Grotta Giusti: tempio del benessere di lusso

La vita in città è caotica. Tutti i giorni la stessa storia: mi faccio strada tra le persone con il mio cappuccino in una mano mentre cerco di raggiungere l’ufficio, sognando del meritato relax in una SPA. Concedersi del tempo per se stessi è fondamentale e il rimedio in questione ha un nome: Grotta Giusti, ottava meraviglia del mondo secondo Giuseppe Verdi.


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Situata a Monsummano Terme, in Toscana, questa grotta termale vi farà sognare ad occhi aperti. Un vero e proprio elogio alla natura.

Circondato dal verde, questo resort nasce in una maestosa villa ottocentesca, che fu residenza di campagna del poeta toscano Giuseppe Giusti.


Fu scoperta nel 1849, mentre il padre del poeta conduceva dei lavori in quella zona e negli anni successivi si sparse velocemente la notizia delle molteplici virtù curative della cava.

Questo vero e proprio paradiso naturale viene suddiviso in tre zone denominate Paradiso, Purgatorio e Inferno, con temperature che oscillano tra i 28°C ai 34°C durante tutto l’anno.
La Grotta si estende per oltre duecento metri nel sottosuolo, creando incantevoli labirinti che regalano intense emozioni.


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Per un’esperienza ancora più surreale, Grotta Giusti è l’unica location al mondo ad offrire la possibilità di fare vere e proprie immersioni in grotta termale, al fine di scoprire lo splendore di una cavità millenaria rimasta celata per secoli e secoli.


Attualmente comprende anche uno spazio esterno e una grande varietà di stanze e suites per i più romantici, oltre ad una distesa d’acqua termale esterna dotata delle tecnologie più avanzate e di una zona per dei trattamenti estetici da sogno.


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A questo proposito, all’interno della prestigiosa SPA vengono utilizzate principalmente due linee: [comfort zone], una linea di prodotti high-tech i cui ingredienti lavorano in sinergia al fine di rassodare e rivitalizzare la pelle del corpo e del viso, ed Eteria, linea ricca di fito-oli e celeberrima per i suoi preziosi principi attivi, tra cui elastina, collagene, acido jaluronico e cellule staminali dell’uva.


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A conferma dell’eccellenza di questo locus amoenus vi sono i due prestigiosi premi vinti dalla Grotta Giusti e dal suo team: il primo riguarda l’innovativo programma Longevity, ideato dal team medico di Grotta Giusti, che si è aggiudicato il premio ESPA Innovation Awards 2015; successivamente Grotta Giusti è stato designato come “World’s Best Thermal Grotto”, ovvero la migliore Grotta Termale Naturale al mondo ai prestigiosi World Spa Awards 2015.

 

 






GROTTA GIUSTI – TEMPLE OF LUXURY WELLNESS


City life is chaotic. Everyday the same routine: making my way through the crowd, holding my cappuccino while heading to my office, daydreaming of a relaxing weekend of wellness. Taking time for ourselves is really important and here is how to: Grotta Giusti, which Giuseppe Verdi refers to as the “Eight Wonder of the World”.


This grotto is located in Monsummano Terme, in Tuscany, and will doubtlessly enchant you. It does praise nature.
Surrounded by the typical Tuscan landscape, this resort was formerly a luxurious villa from the nineteenth century, inhabited by Giuseppe Giusti, a famous Tuscan poet.
It was discovered in 1849, as they were digging in that area. In a bunch of years, everyone knew that cave had really good influences on their health.


This natural heaven is divided into three parts called Paradiso (Heaven), Purgatorio (Purgatory) and Inferno (Hell), with temperatures ranging from 28°C and 34°C throughout the whole year.
The grotto is full of natural, enchanting labyrinths throughout its two-thousand meters of extent.


If you are brave enough to live one of the most amazing experiences of your life, Grotta Giusti is the only thermal grotto offering the unique possibility of diving into its waters and discover its deepest world, which has been unknown for centuries.


Nowadays, you can also find a huge outdoor pool filled with thermal water and a luxurious SPA.
According to this, in this SPA there are two luxury brands, which are mainly used: [comfort zone], providing a wide range of high-tech products, whose ingredients work in synergy to achieve incredible revitalization of your face and body, and Eteria, a luxury brand well-known for its fito-oils and precious ingredients, such as elastin, collagen, hyaluronic acid and stem cells.


As a proof of the grotto’s excellence, we have two major prizes won by Grotta Giusti and its team: the former concerning the innovative program Longevity, created by the medical team, which won the ESPA Innovation Awards 2015; then Grotta Giusti has been labeled “World’s Best Thermal Grotto” at World Spa Awards 2015.

 






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Roberto Capucci: lo scultore della moda

Ieratiche come marmoree sculture, atemporali come le opere d’arte che impreziosiscono un museo, misteriose ed iconiche: le creazioni di Roberto Capucci costituiscono un unicum nel panorama della moda.

Enfant prodige, ad appena 26 anni fu definito da Christian Dior «il miglior creatore della moda italiana»: Roberto Capucci, classe 1930, vanta una carriera a dir poco sfolgorante. Nato a Roma, dopo aver frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, dove si forma con i maestri Mazzacurati, Avenali e de Libero, nel 1950, a soli venti anni, inaugura il suo primo atelier, in via Sistina, grazie all’aiuto della giornalista Maria Foschini, che fu per lui Pigmalione ante litteram. L’anno seguente presenta le sue creazioni a Firenze, presso la residenza di Giovanni Battista Giorgini, inventore della moda italiana.

Audace sperimentatore, le sue collezioni riflettono il suo viscerale amore per l’arte. Le geometrie e i volumi arditi e altamente scenografici traggono ispirazione dalla natura, con le sue molteplici espressioni. Il Nove Gonne, creato nel 1956, è forse l’abito più conosciuto del periodo iniziale dell’opera di Capucci: trattasi di un semplice abito in taffetà rosso che si sviluppa in ben nove gonne concentriche con tanto di strascico sulla parte posteriore. Si dice che il couturier sia stato ispirato dal gioco di cerchi concentrici che si sviluppa sulla superficie dell’acqua lanciandovi un sasso.

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Roberto Capucci è nato a Roma il 2 dicembre 1930
Gli abiti-scultura di Capucci, foto di Fiorenzo Nicolli, 1985
Gli abiti-scultura di Capucci, foto di Fiorenzo Nicolli, 1985

Roberto Capucci su Vogue Italia, 1982. Foto di Barry Lategan
Roberto Capucci su Vogue Italia, 1982. Foto di Barry Lategan


Nel 1958 crea la Linea a scatola, un’autentica rivoluzione, per cui nel settembre dello stesso anno viene insignito a Boston con la massima onorificenza, l’Oscar della Moda quale migliore creatore di moda, insieme a nomi del calibro di Pierre Cardin e James Galanos. Nel 1961 inizia la conquista della Francia, ove il couturier presenta le proprie creazioni; l’anno seguente inaugura il suo atelier al n. 4 di Rue Cambon, a Parigi. Negli anni parigini la sua ricerca e sperimentazione proseguono fino ad abbracciare materiali insoliti, quali la plastica, le fibre hi-tech, il plexiglass e il metallo.

In quel periodo abita al Ritz, come Coco Chanel, ed è acclamato come una vera celebrità. Le sue clienti vengono soprannominate «le capuccine». Pochi anni più tardi, nel 1968, viene costretto a rientrare in Italia da alcuni problemi familiari. Qui apre un nuovo atelier in via Gregoriana e presenta le sue collezioni nel calendario della moda organizzato dalla Camera Nazionale dell’Alta Moda. Nello stesso anno disegna i costumi di Silvana Mangano per il film Teorema di Pier Paolo Pasolini. Intanto continua a sperimentare e utilizza per le sue creazioni anche paglia, rafia e sassi, che mixa alla seta e all’alluminio, per la realizzazione di capi dal potente impatto scenografico. Ricordano le crisalidi certi abiti-scultura di Capucci, tra corazze di seta plissettata e ali lavorate, in un gioco di ardite sovrapposizioni e giochi barocchi, che modellano i tessuti e le sete come arabeschi, petali e ventagli, per capi che ricordano gli origami. Non semplice moda, non mera creazione di capi legati alla caducità delle tendenze stagionali, ma arte allo stato puro: il suo è un design onirico, caratterizzato da tagli astratti, continua sperimentazione e ricerca di tessuti e forme nuove. Tra i materiali usati spiccano il taffetà, il mikado, il Meryl Nexten, una particolare fibra cava.


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Nel luglio del 1970 presenta per la prima volta il suo lavoro in un museo, a Roma: la location scelta è il ninfeo del Museo di Arte Etrusca di Villa Giulia. Anarchico e scevro da ogni logica di mercato, esteta di antica tradizione, Capucci nel 1980 si dimette dalla Camera Nazionale della Moda e decide di intraprendere un percorso che sia in linea con la propria personalità, divorziando dalle istituzioni per dedicarsi completamente alla sua opera estetica. Il couturier si ritira in una creazione solitaria, avente un solo fine: l’arte. Genio ribelle, aborre le logiche di mercato, come anche le scadenze e il caos tipici delle settimane della moda. Alla base della sua attività vi è una autentica ricerca estetica, per abiti-scultura che sono vere e proprie opere d’arte da indossare. A partire dagli anni Ottanta le sue collezioni non vengono più inserite all’interno di alcun calendario ma vengono presentate come delle personali d’artista. La sua stagione espositiva inizia nel 1990 con la mostra Roberto Capucci l’Arte Nella Moda—Volume, Colore e Metodo a Palazzo Strozzi a Firenze: l’esposizione ottiene un successo senza precedenti e le sue opere vengono contese dai musei più importanti al mondo, tra cui il Kunsthistorihsches Museum (Vienna), il Nordiska Museet (Stoccolma), il Museo Puškin delle belle arti (Mosca), il Philadelphia Museum of Art, la Reggia di Venaria Reale (Torino). Nel 1995 le sue creazioni sono protagoniste della Biennale di Venezia, nell’edizione del centenario 1895-1995. Nel 2005 crea la Fondazione Roberto Capucci allo scopo di preservare il suo impotente archivio, che consta di 439 abiti storici, 500 illustrazioni firmate, 22.000 disegni originali, oltre che di una rassegna stampa completa e di una vasta fototeca e mediateca. Nel 2007 apre il Museo della Fondazione Roberto Capucci presso Villa Bardini, a Firenze. Nell’aprile 2012 la creazione di un concorso, con lo scopo di promuovere i giovani talenti.

L'abito Nove Gonne, 1956
L’abito Nove Gonne, 1956
Modella in Roberto Capucci, Roma, 1957
Modella in Roberto Capucci, Roma, 1957
Tubini Capucci, 1961, foto di Norman Parkinson
Tubini Capucci, 1961, foto di Norman Parkinson

Simone D’Aillencourt e Nina de Voogt in  Capucci, Roma 1960, foto di William Klein
Simone D’Aillencourt e Nina de Voogt in Capucci, Roma 1960, foto di William Klein


Riservato, refrattario ad ogni forma di pubblicità, schivo, Capucci incarna forse l’ultimo dei couturier, i sarti-architetti che, come Cristóbal Balenciaga, hanno elevato la moda ad una tra le più potenti espressioni artistiche. Ribelle ed anarchico, fedele ai valori estetici della vecchia scuola, per Capucci “la moda non esiste”, è un’invenzione, al pari delle tendenze, ed “essere alla moda è già essere fuori moda”. Una personalità forte, che non teme di affermare con forza che, se potesse, abolirebbe lo stesso termine moda dal vocabolario. Maestro di stile, definisce l’eleganza come fascino, mistero, qualcosa che nulla ha a che fare con l’apparenza. Testimone impotente del decadimento dei costumi, giudice inflessibile rispetto alla volgarità imperante nella sua Roma e, più in generale, nella società attuale, Capucci ha più volte ribadito che oggi a suo dire non vi sarebbe alcuna icona di stile. “L’alta moda è morta” —tuonava così pochi anni fa, commentando le sfilate dell’alta moda romana. E proprio lui, che della moda è stato uno dei nomi più importanti a livello mondiale, esordisce spesso e volentieri dicendo: “Di moda non mi intendo affatto”. Gli occhi sagaci rivelano il suo ricchissimo mondo interiore, la sua eleganza è entrata a buon diritto nelle enciclopedie della moda. “Ho un solo vizio: spendo tanto in abbigliamento. Ho 42 cappotti, in tutti i colori, dal bianco al nero e all’arancione”, ammette il couturier in una delle innumerevoli interviste.

Abito Capucci, 1957
Abito Capucci, 1957
Penelope Tree in Capucci
Penelope Tree in Capucci

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Uno degli abiti-scultura di Roberto Capucci


Universalmente riconosciuto come uno dei nomi più importanti della moda del XX secolo, Capucci ha vestito teste coronate e star del cinema: da Silvana Mangano al soprano Raina Kabaivanska a Rita Levi-Montalcini, che indossava proprio una creazione del Maestro in occasione del conferimento del Premio Nobel per la medicina del 1986. Nel 2007 è stato inaugurato a Villa Bardini (Firenze) un museo a lui dedicato: «A Roma non c’era posto per me; nessuno m’ha offerto un luogo per la mia Fondazione. Qui, invece, mi hanno steso un tappeto rosso». Commentava così il couturier, la cui attività è iniziata proprio a Firenze, nel 1951. Un nome che, da Roma e dall’Italia, ha conquistato il mondo. “Fai della bellezza il tuo costante ideale” è il monito lanciato da Capucci, summa di tutta la sua attività, dagli anni Cinquanta fino ad oggi.


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