Creata nel lontano 1940 da Eleanor Lambert, l’International Best Dressed List è da allora l’appuntamento annuale più prestigioso per decretare i meglio vestiti di ogni anno. Nella celebre Hall of Fame della lista, ceduta al magazine Vanity Fair dalla stessa Lambert poco prima di morire, sono comparsi nel corso degli anni nomi illustri di icone di stile irraggiungibili ed eteree, da Marella Agnelli a Babe Paley, celebre cigno di Truman Capote, da Jackie Kennedy a Gloria Guinness fino a C. Z. Guest e, ancora, Jacqueline de Ribes e molti altri.
Ma andiamo a scoprire chi sono i meglio vestiti dell’anno che sta per concludersi. Il 2015 vede in pole position la principessina Charlotte Casiraghi, musa di Gucci e icona di bellezza, adesso al centro delle cronache mondane anche per il nuovo amore, il regista italiano di nobili ascendenze Lamberto Sanfelice. Lo stile sempre impeccabile della principessa non smette di affascinare. Piace molto anche Letizia Ortiz, dalla figura sottile e dal grande charme. Stile evergreen per Francesca Amfitheatrof, direttore creativo di Tiffany & Co. La First Lady britannica Samantha Cameron piace a molti per le sue mise colorate e dal gusto classico. Restiamo in Gran Bretagna con la Sophie Rhys-Jones, contessa del Wessex, amata per la sua eleganza aristocratica.
Premiato anche lo stile della ballerina Misty Copeland e la grande personalità di Mellody Hobson, la donna d’affari protagonista del Pirelli 2016. Immancabile la presenza di Amal Clooney, che si è imposta all’attenzione dei media per la sua classe, rara e molto apprezzata. Nella lista delle meglio vestite del 2015 compaiono anche le cantanti Rihanna e Taylor Swift.
Lauren Santo Domingo
Il principe Harry
Charlotte Casiraghi
Amal Clooney
Il costumista William Ivey Long
Stavros Niarchos III
Robert Couturier
Francesca Anfitheatrof
Taylor Swift
Misty Copeland
Samantha Cameron
Letizia Ortiz
La contessa di Wessex
Emma Watson
Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi
Mellody Hobson
Rihanna
Charlize Theron
Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned
Il principe Carl Philip di Svezia
Sienna Miller
Emma Stone
Diane Kruger
Tra gli uomini in pole position l’architetto Robert Couturier, seguito dal principe Harry, da Stavros Niarchos III e dal Principe Carl Philip di Svezia. Inoltre compaiono nella lista anche Sir Jonathan Ive e il costume designer William Ivey Long.
Ad Hollywood promosse a pieni voti Diane Kruger, Emma Stone, Sienna Miller, Emma Watson e la bellissima Charlize Theron. Tra le coppie più amate e più eleganti spiccano Pierre Casiraghi e Beatrice Borromeo, freschi di matrimonio e in attesa del primo figlio.
Nella categoria dedicata agli addetti ai lavori del settore moda troviamo la fashion editor Giovanna Battaglia, Zac Posen, Victoria Beckham, Caroline Issa e Lauren Santo Domingo. Nella Hall of Fame immancabile la presenza anche quest’anno di Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned, seconda delle tre mogli di Hamad bin Khalifa al-Thani, emiro del Qatar.
Ci sono donne che nascono con’aura particolare e che per un particolare mix di bellezza, eleganza e circostanze divengono indimenticabili icone. La viscontessa Jacqueline de Ribes ha incarnato per decenni la quintessenza del glamour parigino.
Socialite della Parigi più chic, filantropa, produttrice e designer di successo, è stata musa di stilisti del calibro di Yves Saint Laurent, Valentino e Guy Laroche.
Un fascino esotico, zigomi pronunciati e lunghissimi capelli d’ebano spesso legati in acconciature di stampo etnico, il profilo severo, il taglio orientale degli occhi, sapientemente rimarcato con un filo di eyeliner: Jaqueline de Ribes è un’icona di stile tra le più famose al mondo.
Aristocratica da generazioni, presenza fissa dell’International Best Dressed List a partire dal 1962, la contessa Jacqueline Bonnin de La Bonninière de Beaumont nasce a Parigi in una data emblematica per la Francia: il 14 luglio del 1929. “Ero già una piccola rivoluzionaria”– ironizzerà lei stessa a questo proposito. Figlia di Jean, conte Bonnin de la Bonninière de Beaumont, esponente di spicco dell’aristocrazia francese, e della contessa Paule de Rivaud de La Raffinière, traduttrice di Ernest Hemingway, Jacqueline cresce nella Francia più ricca e glamour.
La giovane -lunghe gambe e portamento altero- coltiva il sogno di diventare una ballerina, ma la sua infanzia è caratterizzata da una profonda solitudine: la freddezza che i suoi genitori le dimostrano fa sì che la piccola si affezioni moltissimo al nonno. Amante della bella vita, il nonno non lesina in spese folli e vive tra yacht di lusso, automobili sportive e belle donne. La giovane è già una sognatrice, come dichiarerà lei stessa più avanti. Ma alla morte del nonno, la piccola Jacqueline, che non ha ancora 10 anni, avverte un vuoto affettivo talmente forte che lo scoppio della guerra la lascia quasi indifferente. Durante l’occupazione viene mandata ad Hendaye, sui Pirenei, insieme alla sua nanny scozzese. Poco lontano da qui, quando la ragazza ha da poco compiuto diciotto anni, avviene l’incontro della sua vita: durante un party a Saint-Jean-de-Luz la giovane nota un ragazzo bruno in tenuta da tennis. È il visconte Édouard de Ribes, eroe di guerra appartenente alla Legion d’Onore, all’epoca 24enne. “Vidi questa gazzella e me ne innamorai all’istante”, dirà di lei.
I visconti appartengono all’élite di Parigi: sono i tempi dell’haute couture e dei balli di lusso e la splendida Jacqueline risplende dall’alto del suo stile. Soprannominata “la De Gaulle della moda”, nella Parigi del Folies Bèrgere Jacqueline de Ribes diviene un’icona ammirata e dallo stile imitatissimo. “Elegante fino a farti distrarre”, dirà di lei Oleg Cassini, l’altera eleganza si unisce in lei ad una forte carnalità: il mix ideale in ogni donna, si potrebbe dire. Iniziata alla moda durante un ballo a Venezia, a cui la giovane si presenta con un abito da sera creato da lei, durante un viaggio a New York la sua bellezza esotica conquista la più grande talent scout dell’epoca, Mrs. Diana Vreeland, che la fa immortalare da Richard Avedon.
Dal 1956 il suo stile raffinato e barocco entra a far parte dell’International Best Dressed List, ideata nel 1940 da Eleanor Lambert e, a partire dal 1962, Jacqueline divenne presenza fissa nella Hall of Fame. Nel 1983 venne nominata “la donna più elegante del mondo” da Town and Country. Intima amica di Oleg Cassini, era la “giraffina” prediletta da Emilio Pucci, mentre Valentino Garavani la soprannominò “L’ultima regina di Parigi”.
Al compimento dei 53 anni, nel 1982, la viscontessa organizzò un meeting familiare per annunciare a suo marito e ai loro figli la sua improrogabile decisione di iniziare una carriera come fashion designer. Caparbia e temeraria, Jacqueline dichiarò fermamente che niente e nessuno avrebbe mai potuto farle cambiare idea. Gli stessi Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, suoi confidenti, si dichiararono fortemente preoccupati per la sua scelta: erano tanti gli ostacoli che la contessa doveva superare, in primis il suo stesso status sociale, che poteva suscitare facilmente pregiudizi nel pubblico.
La sua prima collezione sfilò nella regale location di casa sua nell’ambito della Fashion week di Parigi del 1983. Una linea sontuosa -pur trattandosi di prêt-à-porter– che si rivelò subito un grande successo: negli Stati Uniti Saks Fifth Avenue le offrì un contratto di tre anni. Nel 1984 la contessa creò anche una linea di gioielli. Jacqueline continuò a disegnare le sue collezioni fino al 1995. Tra le sue clienti più affezionate troviamo Joan Collins, Raquel Welch, Barbara Walters, Cher, Danielle Steel, la baronessa von Thyssen e Olympia de Rothschild.
Le sue creazioni ottennero i favori del pubblico e della stampa: l’International Herald Tribune e il Women’s Wear Daily scrissero recensioni entusiastiche sulle sue collezioni. La contessa fu costretta da problemi di salute a chiudere la sua linea di abbigliamento nel 1995. Nel 1999 Jean-Paul Gaultier le dedicò una sua collezione. Insignita nel 2010 del prestigioso titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, Jacqueline de Ribes non è stata soltanto un’icona di stile: produttrice teatrale, televisiva e cinematografica, ha finanziato alcune delle attività culturali più importanti del teatro e della televisione francesi, dalla metà degli anni Cinquanta. Inoltre è stata ecologista, filantropa, mercenario per diversi musei ed istituzioni nonché accanita sostenitrice di cause umanitarie. Nel 1980 ha vinto il Women of Achievement Award.
La bellezza e l’intramontabile eleganza di Jacqueline de Ribes saranno celebrate con una mostra organizzata presso il Metropolitan Museum of Art di New York in cui saranno esposti 60 pezzi, tra haute couture e ready-to-wear — da Giorgio Armani a Pierre Balmain, Bill Blass, Marc Bohan per Dior, Roberto Cavalli, John Galliano, Madame Grès, Valentino Garavani e creazioni della linea della viscontessa —dal 1959 fino ai giorni nostri. “Jacqueline de Ribes: The Art of Style” sarà esposta all’Anna Wintour Costume Center del MET dal 19 Novembre 2015 fino al 21 Febbraio 2016. Per veri gourmet dello stile.
Fashionista ante litteram, un senso innato per lo stile e la capacità di captare il gusto nel raggio di un miglio. Eleanor Lambert è stata una vera maestra nello stile e nel fashion biz: PR ante litteram, è stata anche colei che ha inventato la più famosa lista delle “meglio vestite al mondo”.
Lo sguardo della ragazza che, eterea e giovanissima, posa per Cecil Beaton, tradisce una smisurata ambizione. Già all’epoca, quando Eleanor è ancora una perfetta sconosciuta nel mondo della moda, le si legge negli occhi la voglia di arrivare. Genio pubblicitario che rese New York la capitale del fashion e creatrice della prima fashion week della Grande Mela, la vita di Eleanor Lambert è stata la parabola di una visionaria che ha osato là dove nessuno aveva il coraggio di osare ed ha vinto.
Originaria dell’Indiana, nata a Crawfordsville il 10 agosto del 1903, Eleanor Lambert frequenta corsi di scultura al John Herron Art Institute di Indianapolis e nel frattempo scrive di shopping per l’Indianapolis Star. Qui conosce lo studente di architettura Willis Connor, con cui intraprende un rapporto sentimentale. La giovane Eleanor, desiderosa di evadere da quella realtà per lei troppo angusta, dichiarerà più avanti che quella relazione fu per lei come “un biglietto di sola andata per uscire da quella città” . Insieme la coppia si iscrive all’Art Institute di Chicago, dove la giovane Eleanor studia moda. Messo da parte un discreto gruzzolo, la coppia si trasferisce a New York. Connor non possiede assolutamente i requisiti necessari per essere la persona giusta per Eleanor, determinata ad eccellere in qualsiasi campo e intenzionata persino ad inventarsi ex novo una nuova professione pur di affermarsi lavorativamente.
La giovane si stabilisce quindi ad Astoria, nel Queens, e si mantiene con due lavoretti part-time, rispettivamente all’interno della redazione di un notiziario di moda, il Breath of the Avenue, e come designer di copertine di libri per una casa editrice. Qui il suo capo nota immediatamente il talento della ragazza, come anche il sagace sensazionalismo che la giovane Eleanor riesce ad adoperare a suo piacimento, ottenendo discreti successi. L’uomo le consiglia quindi di mettersi in proprio e di aprire una sua attività. Eleanor è ancora poco più che una ragazzina e la vita non è sempre facile per lei. Un episodio in particolare, divenuto assai famoso, vede Eleanor fare un brutto incontro: una notte si imbatte in un gruppo di scrittori ubriachi, tra cui la celebre Dorothy Parker, che la portano a sua insaputa nello studio di un tatuatore. Fu così che la giovane si ritrovò tatuata una piccola stella blu sulla caviglia.
Il padre intanto vuole riportarla a casa a tutti i costi, convinto che New York non sia il luogo adatto ad una giovane donna sola. Ma Eleanor resiste. Dopo aver avviato un’agenzia di pubblicità a Manhattan occupandosi principalmente di gallerie d’arte, a metà degli anni Trenta diviene uno dei primi uffici stampa per il Whitney Museum of American Art. Numerosi sono gli artisti da lei rappresentati, tra i quali spiccano Isamu Noguchi, Jacob Epstein e Jackson Pollock. Dopo essere convolata a nozze con Seymour Berkson abbandona la sua brillante carriera di PR per passare alla moda. Risale al 1932 il suo primo lavoro per la designerAnnette Simpson: impressionata dalla copertura mediatica che la Lambert aveva garantito agli artisti da lei rappresentati, la designer la assunse. Tuttavia, come più tardi dichiarato da lei stessa, la Lambert non venne mai retribuita per quella sua prima prestazione lavorativa nel settore moda.
Eleanor fu pioniera nel considerare la moda alla stregua di una forma d’arte tra le più nobili: cominciò ben presto a chiedersi perché non pubblicizzare anche la moda americana, proprio come aveva fatto con l’arte. Si confida quindi con l’amica Diana Vreeland, celebre fashion editor di Harper’s Bazaar. Ma nemmeno la Vreeland -che pure fu visionaria scopritrice di immensi talenti- crede in lei, reputando le sue idee troppo naïf. Ma la Lambert persiste e nel 1940 cambia il corso della moda, creando la sua celebre International Best Dressed List. È una rivoluzione epocale: per la prima volta nella storia venivano dati i voti ai look sfoggiati dalle celebrities del tempo. Come spesso accade nel patinato sistema del fashion biz, improvvisamente tutti sono pazzi di lei; tutti la corteggiano; tutti sgomitano per entrare a far parte della sua Hall of Fame. Nel 1958 invia telegrammi a Babe Paley, Elisabetta II, alla duchessa di Windsor e alla contessa Mona von Bismarck, annunciando loro che erano entrate a far parte della sua Hall of Fame. Apparvero nella sua lista anche la viscontessa Jacqueline de Ribes, Marisa Berenson, Lauren Bacall, Marella Agnelli, Gloria Guinness, Cary Grant e molti altri.
Nel 1943 la Lambert entra nuovamente nel mito, creando la prima settimana della moda mai conosciuta al mondo e quella che è a tutti gli effetti la New York Fashion Week che noi tutti conosciamo. La prima settimana della moda della Grande Mela viene creata dal New York Dress Institute, di cui la Lambert era PR. Questa era la prima organizzazione promozionale nell’industria della moda americana e la settimana della moda venne inizialmente denominata “Press week”. Creata allo scopo di distogliere l’attenzione dei media americani dalla moda parigina durante la Seconda Guerra Mondiale, la fashion week ideata dalla Lambert vuole promuovere il buon gusto e lo stile made in the USA. Pochissimi erano infatti coloro che potevano viaggiare fino a Parigi in quel periodo, e si temeva che la moda americana potesse restare indietro. La Press Week si rivelò un successo clamoroso. Grazie ad essa, magazine come Vogue iniziarono a parlare dei designer americani. La settimana della moda della Grande Mela a metà degli anni Cinquanta cambiò nome in “Press Week of New York” e solo nel 1993 assunse il nome attuale di “New York Fashion Week”.
Reduce da questi successi di portata storica, la Lambert venne incaricata per ben due volte, nel 1959 e nel 1967, di rappresentare e promuovere la moda americana in Russia, Germania, Italia, Australia, Svizzera, Giappone e Brasile, incarico conferitole direttamente dal governo degli Stati Uniti d’America.
Nel 1965 fu designata al Collegio nazionale delle arti del National Endowment for the Arts e nel 1962 organizzò il Council of Fashion Designers of America (CFDA) e vi rimase come membro onorario fino al 2003. Nel 2001 il CFDA istituì l’Eleanor Lambert Award, assegnato per contributi unici al mondo della moda e/o meriti speciali nel settore. Pochi mesi prima della sua morte, avvenuta il 7 ottobre del 2003, la Lambert aveva affidato a quattro editor di Vanity Fair i diritti della sua lista, la International Best Dressed List, nata di fatto nel 1940. La sua ultima apparizione pubblica fu in grande stile, durante la settimana della moda di NY nel settembre del 2003, pochi giorni prima di morire, all’età di cento anni. Il nipote Moses Berkson dopo la sua morte ha girato un documentario a lei dedicato.
Nasceva il 27 agosto Gloria Guinness, icona di stile mai dimenticata. Il buon gusto innato e la vita alquanto avventurosa ne fecero un mito che ancora oggi non smette di affascinare.
Socialite, icona d’eleganza e contributing editor di Harper’s Bazaar dal 1963 al 1971, Gloria Rubio Alatorre nacque a Veracruz, Messico, il 27 agosto 1912.
Un’aura di mistero avvolge molte fasi della sua vita: si dice che da giovanissima lavorò in un night club, prima di sposarsi, per ben quattro volte.
Affascinanti i suoi matrimoni, rigorosamente blasonati: dal conte Franz-Egon von Fürstenberg-Herdringen nacque la figlia Dolores; successivamente convolò a nozze col principe Ahmed Abdel-Fettouh Fakhry e in quarte nozze con il capitano Thomas Loel Guinness, magnate dell’omonima birra ed appartenente ad una ricchissima famiglia di origine irlandese. Tra i suoi amanti vi furono l’ammiraglio David Beatty e il politico britannico Duff Cooper, che la descrisse come una donna dalla passionalità indomabile.
Definita da Eleanor Lambert la donna più elegante al mondo, dal 1959 al 1963 Gloria Guinness fu presenza fissa nella International Best Dressed List, ideata dalla Lambert nel 1940. E dal 1964 conquistò il podio, superando, in fatto di stile, teste coronate e stelle del cinema.
Predilesse abiti Balenciaga, Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Hubert de Givenchy, Chanel, Christian Dior, Valentino Garavani, Antonio del Castillo, Halston e Roger Vivier per le scarpe. Fu tra le prime ad indossare i pantaloni capri proposti da Emilio Pucci e poi sdoganati da Jackie Kennedy. Apparve in riviste come Vogue e Harper’s Bazaar, di cui fu editor; posò per Cecil Beaton, Richard Avedon, Horst P. Horst, John Rawlings, Toni Frissell, Henry Clarke e fu ritratta da artisti del calibro di René Bouché, Kenneth Paul Block e Alejo Vidal-Quadras.
Numerose le sue donazioni al Victoria & Albert Museum, che comprendono diversi abiti da sera: capi di Cristóbal Balenciaga, Jeanne Lafaurie, Marcelle Chaumont, Antonio del Castillo, Hubert de Givenchy, Yves Saint Laurent, André Courrèges, Christian Dior. Altri capi di Balenciaga ed Elsa Schiaparelli vennero invece donati al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York.
Brillante editor per Harper’s Bazaar, celebre è un suo aforisma apparso nel numero di luglio 1963 del celebre magazine, in cui afferma che “l’eleganza risiede nel cervello, nel corpo e nell’anima. Gesù Cristo è l’unico esempio che abbiamo di un uomo che le possedeva tutte e tre nello stesso tempo”.
Gloria Guinness si spense nella sua casa in Svizzera nel 1980, all’età di 68 anni. Ma il suo stile rimarrà per sempre come un mirabile esempio di eleganza.