Si è aperta al Centre Pompidou di Parigi “Cy Twombly”, la più grande retrospettiva dedicata al pittore statunitense. In mostra 140 opere tra disegni, sculture, quadri e fotografie, materiale raccolto meticolosamente dal curatore Jonas Storsve. Fino al 24 aprile 2017 sarà possibile visitare la mostra, che si snoda in un affascinante percorso tematico, che intende esplorare cronologicamente l’arte di Twombly.
Nato a Lexington nel 1928, dagli anni Cinquanta Cy Twombly viveva in Italia, tra Roma e Gaeta. Indimenticabili gli scatti della sua lussuosa abitazione romana, dove l’artista venne immortalato nel 1966 da Horst P. Horst. Il pittore è scomparso a Roma il 5 luglio 2011. Diventato famoso per il suo modo di sfocare la linea tra disegno e pittura, molte delle sue opere ricordano i graffiti, mentre nei lavori della sua produzione più tarda troviamo tracce di un simbolismo romantico, tra allegorie e citazioni erudite.
Un approccio singolare, che esplora l’espressione grafica attraverso allusioni al linguaggio: la retrospettiva si apre con quattro opere risalenti al 1953: Twombly non ha mai parlato del suo metodo e non ha mai permesso a nessuno di osservarlo mentre dipingeva. Per ultimare ogni sua opera erano necessari giorni o intere settimane, in cui il pittore fumava innumerevoli pacchetti di sigarette e traeva ispirazione dalla poesia, in particolare da Keats e dal Romanticismo.
La sua opera, a tratti ermetica e misteriosa, non venne subito compresa dai suoi contemporanei. Trasferitosi a Roma dopo aver sposato l’aristocratica Luisa Tatiana Franchetti, i due presero casa a Via di Monserrato. Qui, tra busti dal gusto classico e suggestioni imperiali, si consumava la vita di un genio mai dimenticato. Proprio nella Capitale, esattamente nel suo celebre studio a Piazza del Biscione, Cy Twombly visse la sua fase più prolifica, creando le sue opere più belle.
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Le opere in mostra sono suddivise in tre categorie cronologiche (Nine Discourses on Commodus, 1963, Fifty Days at Iliam, 1978, e Coronation of Sesostris, 2000): i graffiti e la scrittura predominano nelle prime opere, risalenti agli anni Cinquanta, mentre nel decennio successivo si passa alle composizioni e in seguito ad un’arte minimale e concettuale. La sua produzione raccoglie l’eredità dell’espressionismo astratto statunitense in un inedito mix con la cultura mediterranea. La mostra al Centre Pompidou è la seconda grande retrospettiva dedicata all’artista americano, dopo quella del 1988: esposte anche opere realizzate con materiali di recupero. Info: www.centrepompidou.fr