“Non dimenticate il tema della diversità razziale quando scegliete le modelle per le vostre sfilate”. Dichiarazione chiara e concisa della CFDA , la camera della moda americana , rivolta a tutti gli stilisti all’inizio di settembre, prima dell’avvio della recente fashion week di New York. Affermazione che ha dato sfogo al dibattito , attraverso i mezzi d’informazione e social , sulla predominanza di ragazze bianche, piuttosto omologate nell’aspetto e nell’etnia che calcano le passerelle di moda .
Winnie Harlow , rappresenta l’icona della modella inusuale per eccellenza . E’ stata una delle prime donne a sfilare senza vergogna per la sua “diversità” , che la resa idolo internazionale per il suo coraggio e testimonial del famoso brand Desigual .
Anche quest’anno la modella più famosa al mondo con la sindrome di down , Madeline Stuart , ha continuato ad abbattere le barriere con la sua apparizione al FTL MODA spettacolo per Hendrik Vermeulen Couture .
ANDREW KELLY/REUTERS
ANDREW KELLY/REUTERS
Shaholly Ayers , amputata appena sotto il gomito sul suo braccio destro , ha sfidato le probabilità , diventando una delle modelle più dinamiche d’America . Shaholly è apparsa in magazine di rilievo come GQ , US Weekly , Glamour.com e più recentemente durante la prestigiosa settimana della moda Mercedes – Benz di New York nel 2015 .
Alexandra Frida, Spring/Summer 2016 show
Shaholly Ayers at NYFW with 3D printed bionic arm from Limbitless Solutions, Photo credit KT CRABB PHOTOGRAPHY
Jude Hass è diventato il primo modello con la sindrome di down a sfilare per la New York Fashion Week.
L’adolescente texano ha avuto l’onore di aprire la presentazione della collezione della FTL Moda bambini . Il quindicenne ha cominciato a sfilare pochi anni fa , affiancato da un agente di talento specializzato nel rappresentare le persone con diverse disabilità .
“Sempre più persone con la sindrome di Down stanno sensibilizzando i Media e il grande pubblico “, ha affermato la mamma di Jude , Rachel Wolverton . ” E’ incredibile . Non ci sono parole per questo. E’ semplicemente fantastico “.
Picture of Jude Hass @ NYFW
Fox4news.com
Infine , uno dei casi più discussi durante la NYFW è la storia di una modella indiana sfigurata in volto dall’acido proprio in India , dove due anni fa ha subito gravi ustioni e ha perso un occhio a causa della folle gelosia del fratellastro e di altri due uomini .
Stiamo parlando della sorridente Reshma Quereshi , 19 anni , che ha aperto lo show FTL Moda accompagnata da applausi , in abito bianco con applicazioni ricamate dal designer indiano Archana Kochhar .
Quereshi non avrebbe mai pensato che sarebbe stato possibile andare all’estero , tanto meno sfilare a New York .
Ora rappresenta il volto di una campagna contro la vendita di sostanze corrosive usate per mutilare migliaia di donne e bambini ogni anno .
“Non riuscivo a credere che stava accadendo a me “, ha detto Quereshi circa il viaggio verso l’America . “In quel momento mi sono sentito estremamente felice”.
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Quereshi with the actress Sunny Leone
Dailymail.co.uk
Reuters
Aumentare la diversità in passerella è un obiettivo di FTL Moda : società di produzione che supporta i modelli con disabilità , costretti su sedie a rotelle , stampelle e amputati .
“Penso che questo è un potente strumento “, ha detto la fondatrice di FTL Moda Ilaria Niccolini . ” Penso che si possa fare un cambiamento in meglio , continuando a spingere i confini per aumentare la diversità nel settore moda e dello spettacolo . ”
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Dopo il bambino autistico, gita negata a un’altra ragazzina disabile
La scuola è il primo luogo di socializzazione, dove si impara il rispetto reciproco, la collaborazione, la lealtà, la vita insieme a una comunità di individui tutti diversi. Stupisce allora aver scoperto, in questi giorni, casi di gravi discriminazioni avvenute all’interno della scuola e a volte, sembra, anche giustificate dalla stessa. Pochi giorni fa la storia di Giulio ha scosso e turbato tutta Italia. Al bambino autistico la gita è stata preclusa prima ancora di parlarne: né Giulio né la sua famiglia sono stati avvisati della gita organizzata per la sua classe, una terza media di Livorno. Così il ragazzino è arrivato a scuola e ha trovato l’aula vuota. Niente compagni e niente professori: tutti in gita, tranne lui. L’amarezza dei genitori e il dispiacere di Giulio, espressi in un post su facebook, hanno fatto scoppiare un caso. Uomini, donne, ragazzi si sono fatti ritrarre con in mano il cartello “Io sono Giulio” per protestare contro l’ingiusta esclusione. L’istituto si difende, sostenendo che si sia trattato di un equivoco, «E’ stato sempre fatto tutto in accordo con la famiglia del bimbo». Ma la mamma si dice indignata. «La scuola ha deciso per me e per mio figlio ed è inammissibile – ha dichiarato – Mi hanno detto la mattina stessa che Giulio sarebbe stato da solo in classe perché i suoi compagni erano in gita».
Matteo Renzi ha espresso la sua solidarietà a Giulio e alla sua famiglia in un tweet, ma purtroppo non sembra trattarsi di un caso isolato. Sull’onda dell’indignazione, il papà di Luigi da Isernia ha raccontato la sua storia: un altro ragazzino autistico a cui è stata negata la gita. «Ieri – ha detto – mia moglie ha portato Luigi a scuola trovando in classe solo l’insegnante di sostegno. Ha chiesto spiegazioni e ha appreso che gli altri erano in gita nella vicinissima Venafro per visitare alcuni luoghi di interesse storico e che noi, la famiglia di Luigi, non eravamo stati avvisati. Questo fa molto male. Parlo da genitore, da uomo e a nome di mio figlio che, purtroppo, non può esprimere le sue emozioni. Se ho deciso di raccontarlo è perché voglio che non accada più in futuro, né a mio figlio né agli altri».
Episodio simile per certi versi quello che ha colpito una ragazzina in una scuola media di Legnano, in provincia di Milano. Disabile ma autonoma (è negli scout e partecipa regolarmente alle gite in tenda), i compagni di classe hanno deciso per lei che non avrebbe partecipato alla gita in Austria. Nessuno voleva dormire con lei. Sarebbe stata «una responsabilità troppo grande», hanno letto i genitori sul gruppo di classe di whatsapp. Disperata, la mamma della ragazzina ha parlato con gli insegnanti e, non ottenendo risposta, si è rivolta anche al Miur. «Ancora non abbiamo avuto il coraggio di dare la notizia a nostra figlia» ha dichiarato la mamma. Questi casi hanno un elemento in comune: il concetto di disabilità come ostacolo insormontabile, per il ragazzo stesso e per chi lo circonda. Così è preferibile ferirne i sentimenti che parlare con i genitori, cercare insieme una soluzione, integrare il ragazzo e permettergli di vivere un’esperienza importante ed esaltante come quella della gita con i compagni di classe. Un comportamento che non è giustificabile o accettabile dall’istituzione che dovrebbe educare gli uomini di domani.