«Io vedo oltre le bugie dei Jedi. Non temo il Lato Oscuro come voi. Ho portato pace, libertà, giustizia e sicurezza nel mio nuovo impero.» Sono queste le parole che Darth Fener rivolge a Obi-Wan Kenobi, il suo ex maestro, nell’epico scontro finale di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, il sublime capitolo che chiude la Trilogia dei Prequel, completata da Episodio I – La minaccia fantasma e da Episodio II – L’attacco dei cloni. Un tempo Darth Fener si chiamava Anakin Skywalker ed era un cavaliere Jedi ma ora Skywalker è morto, sopraffatto dal Lato Oscuro e nutrito dall’odio, dalle menzogne e dalle false speranze di Darth Sidious, Signore dei Sith.
Il viaggio di degenerazione verso il Male di Anakin Skywalker ha origine nell’infanzia a Tatooine. È qui che il piccolo Anakin vive con sua madre, ma a soli nove anni è già vittima di due grandi ingiustizie: essere schiavo e non avere un padre. L’arrivo di Padme Amidala, senatrice del pianeta Naboo, è un segno, qualcosa che può cambiare la sua vita in meglio. Non a caso Anakin, al loro primo incontro, le rivolge queste parole: «Tu sei un angelo?» Amore a prima vista, amore cortese. Il paragone con l’essere etereo è il più bel complimento che una fanciulla possa sentirsi fare. Una domanda tanto innocente quanto romantica, che proviene da un bambino biondo. Questa battuta dona a Padme estrema umanità ma soprattutto le restituisce quella femminilità che aveva perso a causa del ruolo di senatrice. Il secondo elemento da considerare è la nascita misteriosa di Anakin. Dopo aver osservato il bambino, il Maestro Jedi Qui-Gon chiede alla madre di Anakin chi sia il padre e lei risponde così: «Non c’è stato un padre. Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto. Non posso spiegare cos’è successo.»
Una gravidanza misteriosa che ricorda quella della Vergine Maria e la conseguente nascita di Gesù. Non a caso Anakin sarà individuato proprio dal Maestro Jedi come il Prescelto. I Jedi sanno di una Profezia – anche se non si chiarisce in nessun modo da chi provenga né come ne siano giunti a conoscenza – secondo cui il Prescelto riporterà equilibrio nella Forza. È così che Qui-Gon parla per la prima volta di Anakin al Consiglio dei Jedi: «Ho incontrato una vergenza nella Forza, localizzata in un bambino. Ha le cellule con la più alta concentrazione di midi-chlorian che abbia mai visto in una forma di vita. È possibile che sia concepito dai midi-chlorian.» Anakin deve essere quindi esaminato dal Consiglio dei Jedi. E non nasconde di sentire la mancanza di sua madre. «Paura di perderla tu hai» gli dice Yoda. «La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza. Io sento in te molta paura.» Il Consiglio rifiuta la richiesta di Qui-Gon: Anakin non potrà essere addestrato perché è troppo grande e il suo futuro è «nebuloso», secondo le parole di Yoda. In seguito alla morte di Qui-Gon, però, ucciso da Darth Maul, Obi-Wan propone a Yoda di occuparsi dell’addestramento di Anakin. Lo aveva promesso a Qui-Gon prima che morisse. Ma Yoda è ancora più contrariato: «Il Prescelto il ragazzo è. Ciò nonostante, un pericolo nel suo addestramento io sento.»
Ma non è il solo Yoda a saper vedere nel futuro. Il «pericolo» avvertito dal Maestro Jedi è solo uno dei tanti elementi che fanno presagire qualcosa di terribile che avrà a che fare con il piccolo Anakin. E tutto ruota attorno al rapporto con sua madre e alla loro separazione prematura. Il bambino, che non ha mai avuto un padre e che ne ha intravisto una parvenza in Qui-Gon, ora non può contare più nemmeno su sua madre; e inevitabilmente proietta la figura materna in Padme – non a caso più grande di lui – e più tardi in Obi-Wan. Ma lo stesso Obi-Wan non sarà un padre abbastanza maturo da saper gestire un adolescente così irruento e incapace di non lasciarsi sopraffare dalle proprie emozioni. Il primo (La minaccia fantasma) e il secondo (L’attacco dei cloni) episodio sono collegati da una promessa, collegata a sua volta con il tragico epilogo del terzo episodio (La vendetta dei Sith). «Io tornerò qui a liberarti, mamma, te lo prometto.» È questo che dice il piccolo Anakin prima di lasciare Tatooine. Una promessa è una promessa. E una volta divenuto un allievo Jedi, Anakin si ricorda di quella promessa e capisce che è arrivato il momento di tornare da sua madre e liberare anche lei. Padme, che gli è stata affidata, con l’obbligo di proteggerla, lo segue. Ma arrivato a Tatooine, Anakin scopre che sua madre è stata catturata dai predoni tusken. Ritrovatala e vistasela morire tra le braccia, scatena una furia omicida generata dal dolore, dall’odio e dalla brama di vendetta, e uccide tutti i predoni, anche le donne e i bambini. Uno sterminio crudele che si ripeterà nel terzo episodio, ai danni dei giovani Jedi. Poi, tornato da Padme, confessa ciò che sta maturando dentro sé: «La vita è sempre più facile quando riesci ad aggiustare una cosa. Io sono bravo ad aggiustare le cose, lo sono sempre stato, ma non sono riuscito…» E con la voce rotta dal pianto aggiunge: «Perché è dovuta morire? Perché non ho potuto salvarla? So che ne avrei avuto il potere.» «Ci sono certe cose che nessuno può aggiustare. Non sei onnipotente» gli fa notare Padme. «Beh, devo diventarlo. E un giorno lo diventerò. Diventerò il Jedi più potente di tutti i tempi, te lo garantisco. Imparerò anche a impedire che la gente muoia.»
Un desiderio faustiano, quello del giovane apprendista Jedi. Un desiderio che non potrà mai realizzarsi se non con l’intervento della magia nera, in questo caso della conoscenza del Lato Oscuro. Prima di concretizzarsi, però, il desiderio di Anakin si materializza sotto forma di un incubo: la sua amata Padme, che ha sposato segretamente, violando le regole dell’Ordine dei Jedi, è incinta, ma lui ha sognato che moriva durante il parto e ora teme per la sua vita. Questa volta manterrà la promessa, ricordandosi che già con sua madre non era stato in grado di farlo: «Io non ti perderò, Padme.» «Non morirò durante il parto, Ani, te lo prometto.» «No, io te lo prometto!» Quell’io è già il sintomo dell’affermazione di Darth Fener. Anakin Skywalker sta per annegare nella paura, come aveva predetto a suo tempo Yoda. La paura di perdere la seconda figura femminile di riferimento, la proiezione della madre perduta: questo è ciò che spinge Anakin ad abbracciare il Lato Oscuro e ad allearsi con Darth Sidious – che gli dice di poter salvare Padme –, l’incarnazione stessa del Male, non molto diverso da quel Mefistofele che prometteva a Faust la Conoscenza, oltre che il possesso della donna amata. Ma tutto è ormai deciso. Anakin, colpevole di aver fatto prevalere le emozioni sulla ragione, scende sempre più verso il degrado morale, prima tradendo e uccidendo il Maestro Windu, dopo averlo informato che il Cancelliere Palpatine altri non è che il Signore dei Sith; e successivamente, su ordine dello stesso Darth Sidious, sterminando gli allievi Jedi nel tempio.
Infine, lo scontro con le persone che più gli stanno a cuore: Padme e Obi-Wan Kenobi. L’incontro con Padme, che ha saputo da Obi-Wan quello che è successo al tempio dei Jedi, è un preludio alla Trilogia Originale. Le parole di Anakin aprono a scenari che già conosciamo e che lasciano intravvedere nel nuovo allievo Sith un istinto ribelle innato, sia nei confronti dei Jedi sia nei confronti di colui che diventerà l’Imperatore. Una mania di grandezza che non accennerà mai a placarsi. «Anakin, quello che io voglio è il tuo amore.» «L’amore non ti salverà, Padme: solo i miei nuovi poteri possono farlo.» «A che prezzo? Tu sei buono, non puoi fare questo.» Parole simili a quelle di Luke a Leila, riferendosi sempre ad Anakin/Darth Fener: «C’è del buono in lui.» «Non ti perderò come ho perso mia madre.» Richiamo alla precedente promessa a Padme: «Io te lo prometto!» Poi Anakin aggiunge: «Sto diventando più potente di qualsiasi altro Jedi abbia mai sognato. E lo faccio per te, per proteggerti.» E dopo che Padme lo supplica di andare via: «Sono più potente del Cancelliere» dice lui. E balbettando: «Lo… lo posso togliere di mezzo. E insieme io e te governeremo la galassia.» Preludio al tirannicidio nel Ritorno dello Jedi: «Luke, tu puoi distruggere l’Imperatore, lui lo ha previsto. Questo è il tuo destino. Unisciti a me e insieme potremo governare la galassia come padre e figlio.»
Un dialogo costruito alla perfezione per riagganciarsi a quanto già si è detto e a quanto si dirà. Ma l’apoteosi è l’incontro-scontro fratricida con Obi-Wan Kenobi, che non ha mai negato il sentimento fraterno per Anakin, che a sua volta lo considera un padre. Questa epica battaglia tra i due simboli del Bene e del Male (anche in virtù del colore delle loro divise, bianca quella di Obi-Wan e nera quella di Anakin, passato attraverso il bianco del primo episodio e il marrone del secondo) avviene in uno scenario infernale, Mustafar, un ambiente vulcanico che rappresenta la discesa di Anakin verso l’abisso. Anche le inquadrature hanno il loro significato: un’eclisse lunare alle spalle di Obi-Wan a simboleggiare la fine di Anakin Skywalker e la nascita definitiva di Darth Fener. La luna che oscura il sole: il Male che sovrasta il Bene. E quando Obi-Wan tenta inutilmente di far ragionare il suo ormai ex allievo, il quale gli risponde che dal suo punto di vista i Jedi sono il Male, il Maestro Jedi lo condanna così: «E allora sei dannato!» Questo viaggio infernale è molto diverso da quello di Dante e Virgilio o da quello di Odisseo/Ulisse e di Enea: è un viaggio verso l’abisso della moralità, un viaggio senza possibilità – per ora – di ritorno. Perfino quando i giochi sembrano finiti e Obi-Wan gli dà l’ultimo ammonimento («Sto più in alto di te!»), Anakin pecca di arroganza: «Tu sottovaluti i miei poteri!»
Ed è così che si dà il colpo di grazia. Obi-Wan lo sconfigge definitivamente e la parte umana di Anakin brucia e in quel momento Skywalker è morto, per lasciare spazio a Darth Fener. L’epilogo è un gioco a incastri potente ed evocativo. La nascita di Darth Fener e dei due gemellini, Luke e Leila, corrispondono alle morti di Anakin e di Padme, che «ha perso la voglia di vivere» perché l’uomo che amava è impazzito. Artefice e approfittatore di tutto ciò è il Signore Oscuro, Darth Sidious, quel «padre oscuro» (Darth Vader/Dark Father) che Anakin non ha mai avuto e che lui stesso diventerà e che Luke, di fronte all’agnizione («Io sono tuo padre») tenterà disperatamente di rinnegare. Quel padre oscuro è stato l’unico a dare fiducia ad Anakin, che si è sentito umiliato e sottovalutato dal Consiglio dei Jedi. Tuttavia, la brama di potere, come si è visto, è talmente forte in Anakin/Darth Fener che nemmeno il Signore dei Sith potrà dormire sonni tranquilli. Dopo la nascita dei gemellini, che cresceranno separati, Yoda confessa a Obi-Wan che vuole farlo addestrare: «Un vecchio amico conosce la via per l’immortalità. Un amico tornato dal mondo di là dalla Forza, il tuo antico maestro.» Obi-Wan si sacrificherà per permettere a Luke e Leila di fuggire ma proprio grazie agli insegnamenti di Qui-Gon lo ritroveremo nel lieto epilogo, quando l’equilibrio nella Forza sarà ristabilito. Dall’altro lato, è la dimostrazione che non soltanto attraverso le arti oscure si può accedere all’immortalità, il grande sogno dell’uomo – e nella fattispecie di Anakin – ma anche attraverso altre vie della Forza. Per chiudere la Trilogia dei Prequel e aprire l’altra, a unire le due fasi di questo epico racconto, il doppio tramonto di Tatooine, citazione del quarto episodio, mentre il cerchio si chiude e il sogno premonitore di Anakin si è avverato: proprio per fuggire da un destino inevitabile, compimento di un disegno divino (in questo caso della Forza), ha fatto in modo che il sogno si verificasse. Le due trilogie di Star Wars rappresentano le due facce della stessa medaglia, o meglio due percorsi opposti, l’una verso il Lato Oscuro, che rappresenta la morte, e l’altra verso il Lato Chiaro, la rinascita, esemplata nella redenzione di Luke.
Non è pura fantascienza e non è puro intrattenimento. Star Wars è molto di più: è la legge della vita (l’infanzia, la crescita, l’amore materno e quello coniugale, il dolore, la morte, la condanna, la redenzione, la rinascita morale). Un grande canto epico e universale che, avvalendosi della straordinaria estetica di George Lucas e della sua sfrenata fantasia, rende eterni gli insegnamenti dei Jedi, ben al di là di un contesto fantascientifico. Anakin Skywalker non è un buono e non è nemmeno cattivo tanto quanto non lo è Darth Fener. Sono entrambi personaggi forti, dotati di una vitalità che poco si addice ai Jedi e ai Sith. La vitalità di Anakin Skywalker è quella dell’eroe tragico, destinato a perdersi e a ritrovarsi negli occhi innocenti del figlio. Rispetto a tutti gli altri personaggi di Star Wars, Anakin è quello che soffre di più perché è quello meno fantascientifico in assoluto, ovvero, di tutti gli eroi, è quello più umano.