Le voci si rincorrevano già da qualche mese ed ora sembra ufficiale: Jonathan Saunders, lo stilista britannico nato a Glasgow nel 1977, potrebbe essere il nuovo direttore creativo di maison Dior.
Il giovane studente del Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, laureatosi con una collezione di caftani in chiffon ispirati dalla copertina dell’album “Yellow Submarine” dei Beatles, sembra sia il couturier adatto per riportare il marchio di lusso parigino sulla rotta che era abituato a sorvolare.
Tra le esperienze lavorative accumulate durante la sua attività di designer, sono degne di nota le collaborazioni intraprese con Alexander McQueen di cui disegna le fantasie della collezione McQueen 2003 e con Pucci (in quegli anni sotto la guida di Cristian Lacroix n.d.r.), Chloé e Paul Smith di cui ha curato la consulenza.
Lo spirito imprenditoriale di Jonathan gli permette di fondare, in conclusione, una casa di moda tutta sua: la Jonathan Saunders, che esordisce durante la settimana della moda londinese, per poi essere trasferita a New York (per una naturale evoluzione, dirà lo stilista) e approdando infine, nuovamente a Londra.
La Jonathan Saunders come già si era appreso negli scorsi mesi, ha chiuso i battenti con la collezione spring/summer 2016 e questa decisione è stata per molti, la prima avvisaglia di un possibile inserimento di Saunders nel team Dior.
Lo stilista britannico, aveva giustificato questa difficile e sofferta decisione dichiarando: “Non è una decisione che ho preso con leggerezza e sarò eternamente grato al mio team e alla mia partner Eiesha (Eiesha Bharti Pasricha investitrice della griffe n.d.r.) per il loro lavoro. Ringrazio gli amici che ho incontrato durante questo percorso e non vedo l’ora di lavorarecon loro su altri progetti”.
Altro tassello che lascia tremare gli ammiratori del marchio di lusso parigino è la scelta proclamata solo pochi giorni fa, di presentare la collezione cruise 2017 proprio a Londra, patria dello stilista.
Jonathan Saunders, il talentuoso designer tanto acclamato oltremanica, potrebbe dunque ricoprire un ruolo ambitissimo, conteso da diversi stilisti in cerca di occupazione e si spera possa far dimenticare le imprese artistiche dell’ormai quasi scordatoto Raf Simons.
Il baricentro della moda sembra si stia spostando sempre più a nord del nostro Paese o, se non altro, nell’ambito dello shopping d’élite.
Nei prossimi mesi, infatti, nascerà a Torino e più precisamente in via Lagrange 12, il multistore di lusso che ospiterà le maison di moda più griffate al mondo e che promette una concorrenza spietata ai magazzini dello shopping più visitati al mondo come La Rinascente di Milano, Harrods di Londra e la Galeries Lafayette di Parigi.
Lagrange12 (questo è il nome dello store che aprirà i battenti all’interno di un palazzo storico del ‘600), si estenderà per ben 1200 metri quadri ed ospiterà maison di lusso come : Dior, Stella McCartney, Givenchy, BottegaVeneta, Balmain, Saint Laurent, Fendi, Alexander McQueen, Balenciaga, Chloé, Celine, Loewe, Burberry, Salvatore Ferragamo, René Caovilla, Bulgari ed altri.
La shopping experience continueranno, in seguito, all’interno degli appartamenti (nove in totale) arredati in stile neoclassico che sorgeranno sopra la boutique per un totale di 3500 mq di struttura occupata.
Il progetto, che porta la firma di due gruppi leader nel settore, Building e Pininfarina , si aggiunge alle già presenti meraviglie del capoluogo piemontese e si prefigge l’ obiettivo ambizioso di far confluire più visitatori nei meandri della città.
Piero Boffa, amministratore delegato del gruppo Building, ha così commentato il progetto: “In questo intervento abbiamo voluto valorizzare la capacità tutta torinese di trattare il contemporaneo, che crea meravigliose fusioni tra parti storiche e moderne, rispettando la natura di pregio dei luoghi e arricchendola con incursioni artistiche innovative.”
Orgoglio nelle parole di Paolo Pininfarina, Presidente del Gruppo Pininfarina, che così ha presentato il progetto alla stampa: “Le nostre radici torinesi e il forte legame con il territorio ci hanno guidato a entrare nella squadra che realizzerà questo progetto straordinario. Lagrange12, grazie alla combinazione unica di un’elegante architettura storica e di un interior design raffinato e innovativo, si candida a diventare un nuovo emblema della Torino di domani, affiancandosi ad altre icone del design create da Pininfarina per la città, come la Torcia Olimpica di Torino 2006, il Braciere Olimpico innalzato accanto allo Stadio Olimpico e gli interni dello Juventus Stadium.”
Per conoscere l’evoluzione del progetto, visitate il sito www.lagrange12.it
Rihanna e Manolo Blahnik insieme per siglare un’importante collaborazione.
La popstar più discussa degli ultimi tempi ha infatti realizzato una capsule collection di soli sei modelli esclusivamente in jeans, apportando una ventata di esuberanza al raffinato brand fondato dallo stilista spagnolo.
La sexy cantante barbadiana, resa celebre dalla hit Umbrella e da una vita amorosa piuttosto movimentata (nel 2009 denuncia il fidanzato Chris Brown per maltrattamento e violenza; accusa ritirata successivamente da RiRi per evitare ulteriori scandali n.d.r.), negli ultimi tempi è stata assorbita completamente dalla moda diventando volto per la maison francese Dior (è stata la protagonista del quarto episodio del cortometraggio Secret Garden diretto da Steven Klein n.d.r.) e prestando la sua creatività per il brand sportivo Puma, realizzando la collezione autunno/inverno 16-17 presentata a New York durante l’appena trascorsa settimana della moda.
A quante pare, il mondo della moda attrae terribilmente Rihanna visto la collaborazione con il genio della calzatura.
Tacchi vertiginosi e cristalli, per una femminilità giovane ed esplosiva. Il progetto creativo della star vede cuissard seducenti con cinturino e dettaglio gioiello, stringate, sandali e decolleté.
La collezione, attesa nei negozi per il 5 maggio, sarà venduta negli store Manolo Blahnik di New York, Hong Kong e Londra.
C’è da chiedersi cosa sia successo alla maison di lusso Dior potendo giudicare la collezione autunno/inverno16-17 che presenta una noiosa reminiscenza del défilé Haute Couture primavera/estate 2016 proposto nei mesi passati.
L’estro creativo di Monsieur Dior, rivive appannato sulla celebre giacca Bar o attraverso il leopardato: motivo adottato dalla storica casa di moda parigina in tutte le collezioni e rivisto in questa occasione su un over coat dalla lunghezza totale.
L’attesa del nuovo direttore creativo, diventa spasmodica per gli estimatori del marchio di lusso che, orfani di Raf Simons, vedono traghettatori Lucie Meier e Serge Tuffieu, già alla direzione artistica della collezione Haute Couture estate 2016 e forse ancora poco preparati per guidare una maison blasonata come Dior.
Eccedenza di nero in passerella con capi abbondanti, morigerati, distinti. Revers ribaltati in pelliccia su cappotti essenziali, mughetti che fioriscono tempestivamente e delicatamente su pencil skirt e su abiti puritani.
Assenza totale di trousers per eccedenza di femminilità.
Tagli netti, costruiti con dovizia geometrica, si addolciscono attraverso curve sinuose che determinano una mitigazione dei capi strutturati.
Piccoli ma lussuosi dettagli luccicano con cristalli colorati che disegnano i capi o con voluttuose e dinamiche plissettature, che spuntano dallo spacco delle gonne quasi ad insinuare una dignitosa innocenza al défilé.
È chiaro, dunque, come la collezione punti sui particolari servendosi della grazia dei tessuti che movimentano il gioco visivo degli abiti eccessivamente garbati.
Completano la collezione, gli accessori in tono con il progetto creativo degli stilisti: borse a tracolla, stringate ed sunglasses avvolgenti.
La prima sfilata di Dior senza Raf Simons mostra il volto di una maison forte, che apparentemente non risente del fulmineo abbandono del direttore creativo belga.
Si, solo in apparenza, perché sembra chiaro come il team creativo capeggiato da Lucie Meier e Serge Ruffieux si sia ispirato all’ultima collezione presentata dal designer, riproponendo le sovrapposizioni asimmetriche dei capi e, in linea generale, alla linea stessa degli abiti.
Avendo avuto abbastanza tempo per ricompattare il gruppo di lavoro, la collezione Haute Couture estate2016 Christian Dior appare dunque un continuum del progetto di Simons, rielaborata in chiave più moderna e audace. L’atteso cambio di rotta stilistico non è stato concretizzato, forse rimandato.
Il défilé, presentato al centro del Musée Rodin in una scenografia composta da giochi di specchi è giovane e porta il peso di una tradizione stilistica davvero onerosa.
La collezione è dedicata alla donna parigina dei nostri giorni, elegantemente naturale, sicura di sé, moderna.
Si parte dalla classica giacca Bar rivisitata nei volumi, rendendola attuale; portata chiusa o aperta, color cammello o semplicemente nera. Si veste di mughetti in3D. Ha una fisionomia couture, ma può essere indossata anche abbinata ad un semplice jeans. È la trasformazione della maison Dior, sempre più vicina al prêt-à-porter.
La superstizione di Monsieur Dior aleggia sui charm indossati su collane o molto semplicemente ricamati sugli abiti e, l’animalier tema tanto caro al couturier, viene dosato in piccole dosi come per omaggiare il ricordo del fondatore della maison.
Una spallina “scivolata” rende audace un abito dai volumi over con sexy scollo oblò sul dietro.
Le reti metalliche (già viste nella passata collezione autunno/inverno 15-16) vestono i seni nudi delle modelle e le ruches movimentano linee affusolate. Infine, Un vedo non vedo osé ci regala una diva anni venti esageratamente hot.
E se fosse un delicato fiocco ad essere il filo conduttore della collezione autunno/inverno 16-17 di Dior Homme, presentata il 23 gennaio all’interno della suggestiva cornice del Tennis Club de Paris?
Kris Van Assche, direttore creativo della linea uomo di Dior, risponde con sobrietà alle recenti proposte moda uomo che per certi versi sono apparse esageratamente sopra le righe.
L’uomo Dior non ha bisogno di colorite presentazioni per essere descritto: è l’eleganza dei suoi capi a far parlare di sé.
L’alta sartorialità degli smoking, la loro linea affusolata, questo stile estremo in parte “beffato” da pesanti anfibi con lacci in contrasto, delineano la fisionomia di una maison che non si lascia incantare dai trend imposti ma piuttosto ne inventa di altri. Si, perché moderazione e accenni rockeggianti a volte possono essere il binomio perfetto per creare una collezione dagli esiti sorprendenti. I guanti recisi, mostrano le unghie laccate di nero, i pinstripe trousers sono sdrammatizzati da coulisse in vita tenuti da cordini rossi e blu intenso (le due tonalità sono state elette, peraltro, firma per la prossima stagione fredda).
L’uomo Dior non ama gli eccessi. L’uomo Dior è un esteta. L’uomo Dior è un elegante generale contemporaneo, come un tempo lo era Napoleone Bonaparte.
Over coats profilati di rosso, trench affiancati, pantaloni e cappotti abbelliti con fili di cotone che creano zig zag astratti e l’ inossidabile montgomery: Il progetto di Van Assche non è altro che una coraggiosa contaminazione di stili.
Vince il print: tartan, scacchi, motivi norvegesi e l’indimenticabile rosa: la corolla, simbolo della maison e tanto cara a monsieur Christian Dior, in questa collezione si presenta large, medium e small.
Molte le celebrità presenti al défilé e che hanno indossato in anteprima i capi della collezione presentata.
Tra i nomi celebri: ChristianSlater, Asap Rocky, Rami Malek e Noomi Rapace.
Sentire parlare di “Contouring” è ormai all’ordine del giorno. Ma la parola “Strobing” vi è nuova?
Altro non è che una sorta di contouring al contrario: anche questa tecnica mira a definire i volumi del viso sfruttando la luce anziché le ombre.
Per ottenere il massimo della lucentezza si sceglie un primer con particelle illuminanti da distribuire sull’intera superficie del viso così da renderlo radioso.
In alternativa ai correttori pastosi o in stick è bene utilizzare quelli più idratanti in penna o con applicatore. L’effetto finale infatti non deve essere opaco e spento, ma lucido e quasi “sudato”. Meglio quindi un prodotto liquido. La cipria è da tamponarsi solo su eventuali imperfezioni, altrimenti opacizzerà immediatamente ciò che si è appena creato.
– Mac, primer Strobe cream 30 ml € 10,00
– Clinique, correttore Line Smoothing 02 Light € 23,60
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Lo step successivo è quello che fa la differenza.
Si applica l’illuminante nei punti in cui la luce cade naturalmente sul viso:
Zigomi
Arcata sopracciliare
Naso
Arco di Cupido (quella fossetta sul labbro superiore)
Mento
Esistono diverse tipologie di illuminanti:
Quelli in polvere, da sfumare con un pennello a ventaglio: meglio scegliere quelli perlati e non quelli con glitter molto evidenti. Seguono poi quelli in crema/stick da picchiettare con le dita o con una spugnetta morbida, e per finire quelli liquidi da applicare tamponando con un pennello piatto da fondotinta.
Chi ha carnagioni molto pallide dovrebbe optare per colori iridiscenti sui beige o rosa piuttosto chiari; alle pelli medie si addicono le sfumature dei pesca, rosa e champagne, mentre per le pelli olivastre e scure via libera ai toni più intensi fino ad arrivare al bronzo.
1- Elf, Illuminante cotto- Blush Gems € 4,95
2- Too Faced, Candleligt Glow Duo € 27,00
3- Dior, Diorskin Ultra-simmering face powder 001-002 € 52 circa
4- NYX, Born to glow Liquid illuminator 01 Sun beam € 7 circa
5- Benefit Cosmetics, Girl meets pearl € 33,90
Una sola nota: discrezione. L’illuminante è un prodotto da usare con parsimonia, deve essere un tocco glamour, non un eccesso. Specialmente di giorno, meglio non lasciarsi prendere la mano: il suo unico difetto è quello di mettere in evidenza i pori!
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: Raf Simons lascia la direzione creativa di Christian Dior. È Sidney Toledano, CEO della celebre maison francese, a darne conferma in un comunicato stampa diffuso questo pomeriggio. Lo stilista belga avrebbe motivato la sua scelta affermando di volere concentrarsi sulla sua linea e sulle sue passioni.
Direttore creativo di Dior dallo scorso 2012, Simons subentrò a John Galliano, licenziato per le sue affermazioni antisemite. Un fatturato in continua crescita per la storica maison, grazie anche all’operato di Simons.
Si chiude quindi con la collezione Primavera/Estate 2016, appena presentata a Parigi, la parentesi Raf Simons per Christian Dior. Adesso ci si interroga su chi prenderà il suo posto: tra i nomi più papabili sembra ci siano Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy, e Phoebe Philo, attualmente alla guida di Céline.
1. Valentina, raccontaci dei tuoi inizi in qualità di modella:
Avevo 16 anni e vivevo ancora nella mia città, Galati in Romania. Uno scouter mi vide e mi chiese di partecipare ad un concorso, dove una grande agenzia di Bucharest faceva selezioni. Era la MRA Models con cui, grazie a quel concorso, ho avuto un contratto di esclusività per 5 anni.
2. Quali sono i pro e i contro del tuo mestiere?
Esistono pro e contro in tutti i campi. Molti pensano che fare la modella sia un lavoro facile e leggero, invece è un lavoro relativamente faticoso, come tutti gli altri. Le gratificazioni a me arrivano quando mia madre va in edicola, compra una rivista in cui sono pubblicate delle mie foto e le mostra agli altri orgogliosa. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: alzarsi alle 5.00 del mattino per prendere un treno e ritornare a casa alle 23.00. E’ la forte passione che fa passare stress e stanchezza.
3. Segui delle diete per mantenerti in forma?
Mai seguito nessuna dieta per dimagrire! Ho fatto qualche dieta mirata, ma per mettere massa. Sono magra di natura ed è una fortuna per il mio lavoro, anche se la gente pensa che io non mangi; chi mi conosce sa che mangio di tutto senza esclusione.
4. Quali sono i tuoi prodotti di bellezza?
Potrei dilungarmi per ore! Adoro i prodotti per la pelle, le creme per il corpo, il make-up… I miei must per il trucco sono il fondotinta (Shiseido), il mascara (Dior), l’eye-liner (Make-up forever), il blush (Mac) ed il balsamo per le labbra (Elisabeth Arden).
5. Quanto è importante per te l’essere e quanto l’apparire?
Sono convinta che viviamo in una società in cui “apparire” è più importante che “essere”. Io cerco sempre di mantenere un approccio naturale agli altri e di non dare mai troppe spiegazioni. Non mi piace giustificare i miei atteggiamenti e se sono nel “mood di apparire”, lo faccio e basta. Ma il mio vero “io”, il mio “essere”, lo riservo alle persone con una bella energia – Quali tipi di persone? Lo si capisce dai loro occhi!
6. I tuoi progetti per il futuro:
Tantissimi progetti, troppi 🙂 ma cerco di stare con i piedi per terra e vivere il presente. Come dice una canzone “non chiedermi del futuro, si avvicina mentre andiamo“.
7. Cosa consiglieresti a una giovane ragazza che si addentra nel mondo della moda?
Di essere se stessa, puntare in alto e studiare. Personalmente sono stufa di quelli che pensano che le modelle non hanno tanta materia grigia. Poi di andare e vedere il mondo. Questo lavoro ti offre tante possibilità di viaggiare, quindi non dite di no ai viaggi.
8. Ci sono icone a cui ti ispiri?
La mia ispirazione è ovunque: moda, natura, architettura, sorrisi, occhi…
Adoro Audrey Hepburn perché abbiamo una cosa in comune: la passione per i cappelli. Non esco mai di casa senza indossarne uno. Più che una passione è un’ossessione.
9. La campagna fotografica per cui avresti voluto posare?
Parliamo di una campagna del 2015?!? Se sì, non c’è dubbio: avrei voluto vestire i panni di Rihanna per Dior Secret Garden, fotografata da Steven Klein -un sogno! Solo la location mi fa venire i brividi: Château de Versailles, stesso luogo dove la bellissima Charlize Theron è stata testimonial della campagna profumo J’Adore.
10. I tuoi hobby e il tuo tempo libero:
Ascoltare musica è il mio più grande hobby. Anche perché posso fare tante cose mentre ascolto. La musica cura le mie ferite ed apre mente e cuore. Poi amo tantissimo la natura quindi vado a fare lunghe passeggiate nei boschi e rifletto…
Ci sono nomi che sono entrati di diritto nella storia della moda, imponendosi per talento, forza di volontà o senso degli affari. Hattie Carnegie è uno di questi: e se tanti sono coloro che ne hanno sentito parlare, molti di meno sono quelli che sanno esattamente chi sia stata Hattie Carnegie e quale sia stato il suo contributo alla moda internazionale.
In anticipo di circa un secolo rispetto a Philip Treacy, i cappellini di Hattie Carnegie hanno rivoluzionato il gusto di tutto il Novecento. Self-made woman e brillante imprenditrice, i suoi negozi importavano i migliori brand di Parigi, tra cui Chanel e Dior, assai prima di Saks Fifth Avenue. Mirabile trendsetter, Hattie Carnegie è stata la prima ad aver introdotto il ready-to-wear. Ma questa è solo una delle tante rivoluzioni che si devono a lei.
Hattie Carnegie nasce a Vienna nel lontano 1880 come Henrietta Kanengeiser. Iniziata alla magia della moda dal padre, sarto di origine ebrea, quando Henrietta non ha ancora compiuto sei anni i suoi genitori partono alla volta degli Stati Uniti d’America e si stabiliscono a New York City.
Si narra che la piccola Henrietta, a bordo della nave che l’avrebbe portata oltreoceano, chiese ad uno dei passeggeri chi fosse il più ricco d’America, e sentendosi rispondere Andrew Carnegie decise di adottare quel cognome, cosa che in seguito fece tutta la sua famiglia, prassi questa assai diffusa tra gli immigrati negli USA dei primi del Novecento.
Quando Hattie è ancora poco più che un’adolescente, apre con l’amica Rose Roth un piccolo negozio dove vende cappellini alla moda, all’East Village. L’amica Rose confezionava anche dei vestiti mentre Hattie, che non sapeva cucire, si occupava della creazione dei cappelli, che selezionava con cura guardando con particolare attenzione la moda che negli stessi anni andava formandosi a Parigi. Il piccolo atelier, a cui le due amiche diedero il nome di “Carnegie-Ladies’ Hatter”, ebbe molto successo e in pochi anni gli affari andarono talmente bene che le due furono in grado di assumere dei dipendenti. Hattie non era in grado di cucire ma era addetta alle public relations e trattava con i dipendenti e coi clienti.
Qualche anno dopo, Hattie compra le quote della società dalla sua amica Rose e nasce così il nuovo negozio situato sull’Upper West Side. Hattie continua a mettersi in gioco e a studiare le tendenze della moda parigina. Compie diversi viaggi a Parigi, dove si reca spesso alle sfilate di moda. Seleziona così i modelli che poi lei stessa venderà nel suo negozio, e in un anno arriva a compiere anche sei/sette viaggi di lavoro.
Finalmente, nel 1923, Hattie apre la sua nuova boutique al numero 42 della celebre Quarantanovesima Strada di New York: qui, accanto alla propria linea personale, la Hattie Carnegie Couture, la brillante imprenditrice vendeva capi Chanel, Dior e Vionnet, una linea di pellicce, numerose linee di pret-à-porter, una linea di gioielli, una linea di cosmetici e persino una linea di cioccolatini.
La sua boutique si impose in breve come leader a New York, e attrasse clienti come Joan Crawford e la Duchessa di Windsor, affascinate dal gusto di Hattie, che si rivelò maestra nel capire le potenzialità dei brand in ascesa nonché ella stessa trendsetterante litteram.
I negozi col marchio Hattie Carnegie arrivarono ad espandersi a macchia d’olio, e l’imprenditrice non avvertì minimamente gli effetti della Grande Depressione, arrivando ad avere un fatturato tale da contare, nel 1940, oltre mille impiegati che si occupavano dei diversi dipartimenti, dal reparto manifatturiero fino alla gioielleria, settore in cui Hattie Carnegie divenne leader. Il successo mondiale fu raggiunto nel 1950, quando le venne affidato l’incarico di progettare le uniformi del Women’s Army Corps.
Il nome di Hattie Carnegie divenne in breve sinonimo di eleganza e stile. Una delle sue massime più famose voleva che fosse “la donna ad indossare l’abito e non viceversa”. Senza avvertire un attimo di crisi nemmeno durante la guerra, Hattie Carnegie dagli anni Cinquanta iniziò a creare con successo anche abiti da sera.
Tra i nomi che hanno prestato servizio a vario titolo all’interno di Hattie Carnegie troviamo Norman Norell, Travis Banton, Pauline Trigère, Jean Louis e Pauline de Rothschild.
Hattie morì nel 1956 ma il suo nome è entrato di diritto tra le stelle della moda e le creazioni del suo celebre store sono state esposte, tra gli altri, al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York.
Spegne oggi quaranta candeline la bellissima Charlize Theron. Attrice premio Oscar, modella e produttrice cinematografica, Charlize nasce in Sudafrica il 7 agosto del 1975 da padre di origine francese e madre di ascendenze olandesi.
La giovane vive un’infanzia difficile a causa di un episodio che la segnerà per tutta la vita: appena quindicenne, si trova ad assistere all’omicidio del padre, alcolista e violento, per mano della madre, per legittima difesa.
Negli stessi anni la Theron partecipa ad un concorso per diventare una modella e vince, stracciando le avversarie. Da lì inizia per lei una sfolgorante carriera nella moda. Gambe chilometriche e viso paffuto, la bellezza intensa ed espressiva di Charlize non passa inosservata. Celebre la sua interpretazione nello spot Martini, in cui lascia intravedere un lato b mozzafiato.
Dopo tante campagne pubblicitarie e copertine, Charlize si trasferisce a New York e inizia a lavorare nel cinema. Ed è proprio davanti alla macchina da presa che la giovane dimostra una sensibilità finora lasciata sopita. In poco tempo colleziona con successo numerose partecipazioni a diverse pellicole, recitando fianco a fianco di attori come Keanu Reeves e Al Pacino.
Nel 2004 arriva la vittoria del premio Oscar, per la sua magistrale interpretazione della serial killerAileen Wuornos in Monster. Come spesso capita, l’attrice ha dovuto sacrificare la propria bellezza, dovendo ingrassare per motivi di copione di ben quindici chili e sottoponendosi quotidianamente a lunghe sedute di trucco, per assomigliare al tragico personaggio che interpretava. Una performance assolutamente perfetta secondo la critica, che l’ha consacrata come una delle attrici più brillanti della sua generazione.
Dal 2004 testimonial del profumo J’adore di Christian Dior, Charlize Theron è molto impegnata nel sociale, nel rispetto dei diritti umani e nella salvaguardia degli animali: membro della PETA, è attivista per il riconoscimento dei diritti gay e del matrimonio gay.
Inoltre la Theron è recentemente diventata mamma, adottando un bambino di nome Jackson, nel 2012, e successivamente una bambina di nome August.
Numerosi i flirt dell’attrice, da poco single dopo una storia con il collega Sean Penn, che ha tenuto banco per quasi un anno in tutte le pagine di gossip. Una donna bellissima che col passare degli anni ha acquisito ancora più fascino.