Vi ricordate quel ragazzino di 8 anni con la maglietta rossa intento ad osservare il protagonista di Ritorno al futuro: Parte II giocare ad un videogioco? Quel bambino oggi compie 35 anni. Stiamo parlando dell’attore statunitense Elijah Wood, alias Frodo Baggins, lo hobbit della celebre trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson.
In occasione del suo compleanno, vi proponiamo un suo breve ritratto, menzionando le sue principali apparizioni sul grande schermo.
Nato a Cedar Rapids (Iowa) il 28 gennaio 1981, Elijah Wood debutta come protagonista a fianco di Mel Gibson nel film Amore per sempre del 1992, mentre l’anno successivo è affiancato da Macaulay Culkin (Mamma ho perso l’aereo) nel thriller L’innocenza del diavolo. Nel 1996, invece, è la volta della pellicola intitolata Flipper, mentre nel 1998 di Deep Impact.
Uno dei film più noti che vede tra i protagonisti Elijah Wood è sicuramente Hooligans – Green Street, datato 2005. Uno spaccato crudo e realistico della realtà ultrà dell’Inghilterra, con particolare riferimento all’antica e mai sopita rivalità sulle sponde del Tamigi tra i tifosi del West Ham e quelli del Millwall.
Nello stesso anno interpreta il ruolo dello spietato cannibale dagli artigli affilati Kevin in Sin City.
Nel 2007, invece, diventa protagonista del film Oxford Murders – Teorema di un delitto, coadiuvato da John Hurt. Due anni più tardi, il 25 maggio 2009, si aggiudica il Midnight Award al San Francisco International Film Festival, premio conferito ad un giovane attore che abbia contribuito allo sviluppo e alla promozione del cinema indie.
Infine, nel 2012 compare in un cameo celebrativo nelle vesti di Frodo in Un viaggio inaspettato, il primo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, nonché prequel de Il Signore degli Anelli.
Ogni cosa è illuminata
Evidentemente il 2005 è stato l’anno più florido per Elijah Wood, dato che, oltre ai già citati Hooligans – Green Street e Sin City, in quel lasso di tempo fu protagonista anche di un’altra opera: Ogni cosa è illuminata, diretta dall’attore statunitense Liev Schreiber (di cui ricordiamo The Manchurian Candidate, Defiance – I giorni del coraggio e X – Men le origini – Wolverine), al suo debutto dietro la macchina da presa.
La pellicola racconta la storia di Jonathan Safran Foer (Elijah Wood), un ebreo americano che narra a sua volta di uno studente, Jonathan, anch’egli americano, in viaggio per l’Ucraina in cerca della donna che salvò la vita di suo nonno strappandolo all’abominio nazista. È proprio in virtù di tale decisione che nell’arco dei 106 minuti di durata lo spettatore può ricostruire la memoria e la realtà del piccolo villaggio di Trachimbord, uno dei tanti shtetl bruciati e gettati nell’oblio nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Stiamo parlando di una comunità che ha purtroppo smesso di esistere dal punto di vista geografico, ma che ha saputo rinascere e ricrearsi nell’animo di quelle persone che hanno scrupolosamente e laboriosamente conservato le sue tracce, fino ad arrivare ad una sorta di collezione di ricordi.
Jonathan inizia così il suo lungo peregrinare armato di una fotografia del nonno immortalato in compagnia della sua salvatrice Augustine. Il ragazzo sarà accompagnato durante il suo viaggio da un altro nipote, Alexander Perchov, la voce fuori campo del film, nonché da un altro nonno ebreo sopravvissuto alle stragi naziste, un uomo scorbutico che si finge cieco dietro ad un paio di grossi occhiali scuri e accompagnato da un cane guida piuttosto bizzarro.
Il personaggio di Alexander è interpretato da Eugene Hutz, noto dj e cantante del gruppo musicale dei Gogol Bordello. Egli è altresì un attore (statunitense, ma di origini sovietiche), di cui ricordiamo pellicole quali Wristcutters – Una storia d’amore del 2006 e Sacro e profano del 2008.
Ogni cosa è illuminata è un film incentrato sia sull’universalità dei canonici registri appartenenti al filone tragico, sia sui tempi e le modalità della cultura della comicità yiddish.