Riso Vignola 1880 porta “l’Esperienza Origini” a Identità Golose Milano 2024

Riso Vignola 1880 porta “l’Esperienza Origini” a Identità Golose Milano 2024

Riso Vignola 1880 partecipa alla diciannovesima edizione del Congresso internazionale di alta cucina con uno spazio ad hoc dedicato alla sua linea premium Origini – Capolavori di natura, che ospiterà esclusive esperienze di degustazione guidate da Chef e Pastry Chef italiani e internazionali.

Milano, 28 febbraio 2024Riso Vignola 1880, azienda specializzata nella produzione e trasformazione di riso,farine, cereali e legumi di qualità superiore, è presente all’edizione 2024 di Identità Golose Milano, il congresso internazionale di alta cucina, pasticceria, mixology e servizio di sala, in programma dal 9 all’11 Marzo presso l’Allianz MiCo di Milano.

L’azienda di Balzola (AL) sarà presente all’interno dell’Area Espositiva del Congresso con uno spazio interamente dedicato alla linea premium “Origini – Capolavori di natura”, la gamma di pregiati risi italiani e internazionali pensata per offrire a professionisti della ristorazione e appassionati gourmet nuovi percorsi alla scoperta della cultura del riso nel mondo. 

Per l’occasione, saranno presentate in anteprima due nuove varietà che, a partire dal 2024, arricchiscono la collection Origini: Fior d’Himalaya, un basmati dai chicchi eccezionalmente lunghi, aromatici e dalla texture vellutata tipico della regione del Punjab, e Oro di Spagna, un raro e ricercatissimo riso della varietà Bomba, coltivato in Spagna in aree ristrette e altamente selezionate.

Dominato da un grande tavolo centrale, la cui forma richiama quella di un chicco di riso, lo spazio Origini by Riso Vignola vuole essere un punto di incontro e racconto visivo e sensoriale della cultura del riso e del suo percorso dal campo, al chicco, alla ricetta. 

Durante i tre giorni della manifestazione, lo stand sarà teatro di esclusive “Origini Experience”: un calendario di sei degustazioni a numero chiuso, curate da altrettanti Chef e Pastry Chef di altissimo livello, in cui i partecipanti saranno guidati in un percorso gastronomico e sensoriale esaltato dalle eccezionali caratteristiche di aroma, texture e consistenza delle varietà Origini (Nero Verelé, Carnaroli Classico Bio, Basmati e Bomba). Ciascuna Experience sarà completata dall’abbinamento con prestigiosi Champagne.

Gli chef protagonisti delle sei “Origini Experience”

  • Lucrezia Giletti e Luca Pellegrini, Ristorante Condividere Michelin, Torino  
  • Stefano Callegari, Trapizzino, Roma
  • Martino Leone, Ristorante Ristorantino Michelin, Sauze di Cesana 
  • Davide Di Fabio, Ristorante Dalla Gioconda Michelin, Gabicce Monte 
  • Marco Moroni, Ristorante White Marmot, St. Moritz
  • Ariel Hagen e Giulio Izzo, Trattoria Sull’Albero Borgo Santo Pietro Michelin, Chiusdino 

La collaborazione di Riso Vignola 1880 con Identità Golose Milano 2024 si completa con la sponsorship della terza edizione di Bollicine del mondo, la Guida digitale firmata da Paolo Marchi e Cinzia Benzi dedicata all’esplorazione della migliore spumantistica internazionale.

Velier e Billecart-Salmon, disobbedienti a Identità Golose 2024

Velier e Billecart-Salmon, disobbedienti a Identità Golose 2024

Il distributore genovese e la maison di Champagne hanno portato abbinamenti e idee audaci nei laboratori del Congresso di Alta Cucina più importante d’Italia

Dal 9 all’11 marzo si è svolta al Mico di Milano la 19esima edizione di Identità Golose, il Congresso internazionale di alta cucina, pasticceria, mixology e servizio di sala. Il tema scelto per il 2024 era “Non esiste innovazione senza disobbedienza”, un tema molto caro a Velier che, assieme a Champagne Billecart-Salmon, ha convintamente rinnovato l’impegno a fianco di Identità Golose come Main Sponsor. Ecco i momenti salienti di questa edizione:

Identità di Pizza

Nella giornata di sabato 9 marzo Billecart-Salmon è stato protagonista negli showcooking di Identità di Pizza. Billecart Rosè sans Année e Blanc de Blanc sans année, presentati da Antoine Roland-Billecart in persona (sesta generazione oggi a capo della maison), sono stati abbinati in maniera insolita e “disobbediente” alle creazioni di sette grandi maestri pizzaioli. Se fino a qualche anno fa accostare pizza e champagne era considerato un gesto eretico, oggi gli addetti ai lavori si sono definitivamente convinti della bontà di questo matrimonio. Ciò che resta da fare nei prossimi anni è l’enorme lavoro di comunicazione di questa opportunità agli amanti della pizza, sia essa napoletana, contemporanea o gourmet. Ad ogni modo ciò che si è visto a Identità di Pizza 2024 ha dimostrato una volta di più che quando due tradizioni nobili si incontrano, sono in grado di stabilire nuove connessioni e suggestioni, elevandosi a vicenda.

I maestri pizzaioli presenti:

Irina Steccanella – Irina Trattoria Pizzeria 

Antonio Pappalardo – La Cascina dei Sapori

Francesco Capece – Confine Pizza e Cantina 

Davide Longoni – Panificio Davide Longoni

Vincenzo Capuano – Pizzeria Vincenzo Capuano 

Giuseppe Cutraro – Peppe Pizzeria 

Ciro Salvo – 50 Kalò di Ciro Salvo 

Identità Vegetali

Lunedì 11 marzo è stata invece la volta di Identità Vegetali, con sei chef affermati a proporre la loro visione del mondo vegetale nel piatto. Velier ha invece selezionato dal suo catalogo alcuni dei migliori distillati e liquori al mondo, per farli dialogare “a tutto pasto” con la cucina vegetariana. È stato Angelo Canessa, Mixology Manager di Velier, a portare in tavola una proposta eclettica, sia nelle temperature di servizio che nelle dosi (da poche gocce diluite in acqua, alla mixology alla bevuta liscia). Una serie di abbinamenti concettuali, prima ancora che sensoriali, partendo dall’assunto comune che oggi innovare, avere una visione sul futuro, significa paradossalmente ancorarsi a valori antichi, in distilleria come in cucina: artigianalità, autenticità, comprensione e rispetto del mondo naturale.

Chef presenti e gli abbinamenti:

  • Davide Caranchini, Materia ristorante con Calvados Christian Drouin (distillato a base di mela)
  • Tiziana Cappiello, Il Balcone con Tequila Fortaleza (distillato a base di agave)
  • Francesco Vincenzi, Franceschetta 58 con Chartreuse (liquore a base di erbe)
  • Ariel Hagen, Borgo Santo Pietro Saporium con The Balvenie Scotch Whisky (distillato a base di orzo)
  • Michele Cobuzzi Chef, Anima – Milano Verticale UNA Esperienze con Clairin e J. Bally (distillati a base di canna da zucchero)
  • Riccardo Monco e Alessandro Comasina, Enoteca Pinchiorri con Gin Engine (distillato a base di ginepro, salvia e limone)

Champagne Billecart Salmon & Riso Vignola

La cornice di Identità Golose è stata inoltre propizia anche per mettere in pratica una collaborazione stimolante tra la grande maison francese e Riso Vignola, due aziende familiari dalla storia secolare. Durante i tre giorni di fiera, sei chef hanno interpretato varie tipologie di riso dell’azienda alessandrina, servite assieme ai migliori champagne Billecart-Salmon.

Gli chef presenti:

  • Lucrezia Giletti e Luca Pellegrini – Ristorante Condividere
  • Stefano Callegari – Trapizzino
  • Martino Leone – Ristorante Ristorantino 
  • Davide Di Fabio – Ristorante Dalla Gioconda
  • Marco Moroni – Ristorante White Marmot
  • Ariel Hagen e Giulio Izzo – Trattoria Sull’Albero Borgo Santo Pietro

About Billecart-Salmon

Fondata nel 1818 a Mareuil-sur-Ay, nella Marna, la Maison Billecart-Salmon nasce dal matrimonio tra Nicolas François Billecart ed Elisabeth Salmon: un’unione tra famiglie che ancora oggi, dopo sette generazioni, rimane fedele all’impegno di privilegiare la qualità e puntare all’eccellenza nella produzione dello champagne tra i più riconosciuti e apprezzati al mondo. Lo champagne della Maison è il frutto del savoir-faire dei suoi uomini, che si prendono cura di una tenuta di 100 ettari

Le uve provengono da 40 cru della Champagne, piantati su una superficie totale di 200 ettari, 15 dei quali sono coltivati seguendo il disciplinare biologico. Gran parte delle uve per la vinificazione è coltivata in un raggio di 20 chilometri intorno al comune di Épernay, un territorio che si estende tra la Montagna di Reims, la Côte des Blancs e la Valle della Marna, in cui coesistono i grand cru di Pinot Noir, Chardonnay e Pinot Meunier. Presso la Maison, il 75% delle uve è Premier cru o Grand cru, vale a dire le più alte classificazioni possibili per la produzione.

Billecart-Salmon usa metodi di vinificazione ancestrali, combinando quindi le tecniche più antiche con le più avanzate tecnologie enologiche. Negli anni ’50, la Maison è stata la prima a introdurre la tecnica della sfecciatura a freddo e l’utilizzo di tini in acciaio inox per una fermentazione più lunga a bassa temperatura. I lieviti utilizzati sono selezionati da un ceppo isolato, seguendo dunque un metodo che non ha eguali nel mondo dello champagne. La tinaia utilizza principalmente 80 tini termoregolati di piccole dimensioni, che consentono di osservare la tracciabilità dei vitigni e delle parcelle. Questo tipo di vinificazione cru per cru e vitigno per vitigno, oltre a garantire una tracciabilità costante, consente di preservare tutte le peculiarità del terroir. Le vinificazioni avvengono invece rigorosamente secondo tradizione, in piccoli fusti di legno da cinquanta ettolitri.

Le cantine di gesso della Maison sono state scavate nel 1840, e dal XIX secolo i loro 2,8 chilometri di corridoi ospitano 24 foudre e 400 botti, ognuna delle quali è stata selezionata e prodotta con cura, per valorizzare la ricchezza e la complessità aromatica dei vini. L’80% di umidità e una temperatura costante tra gli 11° e i 12° tutto l’anno permettono una conservazione ottimale dei vini.

Con il passare del tempo, i vini si affermano e diventano più intensi. Acquistano la finezza, l’equilibrio e l’eleganza che contraddistinguono gli champagne della Maison. Gli champagne non millesimati raggiungono la piena maturazione dopo tre o quattro anni, ovvero dopo un periodo due volte superiore rispetto alla norma prevista dalla denominazione. Le cuvée millesimate, invece, pazientano per dieci anni prima di maturare completamente. Lasciare che il tempo faccia il suo lavoro: questa è la grandezza dello champagne Billecart-Salmon.

Nel 2023 Velier e Billecart-Salmon hanno celebrato i 50 anni di collaborazione con un’edizione speciale, un Blanc de Blancs 2010 presentato con un’etichetta speciale e un logo appositamente studiato per l’occasione.

“La cuvée Blanc de Blancs 2010 è stata selezionata dalla famiglia Billecart per celebrare l’anniversario dei 50 anni della nostra relazione”, ha dichiarato Mathieu Roland-Billecart, Chief Executive Officer della Maison. “È composta dai migliori grand cru della Côte des Blancs, e ha trascorso oltre 10 anni nelle nostre cantine secolari per svelare tutta l’eleganza dei grandi champagne. In un mondo in cui le relazioni a lungo termine si fanno sempre più rare, siamo fieri del legame che abbiamo creato con la famiglia Gargano, che valorizza gli champagne Billecart-Salmon in tutta Italia”.

DISOBBEDIENZA alla nuova edizione di “Identità Golose”

Il tema della 19a edizione di Identità Golose a Milano è l’idea dell’innovazione derivata dalla disobbedienza. E di fatto l’aria di novità che si respira all’interno della fiera riguarda numerosi aspetti del settore gastronomico.

Lo spirito innovativo emerge dagli accostamenti desueti offerti dallo chef Thomas Turchi di Divine Creazioni. Questi infatti rovescia su un raviolo alla carbonara del caffè con panna, o racchiude in un semifreddo alla pera uno scrigno alla cacio e pepe. Oppure l’atteggiamento disobbediente si manifesta in una comunicazione trivial-pop come quella del Forno Brisa di Bologna, che scrive sulle bags “Fanciullo la dieta” oppure “Legalize Marinara”. 

D’altronde alcuni giovani hanno dimostrato di avere una lettura lucida riguardante la reputazione attuale della cucina italiana. A tal proposito è interessante l’opinione di Lorenzo, 25 anni, che lavora con la propria famiglia nel Caseificio Gennari di Collecchio in provincia di Parma. Dopo aver vissuto un’esperienza in Francia, il settore della ristorazione parigino possiede “un’ottima capacità di presentarsi, ma poca sostanza.” Mentre quello italiano è esattamente il contrario. Tuttavia sostiene che “negli ambienti di lusso l’eccessiva formalità non è ciò il cliente va cercando oggi. La gente non va fuori per mangiare ma per vivere un’esperienza piacevole. E anche il turista medio cerca la sostanza italiana e il sorriso.”

Anche la volontà di sottrarsi in modo indisciplinato agli standard qualitativi della produzione è stato un leitmotiv della fiera. Ad esempio il Caseificio Sorì, con sede a Roccamonfina in provincia di Caserta, produce personalmente il proprio lievito madre e prodotti caseari per realizzare pizze dalla straordinaria leggerezza. O ancora l’organizzazione pugliese Spirito Contadino, Valore alla Terra, con il lavoro di contadini autoctoni, produce verdure benefiche certificate per piatti di eccellente pregio nutrizionale ed etico.

Oltre ad interrogare e visitare gli stand, c’è stata l’occasione di partecipare agli eventi pomeridiani intitolati Identità Vegetali e realizzati in collaborazione con Velier, la tradizionale azienda genovese di importazione di vini e liquori che ha come portavoce il Mixology Manager Angelo Canessa. In questa serie di conferenze, i grandi chef dei ristoranti stellati si sono raccontati sottolineando in cosa consistesse la loro disobbedienza culinaria, e preparando per il pubblico assaggi di alcuni piatti dei loro menù.

A tal proposito il ristorante Saporium di Borgo San Pietro in Toscana, con il team del suo executive chef Ariel Hagen, ha illustrato la propria realtà, della quale il ristorante è solo una piccola parte. Infatti a Saporium fanno capo orti, pollai, stalle, cioccolaterie, un laboratorio di fermentazione e centoventi ettari di coltivazione, dei quali undici di agricoltura biologica. Lo chef afferma di seguire il più possibile il principio del biologico, che consiste nel rispettare l’ambiente anziché manipolarlo. Il menù La stagione che non c’è di Saporium si basa su dieci portate che variano a seconda del periodo dell’anno. Esiste infatti una progettazione del raccolto e dei piatti, ma che risponde alle condizioni climatiche e ai ritmi della natura. 

Uno dei tre assaggi preparati per Identità Vegetali ha come ingrediente principale delle lumachine. Per la preparazione è stata disposta alla base una crema di bieta che conferisse mineralità, vino bianco a crudo per un tocco di acidità, trifoglio, acetosa, sanguigna, olio al prezzemolo, all’erba cipollina, e punte di menta. Accompagna il piatto una bevanda a base di mela, sambuco e melissa.

Dopo Saporium di Borgo San Pietro, è stato ospite il team del pugliese Michele Cobuzzi, resident chef del ristorante Anima dell’Hotel Milano Verticale. In uno dei due piatti proposti, questi ha ripreso la tradizione della propria terra natale preparando un raviolo di pasta di panzerotto fritto riutilizzando gli avanzi delle materie prime. Infatti l’interno del raviolo è a base di verza e soffritto di scarti vegetali. La pasta di panzerotto inoltre proviene dal mulino Casillo che riesce a conservare il germe di grano, la parte più preziosa del chicco, con proprietà antiossidanti. Questa è stata per molto tempo scartata poiché difficile da conservare, ma il mulino Casillo è riuscito a recuperarla donando vantaggi ai professionisti del settore e ai consumatori.

Come accompagnamento a questo piatto, Angelo Canessa di Velier, ha proposto il rum Clairin, prodotto ad Haiti usando puro succo di canna da zucchero della varietà Hawaii con aggiunta di erbe locali, tra le quali anice e citronella.

Per l’ultimo appuntamento del pomeriggio è stata ospite l’Enoteca Pinchiorri, sita a Firenze, che ha raccontato i piatti del menù Terra Madre. Questo si basa su ciò che si può tirare fuori dalla terra rispettando le condizioni ambientali. Il piatto preparato dai due chef Riccardo Monco e Alessandro Della Tommasina è stato un brillante accostamento di lumachine di semola di grano di duro con succo di rabarbaro. In questo modo la parte dolce della pasta viene contrastata da quella acida del succo. Viene aggiunto poi del gelato di cavolo viola fermentato, e gocce di pino marittimo per una nota balsamica. Non avendo la pasta alcun condimento, il gelato funge così da salsa.

Come accompagnamento, Angelo Canessa, ha proposto un Dry Martini composto dal gin italiano biologico piemontese Engine che riprende l’acidità del rabarbaro e da un vermouth secco Vergano in assonanza con la parte botanica del vino.

E’ intervenuto anche Alessandro Tomberli, maître e direttore di sala, spiegando di non avere la pretesa di fornire degli abbinamenti perfetti o di dettare le regole del mangiare o bere bene, piuttosto seguire i gusti e le esigenze del cliente, seppur vegetariano, che desidera abbinare un classico rosso a delle verdure, anziché seguire delle regole non scritte sull’accostamento delle carne.  Inoltre attraverso un suggestivo viaggio immaginario dalle Azzorre all’Argentina, e dal Sud Africa al Cile ha descritto alcuni dei vini più caratteristici della selezionatissima e rifornitissima cantina dell’Enoteca Pinchiorri.

Flower Burger festeggia 8 anni di colore e gusto

Se avete visto una vetrina di panini colorati, è certamente quella di Flower Burger, che ha fatto del colore il suo tratto distintivo. Ma non solo, perchè Flower Burger ha da sempre sostenuto la cucina vegan, con un approccio inclusivo. Una strategia che abbraccia tutti i gusti e tutte le scelte, accompagnando anche l’onnivoro in quello che per Flower Burger è etica con gusto.


Il primo Flower Burger è nato a Milano nel 2015 ed oggi è diventato il primo vegan fast food per punti vendita al mondo; conta infatti 20 store tra Italia, Francia e Olanda, sviluppando un marchio inclusivo plant-based attraverso proposte di colorati hamburger e gustosi dessert vegani.

Founder è Matteo Toto, imprenditore under 40 che comprendendo la forte assenza sul mercato italiano di proposte vegan di fast food, concretizza passo dopo passo il nuovissimo concept, dalla prima apertura in Porta Venezia fino al suo modello odierno di business, suddiviso in tre unità:

– la Flower Factory, centro produttivo dei core ingredients
– i punti vendita diretti situati in luoghi strategici a favore di mercato
– e i franchising.

La mission è dimostrare come si possa mangiare vegano senza rinunciare a gusto e divertimento, responsabilizzando il consumatore a un’alimentazione sana in locali rispecchianti la brand image colorata e frizzante. Pane colorato, salse artigianali, contorni sfiziosi, un menù di ricette studiate minuziosamente per rendere ciascun piatto unico, in equilibrio tra lo spirito salutista e l’amore per il fast food: un’offerta ricca e in continua evoluzione, capace di stupire anche i carnivori più scettici.

La visione positiva delle diversità si riflette così nel motto dell’azienda, “Different by nature”, valorizzando le differenze con elementi di originalità e unicità: amante e amato da una clientela sempre più variegata e diversificata, il brand diventa punto d’incontro per tutte le comunità.


Tutti i preparati sono fatti artigianalmente, dalle salse ai contorni, ai burger, non vengono usati coloranti o conservanti, il colore stesso dei panini è ottenuto dalle farine di carote viola, barbabietole e altri cibi che hanno naturalmente quel dato colore. Le bottiglie utilizzate in qualsiasi punto del mondo F.B. sono in PET 100% riciclabili e composte interamente di plastica riciclata. Ma la grande forza del progetto Flower Burger, che l’ha portato al successo, è l’abolizione di ogni stereotipo sul veganesimo. Quanti onnivori non sono mai entrati in un ristorante vegan? Moltissimi, spesso con l’unica ragione di avere il pregiudizio che vegan sia uguale ad assenza di gusto o carenza di scelte alimentari. Al contrario, da Flower Burger, vi accorgerete di quanto le verdure ed ogni singolo alimento acquisti sapore, proprio perchè cucinato con ingredienti naturali. Mangiare un panino qui significa provare un’esperienza nuova di gusto, che prima di tutto rallegra gli occhi.

Noi consigliamo il Cherry Bomb (l’impasto di farina di tipo 1 viene mixato alla polvere color rosa derivante dal succo di barbabietola chiarificato e concentrato; a tali pigmenti, l’estratto di ciliegia contribuisce alla tonalità finale del bun; con semi di sesamo), con pomodori confit, salsa rocktail (la sua realizzazione passa dalle salse più celebri al mondo: ketchup, senape e Flower Mayo, arricchite dal sapore marino dell’alga nori e dalla nota alcolica del brandy), flower cheddar (fette vegetali con gusto aromatico che richiama il tipico cheddar inglese, senza lattosio né latticini), burger di lenticchie (prima lessate, vengono poi mescolate con riso basmati e verdure tritate per dare vita ad un patty compatto e di sostanza), insalata gentilina e germogli di soia.


Pratica che ti passa. Le 5 interessanti novità da non perdere per gli appassionati di yoga

Sempre più italiani si approcciano all’antica disciplina scegliendola come propria filosofia di vita. Per questo motivo D-Art sceglie di portarvi alla scoperta delle ultime tendenze e curiosità inerenti lo yoga.



A qualche giorno dalla conclusione dello Yoga Festival Milano 2015, edizione particolarmente significativa, trattandosi di quella decennale, si è sancito un punto sulla situazione dei praticanti della disciplina in Italia. E’ una comunità che cresce giorno dopo giorno, fatta di persone affascinate dal suo valore millenario, intente a trovare il proprio equilibrio interiore attraverso la filosofia.
Nello spazio di circa 4500 mq, presso il Superstudio di via Tortona, sono state ospitate oltre 80 scuole di yoga e vari espositori, 5 sale per le pratiche, 2 sale conferenze, un ristoro biologico e una sezione speciale per i più piccoli.
Un’occasione per scoprire tutte le novità per gli yogi, molte delle quali ancora in fase di startup.
Ed ecco che D-Art va alla ricerca delle 5 più innovative curiosità, dentro e fuori dal festival, per garantire ai propri lettori la possibilità di essere al passo con i trend anche in fatto di benessere psicofisico.


1. Approdato nel 2012 a Milano, grazie a Antonio Spera, il Bikram yoga a caldo si pratica in pochissime altre città. Presso il suo centro, che ha sede in via Spontini, si svolgono anche laboratori di hatha yoga, hot flow e workshop di aggiornamento e perfezionamento periodici. Le lezioni durano 60 e 90 minuti e si sviluppano attraverso 26 āsana, vale a dire posture, e 2 particolari esercizi di respirazione a 40 gradi. Ogni sistema del corpo umano insieme agli organi interni lavora profondamente. Di lezione in lezione si impara a concentrare la mente sulle proprie capacità di resistenza, a controllare il respiro e a acquistare consapevolezza del collegamento tra mente e corpo perfezionando forza e flessibilità. Il Bikram prende il nome dal suo ideatore Bikram Choudhury, pluripremiato campione internazionale di yoga e mentore di molte celebrities hollywoodiane, conosciuto dallo stesso Spera nel 2010. Una pratica che può essere svolta dai 9 ai 99 anni, che può ridurre i sintomi di molte malattie croniche ed è un’ottima attività di prevenzione.


RA-YOGALATES


2. E’ proprio nella programmazione annuale dei workshop di Spera Bikram Yoga che si incrocia l’insegnante statunitense Benjamin Sears, ideatore di LuxYoga, uno spazio aperto a tutti gli appassionati, nel cuore della Provenza, che mixa una full immersion nella disciplina a una vacanza nel segno del luxury. Aperto nel 2007, la villa che lo ospita vede lo svolgimento di classi giornaliere e consente ai propri ospiti di essere coccolati dallo chef residente intento a preparare solo pasti con prodotti bio. Al termine di ogni classe viene offerto un drink ayurvedico da gustare prima di tuffarsi in piscina. Gli ospiti, inoltre, possono usufruire di massaggi sul patio con una splendida vista sul Mediterraneo e gustare selezionati vini rossi locali. Escursioni e lezioni di cucina non mancano per completare il confronto con gli altri yogi, provenienti da ogni parte del mondo. Un modo per incrementare la pratica, massimizzare il proprio potenziale e ricevere nozioni extra rendendo LuxYoga un’esperienza unica nel suo genere e impossibile altrove.


4K9C4929


3. Lusso e esclusività personalizzata anche per My Ginny, il servizio “à porter“ di ginnastica femminile a corpo libero, fortemente ispirata dallo yoga, atta a modellare la figura di ogni donna. Partendo anche dai principi della ginnastica Vedres, della danza, del pilates e della ginnastica posturale, si riescono a creare piccole coreografie mirate all’allungamento, stiramento, scioglimento degli accumuli di grasso, rassodamento e benessere della schiena e cervicale. A idearla è la poliedrica trainer Costanza Sibio che, con l’utilizzo di un tamburello scandisce il ritmo da seguire durante le lezioni che sono sempre diverse e mai annoianti. Le possibilità di svolgimento sono tante e tutte personalizzate, da sole, a casa o a lavoro, la Sibi vi raggiungerà ovunque vogliate per consentirvi di essere in forma e di rilassare lo spirito e il corpo.





4. Dal personal trainer al personal food coach, specializzato in consigli per coloro che vogliono affiancare alla pratica yoga uno stile alimentare in linea. Dopo essersi formata sulla tematica, Gioia Camillo, già food blogger e chef vegana di Bacche di Gioia, è in grado di dare suggerimenti personalizzati su come nutrirsi evitando tutto ciò che è tossico per l’organismo. In quattro settimane, tempo idoneo per sviluppare un nuovo stile di vita a tavola, attraverso chiacchierate informali e consulenza illimitata, porta i suoi assistiti alla scoperta della loro essenza e dei loro desideri, nel segno dell’armoniosità del proprio organismo.


12042607_754979437980570_260242636074828121_n


5. Ma chi sono e che volto hanno i maestri che diffondono la disciplina nel nostro Paese? E’ l’arcano che viene svelato da Georgia Nuzzo, fotografa ufficiale della Federazione Mediterranea Yoga dal 2008, per la quale realizza reportage fotografici.
“Equilibri Yoga” è la sua ultima personale nella quale si focalizza su ritratti di 16 maestri in āsana.
Presentata proprio allo Yoga Festival questi ultimi sono colti in differenti posizioni che lasciano captare la personale determinazione spirituale. Un connubio di forza fisica e mentale che sancisce la perfezione raggiunta da chi svolge la pratica da anni. La naturalezza dei loro movimenti supera, per chi osserva i magici scatti su sfondo nero, la reale difficoltà.
Negli eleganti ritratti ritroviamo i maestri: Jacopo Ceccarelli, Perumal Koshy, , Willy Van Lysebeth, Roberto Miletti, Antonio Nuzzo, Walter Ruta, Gualtiero Vannucci, Piero Vivarelli, Jayadev Jac e Barbara Woehler.



Schermata 2015-12-08 alle 19.27.31


Nomi noti settorialmente ai quali si aggiungono quelli meno conosciuti ma ugualmente appassionati e coinvolgenti. Secondo le statistiche , infatti, nel 2016 si prevede un incremento di praticanti e insegnanti intenti a approcciarsi alla disciplina nelle sue varianti classiche e in quelle sperimentali, pronti a alimentare un mercato satellite fortemente in crescita.

Un week-end culinario al verde

D-Art vi porta alla scoperta dei 4 ristoranti “green” più in voga nella Milano dell’Expo. Tra sperimentazioni culinarie e stili di vita sani siete pronti per una 48 ore da vegetariani?

Una popolazione al verde e non parliamo del PIL ma dei cittadini che scelgono sempre più l’alimentazione vegetariana e vegana. A oggi, secondo i dati Eurispes, sono circa 4,2 milioni gli italiani che decidono di non mangiare carne.
Una tendenza alimentare che, nel centro nevralgico dell’Expo, ha visto nascere realtà satellite interessanti e sperimentali dal punto di vista culinario e visivo.
Luoghi da visitare nei weekend estivi e autunnali, per avvicinarsi all’alimentazione “green” o semplicemente per deliziare il palato già forte della sua scelta.
Per il pranzo con gli amici del sabato, tra una retata di shopping e l’altra, essendo collocato in una delle rare zone pedonali in città, si consiglia Radice Tonda. Un luogo in cui si esaltano i sapori e i colori degli alimenti provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. Gli utensili sono totalmente biodegradabili così come l’arredo di recupero sapientemente studiato. Vasta è la scelta tra le specialità dolci e salate con una particolare selezione di zuppe e vellutate. Le combo proteine, verdure e cereali vi consentono di scegliere tra deliziose opzioni intente a sfatare il mito che la cucina vegana, quindi addirittura senza alcun ingrediente di origine animale, è triste e poco gustosa.
Anche le bevande sono proposte con cura, vini e birre bio, tisane, caffè, cappuccini con latte di soia, digestivi alle erbe e centrifugati di frutta e verdura completano il menù per chi vuole fermarsi da Radice Tonda pure per la colazione e le brevi pause.

image

image-1

Se l’intenzione è stupire gli amici con originali idee per il sabato sera Mantra Raw Vegan è il posto che fa per voi. Parliamo del primo ristorante vegano crudista in Italia, la cui filosofia è intenta a fornire un’esperienza culinaria alternativa e a trasmettere una sensazione di benessere spiriturale attraverso piccole opere di food design.
I crudisti vegani consumano solo cibi crudi o preparati a temperature al di sotto dei 45 °C, affinché gli enzimi e le proprietà nutritive degli alimenti non vengano perse.
Mantra, però, non è affatto integralista, il suo spirito di condivisione si estende al mini market, alla caffetteria e al laboratorio culinario, dove è possibile vedere la preparazione dei piatti grazie a innovativi macchinari statunitensi. Un viaggio per gli occhi che esplode nel minimalismo del design interno, caratterizzato da linee semplici, pulite e colori pastellati.
Spaghetti di zucchine al pomodoro e lasagne con ricotta di Macadamia sono solo alcuni degli alimenti, della cucina tradizionale italiana, rivisitati dallo chef Alberto Minio Paluello. Diplomato come Raw Vegan Chef alla Matthew Kenney Accademy di Santa Monica, con all’attivo significative esperienze nell’ambito internazionale, Paluello opera mirando alla conoscenza dell’alimentazione crudista nel nostro Paese.

temp3

mantra-milan-restaurant-4a

Il brunch domenicale in un’atmosfera che sa di casa può aver luogo solo da Orto Erbe e Cucina.
Un bistrot focalizzato sulle immense proprietà delle piante aromatiche che dà ampio spazio ai vegetariani e al rispetto delle materie prime.
Orto è un progetto nato dall’estro di alcuni professionisti di origini siciliane, appassionati nel mixare le erbe di stagione con i piatti tradizionali dell’isola più profumata del Belpaese. Un excursus plurisensoriale che guida il cliente a toccare, odorare e gustare le erbette che si ritrovano nei piatti, composti al massimo da quattro ingredienti.
E tra le idee più originali ci sono il premio fedeltà, vale a dire una piantina in omaggio a seguito di 3 pranzi, e il picnic da Orto. Da settembre, infatti, ogni domenica sarà animata da giochi, cestini di vimini e tovaglie a quadretti.


BV6O2606

BV6O2630

Per concludere in bellezza il week end l’ideale è rifugiarsi in un angolo country presente nella cintura urbana. Parliamo di Erba Brusca, un’ ex cascina del 1600, sulla sponda del Naviglio Pavese, circondata dal proprio orto, con la vista che spazia sul verde dei campi e un’area relax sulla sponda del fiume.
Il ristorante, opera prima di Danilo Ingannamorte, sommelier, e di Alice Delcourt, chef, nasce dall’istintività fresca e passionale di chi lavora nell’eccellenza da molti anni.
La Delcourt, forte della sua nazionalità mista e delle innumerevoli esperienze professionali, rivisita la cucina italiana con richiami francesi, inglesi e americani.
Massimo il rispetto per la stagionalità dei prodotti, molti dei quali coltivati presso la cascina stessa, con ampia dedizione nei confronti dei vegetariani, senza disdegnare, però, chi mangia la carne che è prevalentemente bianca e proveniente da allevamenti controllati.

02

10

Vegetariani e non alla ricerca di suggestioni per il palato e per gli occhi, di sicuro non resteranno delusi dai luoghi proposti e saranno pronti per altri week end tematici all’insegna del gusto.