Mica male il vestito della Leotta a Sanremo.
“Esordirò così“, mi sono detta stamattina.
E non era mica male davvero.
Corpetto con scollo, gonna in vita lunghissima e principesca, spacco frontale: è proprio una limited edition di Alberta Ferretti.
Diletta Leotta è scesa per le scale dell’Ariston con una convinzione e una forza che avrebbe potuto avere solo una donna fiera del proprio corpo e della propria persona.
Bella, anzi bellissima, raggiante, 26 anni, laurea in Giurisprudenza e conduzione su Sky, una carriera brillante, un fidanzato premuroso.
Ma la sua vita non è sempre stata così rosea, ha infatti subito una gravissima violazione della privacy.
Qualcuno fece circolare in rete alcune foto che la ritraevano in intimità, erano alla portata di tutti, sotto gli occhi tutti. Era stata privata della sua sfera personale, della sua vivacità e, perché no, della sua identità.
Mi colpì moltissimo, Diletta Leotta aveva subito una profonda umiliazione.
Volevo trattare la notizia, lo feci ma non fu piacevole.
Pochi giorni prima Tiziana Cantone si era uccisa a causa di un suo video erotico che qualcuno aveva “saggiamente” postato e che aveva decretato la fine della sua libertà.
Tutti, nessuno escluso, tutti noi siamo colpevoli della morte di Tiziana Cantone.
Lo scrivo tra queste righe, lo scrivo col cuore in mano, affinché nessuno di noi possa subire una violenza di questo tipo.
Quell’articolo (chi volesse leggerlo può cliccare qui) fu per me l’inizio di una battaglia contro la prepotenza e i soprusi che ancora oggi, nel 2017, subiamo.
Infatti, nuovamente, Diletta Leotta è vittima di abusi.
Mentre raccontava a Sanremo la sua triste esperienza, la conduttrice Caterina Balivo postava il tweet: “non puoi parlare della violazione della #privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna“.
A difenderla Maria De Filippi, quest’anno co-conduttrice accanto a Carlo Conti: “Nel 2017 mi vesto come mi pare. Concentrarsi sull’abito e non sul suo messaggio è come dire che è giusto che ti violentino perché hai la minigonna. Non diamo spazio a queste polemiche: è come tornare indietro nel tempo“.
E mentre la rete si scagliava contro il sessismo della Balivo, un secondo tweet di scuse sembrava circolare alla velocità della luce.
La Balivo ha risolto così una disputa che ha fatto molto discutere, una disputa che possiede profonde radici storiche e che non trova ragione, ancora, nel 2017.
Invidia? Rancore?
Nessuno conosce le ragioni che hanno spinto Caterina Balivo, conduttrice di DettoFatto, a un giudizio profondamente ingiusto e gratuito.
E, sopratutto, a un giudizio preoccupante, perché è davvero preoccupante che oggi una donna debba essere etichettata per come veste.
La rete, perplessa sulle affermazioni della Balivo, si chiede: “se Diletta Leotta ha meritato la violazione della privacy a causa del suo vestito, allora le donne che indossano minigonne meritano lo stupro?“.
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Diletta Leotta, fenomeno Cantone in espansione
Diletta Leotta, giornalista sportiva per Sky, ha subito il disagio e la vergogna di non possedere una vita privata.
Ennesimo caso di sextortion: le è stato hackerato il telefono con immediata diffusione e visione di alcune foto nelle quali era ritratta nuda.
Nello stesso mattino ha sporto denuncia alla Polizia di Stato chiedendo di dare avvio ad azioni penali contro chiunque avesse rubato e fatto circolare le sue foto tramite l’accesso al suo account personale Dropbox.
Questo riporta la nota diffusa dall’ufficio stampa di Diletta Leotta:
“Quello che è successo oggi è estremamente grave. Il telefono portatile di Diletta è stato hackerato e alcune sue foto privatissime di alcuni anni fa, in realtà insieme ad evidenti fotomontaggi, in queste ore sono distribuite in rete da moltissime persone. Diletta ha subito sporto denuncia alla Polizia di Stato (Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano) chiedendo che si dia inizio all’azione penale contro chiunque risulti concorrente di tutti i reati perseguibili e cioè della pubblicazione e distribuzione delle foto.”.
La beniamina dei tifosi di Serie B per i quali conduce uno speciale su Sky Sport, era già protagonista di slogan e battute sessiste per il suo mostrarsi in pose provocanti e hot sui social, tanto da divenire culto e ammirazione di gran parte della tifoseria italiana.
Il fenomeno della condivisione, proprietà del web partecipativo 2.0, ha mosso gli utenti in una direzione univoca, quella del fare massa.
Se il fenomeno diviene preoccupante in un incidente fortuito come nel caso di Diletta Leotta, pericoloso lo è invece in un incidente quasi “intenzionale”. Inviare, allora, ingenuamente una foto a degli amici o al fidanzato come nel caso di Tiziana Cantone, diviene reato contro se stessi, prigione e gabbia nella quale nascondere e uccidere la propria identità.
Molti gli utenti che si sono mostrati meravigliati, sorpresi e scossi del nudo di Diletta Leotta, ma in un paese in cui la pornografia possiede livelli altissimi di fruizione, risulta soltanto l’ennesimo esempio del pregiudizio umano: pensarsi diversi.