Da domenica non dava sue notizie, facendo allarmare i parenti che solo lunedi 20 luglio, lo hanno ritrovato privo di sensi nella sua casa milanese in viale Vittorio Veneto.
Elio Fiorucci aveva ottant’anni, di cui quasi cinquanta passati a mantenere alto l’orgoglio della moda made in Italy ma soprattutto democratica, perché un capo Elio Fiorucci era alla portata di tutti, con poche pretese ma con tanta personalità. Ancora oggi è il nome d’alta moda che si ricollega ad un filone tutto pop, street, colorato, esageratamente giovane che ha ispirato tantissimi altri designer a venire. Questa filosofia libera dai dettami che le passerelle d’alta moda avevano sempre imposto, si era riflessa anche nelle strutture dei suoi negozi, partendo da quello aperto in Piazza San Babila nel 1967.
Lo stesso Elio Fiorucci aveva raccontato quanto fosse stato un azzardo, ma anche una fortuna: quelle vetrine luminose e sgargianti che avevano portato un tocco british in una Milano ancora troppo seriosa e borghese, avevano dato vita ad una carriera che da nazionale si trasformò in un impero internazionale negli anni ’70, quando furono aperti altri due store a Londra e New York. Quest’ultimo aveva addirittura affascinato un genio artistico quale Andy Warhol, che usò quelle stesse vetrine per sponsorizzare il suo giornale Interview.
Elio Fiorucci aveva iniziato come semplice creatore di una linea di galosce molto colorate – riprese poi anni più tardi, dopodiché erano stati i jeans, i cherubini, gli gnomi e la Love Therapy – per citare alcuni punti saldi della sua carriera, a mandare avanti un nome che ancora oggi fa pensare ad una moda allegra, semplice ma curatissima, adatta ad ogni persona, età e circostanza.
Non solo designer ma anche persona attenta alle questioni più sociali, si era attivato a favore del Parco Canile di Milano, scelta che incentivò poi la volontà di diventare vegetariano a settant’anni come segno di rispetto per gli animali.