Giorgio Galimberti: la fotografia deve essere prima di tutto poesia

Giorgio Galimberti nasce a Como il 20 marzo 1980. Essendo figlio d’arte e crescendo in un ambiente particolarmente sensibile verso ogni forma d’arte, inizia ad appassionarsi fin da bambino alla fotografia. Dopo un periodo di sospensione durato una decina di anni, comincia nuovamente a fotografare con la maturità adatta per ricercare un linguaggio del tutto personale. La sua è, innanzitutto, una “fotografia di ricerca”. La parola “ricerca” è tanto amata da Giorgio Galimberti, che rifugge volentieri da etichette e accademismi.


Quanto hanno inciso gli anni di inattività?


L’inattività mi è servita molto. Il linguaggio fotografico si crea soprattutto guardando immagini e leggendo non solo volumi di fotografia, ma anche letteratura e arte. A me è servito allontanarmi dalla fotografia per “essere contaminato”.


Giorgio-Galimberti-Tracce-Urbane-22-1


Se dovesse scegliere tre fotografi che l’ hanno influenzata, quali indicherebbe e perché?


Per la poesia dell’immagine: Mario Giacomelli.
Per la composizione, l’inquadratura, per l’avanguardia: Aleksandr Rodčenko.
Per la luce e il linguaggio: Fan Ho e Josef Sudek.


Se dovessi scegliere un fotografo che sento più vicino a me, sicuramente nominerei Giacomelli. I motivi sono vari: perché è italiano, perché l’ho conosciuto, per com’era lui. Ho passato una giornata straordinaria con lui e mio padre nel ’92, quando mi regalò una foto… un personaggio molto introverso. Lo adoro non solo per la poesia, ma anche perché ha sempre indagato la sua terra: mi piacciono i suoi paesaggi crudi, con queste campagne marchigiane raccontate in maniera vera, inalterata, senza modificarne i contenuti.
Giacomelli è stato sicuramente un grandissimo fotografo.


Giorgio-Galimberti-Tracce-Urbane-04-1


Bianco e nero e fotografia. Il bianco e nero ha un ruolo predominante nelle sue immagini. Che funzione assume?


Quando scatto, non penso se a colori o bianco e nero. Ultimamente, scatto già in bianco e nero. Il tono conta poco.


Qual è l’elemento a cui presta più attenzione mentre scatta una foto?


Io mi concentro sull’immagine. Il tono è un’estetica. Non è il tono che fa l’immagine. Una buona immagine dipende da una buona composizione, una buona inquadratura, un buon contenuto.


Galimberti-10


Com’è il suo rapporto con l’errore?


Non bisogna cadere troppo nell’accademico. Io mi lascio andare molto alle sensazioni. La fotografia che preferisco è quella più di pancia, quella più istintiva, quella più carica di pathos. Delle foto accademiche, perfette, ne siamo stanchi. E’ bello avere un’immagine un po’imperfetta, che lasci allo spettatore qualcosa da interpretare. Se un’immagine è perfetta, hai già detto tutto. Io credo anche nel destino.


Com’è attualmente il suo rapporto con la creatività?.


Spero, buono. E’ comunque in continua evoluzione. Come disse Italo Calvino: “La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane“.


Il suo punto di partenza è la Street Photography. Qual è il suo approccio coi passanti?


Nullo. Non chiedo mai se posso scattare una foto; magari ci interagisco dopo lo scatto. Bisogna essere un po’ furbi e discreti, inseguire il passante e appena trovo la scena che mi piace, fare clic. Un po’ bisogna cercarsele le immagini.


GiorgioGalimberti-Q-11


Il 2017 è stato finora un anno pieno di appuntamenti. Ci può anticipare qualcosa relativo ai prossimi?


Ci sono parecchie cose in programma. Sono contento perché sto facendo dei workshop: all’inizio sinceramente non mi convincevano, adesso mi piacciono perché in questo modo non solo mi tengo in allenamento, ma ho anche la possibilità di trasmettere quel poco che so a chi ha appena iniziato a fotografare o non ha ancora trovato il proprio linguaggio. Ho un workshop a Milano, poi un workshop a Bologna, un weekend a Bologna, poi sarò ospite in Sardegna e a Trieste Photo Days, partecipero’ inoltre alla mostra curata da Filippo Rebuzzini.


Qual è la direzione della sua fotografia?


Sto scattando dei paesaggi alla Giacomelli. Cerco sempre di mantenere il mio linguaggio e di continuare la mia ricerca. Voglio sicuramente restare nella fotografia di ricerca: ricerca del mio stile, sperando poi piaccia anche al pubblico.


Fin dai primi anni di vita, matura una grande passione per la fotografia e uno spirito particolarmente creativo. Può raccontarci un aneddoto?


Ricordo quando, da bambino, mi piaceva manipolare le polaroid. Ricordo le serate con mio padre: sono tutti ricordi di famiglia, indelebili, che porto nel mio cuore. Magari non diventerò un grande autore, ma la fotografia sarà stata senz’altro un pezzo fondamentale della mia vita.


Galimberti-11


La fotografia di Giorgio Galimberti è dunque una fotografia sincera, alla ricerca (prima di tutto) di poesia e pathos. E’ un tipo di fotografia che non bada troppo alla tecnica, che si serve spesso del bianco e nero e di contrasti forti per raccontare delle storie.

Efrem Raimondi: in buona sostanza ho un ottimo rapporto col mio invisibile, sono io!

Efrem Raimondi nasce a Legnano il 16 agosto 1958. La sua fotografia ha come soggetto nient’altro che se stessa. Le sue immagini si collocano in una zona in bilico tra il sogno e la realtà. Esse vanno alla ricerca dell’essenza profonda di ciò che viene visto, indipendentemente dal soggetto. Raimondi parla, precisamente, di “Invisibile”.

Il mese di ottobre La vede impegnato in tre città: Milano, poi Siena e Pordenone. Può anticiparci qualcosa?

Con piacere. Premesso che è un impegno in parte didattico coi workshop sul ritratto a Siena e a Pordenone. E con un corso avanzato, sempre sul ritratto, a Milano. Entrambi i percorsi si pongono il problema di come poter produrre fotografia di ritratto superando gli stretti argini del genere. Che in alcuni casi, il genere, ha la sua motivazione e collocazione, ma più spesso finisce per soffocare la fotografia, quella maiuscola, nella morsa di cliché e manierismi: qui si intende andare oltre. Facendo in primis fotografia, che poi sia di ritratto non cambia nulla.
Poi ancora a Siena la lectio magistralis Presente imperfetto , sulla falsariga di quella tenuta a giugno al MAXXI di Roma, insieme alla curatrice Benedetta Donato che è stata fondamentale. Questa volta ad accompagnarmi c’è Alessandro Pagni. E confido molto sulla sua presenza, perché ha uno sguardo acuto. La lectio è una sorta di viaggio sull’idea che ho di fotografia attraverso quella che è la mia produzione. A partire dal 1980 sino ad oggi. Non si può spiegare in due righe, bisogna esserci.
E poi ancora Siena con una piccola mostra, PORTRAIT FOR SALE: 19 opere, ritratti, a figure internazionali di primissima grandezza e a persone che il circo mediatico definirebbe comuni – incluso un mio nudo, un autoritratto del 1986 – ma che per me hanno una valenza particolare. Il differenziale vero è sempre il COME si fotografa. Non COSA, non CHI. Per un autore il soggetto è solo il pretesto per raccontare sé stesso. Sempre. E questo è il mio PERCHÉ. Non ne conosco altri.
Comunque tutte le informazioni di questo ottobre denso si trovano sul mio blog. Per chi volesse: http://blog.efremraimondi.it/

Nei Suoi ritratti, il gesto assume una rilevanza particolare e sembra quasi diventar soggetto. Come si approccia a fare un ritratto?

Per me il soggetto della fotografia è la fotografia stessa, tutta quanta. Tutto ciò che è nel perimetro compone il soggetto e esiste. Ciò che non c’è non esiste. Anche una cosa apparentemente marginale, ficcata in un angolo, ha un suo peso specifico ed è partecipe dell’immagine che restituiamo. Con una premessa del genere la risposta è abbastanza scontata: con l’intento di portarmi a casa qualcosa che soddisfi me in primis. Non cercando mai, ma proprio mai, alcuna stranezza, alcun artificio.

Questo modo di approcciarsi al ritratto è rimasto immutato negli anni o reputa che abbia subito un’evoluzione?

L’approccio è sempre stato lo stesso. E passa per un concetto chiaro: essere diretto e molto semplice. La mia è una fotografia semplice. Certo, nel corso del tempo la capacità di modulare questa semplicità ha contribuito a precisare la mira. Ma non è stato un travaglio. Proprio un percorso: l’ambizione è sempre stata far coincidere ciò che produco con ciò che intendo produrre. E perché questo diventi possibile servono due elementi: ampliare lo sguardo e affrontare i dubbi, riflettere su ciò che si sta facendo, prima e dopo. Durante, non penso. Fotografo.

All’interno del suo blog, in più sezioni, lei afferma: “La fotografia si occupa dell’invisibile”. Come definisce il Suo rapporto personale con l’invisibile?

Ognuno di noi intercetta solo ciò che intimamente gli appartiene, sforzarsi non serve a nulla. Alla fin fine sei come che fotografi. Il vero differenziale lo fa il linguaggio, quella proprietà soggettiva che permette o meno di esprimersi. L’invisibile è tale finché non lo cogli. Ma appunto non basta, poi devi renderlo espressione. In buona sostanza ho un ottimo rapporto col mio invisibile: sono io! Ed è un buon rapporto solo quando lo traduco in immagine, altrimenti è un tormento.

Sempre all’interno del suo blog, lei accenna che fin da bambino le piaceva fantasticare mentre sfogliava riviste di fotografia come “Popular Photography”, alla quale suo padre era abbonato. E’ iniziata così la passione per la fotografia?

Anche così. Ma era un altro mondo, stiamo parlando della metà degli anni ’60: allora, piccolissimo, girovagavo per mostre e musei coi miei genitori. Accompagnavo mio padre a sviluppare e stampare in una meravigliosa camera oscura persa nella nebbia della periferia di Milano, proprio di fronte all’aeroporto di Linate. Vedere l’emergere di un’immagine da una bacinella mi affascinava un po’ come quando vedevo gli aerei spuntare dalla nebbia, a 50 metri dal tetto di casa mia. Con quella luce rossa lampeggiante dalla pancia dell’aereo e nient’altro. Solo il suono dei motori.

Cosa significa, per lei, fotografare una donna? Qual è l’elemento che adora catturare maggiormente in un soggetto femminile?

Significa fotografare una persona. Coinvolgersi. Coincidere. Ma è esattamente come quando ritraggo altri soggetti. Per intenderci non la butto mai sulla sessualità, semmai sulla fascinazione. E basta davvero uno sguardo. E lo sguardo non ha età. Ho ritratto fanciulline e donne anziane: in ognuna trovo quello che cerco. E non è mai definibile a priori.

MILANO, IDROSCALO. JUNE 2012. Alias Charlyn "Chan" Marshall. U.S.A. SINGER-SONGWRITER.
Cat Power, 2012 per Rolling Stone Italia


Se dovesse definire la sua fotografia con una parola, quale preferirebbe utilizzare?

Detto: semplice. Che non significa facile. E trasversale: fotografo tutto l’invisibile che mi riguarda.

Fotograficamente parlando, come si pone nei confronti dell’errore?

L’errore, la consapevolezza dell’errore, è il prodotto di una conoscenza. Se lo individui diventa prezioso contributo del tuo percorso espressivo. Ho fatto dei redazionali in cui l’errore era il soggetto. Poi sa, a volte si equivoca sull’errore. C’è chi pensa che esistano delle regole ferree non trasgredibili. In genere chi pensa questo è un subordinato della regola. E di fatto ne sottolinea la non consapevolezza. La scarsa padronanza. Le regole esistono. Il linguaggio, per essere tale, le possiede e le usa a suo piacimento. La perfezione non esiste ed anzi è proprio grazie all’imperfezione che sottolineamo la nostra cifra espressiva.

Che rilevanza attribuisce alla quotidianità e all’intimità?

Alta. Ma non è detto che abbiano una relazione direttamente proporzionale. Può accadere che ci siano singoli elementi di intimità con una persona sconosciuta. Per una fotografo, per chiunque esercita lo sguardo, è un elemento vitale.

Ultima domanda. In che direzione si sta dirigendo la fotografia nel mondo contemporaneo?

Dobbiamo, credo, fare un distinguo: le fotografie non necessariamente sono il prodotto di una consapevolezza. Se invece è di consapevolezza che parliamo, allora sì, il prodotto sarà realmente rappresentativo del produttore. E quindi fotografia. Penso che la forbice qualitativa, espressiva, sia destinata ad allargarsi. Già accade. E paradossalmente a fronte di una spropositata, spaventosa produzione di immagini, corrisponde una produzione autoriale che va per la propria strada. Ma esattamente come sempre gli artisti hanno fatto.
Poi c’è il mercato e il marketing, che cavalcano la massificazione iconografica. Instagram ne è l’esempio: una grande bolla. C’è tanta demagogia nel concetto di democrazia in fotografia: la fotografia, come qualsiasi linguaggio complesso, e perciò davvero significativo, non è democratico. E non media l’espressione col mercato.

Ottobre sarà un mese intenso per Efrem Raimondi, in quanto lo vedrà protagonista di un ciclo didattico di grande interesse. Il prossimo anno, come egli sottolinea anche all’interno suo blog, si aprirà con delle novità. Nel frattempo, non resta che augurargli un buon lavoro e di continuare al meglio la sua splendida carriera.

http://blog.efremraimondi.it/
http://www.efremraimondi.it/

Conversano ospita “L’uomo infinito” di Man Ray

L’uomo infinito” è il titolo della mostra del celebre artista Man Ray allestita nel castello di Conversano, in provincia di Bari, dal 15 luglio al 19 novembre 2017; organizzata dall’Associazione Culturale Artes in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Conversano, la Fondazione Marconi ’65 di Milano ed il Man Ray Trust.

Il titolo della mostra attinge dal nome dell’omonima opera dell’artista americano, “Lhomme infini”, risalente al 1970. La mostra presenta circa 100 opere tra fotografie, sculture, dipinti, disegni e litografie di colui che viene considerato il massimo esponente del Dadaismo. Le sezioni che si susseguono sono otto: “”New York 1912 – 1921”, “Il rapporto con Marcel Duchamp”, “Gli amici artisti e autoritratti”, “Muse e Modelle”, “Dadaismo ed avanguardie”, “”Realtà e finzione-voyeurismo e sadismo”, ‘Juliet’ e “Ritorno in Francia”.

La mostra ripercorre l’intero percorso artistico di Emmanuel Rudzitsky (il vero nome di Man Ray) in tutta la sua evoluzione ed ha inizio a partire dall’incontro con il grande artista Marcel Duchamp e con la nascita di un Dadaismo di stampo americano. Ben presto, Man Ray abbandonerà la sua terra natale per recarsi nella capitale francese dove troverà un luogo culturale più accogliente e più adeguato per la sua poetica dadaista. Ed è proprio a Parigi che Man Ray comincerà a ritrarre le figure intellettuali più importanti di quell’epoca, come Jean Cocteau.

Noire et Blanche, 1926 Photo de Man Ray
Noire et Blanche, 1926
Photo de Man Ray


Nell’ambito dell’arte fotografica, egli dimostrerà che la fotografia non è affatto la riproduzione della realtà ma la creazione di concetti completamente nuovi attraverso associazioni di idee e l’utilizzo di linguaggi preesistenti. Meritano una menzione speciale i suoi “rayographs”: fotografie ottenute poggiando direttamente gli oggetti da ritrarre sulla carta sensibile.

Oggigiorno Man Ray, attraverso la sua capacità di sperimentazione, si rivela agli occhi del pubblico come un artista completo. Le sue opere, avvalendosi delle tecniche e poetiche più disparate, rappresentano la sintesi perfetta delle avanguardie della sua epoca e sono la dimostrazione dell’abilità dell’artista a creare un linguaggio innovativo personale.

ALTAROMA 2017 – PASSATO E FUTURO IN PASSERELLA

Rani Zakhem torna a sfilare sulle passerelle di AltaRoma all’insegna delloStudio 54, dei colori, dei ricami e della audacia.  La palette è una costante mutazione di colori, dal giallo al bluette, che si susseguono negli abiti in organza di seta, chiffon, tulle o raso prezioso.
La donna di Rani Zakhem è una donna coraggiosa che si mette in mostra senza mai essere volgare.


RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

RANI ZAKHEM -  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
RANI ZAKHEM –  (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino



Dopo le sfilate di alta moda autunno-inverno 2017 /2018 della Haute Couture di Parigi, Antonio Grimaldi apre le porte del suo nuovo atelier, presentando la sua collezione nella suggestiva scenografia di Palazzo Besso a Largo di Torre Argentina. la sua proposta è quella di sottolineare forme e pregi della donna.


“Vivo e lavoro a Roma, Palazzo Besso è la mia seconda casa e sono felice di festeggiare l’apertura del nuovo atelier nella Capitale. In questa città sono nato professionalmente e qui ho imparato l’arte della Couture e i segreti dell’alta moda” dichiara Antonio Grimaldi.


ANTONIO GRIMALDI - (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino
ANTONIO GRIMALDI – (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino

ANTONIO GRIMALDI - (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino
ANTONIO GRIMALDI – (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino

ANTONIO GRIMALDI - (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino
ANTONIO GRIMALDI – (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino

ANTONIO GRIMALDI - (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino
ANTONIO GRIMALDI – (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino

ANTONIO GRIMALDI - (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino
ANTONIO GRIMALDI – (ph) S. Olivieri / Luca Sorrentino



L’Accademia Koefia ha presentato una collezione realizzata dai 46 studenti del terzo anno ispirata alla “STRADA”: ai suoi stili, ai suoi ritmi e i suoi artisti circensi di Felliniana memoria. Tema dominante è il Denim che, personalizzato, ricamato, dipinto e mixato con altri materiali, crea un filo conduttore tra le storie raccontate in passerella.


I blue jeans vengono contaminati da preziosi dettagli, accostamenti di tessuti come il tulle, la seta oltre a molteplici trattamenti.
La strada narra, anche oggi, il grande circo della vita e del quotidiano, come quello di Roma: città eterna, amata e maledetta. Un racconto che parla di lei, dei suoi usi e costumi perché, in fondo si sa, tutte le strade portano a Roma.


ACCADEMIA KOEFIA - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
ACCADEMIA KOEFIA – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

ACCADEMIA KOEFIA - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
ACCADEMIA KOEFIA – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

ACCADEMIA KOEFIA - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
ACCADEMIA KOEFIA – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

ACCADEMIA KOEFIA - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
ACCADEMIA KOEFIA – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

ACCADEMIA KOEFIA - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
ACCADEMIA KOEFIA – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

ALTAROMA 2017 – NON SOLO ALTA MODA

Continuano le sfilate nella capitale…

Sylvio Giardina presenta la sua collezione autunno / inverno 2018 ispirata allo sconosciuto mondo degli insetti. I tessuti della collezione sono stati disegnatI partendo da una ispirazione geometrica Art Deco con preziosi ricami a filo. Particolare attenzione ai singoli dettagli di ogni abito che richiamavano ali di insetti immaginari, per questo capolavoro Sylvio ha saputo osare ed usare benissimo l’accostammo di tessuti e colori come il velluto, broccato, tulle e organza.


Sylvio Giardina - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Sylvio Giardina – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Sylvio Giardina - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Sylvio Giardina – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Sylvio Giardina - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Sylvio Giardina – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Sylvio Giardina - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Sylvio Giardina – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Sylvio Giardina - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Sylvio Giardina – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino



Dopo alcuni anni lontano dalle passerelle Renato Balestra fa il suo ritorno raggiante, nel suo splendido giardino del suo atelier a Roma, presentando la collezione Autunno/inverno 17/18 l’alta moda che gioca sulle trasparenze e sulla sensualità femminile, facendo sentire le donne come delle vere regine.


Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino

Renato Balestra - (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino
Renato Balestra – (ph) S. Dragone / Luca Sorrentino



Per la collezione REWIND autunno / inverno 2018 di Sabrina Persechino, è stato il movimento dell’acqua ad ispirarla, illustrando e interpretando questo fenomeno fisico sulle sue creazioni tramite colori e forme. Collezione che risalta la silhouette femminile in maniera delicata ed elegante.


Sabrina Persechino - (ph) A. Lucioni - S. Dragone / Luca Sorrentino
Sabrina Persechino – (ph) A. Lucioni – S. Dragone / Luca Sorrentino

Sabrina Persechino - (ph) A. Lucioni - S. Dragone / Luca Sorrentino
Sabrina Persechino – (ph) A. Lucioni – S. Dragone / Luca Sorrentino

Sabrina Persechino - (ph) A. Lucioni - S. Dragone / Luca Sorrentino
Sabrina Persechino – (ph) A. Lucioni – S. Dragone / Luca Sorrentino

Sabrina Persechino - (ph) A. Lucioni - S. Dragone / Luca Sorrentino
Sabrina Persechino – (ph) A. Lucioni – S. Dragone / Luca Sorrentino

Sabrina Persechino - (ph) A. Lucioni - S. Dragone / Luca Sorrentino
Sabrina Persechino – (ph) A. Lucioni – S. Dragone / Luca Sorrentino



Figlio di Antonio Marras, Efisio Rocco Marras diventato direttore creativo della linea nel 2007, lancia nello stesso anno come alternativa una collezione più accessibile alla linea del suo fondatore, I’M ISOLA MARRAS la linea contemporary della famiglia. Efisio Marras racconta: “la nuova I’M Isola Marras rappresenterà per le giovani generazioni uno spazio illimitato dove creatività e nuove idee si incontrano”.


La collezione primavera / estate è ispirata a Mathilda Lindo, l’eroina del film Lèeon di Luc Besson e ai manga di Masamune Shirow, presentando diversi pezzi contrastanti e all’avanguardia, creando un mondo dove gli ideali romantici della gioventù incontrano l’estetica punk underground.


Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

Efisio Marras - (ph) A. Luciani - G. Palma / Luca Sorrentino
Efisio Marras – (ph) A. Luciani – G. Palma / Luca Sorrentino

ALTAROMA – ALTA MODA

Dal 6 al 9 Luglio la città eterna splenderà di stile, glamour e alta moda, accogliendo non solo i brand già affermati ma anche giovani talenti, in un continuo rimando tra passato, presente, futuro.


In questi giorni saranno presentate le tendenze per le collezioni primavera / estate e autunno / inverno 2018, oltre a premiazioni e concorsi importanti. Da non sottovalutare anche la presenza del cinema, della musica e dell’arte.


Per questa edizione le proposte sono state la leggerezza e la raffinatezza abbinate a una palette di colori vivaci mescolati con quelli più tenui.


MORFOSIS ha aperto le danze, brand finalista di “who is the next? 2008”, nato dalla creatività e maestria di Alessandra Cappiello. Che ci ha portato in un mondo di abiti con colori vivaci mescolati con quelli più sobrie, per una collezione sofisticata e incisiva.
Vediamo i colori come il rosa e il blu che sfiorano gli oro, rame e argento, mentre il verde, il giallo e il viola che si sposano con le combinazioni di neri e bianchi.


Morfosis
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MORFOSIS - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MORFOSIS - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MORFOSIS - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MORFOSIS - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MORFOSIS - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MORFOSIS – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino



Torna a sfilare sulle passerelle della città eterna MOI MULTIPLE brand della designer Anna Francesca Ceccon, presentando la sua collezione primavera / estate 2018 “Plus-que-parfait”.
Una collezione vivace di effetto solare ispirata negli anni ’60 ma allo stesso tempo contemporaneo. MOI MULTIPLE propone accostamenti inediti tra arancio, pesca, cedrata, rosa e il verde tiffany con dettagli come l’argento e l’oro e pezzi che possono essere abbinati con diversi looks.


MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino

MOI MULTIPLE - (ph) S. Dragone / L. Sorrentino
MOI MULTIPLE – (ph) S. Dragone / L. Sorrentino



Per concludere la giornata è scesa in passerella la purezza, la sensualità e un’eleganza semplificata e raffinata di GRETA BOLDONI. Lo fa sovvertendo i codici stilistici, intersecando abbigliamento di ispirazione clericale e outerwear tecnico, sartorialità e sportswear, dove semplice magliette lavorate con carré in bava di nylon con effetti trasparenti e l’abito lungo diventa un capo da giorno.
Il must have della collezione sono i ricami che conferiscono un raffinato tocco etnico.
I capi sono tutti adatti per una passeggiata in città dopo il lavoro a concludere con un aperitivo con gli amici.


GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

GRETA BOLDINI - (ph) F. Fior / L. Sorrentino
GRETA BOLDINI – (ph) F. Fior / L. Sorrentino

L’arte di Ren Hang, genio visionario morto suicida a 29 anni

Irriverente, sensuale, controverso, enigmatico: sono questi alcuni degli aggettivi che meglio si prestano a descrivere Ren Hang. Genio visionario, amante di una provocazione mai fine a se stessa, il giovane fotografo si è tolto la vita venerdì scorso, a soli 29 anni. Considerata una promessa della fotografia mondiale, Ren Hang si è imposto all’attenzione mondiale per i suoi scatti coloratissimi e sensuali: il corpo era protagonista assoluto delle sue fotografie.

Corpi nudi, immortalati nei dettagli più scabrosi, al limite del pornografico: tuttavia la provocazione di Hang non scadeva mai nella volgarità ma annunciava, come un’epifania mistica, misteriosi simbolismi ed allegorie che tracciavano un vincolo tra il corpo umano e gli elementi della natura, come le piante, la frutta, gli animali. Le ninfee abbracciano una giovane che giace quasi come una moderna Ofelia, mentre i corpi creano inedite geometrie: ciliegine, piccioni, fiori divengono parte di una scenografia silenziosa e a tratti ermetica.

Le sue figure adottano una prossemica che cela segreti vincoli primigeni tra gli uomini e tra l’essere umano e la natura. Fondatore di un’estetica altamente riconoscibile nel panorama della fotografia contemporanea, Ren Hang fu più volte arrestato in Cina per quei suoi scatti, considerati scabrosi. Nel Paese che dal 1949 vieta la nudità e la pornografia, i contenuti delle sue foto risultavano quasi incomprensibili e il giovane fu arrestato diverse volte, mentre i suoi scatti sono stati sottoposti ad una dura censura da parte delle autorità. Il giovane però era divenuto un fenomeno di costume ed era molto apprezzato dalla critica, specialmente all’estero: Ren Hang è stato spesso paragonato al fotografo americano Ryan McGinly, autore del volume The Kids Are Alright, che immortalò in alcuni ritratti i suoi amici durante le feste, nei locali e al Gay Pride. Anche il fotografo cinese amava immortalare i suoi amici, in inedite nature morte che trovavano nel corpo umano forme plastiche nuove e ricche di suggestioni oniriche.

ren5
Ren Hang si è suicidato a soli 29 anni lo scorso 24 febbraio


Ren Hang, classe 1987, era nato a Jilin, nel nord-est della Cina: il giovane iniziò ad appassionarsi alla fotografia nel 2008, durante gli studi di marketing. Il suo primo soggetto fu il corpo nudo del suo compagno di stanza. Da tempo affetto da una grave forma di depressione, Hang affermava di scattare la realtà che lo circondava senza alcun progetto, senza alcun filtro, così come la viveva. Amante della poesia ed autore di alcuni versi in cui racconta la sua battaglia contro quel male oscuro che lo ha strappato alla vita così precocemente, il giovane ha pubblicato sette libri fotografici, tra cui Ren Hang, Nude, Republic e Son And Bitch.

Nel 2016 il fotografo era stato selezionato per il Outset/Unseen Exhibition Fund, collaborazione annuale con le istituzioni pubbliche olandesi allo scopo di promuovere gli artisti emergenti. Ironia della sorte vuole che le sue fotografie siano ancora esposte, fino al 12 marzo, al Foam, celebre museo della fotografia di Amsterdam. Ma Ren Hang si è tolto la vita lo scorso 24 febbraio: a darne notizia il suo staff e i suoi fan, che hanno invaso i social network di ricordi commossi. Tra coloro che lo avevano sempre sostenuto anche in Cina, l’artista Wei Wei, che nel 2013 lo aveva invitato al Groninger Museum per la mostra “Fuck Off 2 The Sequel”.

SFOGLIA LA GALLERY:

Le foto di Gosha Rubchinskiy in mostra a Seoul

Artista poliedrico e visionario, Gosha Rubchinskiy è tra i protagonisti di Youth, retrospettiva multidisciplinare dedicata alla Street culture allestita presso il D Museum di Seoul, Corea. Il designer viene celebrato nella sua veste inedita di fotografo e filmmaker: la sua passione per la fotografia era già evidente nei progetti che da sempre accompagnano le sue collezioni. Ora lo stilista russo è in mostra fino al 28 maggio insieme ad altri artisti, tra cui Larry Clark e Ryan McGinley. Divenuto famoso per aver rivoluzionato gli standard della moda con il suo stile streetwear dalle suggestioni post-sovietiche, Gosha Rubchinskiy già all’età di quindici anni sognava di entrare nel mondo della moda. Dopo il college, dove ha studiato anche hair styling, make-up e styling, Gosha si trasferisce a Mosca, dove inizia a lavorare nel fashion system. Nel 2008 la fondazione del suo brand eponimo, caratterizzato principalmente da t-shirt e felpe. L’anno seguente viene presentata la sua prima collezione, “Evil Empire”, ispirata al mondo degli skaters. Il suo stile diviene in breve iconico: tanti i riferimenti a movimenti culturali e artistici alla base delle sue collezioni. Dopo aver lavorato con due brand di streetwear come Vans e Reebok, lo stilista ha anche sfilato come modello per Vetements. La ricerca estetica di Gosha Rubchinskiy continua ad attrarre le attenzioni della comunità internazionale della moda: la sua estetica dura e struggente pone in primo piano le culture giovanili della Russia post sovietica, unendole a note sportswear e suggestioni artistiche provenienti dalla fotografia e dal cinema. Non solo moda quindi ma anche una profonda riflessione sociale, alla base della sua estetica.

gos

Characters: l’eleganza maschile in mostra a Pitti Uomo

Sarà presentata nell’ambito di Pitti Uomo 91 la mostra “Characters” di Sutor Mantellassi: una serie di iconici ritratti in bianco e nero, realizzati dal fotografo Ruediger Glatz, celebrano l’eleganza declinata al maschile. Personalità forti e tripudio di stile negli uomini ritratti: artisti, designer, registi, giornalisti, ma anche sarti, trendsetter ed esperti d’arte hanno posato per l’obiettivo di Glatz.

La mostra, curata da Alberto Salvadori, Direttore del Museo Marino Marini di Firenze, celebra lo stile in chiave maschile, attraverso alcune personalità illustri. Protagonisti degli scatti sono icone contemporanee, dall’artista tedesco Sandro Kopp al sarto gallese Timothy Everest, dal bassista Saturnino Celani allo stesso Ruediger Glatz, passando per Carlos Baker, fondatore del brand Jan and Carlos, James Sleaford, giornalista francese, Beau Stanton, artista americano, Johann Haehling von Lanzenauer, curatore d’arte, Massimo Montesano, avvocato, Thomas Erber, trendsetter e Jean-Pierre Marois, regista: gli uomini di carattere vengono celebrati dallo storico marchio di calzature, prediletto da Ezra Pound, Giovanni Spadolini, Henry Fonda e Gabriele D’Annunzio, solo per citarne alcuni.

“Questa mostra è un’incredibile collezione d’immagini. Ritratti di uomini legati da un tratto comune: la passione”, racconta l’Amministratore Delegato del marchio Anton Magnani, “Ognuno con la propria ossessione, la propria forza interiore, espresse attraverso uno sguardo, un gesto, ad offrire la certezza della propria coscienza personale. Ognuno di loro rappresenta quella passione che è il tratto che hanno in comune con gli uomini che ogni giorno creano le scarpe di Sutor Mantellassi, ognuno dei quali vive la propria passione con la stessa intensità e con lo stesso piacere che vivono i nostri clienti indossando un paio di queste favolose, uniche, scarpe di Sutor Mantellassi”.



La mostra, che avrà luogo nella prestigiosa Palazzo Gianfigliazzi, in Lungarno Corsini 4, sarà inaugurata il prossimo 10 gennaio e resterà aperta al pubblico da mercoledì 11 a venerdì 13 gennaio 2017.

Il nuovo progetto fotografico di Ottavio Marino

Si intitola “Le architetture dell’assenza” il nuovo progetto fotografico di Ottavio Marino: dopo “Romeo e Giulietta” e “Velluto: stories of families”, il fotografo della luce torna con un nuovo racconto per immagini, che si concentra sulla solitudine dell’uomo contemporaneo.

Non solo fotografie ma vere e proprie opere d’arte, quelle di Ottavio Marino, fotografo nato a Cassano Jonico. Grande amante dell’arte, il fotografo si ispira alla pittura rinascimentale e barocca interpretandola attraversi un uso sapiente della luce. “Le architetture dell’assenza” racconta la storia di un uomo e di una donna destinati a non incontrarsi mai: domina un senso di profonda solitudine, in cui l’essere umano si perde. Evidenti nell’opera i rimandi iconografici alla pittura di Caravaggio e Rembrandt.

Marino, nato quarant`anni fa in Calabria, è approdato alla fotografia dopo diverse esperienze progettuali in diversi ambiti, dall`architettura, al teatro. In pochissimo tempo i suoi progetti fotografici fanno il giro del mondo. Selezionato da Vogue Italia come gold photographer, le sue fotografie vengono pubblicate più volte su “L’Oeil de la Photographie”, uno dei più prestigiosi magazine francesi.

ottaviomarino1

Arte e design in mostra a Venezia

Mobili unici e dialoghi tra arte e design in mostra a Palazzo garzoni Moro, a Venezia. Lo scorso 17 dicembre è stata inaugurata “Connection–L’arte indaga e il design ricerca”, un inedito mix artistico che spazia dalla fotografia a pezzi di design. Fino al 18 febbraio 2017 saranno esposti gli scatti di Letizia Cariello insieme a pezzi di design della collezione MAAM** (Museo delle arti applicate nel mobile) firmati dall’azienda Morelato.

Una esplorazione cognitiva delle diverse prospettive di analisi: da un lato viene indagata la “dimensione ripetitiva e ossessiva per indagare il mondo degli affetti e dell’identità”, raffigurata nelle fotografie dell’artista Letizia Cariello; dall’altro viene esplorato il senso di unicità rappresentato dai pezzi del MAAM, testimoni dell’evoluzione del design dal secolo scorso fino ad oggi.

Palazzo Garzoni Moro, edificio risalente alla metà del XV secolo, affacciato sul Canal Grande, accoglie al piano terra, nella suggestiva corte interna, il progetto, che consiste in un allestimento permanente, costituito dalle opere del MAAM, che verrà affiancato a collettive e/o personali di artisti, incontri e workshop.

Ugo La Pietra, Occultamento
Ugo La Pietra, Occultamento


Sotto la direzione artistica di Manon Comerio, arte e ricerca si fondono in un percorso di esplorazione unico e suggestivo. Protagonista della mostra l’opera di Letizia Cariello: nata in una famiglia dedita all’arte da più di duecento anni, la fotografa è laureata in Storia dell’Arte. Dopo esperienze nel cinema in Italia e negli Stati Uniti, attualmente l’artista vive e lavora tra Milano e Pontresina.