Pixel Beauty

Interview by Miriam De Nicolò

Dr. Marco Iera
Specialist in Plastic,
Reconstructive and Aesthetic Surgery

Da alcuni dati emerge che oltre il 50% delle ragazze utilizza i filtri ogni giorno sui propri social network. Questo fenomeno ha dato vita al “Selfie dismorphia”, capita che le sue pazienti richiedano interventi chirurgici simili a quei filtri?
Purtroppo sì, moltissime ragazze, anche giovanissime si presentano quotidianamente in studio portando con sé i propri selfie migliorati dai filtri Snapchat. Un’applicazione nata per divertire, che oggi invece viene utilizzata per schiarire, liftare, eliminare imperfezioni proprio come fa Photoshop. La pretesa delle pazienti sempre più consistente, è quella di ottenere volti bellissimi, senza difetti, senza macchie e senza rughe. Una vera e propria ossessione della perfezione.

Qual è il maggior intervento estetico richiesto dalle donne e quale dagli uomini? In che percentuale?
Gli interventi più richiesti sono in generali quelli non invasivi, che contraddistinguono l’80% del totale. Le rughe sono un cruccio che non conosce differenze di genere, ecco perché ai primi posti metterei sicuramente il botox e i filler di acido ialuronico, nonché i trattamenti anti-age, naturalmente che vadano a rispettare le caratteristiche specifiche anche del volto maschile. Nel caso degli uomini sappiamo che la pelle è più resistente, più spessa, resiste meglio agli agenti esterni e invecchia più tardi, tuttavia, quando compaiono le rughe, queste diventano rapidamente profonde e più evidenti. Molto sentiti poi sono quegli inestetismi che minano la “virilità”, come il grasso in eccesso. Al momento per l’uomo l’addominoplastica per ricreare il celebre “effetto tartaruga” è molto in voga, così come la liposcultura per eliminare la cute in eccesso ed interventi vari su polpacci, ventre, zigomi e petto.

Come approccia al paziente che riceve per la prima volta?
Quando per la prima volta incontro un paziente cerco in tutti i modi di rendere la sua esperienza il più confortevole possibile, superando lo scoglio di timidezza che, solitamente, c’è al primo primo incontro. Voglio che il momento venga vissuto come l’inizio di un bel percorso da fare insieme; nel colloquio preliminare è fondamentale porre domande di carattere medico ma anche “relazionale”, cercando di indagare quale sia il modus vivendi del paziente nonché le aspettative legate alla visita. Ritengo infatti sia particolarmente importante non sostituirmi mai a chi ho di fronte ma, al contrario, guidare la persona verso una migliore consapevolezza e conoscenza di sé.

Quale tipo di disturbo psicologico (se mai esistesse) ritrova maggiormente nei pazienti?
Non parlerei di disturbo psicologico, salvo in casi veramente eccezionali, bensì di forme di insicurezza più o meno latenti.
Sappiamo come la società imponga dei canoni di bellezza che sono impossibili da ignorare; tuttavia è anche frequente l’intervento di fattori di “cattiva percezione di sé” per quanto riguarda il proprio aspetto fisico, fino ad arrivare a vedere il proprio corpo come difettoso quando in realtà non lo è affatto. Questo innesca sensazioni di inadeguatezza, di imbarazzo e di non appartenenza tali da influenzare la propria autostima e minare il proprio senso di sicurezza. Di fronte a queste situazioni, non rare, si cerca di restituire una corretta consapevolezza di se stessi, lasciando come residuale qualsiasi forma di intervento estetico.

Quale generazione è più a rischio? Quali sono i modelli di bellezza a cui questi si ispirano?Sicuramente i c.d. Millennial e la Generazione Z che sempre più spesso chiedono di ricorrere a baby botox, foxy eyes, russian lips che rappresentano per molti di loro i nuovi codici di bellezza. L’obiettivo, oserei dire più “spregiudicato”, è quello di un effetto emulativo dei canoni estetici delle star più famose di Instagram e Tik Tok. Si inizia con delle semplici punture per poi arrivare a voler diventare dei veri e propri cloni di queste ultime.

Alcuni di questi pazienti, possono perdere la capacità di distinguere il reale dal falso? (Parlando sempre di immagini di bellezza)
Assolutamente sì se non correttamente guidati nel percorso medico. Ho già accennato alla c.d. “dismorfofobia” che altro non è se non l’eccessiva preoccupazione per un difetto estetico tale da indurre il soggetto a percepire la sua immagine in modo altamente distorto, perché ci si focalizza su difetti estetici minimi o che addirittura non esistono. Sono queste categorie, le più fragili e a rischio, su cui focalizzare, da medico, più attenzione.

Che tipo di beneficio può realmente apportare la chirurgia estetica/plastica?
Un intervento di chirurgia estetica/plastica non può e non deve essere considerato una panacea per ogni disagio psicologico o carenza di autostima. Al contrario, se correttamente applicata e se adeguatamente orientata a quelli che sono i protocolli etici che ogni medico dovrebbe seguire, i risultati nella vita di una persona possono essere anche sorprendenti. Senza dubbio la modificazione di un difetto, o quello che si percepisce come un difetto, ha l’effetto di rafforzare l’autostima e sappiamo che quest’ultima ha una funzione importante nel campo delle sensazioni ed emozioni, potendo agire in modo inaspettato, producendo un senso di piacere, facendoci sentire vincenti e sicuri, capaci di affrontare con maggior vigore le sfide e gli impegni della nostra vita

Quando dire “NO” ad un paziente?
Personalmente scelgo di dire NO a chi vuole inseguire con ossessione i “must” di bellezza, a chi chiede di sembrare il clone di qualcun altro. Il mio NO arriva deciso ai ritocchini dei giovanissimi che spesso ricercano la perfezione dei filtri Instagram o di altri social network. Definito “pre-juvenation”, il fenomeno indica l’attenzione dei ragazzi a controllare il naturale processo di invecchiamento per avere successo nella società.

Il tema di questo numero è Fiction/Reality. Cosa quindi è Finzione nel suo mestiere, e cosa è Realtà? (Cosa si dice e cosa si tace).
Nel mio lavoro ho scelto di non percorrere mai le “scorciatoie” legate alla finzione. La mia etica professionale mi guida giorno dopo giorno nel preferire scelte coerenti che mettano sempre al centro la salute dei miei pazienti, a costo di apparire impopolare dovendo rispondere con dei “NO”. Troppo spesso la medicina estetica è circondata da falsi miti e percezioni distorte delle persone, ecco, a fronte di questo, io scelgo sempre la strada della chiarezza, scindendo finzione e realtà. Credo che ad oggi, dopo anni di bilanci, sia proprio questo il mio punto di forza con i miei pazienti.

Qual è la sua definizione di bellezza?
Non credo esista una definizione di bellezza. Ma sicuramente la stupirò affermando che per me “bellezza” è sicuramente quella che ognuno di noi ha nel proprio cuore e che non conosce lo scorrere del tempo.

ENGLISH VERSION

From some data, it emerges that over 50% of girls use filters every day on their social networks. This phenomenon has given rise to “Selfie dysmorphia”. Do your patients sometimes request surgical interventions similar to those filters?
Unfortunately, yes, many girls, even very young ones, come to the clinic daily bringing with them their selfies enhanced by Snapchat filters. An application born for entertainment, which today is used instead to lighten, lift, eliminate imperfections just like Photoshop does. The demand from patients is becoming increasingly significant: they want to achieve beautiful faces without flaws, without blemishes, and without wrinkles. It’s a true obsession with perfection.

What is the most requested cosmetic surgery by women and which one by men? In what percentage?
The most requested interventions are generally non-invasive ones, which account for 80% of the total. Wrinkles are a concern that knows no gender differences, which is why I would definitely put botox and hyaluronic acid fillers at the top of the list, as well as anti-aging treatments, naturally tailored to respect the specific characteristics of the male face. In the case of men, we know that the skin is more resilient, thicker, better resistant to external agents, and ages later; however, when wrinkles appear, they quickly become deeper and more noticeable. Moreover, there are also aesthetic issues that undermine “virility,” such as excess fat. At the moment, abdominoplasty to recreate the famous “turtle effect” is very popular among men, as well as liposculpture to eliminate excess skin and various interventions on calves, abdomen, cheekbones, and chest.

How do you approach a patient receiving treatment for the first time?
When I first meet a patient, I try in every way to make their experience as comfortable as possible, overcoming the initial shyness that usually occurs during the first encounter. I want the moment to be seen as the beginning of a journey we embark on together. In the initial conversation, it’s crucial to ask medical questions but also “relational” ones, trying to understand the patient’s lifestyle and expectations regarding the visit. I believe it’s particularly important never to replace the person in front of me but, on the contrary, to guide them towards a better awareness and understanding of themselves.

What type of psychological disorder (if it ever exists) do you most commonly find in patients?
I wouldn’t speak of psychological disorders, except in truly exceptional cases, but rather of forms of more or less latent insecurity.
We know how society imposes beauty standards that are impossible to ignore; however, it’s also common for factors of “poor self-perception” regarding one’s physical appearance to come into play, leading individuals to see their bodies as flawed when they’re not at all. This triggers feelings of inadequacy, embarrassment, and not belonging, which can affect self-esteem and undermine one’s sense of security. Faced with these not uncommon situations, the goal is to restore a correct self-awareness, leaving any form of cosmetic intervention as residual.

Wich generation is most at risk? What are the beauty standards they’re inspired by?
Certainly, the so-called Millennials and Generation Z are increasingly requesting procedures like baby botox, foxy eyes, and Russian lips, which for many of them represent the new beauty standards. The goal, I would dare to say, is a more “uninhibited” emulation of the aesthetic standards of the most famous stars on Instagram and TikTok. It starts with simple injections and then progresses to wanting to become true clones of these influencers.

Some of these patients may lose the ability to distinguish between real and fake? (Talking always about beauty images)
Absolutely, if not properly guided in the medical journey. I have already mentioned the so-called “body dysmorphia,” which is nothing but excessive concern about an aesthetic defect leading the individual to perceive their image highly distorted because they focus on minor or even non-existent aesthetic flaws. These categories are the most fragile and at risk, requiring more attention from a medical perspective.

What kind of benefits can plastic/cosmetic surgery really bring?
A cosmetic/plastic surgery procedure cannot and should not be considered a cure-all for every psychological discomfort or lack of self-esteem. On the contrary, if correctly applied and adequately guided by the ethical protocols that every physician should follow, the results in a person’s life can be quite remarkable. Undoubtedly, modifying a defect, or what is perceived as a defect, has the effect of boosting self-esteem, and we know that the latter plays an important role in the realm of sensations and emotions, capable of unexpectedly influencing us, producing a sense of pleasure, making us feel victorious and confident, able to tackle the challenges and commitments of our lives with greater vigor.

When to say “NO” to a patient?
Personally, I choose to say NO to those who obsessively chase beauty “must-haves,” to those who ask to look like someone else’s clone. My NO is firm when it comes to touch-ups for very young individuals who seek the perfection of Instagram or other social media filters. Defined as “pre-juvenation,” the phenomenon indicates young people’s focus on controlling the natural aging process to succeed in society.

The theme of this issue is Fiction/Reality. So, what is Fiction in your profession, and what is Reality? (What is said and what is left unsaid)
In my profession, I have chosen never to take the “shortcuts” associated with fiction. My professional ethics guide me every day to prefer consistent choices that always prioritize the health of my patients, even if it means appearing unpopular by having to respond with “NO.” Too often, aesthetic medicine is surrounded by false myths and distorted perceptions of people. In the face of this, I always choose the path of clarity, separating fiction from reality. I believe that after years of reflection, this is precisely my strength with my patients today.

What is your definition of beauty?
I don’t believe there is one definition of beauty. But I will certainly surprise you by saying that for me, “beauty” is undoubtedly what each of us has in our own heart and that doesn’t know the passage of time.