Dolce & Gabbana scelgono Tokyo per la loro sfilata dedicata alle Alte Artigianalità: un evento esclusivo, che unisce Italia e Giappone in un affascinante sincretismo culturale, che celebra le rispettive culture e tradizioni. Irriverenti e geniali come sempre, i due stilisti scelgono la futuristica location giapponese per ambientare la sfilata dedicata alle collezioni d’alta moda e alta sartoria: il Giappone diviene set di una serata-evento che ha avuto luogo nella cornice del Tokyo National Museum.
La facciata decorata in un rosa che richiama i ciliegi in fiore, impreziosisce l’evento: in passerella sfilano modelli giapponesi, a celebrare la bellezza del Sol Levante. Domenico Dolce e Stefano Gabbana tornano in Giappone dopo 25 anni di assenza: una tappa obbligata per loro, protagonisti di un tour internazionale che li vedrà presto a Pechino, dove sfilerà una collezione couture creata per l’occasione. In Giappone si celebra la natura, che impreziosisce i capi attraverso ricami, dipinti e fiori veri, indossati nei capelli. Largo ad abiti fluttuanti, sapientemente decorati con cristalli e drappeggi: suggestivo e prezioso il tapestry floreale dal piglio rétro, che si alterna al pizzo evergreen di capi stretti in vita da cinture obi. Pellicce all over si alternano a suggestioni tailoring nella moda uomo: lui indossa gioielli preziosi e stampe botaniche, accanto a capi dalle note sporty-chic.
La collezione, definita dal duo di stilisti “un tributo alla cultura nipponica e alla tradizione italiana”, sfila sulle note di O sole mio, interpretato dalla voce di Luciano Pavarotti. In un tripudio di mandorli in fiore si alternano sul catwalk rimandi alla pittura rinascimentale ed incisioni orientali, opulenza barocca e leggerezza orientale, in un ponte ideale tra Italia e Giappone. “Siamo qui per celebrare la cultura giapponese. Non ci muoviamo da coloni, non dobbiamo insegnare niente a nessuno. Ciò che ci appassiona è mettere la nostra creatività e la nostra fantasia dentro i mondi che scopriamo. È come gettare un ponte che unisce bellezze diverse e lontane. Un dialogo che ci arricchisce a ogni capitolo”, queste le parole dei due designer.
“Stiamo vivendo un momento molto particolare nel nostro mestiere e forse, più in generale, nel mondo della moda”, hanno continuato i due. “Ci sembra di essere tornati indietro, all’inizio della nostra carriera, all’epoca della nascita del prêt-à-porter italiano. In un momento di grande accelerazione e di rivoluzione come quello che stiamo vivendo, però, occorre fermarsi e considerare due fatti. Il primo è che dopo decenni di marketing e finanza, finalmente ci si rende conto che la moda è soprattutto creatività e invenzione. Per questo oggi noi stiamo tornando a investire tutto sul rischio, sulla creatività, sulla nostra autenticità. Sono le conditio sine qua non senza le quali non si va da nessuna parte. La seconda considerazione riguarda la chimera del fenomeno della globalità. Oggi, al contrario, bisogna pensare in modo locale, non globale. Lo scorso anno abbiamo iniziato un cambiamento delle nostre boutique trasformandole in luoghi unici che uniscano l’estetica e la cultura della città dove nascono con le caratteristiche, le storie e le suggestioni del nostro marchio. La standardizzazione, i format tutti uguali non funzionano più. Sta davvero iniziando una nuova fase per la moda e, più in generale, per il mondo intero.”.