I migliori look di Giovanna Battaglia

Nel fashion system il suo nome è sinonimo di estro e stile: Giovanna Battaglia, fashion editor e stylist di fama mondiale, nonché influencer, è una delle personalità più influenti nel settore (qui un pezzo sulla sua biografia). Definita dal New York Times una “eroina della moda”, Giovanna Battaglia è nata a Milano nel 1979 da una famiglia di origini siciliane e calabresi.

Fisico scultoreo ed altezza da valchiria, la bella Giovanna inizia da giovanissima a lavorare come modella, dopo aver partecipato al concorso di Miss Italia. A sedici anni è già musa prediletta di Dolce & Gabbana, che ne adorano la bellezza mediterranea. All’età di 28 anni la giovane inizia a lavorare come stylist dapprima per L’Uomo Vogue e poi per le edizioni di Vogue China, Vogue Japana, Vogue Germany. Nel 2011 diviene fashion editor di W Magazine e successivamente Senior Fashion Editor di Vogue Japan.

Il resto è storia: oggi Giovanna Battaglia è uno dei nomi più famosi a livello internazionale, orgoglio italiano e figura di spicco nei front-row delle passerelle. Protagonista indiscussa del jet set internazionale, la bella stylist è recentemente convolata a nozze con il magnate svedese Oscar Engelbert. Regina dello street style, Giovanna Battaglia è diventata famosa anche per il suo stile unico e per la nonchalance con cui mixa capi dal piglio bon ton a pezzi dalle suggestioni futuriste.

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Uno dei look iconici sfoggiati da Giovanna Battaglia


Considerata una icona cyber per la sua versatilità e per certi suoi outfit, improntati alla più audace sperimentazione, la fashion editor alterna capi dall’allure classica a dettagli futuristi. Tripudio di femminilità nei tubini bon ton di ispirazione lady like, come anche nei tailleur e nel pizzo. Opulenza ed ironia nell’animalier, ispirazioni avanguardistiche nella sua predilezione per audaci virtuosismi stilistici. Tra i suoi designer preferiti oltre a Dolce & Gabbana anche Stella Jean, Comme des Garçons e Prada.

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Ex modella, la fashion editor è nata nel 1979


Nel guardaroba di Giovanna Battaglia non mancano capi che omaggiano una femminilità delicata e quasi rétro, come abiti con gonna a ruota e stampe dal retrogusto vintage. Largo poi a linee pulite ed essenziali, per capi couture che la stylist adatta a qualsiasi situazione. Dominano funzionalità e praticità in molti dei suoi outfit, anche in quelli più futuristi: tra pantaloni cargo e capispalla in nylon dalle stampe optical riusciamo persino a scorgere una vena minimalista. Non mancano sovrapposizioni audaci che si alternano al mood concettuale di alcune mise. Il fisico asciutto della fashion editor viene esaltato anche da un semplice tubino dalla vestibilità bodycon, che la bella Giovanna accosta ad una clutch disegnata dalla sorella Sara.

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(Foto cover: Grazia)

Isabella Blow: chi era la “cappellaia matta”, musa di McQueen

Fashion editor, icona di stile, talent scout e musa di stilisti: Isabella Blow è stata una delle figure più influenti del fashion biz. La definirono “la cappellaia matta”, per quella sua passione per i cappellini. Uno stile stravagante, il suo, a tratti dark e a tratti fiabesco, ed una sensibilità forse rara nel mondo della moda, che divenne il suo tallone d’Achille, conducendola ad un destino tragico.

Scopritrice di talenti del calibro di Philip Treacy e Alexander McQueen e talent scout delle modelle Sophie Dahl e Stella Tennant, anima creativa, per Isabella Blow la moda era un mezzo di autodeterminazione ed espressione di sé: “Se sei bella, non hai bisogno di vestiti. Se sei brutta, come me, sei come una casa senza fondamenta; hai bisogno di qualcosa per costruirti”.

Indimenticabile il suo caschetto nero, su cui facevano capolino i cappelli scultorei, che caratterizzavano il suo stile. Si è appena conclusa a Sydney “Isabella Blow: A Fashionable Life”, una mostra dedicata alla sua vita. A ricordare la sua figura anche un film in prossima uscita (clicca qui per saperne di più), dedicato alla sua amicizia con McQueen, di cui fu musa e pigmalione. Fu proprio lei infatti a fiutarne per prima l’incommensurabile talento. Ad unirli sarà la stessa tragica sorte.

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Isabella Blow nacque a Londra il 19 novembre 1958


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Isabella Blow nacque in una famiglia aristocratica, primogenita di quattro figli


Isabella Blow immortalata a New York da Steven Meisel
Isabella Blow immortalata a New York da Steven Meisel


Isabella Blow (all’anagrafe Isabella Delves Broughton) nacque a Londra il 19 novembre 1958 e crebbe in una famiglia aristocratica: era infatti la primogenita di Sir Evelyn Delves Broughton (dodicesimo baronetto Broughton, nonché figlio di Jock Delves Broughton, celebre protagonista del film “Misfatto bianco”) e dell’avvocatessa Helen Mary Shore. Ma l’idillio della sua infanzia, immersa nel verde della campagna inglese, venne presto drammaticamente turbato dal divorzio dei genitori e soprattutto dalla tragica morte del fratellino John, che muore annegato in piscina a soli due anni. La versione raccontata dalla stessa Isabella, che all’epoca aveva solo cinque anni, vuole che la madre si sia allontanata per un momento dai quattro figli per andare a mettersi il rossetto. La morte del fratello sconvolge profondamente il suo animo, già fragile.

Isabella studia alla Heathfield School (l’attuale St Mary’s School) e inizia a lavorare come segretaria. Dopo il diploma, nel 1979 si trasferisce a New York per studiare Arte cinese alla Columbia University. Nella Grande Mela divide l’appartamento con l’attrice Catherine Oxenberg. Un anno dopo lascia l’università per trasferirsi in Texas, dove lavora con Guy Laroche. Nel 1981 convola a nozze con Nicholas Taylor, dal quale divorzierà due anni dopo. Inoltre in questo periodo inizia la sua carriera nel fashion biz. Viene infatti presentata alla direttrice dell’edizione americana di Vogue, Anna Wintour. Isabella viene dapprima assunta come sua assistente e più tardi diviene l’assistente di Andre Leon Talley, redattore capo di Vogue. Mentre lavora a New York spiccano tra le sue frequentazioni Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat.

Isabella Blow in uno scatto di Steven Meisel, 1993
Isabella Blow in uno scatto di Steven Meisel, 1993


(Foto: Vogue.com)
Uno degli outfit sfoggiati dalla fashion editor (Foto: Vogue.com)


Isabella Blow in uno scatto di Helmut Newton
Isabella Blow in uno scatto di Helmut Newton


Isabella Blow in una foto del 1996
Isabella Blow in una foto del 1996


Tantissimi sono i lavori precari che Isabella si trova a svolgere, dopo essere stata diseredata dalla famiglia d’origine. La fashion editor lavora anche in una lavanderia. Nel 1986 Isabella torna a Londra: qui inizia una collaborazione con Michael Roberts, direttore del Tatler e del Sunday Times Style, incarico da lei assunto nello stesso anno. Isabella tiene una sua rubrica di stile sul Sunday Times Style e un suo spazio dedicato alla moda su Vogue UK. Nel 1989 sposa il suo secondo marito, il mercante d’arte Detmar Blow. Il primo incontro tra i due aveva avuto luogo durante un matrimonio. Blow le disse che amava il cappellino che lei indossava per l’occasione. Solo sedici giorni dopo arrivò il fidanzamento ufficiale. Indimenticabili le foto del loro matrimonio in stile medievale, celebrato nella cattedrale di Gloucester: la fashion editor sfoggiava un’acconciatura di Philip Treacy. Con lo stilista nacque un sodalizio artistico tra i più prolifici della storia della moda: un’amicizia autentica legava i due. Isabella, che amava indossare estrosi cappellini a corredare ogni suo outfit, offrì a Treacy ospitalità nel suo appartamento londinese, permettendogli di mettere a punto la sua collezione e divenendo sua musa. Isabella indosserà per tutto il corso della sua vita i cappellini disegnati da Treacy.

Innumerevoli le creazioni al limite del surrealismo indossate dalla fashion editor, dal celebre Lobster Hat, con tanto di aragosta, al reticolato di Swarovski, dalla maschera di pizzo, che ricorda un’armatura, all’elmo di piume nere, dal copricapo da folletto decorato con pon pon nero fino al copricapo nuziale, dalle suggestioni altere, che ricordavano quasi Lady Macbeth. Per lei, interprete del più autentico stile british, il cappello rappresentava quasi una parte di sé e non un mero ornamento. Quando, durante un’intervista del 2002, le venne chiesto come mai indossasse sempre i suoi bizzarri copricapi, lei rispose così: “Per tenere tutti lontano da me. Dicono: posso baciarti? E io rispondo: No, grazie mille. Ecco perché indosso il cappello. Arrivederci. Non voglio essere baciata da chiunque. Voglio essere baciata solo dalle persone che amo.”


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Ma Philip Treacy non fu il solo ad essere scoperto dalla fashion editor: correva l’anno 1992 quando Isabella Blow fiutò uno dei talenti più geniali della moda. Durante la cerimonia di chiusura della Saint Martins School of Art, in una sala sovraffollata, la fashion editor viene folgorata dalla collezione di un esordiente: trattasi di Alexander McQueen. Entusiasta, Isabella acquista tutti i pezzi della collezione del giovane designer al costo di 5,000 sterline. Sono tutti i risparmi che possiede. Ma lei è imperturbabile, sicura del suo intuito, e paga quella cifra in rate settimanali da 100 dollari. È l’inizio di un’amicizia che durerà una vita intera, ma anche di un legame lavorativo che toccherà vette stilistiche inusitate. Tante le foto che immortalano Isabella al fianco di McQueen, come lo shooting per Vanity Fair, firmato da David LaChapelle nel marzo 1997. Fu grazie all’operato di Isabella Blow se nella Londra anni Novanta emerse un nuovo fermento artistico: mentre il genio di McQueen si affermava prepotentemente (“God save McQueen” diviene il motto dell’epoca), Isabella scopre Sophie Dahl e le blasonate Stella Tennant e Honor Fraser. Della Dahl, forme burrose su un viso da bambola, dirà: “È una grande bambola con il cervello”. Le sue aristo-modelle si imposero immediatamente come i volti rivelazione del decennio, e grazie a lei la nobiltà inglese e i salotti chic sbarcarono sulle passerelle, in un connubio quantomai riuscito.

Nel 1993 posa per il fotografo Steven Meisel, affascinato dal suo stile e dal suo viso austero. Tante le collaborazioni con numerosi brand, da DuPont Lycra a Lacoste fino a Swarowski, che grazie a lei vive una nuova stagione. Le dedicarono delle creazioni Alexander McQueen, Hussein Chalayan, Julien MacDonald e molti altri. Nel 2002 le venne dedicata una mostra, intitolata “When Philip met Isabella”. Nel 2004 fece un cameo nel film Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Nel 2005 collaborò con l’artista Matthieu Laurette per un progetto commissionato dalla Frieze Project 2005, che consisteva nella creazione di una guida giornaliera alla Frieze Art Fair diretta dalla stessa Blow e da esperti di moda del calibro di Peter Saville, Kira Joliffe e Bay Garnett. Poco prima della morte curò lo styling di una serie di libri sulla bellezza nel mondo arabo prodotti dall’imprenditore Sheikh Majed al-Sabah, ma venne improvvisamente esclusa dal progetto per ragioni sconosciute.

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Isabella Blow morì suicida nel maggio 2007


Isabella Blow in uno scatto di Miguel Reveriego
Isabella Blow in uno scatto di Miguel Reveriego


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Isabella Blow in una foto di Diego Uchitel, 2002


Isabella Blow con Philip Treacy
Isabella Blow con Philip Treacy, di cui fu musa


Per lei fu l’inizio della fine. Isabella, dotata di una sensibilità rara, divenne preda del fashion biz: quello stesso sistema che prima l’aveva amata ed idolatrata, sembrava ora chiuderle le porte, stringendola in una morsa fatale. Nonostante gli innumerevoli successi collezionati nel corso della sua carriera, Isabella cade in depressione. Preda del male oscuro, si chiude nella sua solitudine perdendo anche gli amici di una vita. Secondo Daphne Guinness, celebre icona di stile e sua intima amica, anche i rapporti con McQueen si erano fatti tesi dopo che quest’ultimo cedette il suo marchio a Gucci, senza renderla partecipe. Lo schiaffo fu troppo forte per lei, che era stata la prima a negoziare il contratto con cui Gucci avrebbe acquistato il brand. A trattative ultimate, Isabella fu la sola a non avere un contratto. Il suo brillante operato veniva ora salutato con il dono di un vestito, ennesima beffa di un sistema al quale si sentiva ormai sempre più estranea. Inoltre dovette fare i conti con i crescenti problemi economici e con la sterilità. Isabella e il marito tentarono per ben otto volte la fecondazione in vitro, ma senza successo. Nel 2004, dopo che il matrimonio naufragò, le venne diagnosticato un disturbo bipolare e fu sottoposta a delle sedute di elettroshock. Dopo diciotto mesi di separazione lei e Detmar si riavvicinano, ma alla fashion editor viene diagnosticato un cancro alle ovaie. In preda alla depressione, la donna tenta diverse volte il suicidio, dapprima assumendo dei barbiturici e poi gettandosi dall’Hammersmith Flyover, dove si salva ma riporta fratture ad entrambe le caviglie. Infine, dopo altri tentativi falliti, riesce a togliersi la vita e muore a Gloucester il 7 maggio 2007, dopo aver assunto un pesticida. La cerimonia funebre è struggente: sei cavalli neri precedono il feretro, ricoperto da una corona di fiori bianchi su cui spicca il cappello-galeone che Philip Treacy aveva creato apposta per lei. Se ne andava così una delle figure più autorevoli e fragili della moda, seguita solo tre anni dopo dal suo pupillo ed amico Alexander McQueen.

(In copertina: Isabella Blow con cappello Philip Treacy per Alexander McQueen. Foto: Richard Saker/Rex Features)


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Giovanna Battaglia: nozze glamour a Capri

Si sono celebrate pochi giorni fa le nozze vip di Giovanna Battaglia. La celebre fashion editor si è unita in matrimonio (blindato) ad Oscar Engelbert, magnate svedese. Una location da sogno ed oltre trecento invitati famosi hanno fatto da cornice all’evento dell’anno: il Faro di Punta Carena ha illuminato la cerimonia, conferendole quel tocco di magia degno dei due sposi.

Ex modella, musa storica di Dolce & Gabbana e fashion editor di fama mondiale, Giovanna Battaglia vive dal 2011 a New York e collabora da anni a W Magazine e Vogue Japan (qui un pezzo sul suo stile): irriverente ed ironica come sempre, la bella stylist ha sposato Oscar Engelbert, milionario nato in Svezia, titolare della Oscar Properties Holding AB, che si occupa di ristrutturare dimore di pregio.

Tra gli invitati l’immancabile collega Anna Dello Russo, Dolce & Gabbana, Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi. La sposa ha scelto un abito principesco dal grande impatto scenografico: corpetto aderente e maxi gonna stile meringa; il tutto firmato Sarah Burton per Alexander McQueen. Inoltre la Battaglia non ha lesinato in damigelle di rosa vestite, mentre lo sposo ha scelto un classico smoking scuro.

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Giovanna Battaglia si è sposata lo scorso venerdì a Capri (Foto Facebook)


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Il sontuoso abito da sposa firmato Sarah Burton perr Alexander McQueen (Foto: Facebook)


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Un bellissimo ritratto della sposa (Fonte: Harper’s Bazaar)


Giovanna Battaglia con lo sposo (Fonte: Instagram)
Giovanna Battaglia con lo sposo (Fonte: Instagram)


Lanterne romantiche hanno conferito un’aura suggestiva alla location, in bilico tra le rocce e il mare. Mood mediterraneo per il pre wedding, con un esclusivo dinner party organizzato nella celebre Piazzetta di Capri, dove si sono aperti i festeggiamenti. La magia dei faraglioni ha fatto da sfondo alla cerimonia blindata ed extra lusso: pare infatti che il matrimonio sia costato ben 3 milioni di euro.

Modelle, influencer e nomi di spicco del fashion biz e del jet set internazionale tra gli invitati alle nozze dell’anno. E tanti sono coloro che hanno fatto il loro ingresso in elicottero o jet privato. #oscarandgio è stato l’hashtag ufficiale dell’evento, seguitissimo su tutti i social newtwork. Ci uniamo anche noi agli auguri per gli sposi.

(Fonte cover: Habitually Chic)


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Lo stile di Lauren Santo Domingo

Se l’eleganza avesse un corpo, sarebbe sicuramente il suo: sottile ed eterea, la figura slanciata capace di esaltare qualsiasi mise, i lunghi capelli biondi che incorniciano un volto dai lineamenti squadrati. Emblema dello stile wasp americano, Lauren Santo Domingo è uno dei volti più celebri del fashion biz.

Una carriera sfolgorante ed uno stile imitatissimo l’hanno consacrata influencer e trendsetter, mentre la sua eleganza l’ha portata ad apparire sulla Hall of Fame dell’International Best Dressed List stilata dalla rivista Vanity Fair lo scorso 2015.

Figlia di un imprenditore e filantropo americano, all’anagrafe Lauren Davis, la bionda imprenditrice ha sposato lo scorso 2008 il famoso discografico colombiano Andrés Santo Domingo, divenendo cognata di Tatiana Santo Domingo e Andrea Casiraghi. Il matrimonio, atteso come l’evento più glamour dell’anno, ha tenuto banco per mesi sui tabloid di mezzo mondo. Quarant’anni il prossimo 28 febbraio, cresciuta a Greenwich, in Connecticut, Lauren, algida e bionda, sarebbe piaciuta ad Alfred Hitchcock, con quella sua eleganza un po’ gelida.

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Lauren Santo Domingo è nata il 28 febbraio 1976
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All’anagrafe Lauren Davis, nel 2008 l’imprenditrice ha sposato Andrés Santo Domingo
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Lauren Santo Domingo è contributing editor di Vogue e co-fondatrice del sito Moda Operandi

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Cresciuta a Greenwich, in Connecticut, la bionda Lauren ha sempre amato la moda


Una carriera iniziata come modella per Sassy, magazine per teenager molto in voga negli anni Novanta. L’imprenditrice ha ammesso più volte di aver desiderato da sempre di lavorare nel mondo della moda. Dopo gli studi la bionda Lauren ha messo in curriculum anche un’esperienza come PR per Oscar de la Renta, tra i suoi designer preferiti. Poi la fondazione di Moda Operandi, nel 2010, in collaborazione con Aslaug Magnusdottir, e, da lì, la consacrazione a guru della moda.

Moda Operandi si è imposto in breve come uno tra i siti web più amati dai fashion addicted di tutto il mondo: l’idea le venne guardando le sfilate di moda e sognando, da fashionista che si rispetti, di poter indossare al più presto i capi visti sulle passerelle. Il sito si distingue infatti in quanto offre la possibilità di fare acquisti senza dover aspettare i lunghi tempi di consegna normalmente previsti. M’O ha aperto diverse sedi nelle principali capitali europee, a partire da Londra. Il sito offre un’ampia selezione di capi, accessori di lusso, come la celebre Birkin Bag di Hermès, e numerose collezioni di gioielli.

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Lauren Santo Domingo è un’imprenditrice, un’influencer ed un’icona di stile
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L’imprenditrice è stata inserita dal New York Observer tra le 100 newyorkesi più influenti degli ultimi venticinque anni
Lauren Santo Domingo in pelliccia Marco de Vincenzo
Lauren Santo Domingo in pelliccia Marco de Vincenzo
Lauren Santo Domingo indossa un top Johanna Ortiz
Lauren Santo Domingo indossa un top Johanna Ortiz
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Nel 2010 Lauren Santo Domingo ha fondato Moda Operandi insieme ad Aslaug Magnusdottir

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Trench, jeans e ballerine: la quintessenza dello stile


Nel 2005 la bionda Lauren torna a far parte della redazione di Vogue, dove aveva iniziato anni prima a lavorare come editor: con la sua rubrica “APT with LSD” entra negli appartamenti delle donne più influenti del fashion biz, affermandosi anche come una delle firme più seguite e apprezzate della celebre testata.

Presenza fissa sulle riviste patinate come anche nei front row delle sfilate e nel parterre degli eventi più glamour ed esclusivi, Lauren Santo Domingo secondo il New York Observer è una delle cento newyorkesi più influenti degli ultimi venticinque anni. La bionda fashion editor e il marito Andrés formano una coppia molto glamour e sono spesso paparazzati negli eventi mondani, come illustri esponenti di quel jet set internazionale che forse oggi apparirebbe annacquato senza icone della portata di Lauren. Il suo nome, divenuto celebre -quasi un logo vivente- viene spesso abbreviato come LSD.

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Lauren Santo Domingo è musa di stilisti del calibro di Proenza Schouler, Nina Ricci ed Eddie Borgo
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La bionda fashion editor è amante delle pencil skirt e degli abiti scultura
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Lauren Santo Domingo è considerata l’ultima icona wasp
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Gonna Derek Lam e giacca paillettata Salvatore Ferragamo

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La carriera di Lauren Santo Domingo è iniziata con uno stage come PR presso Oscar de la Renta


Da anni considerata tra le donne più eleganti del mondo, musa di stilisti del calibro di Proenza Schouler, Nina Ricci e Alexander Wang, Lauren Santo Domingo è una brillante trendsetter, capace di anticipare le tendenze e fiutare i futuri talenti, tra cui Delpozo, di cui ha spesso indossato le creazioni. Fotografata da nomi del calibro di Annie Leibovitz e Mario Testino, non c’è rivista patinata in cui Lauren Santo Domingo non sia apparsa, da Vogue Paris a Vogue Spagna, da Elle a Town & Country, da W a Vanity Fair.

La bionda editor viaggia spesso tra Londra, New York, Cartagena, in Colombia -paese di origine del marito- e Parigi, dove vive nel quartiere Saint Germain, in un lussuoso hôtel particulier. Mamma di due bambini, sublime incarnazione della più autentica lady dell’alta società americana, l’editor è da sempre in prima linea nel valorizzare i nuovi talenti. Tra i suoi designer preferiti spiccano Giambattista Valli, Oscar de la Renta, Charlotte Olympia, Dries Van Noten, Dolce & Gabbana e Josep Font di Delpozo. Il suo stile tradisce la sua vita cosmopolita e la sua indole raffinata e sofisticata. Icona di stile contemporanea dalle mise sempre apprezzate, Lauren Santo Domingo sfoggia uno stile sempre impeccabile, che indossi capi sartoriali o abiti da gran soirée. Una predilezione per le pencil skirt e per gli abiti scultura, dal sapore couture, il suo stile è tutto da imitare.

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Uno dei look più iconici dell’imprenditrice
Lauren Santo Domingo in Oscar de la Renta ai Met Gala 2014
Lauren Santo Domingo in Oscar de la Renta ai Met Gala 2014
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Lauren Santo Domingo in John Galliano vintage

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Lauren Santo Domingo in Giambattista Valli Couture



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Lo stile di Anna Wintour

Grace Coddington lascia la direzione creativa di Vogue

Dopo quasi trent’anni alla direzione creativa di Vogue, Grace Coddington si dimette dal suo ruolo. Il braccio destro di Anna Wintour ha deciso di dedicarsi ad altri progetti, pur continuando a collaborare con la Bibbia della moda.

Stylist di fama mondiale, alle spalle una carriera da modella, Grace Coddington, nata in Galles 74 anni fa, ha dichiarato di aver voglia fare qualcosa di nuovo, di voler mettersi in gioco in progetti esterni. La dichiarazione bomba, che sta facendo il giro del mondo, è stata data ieri alla rivista Business of Fashion (BoF), ed ha trovato in seguito conferma da Vogue: la celebre rivista ci tiene a ribadire che i rapporti tra Grace Coddington e Anna Wintour, celebre direttrice di Vogue America, restano buoni, e che la Coddington continuerà a collaborare alla rivista, realizzando quattro editoriali all’anno e assumendo il ruolo di creative director at large.

«Amo davvero Vogue, ha sempre fatto parte della mia vita da quando mi ha scoperta come modella, a 19 anni. Non me ne sto andando, mi ha aperto così tante strade. Ma sarà bello collaborarci e sarà anche bello uscire fuori e parlare con la gente» –la fashion editor ha motivato così le ragioni della propria scelta, affermando di non aver alcuna intenzione di «restare con le mani in mano» né tantomeno di voler andare in pensione. I prossimi progetti della Coddington vedono il lancio di un nuovo profumo di Comme des Garçons e l’animazione delle sue illustrazioni Catwalk Cats. Intanto per la fashion editor si aprono le porte della celebre agenzia Great Bowery, che rappresenta, tra gli altri, nomi del calibro di Annie Leibovitz, Hedi Slimane e Bruce Weber. Il fondatore, Matthew Moneypenny, si è detto entusiasta del nuovo acquisto.

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Grace Coddington svolgeva da 28 anni l’incarico di creative director per Vogue America
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La fashion editor ha iniziato la sua carriera come modella, all’età di 17 anni

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Grace Coddington è nata ad Anglesey, in Galles, nel 1941


Balzata agli onori delle cronache nel 2009, dopo l’uscita del documentario The September Issue, che tratta della realizzazione del numero di settembre di Vogue, considerato il più importante dell’anno, Grace Coddington ha pubblicato nel 2002 Grace: Thirty Years of Fashion at Vogue, edito da Phaidon, ripubblicato recentemente. Inoltre nel 2012 è uscita la sua autobiografia, intitolata Grace, a memoir.

L’idillio tra Grace Coddington e la moda ha radici lontane nel tempo: ad appena 17 anni Grace Coddington, viso pulito e capelli rossi, iniziò a lavorare come modella, dopo essere stata scoperta grazie ad un concorso ideato proprio da Vogue. Dopo aver rischiato la vita in un incidente automobilistico, all’età di 28 anni il primo incarico come giornalista per l’edizione britannica del celebre magazine. Dopo 19 anni come photo editor per Vogue UK, Grace Coddington si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare per Calvin Klein, fino al nuovo incarico per Vogue America, dove diviene il braccio destro di Anna Wintour, che le affida la direzione artistica del magazine. Una carriera sfolgorante durante la quale la fashion editor ha firmato alcuni tra gli shoot più suggestivi degli ultimi anni. Attendiamo di vedere che cosa ci riserverà ora, in questa fase della sua carriera.


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Essere fashion editor: Grace Coddington

Lo stile di Emmanuelle Alt

Editor-in-chief della Bibbia della moda, Vogue Paris, stylist di successo ed icona di stile di fama mondiale: Emmanuelle Alt è uno dei nomi più influenti del fashion biz. Perfetta incarnazione del Parisian chic contemporaneo, la sua è stata una scalata inarrestabile che l’ha portata ad assumere in pochissimi anni uno degli incarichi più prestigiosi al mondo, quale è la direzione dell’edizione francese di Vogue.

Classe 1967, Emmanuelle nasce a Parigi sotto il segno del Toro. La piccola respira stile ed eleganza già nell’ambito familiare: la madre Françoise era una mannequin molto in voga a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, volto di maison del calibro di Lanvin e Nina Ricci, mentre il padre era un coreografo noto in ambito artistico e teatrale.

La carriera di Emmanuelle Alt inizia giovanissima: subito dopo il diploma conseguito presso l’Institut de l’Assomption di Parigi, non ancora diciottenne, nel 1984 Emmanuelle ottiene un impiego come assistente stylist per Elle France.

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Emmanuelle Alt è nata a Parigi il 18 maggio 1967
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Dal 2011 la Alt è editor-in-chief di Vogue Paris

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Pochissimo trucco e minimalismo per la fashion editor


Stylist molto richiesta, collabora come fashion consultant per Isabel Marant. Nel 1998 assume la direzione del magazine Mixte. Ma è nel 2001 che arriva la svolta, quando viene ingaggiata come style editor di Vogue Paris pochi mesi prima dell’arrivo di Carine Roitfeld. Emmanuelle diventa in breve tempo il braccio destro della Roitfeld e tra le due nasce un sodalizio artistico che sforna alcuni tra i redazionali più celebri e controversi mai realizzati dalla testata Condé Nast. Con la collaborazione di nomi del calibro di Mario Testino e Patrick Demarchelier il duo segna una pagina nuova della moda francese, ispirandosi ad un’estetica patinata coniugata ad un immaginario erotico. Gli editoriali firmati Roitfeld-Alt destano scalpore e non lesinano in nudi e allusioni sadomaso.

Alla fine degli anni Duemila, Emmanuelle firma il rilancio di Balmain, assieme allo stilista Christophe Decarnin. È all’estro creativo della stylist parigina che dobbiamo alcuni dei fashion trend che hanno segnato il ritorno in auge della celebre maison francese: ribelle e moderna, forte della propria personalità, la nuova donna Balmain veste in giacche biker di pelle, skinny jeans ricamati con Swarowski e blazer dall’appeal grintoso. Il successo è assicurato e molti dei pezzi del brand diventano must have adorati dalle fashion victim.

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Emanuelle Alt predilige il total black e la sobrietà
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Camicia bianca e jeans skinny sono l’uniforme adottata dalla stylist
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La carriera nella moda di Emmanuelle Alt è iniziata a soli 17 anni

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Il look minimal-chic adottato dalla stylist ha rivoluzionato lo streetstyle


Il 2011 è l’anno della consacrazione per la fashion editor, che assume la direzione di Vogue Paris dopo le dimissioni di Carine Roitfeld. Sobria ma decisa, al Telegraph che le chiede di definire la futura linea editoriale del magazine più chic per antonomasia, lei risponde che tutto sarà “uguale ma diverso”. Poche sibilline parole che riassumono perfettamente la linea che la celebre rivista assumerà sotto la sua direzione: uno stile sofisticato e sensuale ma a tinte più sobrie rispetto al passato. Protagonista resta lo charme tipico della donna francese contemporanea, per un’estetica che non teme la sensualità ma solo se funzionale allo stile. Fashion shoot firmati da nomi del calibro di Testino, Mert & Marcus, ancora Demarchelier, ma ora accanto a top del calibro di Kate Moss, Daria Werbowy e Lara Stone troviamo icone come Sophie Marceau e Charlotte Casiraghi.

Il fil rouge del manifesto stilistico di Emmanuelle Alt è uno: ricercatezza. “Non voglio essere un’immagine”, ha dichiarato sempre al Telegraph la nuova direttrice di Vogue Paris. Una delle poche editor-in-chief a firmare lo styling del servizio portante di ogni issue del magazine. Stakanovista come poche, grande professionista della moda, Emmanuelle Alt ha fatto dell’effortless chic la propria cifra stilistica. Frangetta scura e avversione per il make-up, la Alt non ama ostentare: discreta e riservata, sappiamo in verità molto poco della sua vita privata.

Sublime incarnazione del minimalismo-chic e dello stile parisien, la vediamo spesso in camicia, skinny jeans, blazer e cappotti dal taglio sartoriale. Sfegatata amante del total black, la sua altezza svettante (sfiora il metro e ottantasette centimetri) le permette flat e ballerine dallo charme francese, che sovente preferisce ai tacchi alti. Il suo è uno stile pulito ed essenziale: jeans skinny e camicia sono divenuti quasi uniforme iconica della Alt, che ha rivoluzionato lo streetstyle con la sua garbata eleganza.

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Altezza svettante per la Alt, che sfiora il metro e ottantasette centimetri
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Approdata alla redazione di Vogue Paris nel 2001, la Alt è stata per anni braccio destro di Carine Roitfeld
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Emmanuelle Alt è mamma di due bambini ed è sposata con Franck Durand, direttore creativo di Isabel Marant

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Lo stile rock-chic di Emmanuelle Alt predilige skinny jeans e giubbotti di pelle


Emmanuelle Alt piace perché non è una fashionista in senso stretto, non ostenta loghi e aborre gli outfit esagerati tipici invece di molte sue colleghe fashion editor. Banditi assolutamente dal suo guardaroba abiti e gonne, la stylist ha dichiarato che la donna più elegante “è quella sicura di sé” e che “la naturalezza è sinonimo di sicurezza in se stessi”. Linee pulite ed essenziali si sposano in lei a suggestioni rock-chic e ad un’anima grintosa: amante della velocità e dei motori, la stylist è anche una mamma. Sposata con Franck Durand, direttore creativo di Isabel Marant, la Alt ha due figli, Antonin and Françoise. Un blog intitolato “I want to be an ALT” segue ogni passo della vita dell’icona parisienne. Umile e acqua e sapone, il suo salario annuale alla direzione di Vogue Francia non arriva neanche minimamente a sfiorare quello di Anna Wintour, editor-in-chief dell’edizione americana del magazine. Less is more, è proprio il caso di dirlo.


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Eccentrica, sopra le righe, a dir poco stravagante: definita da Helmut Newton una “maniaca della moda”, Anna Dello Russo è una star indiscussa del fashion biz. Una carriera inseguita ad ogni costo dalla fashion editor di origine pugliese.

Classe 1962, Anna Dello Russo nasce a Bari in una famiglia borghese, assai lontana dalla moda. Il padre è psichiatra e la madre casalinga. Ma la giovane ha una personalità granitica e un’unica ossessione: la moda. Inizia così la parabola di quella che è considerata oggi una delle personalità più influenti a livello mondiale, in fatto di stile, nonché una delle firme più autorevoli di Vogue, la Bibbia della moda per antonomasia.

La storia di Anna Dello Russo rappresenta il coronamento di un sogno, perseguito con tenacia e un talento innato: dal Sud Italia la signora della moda ha costruito un impero lavorando sodo, in barba ai detrattori che pure non mancano. Amata ed odiata in egual misura, il suo è un curriculum di tutto rispetto, che l’ha resa una delle stylist più famose al mondo oltre che un’icona di stile internazionale.

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Anna Dello Russo è nata a Bari il 16 aprile 1962
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La celebre fashion editor è stata definita da Helmut Newton una “maniaca della moda”

Anna Dello Russo alla Paris Fashion Week, Autunno/Inverno 2014-15 in Valentino
Anna Dello Russo in Valentino alla Paris Fashion Week, Autunno/Inverno 2014-15


Dopo aver conseguito una laurea in Arte e letteratura presso la Domus Academy di Milano, Anna Dello Russo inizia la sua brillante carriera in Condé Nast, dove trascorrerà oltre diciotto anni. Dapprima viene assunta da Vogue Italia, per cui lavora come fashion editor per oltre venti anni. Dal 2000 al 2006 è direttrice de L’Uomo Vogue. Dal 2006 ad oggi lavora come fashion editor di Vogue Japan.

Una carriera variegata, che la porta a vestire gli insoliti panni di speaker radiofonica per Radio Deejay nel 2011, e nel 2012 a creare una limited edition per il colosso svedese low cost H&M, per cui posa anche come modella delle sue stesse creazioni in stile barocco. Creatrice anche di Beyond, la sua fragranza venne confezionata in un packaging a forma di tacco a spillo, in linea con la personalità effervescente della fashion editor.

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La fashion editor a Parigi nel 2009
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Dal 2000 al 2006 Anna Dello Russo è stata direttrice de L’Uomo Vogue
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Anna Dello Russo ha uno stile eccentrico ed è attratta dagli eccessi

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Anna Dello Russo in Moschino


Avida collezionista di moda e gioielli, fashionista nell’anima, Anna Dello Russo vive a Milano con il suo cane, di nome Cucciolina, in una casa museo-mausoleo, nei pressi di Corso Como. Come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera, di case ne ha in realtà due: una è quella in cui abita mentre l’altra è interamente adibita a contenere il suo incredibile guardaroba. Uno zerbino firmato Chanel dà il benvenuto alla sua dimora che comprende oltre 4.000 paia di scarpe e collezioni di vestiti e gioielli che la stylist custodisce gelosamente, dopo averli indossati solo una volta. Irriverente e autoironica, dopo il divorzio ha riciclato lo strascico del suo abito da sposa firmato Dolce & Gabbana, usando i 18 metri in pregiato chiffon di seta per fare le tende di casa.

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La stylist ha firmato anche una collezione per H&M nel 2012
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Anna Dello Russo posa con il suo cane, di nome Cucciolina
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Anna Dello Russo ha iniziato la sua carriera nella redazione di Vogue Italia
Photo credit: Getty Images
Photo credit: Getty Images

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Cocoon coat rosa baby e turbante esagerato: Anna Dello Russo adora trasgredire con i suoi look


Autentica trendsetter, pasionaria della moda, il suo sito web è opulenza allo stato puro e consacrazione iconoplastica dello stile a trecentosessanta gradi. Ironia, freschezza e quel pizzico di leggerezza che rese grande anche un nome storico della moda, del calibro di Diana Vreeland.

Definita “l’eroina di stile del XXI secolo”, icona gay venerata per le sue mise eccentriche, Anna Dello Russo adora la provocazione e il kitsch. Assolutamente contraria ad ogni forma di conformismo, le giacche blu dei politici italiani la annoiano, mentre trova affascinanti -per sua stessa ammissione- gli eccessi, la magia degli opposti e quel pizzico di cattivo gusto che, sapientemente dosato a capi haute couture, crea uno stile inimitabile. Con lei riscopriamo l’aspetto ludico della moda, che è in fondo niente più che un gioco. Futurista e rivoluzionaria, considera Rihanna e Miley Cyrus un fenomeno che ci porterà in una dimensione nuova, sebbene ora non possiamo comprenderne a pieno la portata storica.

Gli opposti fanno da sempre parte della sua personalità: androgina eppure femminile, spontanea e insieme diva, genuinamente frivola. In tempi in cui l’arroganza sembra dettare legge, scoprire che Anna Dello Russo non ha neanche un ufficio e si circonda di assistenti rigorosamente di sesso femminile che sembrano adorarla anche per la sua simpatia, ci fa apparire la celebre icona molto più umana di quanto potessimo immaginare.

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Androgina e sofisticata, Anna Dello Russo è considerata una delle più famose icone fashion a livello mondiale
Anna Dello Russo alla sfilata Armani Privé
Anna Dello Russo alla sfilata Armani Privé
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Caroline Trentini per Vogue Japan, ottobre 2015. Foto di Giampaolo Sgura e styling di Anna Dello Russo
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Eccesso e ironia negli editoriali firmati Anna Dello Russo. Foto tratta da Vogue Japan, novembre 2015

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Servizio realizzato a Roma da Anna Dello Russo


Il suo stile è in continua evoluzione e Anna Dello Russo si dichiara felicemente infedele tanto nella vita quanto nella moda; perfettamente a suo agio in ogni outfit, dal mix & match al tailleur Saint Laurent fino al lungo Valentino e agli amatissimi Dolce & Gabbana. Dall’animalier allo sparkling, la parola d’ordine è osare: la stylist non disdegna gli accostamenti più arditi e decanta dal suo sito le sue massime in fatto di stile, dalla doccia fashion -ottimo antidoto ad una giornata uggiosa- alla scelta di capi da sera- paillettes comprese- da indossare in pieno giorno. Scioccare è il fil rouge del suo manifesto stilistico, per una moda vissuta come dichiarazione della libertà individuale. La fashion editor ammette che occorre una buona dose di spirito di sacrificio per ottenere l’outfit perfetto da indossare nel front row delle sfilate, mentre auspica l’avvento di una democrazia della moda, che non guardi le taglie.

Anna Dello Russo ha firmato con i suoi styling alcuni degli shoot più iconici degli ultimi anni: uno stile definito e altamente riconoscibile, che ostenta creatività e genio ribelle, temerarietà e spirito camaleontico, per una donna consapevole della propria forza.


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China Machado: la bellezza che ruppe tutti gli schemi

Zigomi pronunciati e labbra a cuore, un volto dall’espressività altera si mixa ad una sensualità felina, che fa capolino, quasi come una forza primordiale, dalle crinoline dei lunghi abiti in taffettà: China Machado è uno dei personaggi più interessanti del fashion biz.

Una vita in cui il destino ha messo più volte lo zampino, una lunga carriera come modella, iniziata un po’ per caso, una bellezza che ha stravolto i canoni vigenti all’epoca, sfidando le cortine fumogene dettate dal razzismo: China Machado è fashion editor, mannequin, icona di stile e produttrice televisiva.

Una lunga e sfolgorante carriera con un mentore d’eccezione, Richard Avedon, China Machado è stata la prima modella asiatica ad apparire su un magazine di moda. Correva l’anno 1959 e la splendida mannequin, scoperta dall’inossidabile Diana Vreeland, compariva nella sua maestosa bellezza sulla cover del numero di febbraio di Harper’s Bazaar.

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China Machado per Harper’s Bazaar, Novembre 1962, foto di Melvin Sokolsky
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China Machado è nata a Shanghai nel 1928
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China Machado in un abito Ben Zuckerman per Harper’s Bazaar, New York, 6 novembre 1958. Foto di Richard Avedon

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China Machado è stata musa storica di Richard Avedon


All’anagrafe Noelie Dasouza Machado, la modella è nata a Shanghai nel 1928. Sangue misto nelle vene, tra Sud-Est asiatico, India e Portogallo, China Machado è cresciuta parlando alla perfezione quattro lingue: l’inglese, il francese, il cinese e il portoghese.

Un’infanzia segnata in modo indelebile dalla guerra ma anche dalla povertà e dalla malattia: a sette anni rischiò la vita per complicazioni derivanti da un’infezione multipla, tra tifo, febbre paratifoide e meningite. Era il 1937 e si racconta che, mentre il prete stava per somministrarle l’estrema unzione, i giapponesi bombardarono l’ospedale di Shanghai dove la piccola era ricoverata. “La combattente che è in me venne fuori”, ha dichiarato più volte l’icona di stile ripensando a quel periodo della sua infanzia.

Superata la quarantena e recuperata la salute, la giovane trascorse i suoi primi 16 anni di vita a Shanghai; poi iniziò a viaggiare con la famiglia, tra Argentina, Spagna e Perù, prima di stabilirsi in Europa.

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La mannequin è stata la prima modella asiatica ad ottenere la cover di un magazine di moda
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China Machado in pigiama palazzo Galitzine, foto di Richard Avedon, 1965
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China Machado ritratta da Avedon a La Pagode d’Or, Parigi, gennaio 1959
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China Machado, foto di Richard Avedon per Harper’s Bazaar, Parigi, agosto 1961

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China Machado per Harper’s Bazaar, foto di Frank Horvat, Roma, 1962


All’età di 19 anni China Machado conobbe Luis Miguel Dominguín, torero di grande fascino. Con lui si trasferì a Roma, dove prese parte a numerose pellicole cinematografiche. La bellezza esotica di China mieteva i primi consensi ma i modelli di riferimento a cui la giovane si ispirava erano donne occidentali, come Rita Hayworth, Vivien Leigh e Ava Gardner. Sarà proprio quest’ultima, femme fatale dalla personalità esplosiva, a rubarle l’amore di Dominguín. Al termine di quella relazione la giovane si trasferì a Parigi, dove la sua vita cambiò per sempre.

La sfrontata bellezza di China Machado ruppe il sistema di vero e proprio apartheid che caratterizzava la moda degli anni Cinquanta. Lei, che non aveva mai fatto alcun pensiero sul mondo fashion, venne notata durante un party e si ritrovò letteralmente catapultata sulla passerella di una maison storica del calibro di Givenchy. In soli due anni la modella -che cambiò in quel periodo il proprio nome in China- calcò le passerelle più prestigiose, da Dior a Valentino, da Balenciaga fino a Pierre Cardin. Elegante e sensuale, divenne musa di Hubert de Givenchy, per cui lavorò tre anni, conseguendo un primato storico: fu infatti la mannequin più pagata d’Europa, con guadagni che sfioravano i mille dollari giornalieri. Protagonista dei party più esclusivi, a cui presenziava accompagnandosi ad artisti del calibro di Pablo Picasso ed Andy Warhol, nel 1957 sposò l’attore Martin LaSalle da cui divorzierà nel 1965, dopo aver dato alla luce due bambine. La coppia si stabilì a New York City e fu qui che, nel 1958, avvenne l’incontro decisivo per la carriera di China. Tramite la fashion editor Diana Vreeland la modella ebbe modo di incontrare Richard Avedon. Col grande fotografo nacque subito una grande amicizia ma anche un sodalizio artistico che produsse risultati di portata storica.

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Musa di Hubert de Givenchy, China Machado calcò le passerelle più importanti, da Dior a Balenciaga
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La mannequin in uno scatto del 1961
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New York, Harper’s Bazaar, 1964, foto di Jeanloup Sieff
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China Machado per Harper’s Bazaar, styling di Diana Vreeland e foto di Richard Avedon

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China Machado e Alberto Moravia, foto di Frank Horvat per Harper’s Bazaar, Roma, 1961


Definita da Avedon “la donna più bella del mondo”, per vedere pubblicate le foto che immortalavano la sua musa dalla bellezza esotica, Avedon dovette superare le barriere razziali e il bigottismo imperante, per cui era inconcepibile vedere in copertina una modella asiatica. La Hearst, casa editrice di Harper’s Bazaar, temeva che quelle foto avrebbero causato la disdetta di molti degli abbonamenti alla celebre rivista di moda. L’editore dell’epoca, Robert F. MacLeod, disse a chiare all’incredulo Avedon che quelle foto non potevano essere pubblicate perché la ragazza non era bianca. Ma è pur vero che non si diventa leggende per caso: Avedon si dimostrò inossidabile nella sua battaglia a favore della bellezza, arrivando a minacciare la storica casa editrice di rinunciare al contratto come fotografo di Harper’s Bazaar. Alla fine Avedon la spuntò e salutò orgogliosamente l’uscita del numero di febbraio del 1959: la bellezza aveva vinto. Ma forse la portata storica di quella battaglia non era ancora del tutto chiara, all’epoca. Il successo di China Machado aprì la porta alle modelle di colore, da Iman a Naomi Campbell, da Jourdan Dunn a Sessilee Lopez.

China Machado in Guy LaRoche
China Machado in Guy LaRoche
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All’anagrafe Noelie Dasouza Machado, la modella cambiò il proprio nome in China quando iniziò a sfilare
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La bellezza esotica di China Machado immortalata da Peter Basch in uno scatto risalente agli anni Cinquanta
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China Machado in un abito Patrick de Barentzen, foto di Richard Avedon
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China Machado è tornata a posare come modella, firmando un contratto con la IMG alla veneranda età di 80 anni

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L’icona di stile ha lavorato per ben 11 anni come fashion editor di Harper’s Bazaar


Nonostante il suo incredibile successo China Machado non si dichiarò mai entusiasta del lavoro di modella, e -incredibile ma vero- lei, dal viso così perfetto, non si ritenne mai particolarmente bella, come ha più volte dichiarato in numerose interviste. La collaborazione tra la modella e Avedon durò tre anni, successivamente ai quali China Machado fu assunta -ironia della sorte- dallo stesso Harper’s Bazaar come Senior Fashion Editor, per poi assumere l’incarico di Fashion Director. Dal 1962 l’ex modella lavorò per 11 anni nella redazione dello storico magazine. Come fashion editor il suo era un approccio alla moda istintivo e spontaneo. Convinta per sua stessa ammissione di non avere -a differenza delle sue colleghe- un senso innato per lo stile, China Machado prediligeva comfort e sobrietà, indossando spesso pantaloni.

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China Machado ritratta da Bruce Weber per Vogue Italia luglio 2015
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China Machado ritratta da Richard Rutledge
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Contraria alla chirurgia estetica, China Machado appare ancora oggi bellissima e naturale
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Ironica e dalla grande personalità, China Machado ha lavorato anche come costume designer e produttrice televisiva

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China Machado fotografata da Glen Luchford per V Magazine, 2010


Nel 1989 l’icona di stile China Machado venne celebrata con l’inserimento nella celebre International Best Dressed List, creata nel 1940 da Eleanor Lambert. La modella ebbe due figlie dall’attore Martin LeSalle, Blanche ed Emmanuelle. Rumour vociferano di una sua liaison con William Holden. Attualmente la modella vive a Long Island col suo nuovo marito Riccardo Rosa.: nel corso della sua lunga carriera ha lavorato anche come costume designer e produttrice televisiva e ha cresciuto le sue due figlie come madre single. Dopo aver ultimato la sua autobiografia è stata immortalata in tempi recenti da Bruce Weber per W Magazine: è così che, a oltre mezzo secolo dal suo ritiro dalle passerelle, China Machado è tornata a posare come modella, con un contratto firmato con la celebre agenzia IMG alla veneranda età di 80 anni. Il passare del tempo non ha cambiato i suoi zigomi, le labbra e gli occhi felini sono sempre gli stessi, come anche l’autoironia. E a chi le chiede quali siano i suoi segreti di bellezza, lei risponde, spiazzando gli increduli interlocutori: “Non ho mai fatto una dieta, non ho mai fatto ginnastica, mangio come un maiale e bevo- soprattutto vodka. E fumo, anche.” Perché la personalità è glamour.


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Lo stile di Caroline Vreeland

Lo stile di Caroline Vreeland

Stando alla genetica lo stile dovrebbe scorrerle nelle vene: Caroline Vreeland, socialite, cantante ed icona di stile, è la nipote della mitica Diana Vreeland. La celebre fashion editor non è stata solo una figura importante del fashion biz, ma il nome che, dagli anni Quaranta ai Sessanta, con la sua impronta ironica, irriverente e personalissima ha rivoluzionato il corso della moda mondiale, fungendo da spartiacque tra l’antico e il moderno.

Divenuta famosa per la sua rubrica su Harper’s Bazaar intitolata “Why don’t you…?”, dalla quale dispensava consigli deliziosamente sui generis, fino al suo ruolo di direttrice di Vogue America, chi ha avuto come nonna un personaggio del calibro di Diana Vreeland non può non sentire tutto il peso che tale eredità inevitabilmente comporta.

Guardando Caroline Vreeland, viso angelico e fisico prorompente, la prima parola che viene in mente è personalità. Perché la bionda cantautrice e modella, balzata alle cronache degli ultimi anni anche per il suo stile, di personalità ne ha da vendere. E se essere figli, o, in questo caso, “nipoti di”, può essere un’arma a doppio taglio, nel caso della giovane Vreeland proprio il carattere e la grinta hanno fatto la differenza.

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Curve da capogiro e grinta da vendere, la bombshell americana si contraddistingue per uno stile moderno e all’avanguardia, che attinge spesso e volentieri dal guardaroba maschile. Cantante apprezzata, prima ancora che icona fashion, Caroline Vreeland predilige il total black e un mood aggressivo. Come lei stessa ha dichiarato più volte, da adolescente ha avvertito la pressione derivatale dal cognome ma anche dal suo fisico esplosivo: grande sensualità, il décolleté generoso e la notevole fotogenia le hanno aperto le porte della moda, con un contratto come modella stipulato con la celebre Next Agency.

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Caroline lavora anche come attrice e talent scout e definisce sua nonna la donna più chic mai esistita. Presenza fissa nei front-row delle settimane della moda, apprezzata anche da Carine Roitfeld, Caroline Vreeland nel 2013 è stata protagonista di American Idol. Spontanea e curiosa, ha dichiarato di sentirsi a proprio agio anche struccata. Perché la personalità è glamour.


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Carine Roitfeld: vita da fashion editor

Uno sguardo tagliente e grandi occhi azzurri brillano su un viso dai lineamenti particolarissimi e su una figura longilinea: se esiste lo charme, lei ne ha da vendere.

Controversa, amata ed odiata in egual misura, venerata dai creativi di moda e detestata da molti altri, Carine Roitfeld nel fashion biz è un’autorità indiscussa, da più di un ventennio a questa parte.

La celebre ex direttrice di Vogue Paris, la Bibbia della moda, è una figura centrale della moda contemporanea: icona snob per antonomasia, ex modella, parigina doc, Carine Roitfeld è nata il 19 settembre 1954.

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Un primo piano di Carine Roitfeld
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Figura controversa del fashion biz, la Roitfeld è stata direttore di Vogue Paris
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Musa iconica di Karl Lagerfeld e Tom Ford, ha collaborato a lungo con loro

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Capi ed accessori in pelle immancabili nel suo guardaroba


Figlia di un produttore cinematografico trasferitosi a Parigi, appena diciottenne l’atletica Carine viene notata per le strade della capitale francese da un fotografo britannico, e inizia a lavorare come modella. Segue un impiego come scrittrice e stilista per l’edizione francese di Elle.

Open-minded e ribelle nella vita privata come sul lavoro, la fashion editor instaura una lunga relazione, mai sfociata in un matrimonio, con Christian Restoin: il rapporto dura più di trent’anni e vede la nascita di due figli, Julia Restoin Roitfeld, nata nel 1980, e Vladimir Restoin Roitfeld, nato nel 1984. La figlia Julia nel 1990 viene fotografata da Mario Testino per Vogue Bambini.

Carine Roitfeld e Mario Testino iniziano una frequente collaborazione, firmando alcuni tra i servizi più famosi di Vogue America e Vogue Parigi. Intanto la Roitfeld inizia un fruttuoso sodalizio artistico anche con Tom Ford quando quest’ultimo è alla direzione creativa di Gucci e di Yves Saint-Laurent. Nel 2001 si concretizza per lei il sogno di qualsiasi fashion editor: il direttore di Condé Nast Jonathan Newhouse le offre la direzione di Vogue Paris. È la consacrazione ufficiale a guru della moda.

Gli shooting e le campagne pubblicitarie da lei curati a volte sortiscono l’effetto di vere e proprie bombe mediatiche, cui seguono talvolta infinite polemiche: un esempio è lo shoot in cui la fashion editor si schiera apertamente a favore delle pellicce, con una Raquel Zimmermann che mostra il dito medio agli ambientalisti, in una lussuosa mise in pelliccia. Un’eleganza sofisticata immediatamente riconoscibile nei lavori firmati Carine Roitfeld, che mostrano donne come dive: personalissimo il suo styling, che esalta la femminilità più autentica.

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Camicia e gonna bodycon in pelle con borchie: lo stile Carine Roitfeld è borghese con un tocco rock’n’roll
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Icona di stile e stylist tra le più famose al mondo, Carine Roitfeld è stata modella
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Capispalla importanti e nero passepartout per la fashion editor
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Immancabili le pellicce nel suo guardaroba

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Collaborazioni con Elle ed esperienze come modella nel curriculum della Roitfeld, prima di approdare a Vogue Paris


Nel 2006 alcune indiscrezioni la vogliono alla guida di Harper’s Bazaar, al posto di Glenda Bailey, ma nulla accade fino al 2010. Il 17 dicembre di quell’anno, dopo dieci anni alla direzione di Vogue France, Carine Roitfeld rassegna le proprie dimissioni a seguito delle polemiche suscitate da un suo shooting con protagoniste bambine, che ammiccano in pose ritenute troppo provocanti, considerata l’età. Il suo posto alla direzione del celebre magazine viene preso da Emmanuelle Alt, già redattrice moda sotto la direzione della stessa Roitfeld. Carine Roitfeld torna quindi a lavorare freelance, collaborando alle campagne Autunno/Inverno 2011 e Primavera/Estate 2012 di Chanel. Nello stesso anno esce il suo libro Irreverent, edito da Rizzoli.

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Amata ed odiata, la fashion editor è una figura chiave nel fashion biz

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Carine Roitfeld è stata per dieci anni direttrice di Vogue France


Ultimamente si parla fa tanto di ladylike: lo stile di Carine Roitfeld rispecchia in pieno questa definizione. Sobria ma sempre stilosa, la stylist predilige pencil skirts e camicie, per una femminilità discreta e un’eleganza minimale. Nero passepartout nei suoi outfit, ricercati ma minimal-chic. Perfetta nelle sue mise a tubino, come anche negli outfit più eccentrici, che non scadono mai in banale esibizionismo. Cappotti voluminosi e pellicce a pelo lungo si mixano a gonne discrete ma sexy che valorizzano la sua figura esile in modo gentile. Uno stile molto francese: “Avere cattivo gusto in modo elegante” è la sua massima in fatto di eleganza. Musa iconica di se stessa, vera e propria diva del fashion biz, la giornalista non lesina in capi ed accessori di pelle, pellicce (con buona pace degli animalisti!) e tacchi a stiletto. Lei stessa definisce il suo stile borghese ma con un tocco rock’n’roll.

Catherine McNeil per CR Fashion Book, styling di Carine Roitfeld
Catherine McNeil per CR Fashion Book, styling di Carine Roitfeld
Daria Strokous ritratta da Steven Meisel per Dior Golden Jungle, Autunno/Inverno 2012. Styling di Carine Roitfeld
Daria Strokous ritratta da Steven Meisel per Dior Golden Jungle, Autunno/Inverno 2012. Styling di Carine Roitfeld
Raquel Zimmerman fotografata da Mario Testino per Vogue Paris, agosto 2008. Styling di Carine Roitfeld
Raquel Zimmerman fotografata da Mario Testino per Vogue Paris, agosto 2008. Styling di Carine Roitfeld

Aymeline Valade ritratta da Mario Testino per V Magazine Aurunno 2011, stryling di Carine Roitfeld
Aymeline Valade ritratta da Mario Testino per V Magazine Aurunno 2011, stryling di Carine Roitfeld


Ora la signora dello charme parigino ha fondato CR Fashion Book, un magazine semestrale che porta le iniziali del suo nome, quel CR tanto caro ai lettori di Vogue, con cui era solita firmare i suoi editoriali. La rivista, prestigiosa e dalla linea editoriale estremamente sofisticata, ha aperto i battenti a settembre 2012. Acclamata nel front row delle sfilate più importanti, reduce da una collaborazione con la catena giapponese Uniqlo, per cui ha firmato una collezione, lo stile Roitfeld è assolutamente da copiare.


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Miroslava Duma: la zarina della moda

Tra le icone fashion contemporanee è la numero uno, la più affascinante e la più ammirata. Immancabile presenza nei front row delle sfilate, blogger e it girl, Miroslava Mikheeva Duma, detta Mira, è nata il 10 marzo 1985 a Surgut, nella ricca regione del Tyumen, in Siberia. Figlia di un senatore, nel 2008 si laurea in International Business and Business Administration presso il Moscow State Institute of International Relations (MGIMO).

In pochissimi anni Miroslava Duma si impone come icona di stile, autorevole trendsetter e fashion editor. Amatissima dai suoi followers su Instagram, per la sua bellezza minuta e la creatività dei suoi outfit si è imposta all’attenzione dei media a livello internazionale.

La sua carriera è iniziata come quella di quasi tutti i blogger, postando le foto dei suoi outfit su siti come The Sartorialist. La svolta si profila quando viene scelta come Special Projects Editor di Harper’s Bazaar: entra così nel giornalismo di moda dalla porta principale. Lavora poi come scrittrice contributor freelance per Vogue, Tatler, Forbes, Glamour Russia e OK Magazine.

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Miroslava Duma è nata il 10 marzo 1985 a Surgut, in Siberia
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Trendsetter ed icona di stile tra le più ammirate, la carriera di Miroslava Duma è iniziata come fashion blogger
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Mood optical per la fashion editor alla New York Fashion Week
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Suggestioni orientali ed eleganza esotica per Mira Duma
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La sua carriera nel giornalismo inizia da Harper’s Bazaar

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Mira Duma ha alle spalle numerose collaborazioni con magazine del calibro di Vogue, Glamour, Tatler Russia


Nel 2011 fonda Buro 24/7, una piattaforma online che tratta di arte, architettura, cinema, moda, lifestyle, musica e stile. Buro 24/7 viene definito dalla stessa giornalista come “un ufficio informazioni aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette”. La piattaforma dal lancio è cresciuta fino a contare undici Paesi, tra cui Australia, Azerbaijan, Europa centrale, Kazakistan, Malesia, Medio Oriente, Mongolia, Russia, Singapore e Ucraina.

Brillante investitrice, Miroslava Duma è stata ambasciatrice per la collezione di gioielleria di Chanel ispirata al design del 1932 e ha lavorato per Louis Vuitton per il lancio di una campagna intitolata “Small is Beautiful” per celebrare la nuova linea di mini borse.

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Una mise romantica nel trench Valentino
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Dalla Russia con amore in total look Chanel
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Una predilezione per capi bon ton
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Nel 2011 Miroslava Duma fonda Buro 24/7, portale di moda, lifestyle e cultura
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Lo stile della fashion editor non teme accessori importanti, meglio se abbinati a capi low cost

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Tanta femminilità nelle gonne e nella camicia col fiocco


Definita dal Financial Times “una forza dell’industria del fashion”, lodata da Vogue per le sue doti di brillante imprenditrice, per Fashion Diva Design lei è “la It Girl”. Icona dello streetstyle, il suo stile è sfarzoso e sofisticato: l’opulenza tipicamente sovietica si mixa brillantemente al misterioso charme siberiano. Largo a colbacchi di pelliccia, stampe optical, accessori importanti, per un mood barocco ed eclettico. Ma lo stile di Mira Duma non lesina elementi bon ton, evidenti nella sua predilezione per cappottini ladylike e colori pastello, nelle camicie con fiocco e nelle gonne. Outfit studiati con precisione certosina: il segreto dell’eleganza di Mira Duma è la capacità di osare, mixando capi extra lusso come le borse Hermès ad elementi low cost. La fashion editor è sposata con il magnate Aleksey Mikheev, dal quale ha avuto due figli, George nato nel 2010 e Anna nata nel 2014. Una icona che ci riserverà ancora molte sorprese.

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Miroslava Duma per Vogue UK, marzo 2014
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Sposata con un magnate russo, la Duma ha già due figli
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Immancabile presenza nei front row delle sfilate,, gli outfit di Miroslava Duma sono sempre studiati fin nei minimi dettagli.

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Fascino in miniatura per la blogger, che non arriva al metro e settanta



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