 1996 del calendario patinato: impossibile dimenticare le foto scattate in California a bellezze del calibro di Eva Herzigova, Carré Otis e Nastassja Kinski. Nel 2002 è di nuovo dietro l’obiettivo per il Calendario Pirelli: ad Hollywood immortala, tra le altre, le attrici Kiera Chaplin, Brittany Murphy e Mena Suvari. Infine, nel 2014, partecipa al progetto per la celebrazione dei 50 anni di The Cal, insieme a Patrick Demarchelier: realizza in quest’occasione un’immagine iconica con le top model Alessandra Ambrosio, Helena Christensen, Isabeli Fontana, Miranda Kerr, Karolina Kurkova e Alek Wek.


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