Venezia Film Festival 2018: i look più belli tra star del cinema e influencer

Il fascino di Venezia non è così facile da dimenticare, ti rimane addosso come un segno indelebile sul cuore, ma c’è un periodo dell’anno in cui la città si veste di un’eleganza estrema, i giorni dedicati al Festival del Cinema!
Sono stati giorni intensi, emozionanti, sorprendenti, e tra chi ha brillato di più e chi meno, il red carpet è stato un tripudio di applausi, lacrime, emozioni, abbracci, colori, pizzi, piume, volumi e trasparenze.
Il Festival del cinema di Venezia regala come ogni anno emozione e stupore, il red carpet diventa palco di abiti da sogno, accessori preziosi, tacchi vertiginosi, il tintinnio dei gioielli, amici immancabili per le donne dello star system e protagonisti delle giornate veneziane.

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La star assoluta del red carpet di Venezia 2018 è stata la grande Lady Gaga (protagonista di A Star is Born al fianco di Bradley Cooper che l’ha diretta), che con un vaporoso abito rosa in tulle e piume di Valentino Couture, ha incantato il festival durante la terza giornata.
Anche Cate Blanchett si è fatta tentare dalle piume, indossando un “black &white” firmato Armani.

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Ma andiamo per ordine.

Alcune delle protagoniste della prima giornata di Festival sono state: Olivia Hamilton (J. Mendel), Naomi Watts (Armani Privè) che ha ricevuto il Leone alla carriera, Sara Sampaio (Armani Privè), Claire Foy (Valentino Couture), Izabel Goulard (Alberta Ferretti), Carolina Crescentini (Gucci), Elisa Isoardi (Elisabetta Franchi).

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Emma Stone, Cristiana Capotondi e Melissa Satta, sono state tra le protagoniste della seconda giornata; la Stone in Louis Vuitton, Capotondi in Hilfiger Collection e la Satta in Alberta Ferretti.

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La terza giornata è stata animata dal look etereo di Levante in Christian Dior, Emma Marrone in total look Emporio Armani e Aimee Song in un elegante Giorgio Armani, mentre Salma Hayek è stata la protagonista del gala dinner al Franca Sozzani Award, che ha ritirato il premio come donna dell’anno, all’evento diverse sono le celebrities accorse per omaggiare la memoria dello storico direttore di Vogue.

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Con il tanto atteso remake di Suspiria, firmato Luca Guadagnino, il red carpet della quarta giornata ha occhi solo per le protagoniste: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Chloe Grace Moretz, Jessica Harper, Mia Goth, Malgosia Bela, tutte elegantissime e bellissime.

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Nella giornata di domenica 2 Settembre approda al Lido un’eterea Bianca Balti, che insieme a Kasia Smutniak (in Givenchy) e Alba Rohrwacher (in Valentino), ha formato un fantastico trio di sobrietà, eleganza e simpatia.
Nella serata della quinta giornata di Festival, si è celebrato l’atteso appuntamento nato dall’estro creativo di Miuccia Prada, i Miu Miu Women’s Tales.
Gli outfit delle star? Rigorosamente Miu Miu o Prada!

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Emmanuelle Seigner è stata la star più attesa della giornata di lunedì 3 Settembre, con l’allure sensuale che la distingue, ha calcato il red carpet per la presentazione della pellicola di Julian Schnabel in un elegante abito verde lastricato da pailettes scintillanti firmato Alexandre, Vauthier.
Sul tappeto rosso anche Tilda Swinton in un’elegante outfit Schiaparelli.
La settima serata ha proclamato protagonista assoluta il premio Oscar Natalie Portman in uno scintillante abito Gucci ricco di pailettes in oro, arrivata a Venezia per promuovere il film Vox Lux, ha abbagliato tutti con la sua naturale bellezza.
Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino sono state invece le protagoniste dell’ottava serata tutta italiana, giunte al Lido per presentare il film I Villeggianti in eleganti outfit nero profondo (sottoveste per la prima e tuta con vertiginosa scollatura la seconda), si sono aggiudicate la palma delle più eleganti della serata.

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Details: il mono-orecchino di Tilda Swinton e la pochette di Donatella Finocchiaro

Le italiane sono state protagoniste anche della nona serata: Marianna Fontana e Donatella Finocchiaro (in Gucci) sono le protagoniste del film Capri Revolution, mentre sul red carpet si sfidavano a suon di eleganza Violante Placido (in rosso) e Paola Turci (nude look).

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“Una storia senza nome” è invece il film italiano che vede protagonista una bellissima Micaela Ramazzotti (Prada), arrivata sul red carpet di Venezia in un bellissimo e scintillante abito in pailettes nella giornata di venerdì 7 Settembre, a contendersi i flash dei fotografi anche un’elegantissima Carolina Crescentini in un abbagliante abito giallo sole.

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Tra le influencer presenti a Venezia, che hanno spiccato per eleganza e bellezza, troviamo in pole position: Paola Turani, Giulia Gaudino (accompagnata dal fidanzato e style consultant Frank Gallucci), Beatrice Valli, Laura Comolli, Giulia De Lellis, Alice Campello (moglie del noto calciatore Alvaro Morata).

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Volge dunque al termine la 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, edizione che ha regalato grande stupore e meraviglia, non solo per i film in concorso ma anche per gli outfit indossati dalle donne dello star system, che hanno monopolizzato l’attenzione di fotografi e pubblico presenti sul red carpet.
La serata finale è stata dominata dalla vittoria del film “Roma” di Alfonso Cuaròn, pellicola in bianco e nero ricca di emozioni e amarcord, per la prima volta nella storia del Festival vince un film prodotto per lo streaming e che andrà in onda a Dicembre, contemporaneamente anche in alcune sale cinematografiche.
William Dafoe vince la Coppa Volpi per il film dedicato a Van Gogh “At eternity’s gate”, mentre Olivia Coleman vince come migliore attrice per “The Favourite”, il Leone d’Argento è conquistato da Jacques Audiard per “The sister brothers”.

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Matrimonio “da lunapark” per la coppia Ferragni-Fedez: “Postate pure tutte le foto che vi pare, non vi trattenete”

La coppia Ferragni-Fedez ha coronato senza ombra di dubbio il matrimonio italiano più social di tutti i tempi, tutto in diretta Instagram. Gli stessi sposini si sono raccomandati con gli invitati di non trattenersi, bensì di caricare tutte le foto che desideravano senza badare a possibili divieti.


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Ed ecco che ne deriva l’immagine di un matrimonio sapientemente “costruito” e tutt’altro che discreto: sfogliando la gallery, sembra quasi di essere di fronte alle scene di un film americano. In alcune foto, la coppia appare affiancata da una schiera di damigelle in abito rigorosamente rosa, in altre la Ferragni esibisce indifferentemente con tanto di sorriso la fede nuziale, gli abiti o gli ospiti scatenati.


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Non potevano ovviamente mancare i fuochi d’artificio, per non parlare del piccolo lunapark allestito all’interno della Dimora delle Balze a Noto, che per l’occasione era blindatissima, dove i due hanno deciso di celebrare il grande evento.


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Come da vero copione, quasi per rispettare le tradizioni del matrimonio all’italiana, non potevano mancare gli scatti coi genitori e quelli con le lacrime dovute alla commozione. Il matrimonio della coppia Ferragni-Fedez è divenuto, insomma, un grande hashtag (#TheFerragnez) dove milioni di fans cliccavano compulsivamente pur di avere aggiornamenti in tempo reale sui loro personaggi preferiti.


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Non c’era da aspettarsi altrimenti, dal momento che la coppia ha sempre trovato nuove occasioni pur di esibire la propria vita privata, come se la loro storia d’amore fosse un vero e proprio film a puntate dove l’elemento imprescindibile è sempre stato rendere partecipi gli “spettatori”, che in tal caso sono invece follower, dei loro video e delle loro dirette.


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Cruise collection 2018: le location scelte dalle griffe

Il periodo delle sfilate Cruise 2018 sta per arrivare: le più grandi maison presenteranno le loro collezioni crociera in luoghi incantevoli, scelti perché legati alla storia del marchio o al fil rouge della collezione. Le Cruise Collection, nate per proporre un perfetto guardaroba da vacanza a chi soggiornava nei paesi caldi, sono diventate ottime vetrine dello stile delle maison. Lontane dai ritmi serrati delle fashion week, temporalmente e spesso anche geograficamente, permettono di focalizzare l’attenzione sui capi proposti, sulle spettacolari location e su linee, volumi e colori che influenzeranno la successiva collezione principale. Dove sfileranno il mese prossimo le griffe più importanti del fashion system? Alcune hanno scelto di tornare alle origini, nella città dove tutto è cominciato, altri prediligono mete esotiche, dal fascino unico e legate ai mercati emergenti.


Dopo Gucci alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, a Firenze, anche Prada sceglie di rimanere in Italia. Miuccia Prada rimane là dove la storica maison è nata, è diventata una firma internazionale e rimane uno dei simboli del made in Italy: a Milano. La location designata è l’Osservatorio della Galleria Vittorio Emanuele II, architettura ottocentesca e vista sul Duomo per presentare la Cruise Collection 2018. Anche Chanel ha scelto il magico luogo in cui la storia di Rue Cambon ha avuto inizio: Parigi ospiterà di nuovo la sfilata della maison il 3 maggio, dopo la collezione Metiers d’Arts dello scorso dicembre. Louis Vuitton sfilerà invece in Giappone, Paese con cui il brand francese ha un rapporto d’amore da molti anni. A Tokyo, infatti, Louis Vuitton è presente con un monomarca dal 1978 e artisti nipponici sono stati invitati negli anni a collaborare con il brand, da Takashi Murakami a Yayoi Kusama, fino a Rei Kawakubo. Dior, infine, porterà la Cruise Collection 2018 firmata da Maria Grazia Chiuri a Los Angeles. Il luogo della sfilata, che si svolgerà l’11 maggio, è ancora segretissimo.

Il colore blu, protagonista della sfilata Dior alla Paris Fashion Week

Il colore blu è simbolo della spiritualità, della femminilità e dell’immortalità, usato in cromoterapia da chi cerca armonia e sensazioni positive. Secondo monsieur Christian Dior, «il blu non ha nulla da invidiare al nero» e sugli abiti Dior è sempre stato usato a piene mani. Maria Grazia Chiuri, da ottobre alla guida creativa della maison, è d’accordo con il fondatore e parte proprio dal blu per creare la collezione autunno inverno 2017-18 che ha sfilato alla Paris Fashion Week. Elegante ed eterno, sobrio e versatile, sugli abiti Dior lo declina in tutte le sue sfumature: dal blu navy al blu notte, passando per tonalità elettriche e profonde, come quelle in cui si perde lo sguardo umano negli abissi e nei cieli.


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Maria Grazia Chiuri è partita da un modello Dior del 1951, un completo blu navy con gonna stretta in vita, per poi ampliare il tema del blu, sfiorando argomenti sociali e politici. «Ho voluto esplorarlo in tutte le sue tonalità e in tutte le sue forme – ha dichiarato la stilista alla Paris Fashion Weeknel suo significato sociale, e così mi sono imbattuta nelle uniformi e nel workwear». La sfilata Dior si apre infatti con completi da giorno che ricordano delle divise da lavoro ma anche delle uniformi della Seconda Guerra Mondiale. Forse un lieve accenno alle lotte femministe, che sono state protagoniste della prima collezione Dior by Maria Grazia Chiuri. Niente slogan, stavolta, sui completi di taffetà e sulle jumpsuit in denim, sui lunghi impermeabili e sui cappotti a fantasia checked. Blu è anche il mare, il cielo, l’infinito cui l’uomo aspira. Così gli abiti Dior da sera escono dal settore workwear e si immergono nella fiaba. Lo chiffon diventa velo impalpabile, si illumina di stelle e si ricopre di fiori, mentre sugli abiti da sera in taffetà blu navy compaiono lune e pianeti. Una sfilata impegnata ma anche romantica che mira, come la stessa Maria Grazia Chiuri dichiara, a «creare un intero guardaroba in cui ognuna possa trovare la propria divisa con cui esprimere e proteggere se stessa».


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Le ninfe bucoliche di Dior

Un paesaggio silvestre fa da sfondo alla prima collezione di haute couture firmata da Maria Grazia Chiuri per Dior: in passerella si alternano giovani ninfe dallo sguardo trasparente, che indossano corone di fiori e boccioli di rosa. Suggestioni di virgiliana memoria si alternano a sottili divagazioni visionarie, in un anno che segna il 70esimo anniversario del New Look: correva l’anno 1947 quando Christian Dior rivoluzionava per sempre il corso della moda femminile. Maria Grazia Chiuri parte proprio dagli albori per una collezione ricca di ispirazioni eterogenee e suggestive. «Ho iniziato approcciando la storia couture di Dior che ha una grande tradizione ma che in questi 70 anni si è evoluta molto, anche seguendo i vari designer che hanno guidato la maison», ha dichiarato la designer. «Monsieur Dior ha messo le basi di un racconto che poi Yves Saint-Laurent e Marc Bohan hanno continuato e che, fino a Gianfranco Ferré, è stato un racconto di couture classica e tradizionale. John Galliano ha spettacolarizzato il tutto rendendola sognante e con Raf Simons il racconto ha esplorato la modernità. Io ho iniziato ora il rapporto con un atelier che ha dovuto mettersi al servizio di anime creative straordinarie e impegnative. E, in questo lavoro, ho cercato di mantenere l’aspetto couture più tradizionale e artigianale, che è proprio del mio essere italiana, insieme al côté più onirico della cultura francese. Il mio è un viaggio dentro il labirinto della couture… Un viaggio misterioso, difficile ma sapendo che alla fine c’è la luce». Nella cornice del parco del Musée Rodin si staglia un gioco di specchi fantasmagorici, che impreziosisce lussureggianti giardini ideali, su cui si staglia il défilé: qui sfilano le ninfe silvestri immaginate da Maria Grazia Chiuri, in bilico tra couture e volumi teatrali, che omaggiano il New Look, come i capi total black che aprono la sfilata. Largo poi a note dolci nelle trame floreali dipinte a mano e condite da note surrealiste: tripudio di tulle e simbologia allegorica che riporta alla mente l’opera di Jean Cocteau, grande amico di monsieur Dior. Boccioli di rosa si alternano a tarocchi e a dettagli presi in prestito dall’astrologia, in un’iconografia che guarda ad icone di stile leggendarie, da Leonor Fini alla marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino: figure eteree e misteriose, che hanno sdoganato uno stile destinato a restare impresso nei libri di storia. I gioielli della collezione sono stati realizzati da Claude Lalanne, mentre le corone di fiori sono firmate da Stephen Jones. Largo a caleidoscopici giochi di tulle che si alternano a preziose sete plissé, in bilico tra opulenza e rigore. La sfilata, dedicata a Franca Sozzani, riporta in auge lo stile primigenio della maison Dior, tra note poetiche ed evanescenti.

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Dior: apre a Los Angeles la boutique artsy

Annunciato pochi mesi fa, il progetto di Dior legato all’arte entra nel vivo: è stato infatti inaugurato il pop up store di Beverly Hills che ospiterà le inedite reinterpretazioni dell’iconica borsa cult Lady Dior.

La it bag più amata della maison è stata rivisitata da sette artisti britannici, che ne hanno fornito una propria interpretazione personale, attraverso la loro estetica. Il risultato è una esclusiva limited edition, battezzata Dior Lady Art. La capsule collection sarà in vendita nello store di Los Angeles e nelle boutique Dior di Miami, Londra, Dubai e Parigi e arriverà a breve anche in Cina e Corea.

Un progetto che sposa arte e moda: le inedite reinterpretazioni della celebre Lady Dior (qui un pezzo al riguardo) si caratterizzano per stampe ardite, cromie accese, trompe d’oeil e nuance fluo. Ma per acquistare i pezzi dovrete affrettarvi: non saranno disponibili più di 100 modelli di ogni versione.

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La Lady Dior reinterpretata da 7 artisti

Oggetto di culto e accessorio tra i più iconici in assoluto, la Lady Dior si tinge ora di inedite stampe, grazie ad un progetto che vede la celebre maison di moda francese collaborare con l’artista inglese Marc Quinn: il risultato è una limited edition che vede la celebre it bag interpretata da sette diversi artisti. Stampe ardite, cromie accese, trompe d’oeil e nuance fluo per un colpo d’occhio sensazionale: non saranno disponibili più di 100 modelli di ogni versione.

Largo a stampe floreali, tessuti iridescenti, petali, orchidee, stampe optical e veri e propri quadri d’autore: la Lady Dior vieen reinterpretata dall’occhio di sette artisti, provenienti da Gran Bretagna e Stati Uniti: si va dal fotografo Matther Porter, che si ispira al design automobilistico, con grafiche in bianco e nero, al creativo britannico Mat Collishaw, che ripropone pattern naturalistici tra ali di farfalle e suggestioni pastello.

Non manca l’estro creativo di Jason Martin, che declina la celebre it bag in un’inedita versione 3D. Ian Davenport fa dell’iconica borsa culto la propria tela su cui dipinge magistralmente col suo tocco unico. Chris Martin si ispira alla sua opera Frog 1.




SFOGLIA LA GALLERY:




Il progetto, che ha visto la luce solo pochi mesi fa, è gia divenuto virale su internet, dove spopolano le foto delle borsette con l’hashtag di riferimento #DiorLadyArt. L’idea, partorita dalla mente dell’eclettico Marc Quinn, è nata in concomitanza con l’inaugurazione della boutique Dior a Londra. Le borse dipinte dai sette artisti saranno in vendita nelle boutiqye di Miami, a Los Angeles, in Corea, in Cina, a Londra, Dubai, Parigi. Inoltre l’iconico accessorio sarà esposto in un’installazione durante la Art Basel di Miami, dal prossimo 29 novembre.

(Foto cover Harper’s Bazaar)

The Art Of Color, il libro sul colore della maison Dior

La maison Dior celebra il colore in un libro intitolato “The Art Of Color“, titolo che sottintende una componente artistica dello stesso.



Il libro contiene dodici capitoli nei quali esplorare e ricercare gli artisti di maquillage della maison attraverso parallelismi e correlazioni, tra opere e stili iconici che hanno reso grande il nome della griffe Dior.
Ma tra aneddoti e ricerche varie sul mondo e sul look della maison, si destreggia fiero nelle pagine di Rizzoli il vero protagonista del volume: il colore.
Il libro esplora le tre stagioni creative della maison: da Serge Lutens (1967 – 1980), Tyen (1980 – 2014) a Peter Philips (dal 2014).
Tra le pagine si presenta altisonante l’excursus che evoca la teoria della luce di Isaac Newton del 1672 sino alla collezione Explosion de Couleurs ad opera di Serge Lutens comprensiva di 40 tinte di rossetto differenti.
A fare da cornice, oltre alle pagine da sfogliare, leggere e rileggere, anche due video che raccontano la storia dell’arte di Dior in una commistione di strumenti multimediali che vedono il brand come una vera e propria opera di studio e riflessione.


Il primo video svela e interpreta i look storici e iconici di casa Dior, mentre il secondo è il racconto del “dietro le quinte” con l’attuale direttore creativo della maison e dell’immagine del make up, Peter Philips.


Perché privare la moda e le donne del fascino e del prestigio del colore?“, si chiedeva Christian Dior.
La risposta è in ogni capitolo, il quale rappresenta ed esplora un colore: bianco, argento, nude, rosa, rosso, porpora, blu, verde, giallo, oro, grigio e nero.

Bebe Vio alla Casa Bianca in Dior

Ci sono storie che riescono a commuoverti e ad entrarti dentro: è il caso di Bebe Vio, campionessa di scherma e di vita. La giovanissima atleta, classe 1997, è stata invitata alla Casa Bianca, ospite di una delegazione che è partita al seguito del Premier Renzi, che la vede accanto a Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, Giusi Nicolini (sindaco di Lampedusa), Fabiola Giannotti (direttrice del Cern) e Paola Antonelli (curatrice del dipartimento di architettura e design del Moma, Museum of Modern Art, di New York).

Disarmante semplicità e sorriso da copertina, Bebe Vio ha vissuto la notizia dell’imminente cena a fianco di Obama con la consueta autoironia: la campionessa delle Paraolimpiadi di Rio 2016 ha annunciato sui social network che il suo stupore dinanzi alla notizia era tale che inizialmente pensava di essere su Scherzi a Parte. Superato lo shock, l’atleta ha chiesto aiuto a un altro nome che ha reso il Made in Italy famoso in tutto il mondo: sarà Maria Grazia Chiuri, nuovo direttore creativo di Dior, a creare per lei l’abito da indossare alla cerimonia.

“Quando ho ricevuto l’invito per la cena di Obama alla Casa Bianca ho pensato “sono su scherzi a parte!” Una volta capito che era tutto vero il primo pensiero è stato “Oddio, cosa mi metto?!?” Allora ho chiesto aiuto a Maria Grazia Chiuri, la nuova “boss” di Dior… e questo è il risultato! Voi cosa ne dite?”: con queste parole la giovane schermitrice ha postato sul suo account Instagram la foto che la ritrae con l’abito principesco creato per l’occasione.

L'atleta indossa l'abito disegnato per lei da Maria Grazia Chiuri per Dior
L’atleta indossa l’abito disegnato per lei da Maria Grazia Chiuri per Dior


I commenti di Bebe Vio prima della partenza per gli States, al seguito della delegazione di Renzi
I commenti di Bebe Vio prima della partenza per gli States, al seguito della delegazione di Renzi


Bebe Vio, campionessa paraolimpica e mondiale in carica di fioretto individuale, è nata a Venezia il 4 marzo 1997. Grinta da vendere e grande forza interiore, la giovane atleta ha superato la meningite fulminante che l’ha colpita alla fine del 2008, a soli 11 anni: in seguito a complicazioni derivanti dalla malattia, la giovane fu costretta a vedersi amputati ambedue gli avambracci e le gambe. Dopo tre mesi e mezzo di degenza ospedaliera, riprese immediatamente la scuola e dopo appena un anno dall’insorgenza della malattia riprese l’attività sportiva, anche agonistica, grazie ad una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto. Da allora il suo è diventato un esempio e lei è divenuta testimonial di molti programmi televisivi per diffondere la conoscenza della scherma su sedia a rotelle e dello sport in generale. Un esempio per tutti noi.


(Foto cover: Repubblica)

Dior apre la prima boutique di Alta Gioielleria a Parigi

Per il suo settantesimo anniversario di vita, maison Dior ha voluto “regalarsi” una boutique, concepita dall’architetto Peter Marino,  interamente dedicata all’alta gioielleria.

Questo spazio raffinato, al numero 34 di Avenue Montaigne,  espone creazioni esclusive in edizione limitata.

La collezione proposta in questi spazi estremamente eleganti, si compone di diamanti e smeraldi. Le pietre preziose, incastonate seguendo l’idea creativa della direttrice artistica di Dior Joaillerie Victoire de Castellane, brillano nella collezione  Archi Dior che si compone di gioielli recanti i nomi celebri delle creazioni di monsieur Christian Dior come l’anello Bar en Corolle in oro bianco e giallo, diamanti e smeraldi, la collana, due paia di orecchini e l’anello Milieu du Siècle in oro bianco, diamanti, smeraldi e granati tsavorite.

 

Mobili contemporanei (alcuni firmati Vincenzo De Cotiis) nei toni del grigio e del rosa.
Mobili contemporanei (alcuni firmati Vincenzo De Cotiis) nei toni del grigio e del rosa.

 

 

La collezione di Victoire de Castellane creata per la prima boutique di gioielli di Dior
La collezione di Victoire de Castellane creata per la prima boutique di gioielli di Dior

 

 

 

Pregiato è l’orologio numerato della collezione La D de Dior in cinturino in lucertola che esalta il quadrante in  crisopraso, oro giallo e diamanti; altrettanto opulento è Dior VIII Grand Bal Coquette, con cassa in oro rosa lucido, diamanti incastonati, quadrante in malachite e cinturino in alligatore verde. Zaffiri, ametiste e diamanti sono posizionati sul quadrante, rievocando il volteggiare di un abito da ballo.

 

Fonte immagini dior.com

Dior, settant’anni di gloriosa storia

Settant’anni fa nasceva maison Dior.

Era l’8 ottobre del 1946, nelle mura di un appartamento collocato nell’8° arrondissement di Parigi. Qui inizia la storia di un’azienda unica, regale, che pone la donna al centro del suo universo.

Monsieur Christian Dior, dopo aver preso accordi con il magnate del tessile Marcel Boussac, costituisce giuridicamente l’omonima maison. L’apporto del ricco industriale francese era di tipo economico, Christian Dior aveva il completo comando della casa di moda.

 

L'iconica giacca Bar indossata da Marie - Thérèse (fonte immagine dior.com)
L’iconica giacca Bar indossata da Marie – Thérèse (fonte immagine dior.com)

 

 

Il couturier, affrontò la nuova sfida con destrezza, scontrandosi con le prime difficoltà da debuttante.

Raduna a sé 85 persone (sessanta erano le operarie) e inizia a lavorare sulla collezione primavera/estate che presenterà il 12 febbraio del 1947.

Delinea la silhouette dei capi; saranno due le linee che comporranno il défilé: En 8 e Corolle.

 

Il genio di YVes Saint Laurent
Il genio di YVes Saint Laurent

 

 

Nell’appartamento decorato in stile neo-Luigi XVI da Victor Grandpierre, nell’avenue Montaigne, presenta la primissima collezione dinanzi ad un pubblico ristretto. A sedere sulle poltrone c’è anche Carmel Snow, capo-redattrice di Harper’s Bazaar.

L’esclamazione pronunciata da Snow: “Mio caro Christian, i suoi abiti hanno un tale New Look“, ha decretato la nascita di un nuovo stile.

Icona del New Look è l’iconico tailleur Bar, ottenuta da monsieur Dior modellando la stoffa su un manichino che lui stesso aveva martellato per ottenere la linea desiderata. Il modello “numéro un, numbero one” indossato da Marie-Thérèse, annuncia l’inizio di un successo senza fine.

Alla sua morte, avvenuta a Montecatini Terme, il 24 ottobre 1957, fu Yves Saint Laurent, a soli 24 anni,  a prendere le redini della direzione creativa di Dior.

 

Marc Bohan (fonte immagine grsr.com)
Marc Bohan (fonte immagine grsr.com)

 

 

Debuttò con la primissima linea, chiamata Trapezio, nel 1958. Dopo solo due anni, chiamato al servizio militare, Yves cedette il suo incarico a Marc Bohan stilista per la maison per ben 26 anni.

Gli ultimi anni del suo comando sono imperversati da problemi economici. Occasione ghiotta per l’imprenditore francese Bernard Arnault che acquisisce il gruppo Boussac di cui fa parte. Al posto di Marc Bohan viene chiamato al comando Gianfranco Ferrè, il primo italiano alla direzione creativa di Dior. Restato in carica fino al 1997, riportò opulenza al marchio, andata perduta con Bohan.

 

Gianfranco Ferrè (fonte immagine fondazionegianfrancoferre.com)
Gianfranco Ferrè (fonte immagine fondazionegianfrancoferre.com)

 

 

A Ferrè fa seguito l’eclettico John Galliano.  Il “Pirata della moda” per quattro anni ha esaltato la fisionomia della maison con collezioni teatrali. La sua collaborazione in Dior viene bruscamente interrotta a causa del licenziamento del designer sopravvenuto come conseguenza di insulti antisemiti che lo stilista aveva mosso contro un gruppo di ebrei.

 

L'eclettico John Galliano (fonte immagine supertlab.com)
L’eclettico John Galliano (fonte immagine supertlab.com)

 

 

Dal 2012 al 2015, subentra Raf Simons: uno stilista garbato che ha riportato in auge le linee En 8 e Corolle  della maison, esaltando l’iconica Giacca Bar.

La sua creatività forse troppo controllata, non è stata apprezzata completamente dai vertici e dagli estimatori del marchio così nel 2015 viene allontanato da Dior.

 

Belgian fashion designer Raf Simons acknowledges applause after the presentation of Christian Dior's Spring-Summer 2016 ready-to-wear fashion collection, presented during the Paris Fashion Week, in Paris, Friday, Oct. 2, 2015. (AP Photo/Thibault Camus)
Raf Simons (fonte immagine ilpost)

 

 

Il 2016 segna un’importante novità in Dior. Per la prima volta, una donna prende le redini della maison. Lei è l’italiana Maria Grazia Chiuri che segna un nuovo ed importante passo nella storia dell’azienda.

 

Maria Grazia Chiuri, la prima donna designer di Dior (fonte immagine dior.com)
Maria Grazia Chiuri, la prima donna designer di Dior (fonte immagine dior.com)

 

 

La collezione primavera/estate 2017 appena presentata a Parigi (qui l’articolo) conferma la donna al centro dell’universo di Dior. E’ un ritorno alle origini in chiave moderna. Finalmente una donna veste le donne Dior.

 

 

Fonte cover bloor-yorkville.com