Fabrizio Minardo è uno che la moda l’ha sposata da adolescente, quando inizia a lavorare nei primi atelier di moda sposa, tra pizzi, merletti, ruches, metri di tulle e decorazioni preziose, per poi continuare la sua passione nei negozi di moda pret à porter.
La moda è così, ti entra dentro quando meno te lo aspetti, si impadronisce di ogni fibra del tuo corpo, prende ogni tuo pensiero, il tuo sonno, e diventa la tua ragione di vita, proprio come è successo a Fabrizio.
Sono anni importanti per lui, che affina le sue tecniche diviso tra la scuola e gli atelier di alta moda, spaziando dalla vestibilità di un capo alla cura del cliente, alla personalizzazione di un look.
Dopo gli studi di Grafica Pubblicitaria, il diploma a Milano con il massimo dei voti e la specializzazione all’Accademia Internazionale d’Alta moda Koefia di Roma, nel 2015 avviene una svolta importante, è chiamato da Dolce & Gabbana, e si trasferisce a Milano per entrare ufficialmente nello staff della nota casa di moda.
Si tratta di un’esperienza molto forte e importante, due anni in cui viaggia per il mondo e perfeziona tecnica ed esperienza.
Questo percorso intenso, ha portato Fabrizio nel 2017 ad abbandonare la città meneghina per far ritorno nella sua terra, pronto a iniziare una nuova e intensa avventura come stilista indipendente.
“Nostos” è la collezione che ha presentato nella sua terra natia, con l’orgoglio e la fierezza di chi è riuscito a realizzare i propri sogni.
“NOSTOS” (gr. Νόστος), indica un ritorno, un senso di circolarità del viaggio dell’esistenza, come quando nella vita le persone o i luoghi sono veramente significativi, e si ripresenta la possibilità di ritrovarli.
Su questo concetto si sviluppa l’intera collezione, unendo “Sacro e Profano”, per abiti ricchi di fastosità stilistica.
Ogni elemento trova il suo posto, che sia naturale, culturale o architettonico.
I colori della Terra di Sicilia, creano fluidità con gli elementi decorativi: dai diademi nobiliari alle corone sacre, dalle frange degli scialli della nonna alle gocce di cristallo, dai coralli di Sciacca ai cuori ex-voto su ampie gonne a cupola.
L’austero e sacro nero si mescola al provocante passionale rosso, il blu cobalto degli imponenti soffitti delle chiese di Scicli si fonde con i colori degli agrumi, del tramonto e l’oro verde delle olive.
La sposa di Fabrizio Minardo è lontana dalle tendenze moderne, il suo sguardo è rivolto alla tradizione sartoriale, ai tagli classici, ai tessuti naturali e ai pizzi realizzati a mano come il chiacchierino o il filato siciliano.
La collezione del fashion designer è dunque frutto di una Sicilia fatta di abiti dall’abile manualità sartoriale, creando una dimensione senza spazio e senza tempo capace di incuriosire e affascinare.
La tradizione si sposa con l’innovazione, interpretando una nuova identità stilistica complessa e mutevole per abiti irriverenti, unici e spirituali.
Photo credit: Federico Cannata
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Manolo Blahnik elimina le precollezioni
Rivoluzione in casa Manolo Blahnik: il creatore delle scarpe più amate da Carrie Bradshaw si prepara a sconvolgere le collezioni. Da gennaio 2017 il brand presenterà quattro collezioni l’anno: primavera, estate, autunno ed inverno, che saranno consegnate rispettivamente a gennaio/febbraio, aprile/maggio, luglio/agosto e ottobre/novembre.
Lo stilista dice addio alle precollezioni, proponendo un nuovo modello di consegna: una rivoluzione che abbraccia le esigenze dei clienti, dal momento che le consegne seguiranno le esigenze stagionali dei consumatori. Non troveremo più sandali in inverno o stivali in estate, ma sarà delineato un calendario ben preciso che permetterà al consumatore una scelta molto ampia di proposte e modelli.
Il designer, nato a Santa Cruz de la Palma nelle Isole Canarie da padre proveniente della Repubblica Ceca e madre spagnola e cresciuto in una piantagione di banane, aprì il suo primo negozio nel 1973 a Chelsea, Londra. Le sue scarpe, divenute in breve iconiche, sono tra le più amate dalle star. Sdoganate in Sex and the City e divenute protagoniste della cultura pop, le scarpe Manolo Blahnik sono dei pezzi unici amatissimi da celebrities e dive contemporanee.
Bottega Veneta unifica le sfilate uomo e donna
Novità in casa Bottega Veneta: come annunciato dalla maison, dal 2017 verranno presentate insieme le collezioni uomo e donna. Ci saranno quindi solo due sfilate all’anno, rispettivamente Autunno/Inverno e Primavera/Estate, durante la settimana della moda di Milano, nei mesi di febbraio e settembre.
La decisione era già stata presa lo scorso settembre, durante la sfilata-evento all’Accademia di Belle Arti di Brera: in quell’occasione si festeggiava infatti il 50° anniversario della maison vicentina e il 15° anniversario di Tomas Maier alla direzione creativa del brand e l’Accademia delle Belle Arti di Brera aveva proposto di far sfilare insieme le collezioni di menswear e womenswear.
Ora Bottega Veneta diffonde una nota in cui “conferma il suo impegno per una tempistica della presentazione e un lancio della collezione che concedano alla produzione il tempo necessario per creare dei prodotti fatti a mano”. Un’inversione di tendenza rispetto al passato, che allinea Bottega Veneta al sistema delle sfilate unificate già adottato da brand come Burberry e Gucci.
Marinière rivisitato sulla passerella di Arthur Arbesser
Dopo aver lasciato la direzione artistica di Iceberg, Arthur Arbesser riscopre se stesso portando sulla passerella milanese una collezione primavera/estate 2017 ricca di suggestioni. Nella location delle Cavallerizze Asburgiche, al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci, rivisitato dall’architetto Luca Cipelletti, sfilano sofisticati grafismi, ironia e grande classe, tra materiali preziosi e collaborazioni illustri: gli occhiali che sfilano sono distribuiti da Silhouette, i gioielli sono di Ilenia Corti, i cristalli sono firmati da Swarovski e le calzature sono di Fabio Rusconi. Inoltre nella collezione sono presenti le stampe fotografiche di nodi marinari firmate dall’artista Sophie Sevigny. Le righe marinare dominano tra gonne pieghevoli e colli austeri: la donna Arthur Arbesser sembra quasi indossare un’uniforme, tra tocchi vintage e brio. La palette cromatica è dominata da colori vivaci mixati in modo audace. Non mancano tocchi irriverenti e sperimentazione, come il pizzo stampato effetto camouflage e richiami futuristi, come negli abitini in Crystal fabric termoadesivato.
Futurismo in chiave hentai da Grinko
Ad aprire la Milano Moda Donna la collezione Primavera/Estate 2017 di Grinko. Rivisitazioni e patchwork di ispirazioni nella collezione di Sergei Grinko: il designer anglo-russo mixa mirabilmente stili ed epoche diverse, partendo dalla trasgressione della New York anni Sessanta passando per gli eccessi della Milano da bere anni Ottanta fino al minimalismo della Londra anni Novanta. La sfilata, che si intitola “Hard-core Revolution”, parte da una riuscita contaminazione di culture avanguardistiche.
Ad animare la collezione è una surreale coccinella che anima l’underground, realizzata dall’artista grafica Irina Matyuschenko, che ha tratto ispirazione dallo stile dei cartoon Hentai, in cui il soft porno dei manga giapponesi si sposa con elementi bondage. Il mood prevalente del dèfilé è sporty-chic, per tute, felpe con cappuccio e materiali techno: crogiolo di stili e tessuti diversi, tra cotone, seta, lino, viscosa e denim. Sbucano abiti in jacquard mentre delicate rouches impreziosiscono giacche in denim. Suggestioni streetwear e tocchi classici nei broccati.
Piglio spaziale e futurista nei tessuti iridescenti, che proiettano riflessi quasi fatati, come dentro un cartoon, mentre i marsupi anni Novanta e le borse in pelle con frange omaggiano lo stile sporty. Grande attenzione ai dettagli, come gli stivali da cowboy, che rivelano un inedito tacco. Eclettica e irriverente, la donna Grinko sposa una filosofia globetrotter, tra riflessi argentei e atmosfere bohemienne. Mood da space oddity nei bomber hi-tech, mentre la silhouette è enfatizzata da hot pants e gonne trasparenti, per non rinunciare mai alla femminilità.
Antonio Berardi in bilico tra sartorialità e sperimentazione
In passerella da Antonio Berardi un work in progress che rivela il sapiente processo creativo di una collezione accattivante. Una Primavera/Estate 2017 all’insegna della fusione tra elementi femminili e pezzi presi in prestito dal guardaroba maschile.
Sperimentazione è la parola chiave, in un gioco di contrasti in cui costruzioni unfinished si sposano ad una femminilità strong. Elementi boudoir, come nel corsetto, si fondono con tagli sartoriali e pantaloni da smoking, per uno stile sospeso tra due stati. Tagli sartoriali contraddistinguono una collezione raffinata e dinamica, in cui abbondano dettagli chic e preziosi, come piume di marabù e sete delicate.
Largo a broccati in stampa paisley, pelle e decorazioni che impreziosiscono abiti da cocktail dalle linee a trapezio. Splendidi i lunghi abiti da sera che chiudono il défilé. La palette cromatica indugia sulle varie sfumature del blu, del lillà, tra bianco splendente che illumina capi dal taglio sartoriale.
(Foto: Madame Figaro)
Romanticismo e note rétro da Erdem
Romantica e altamente evocativa la collezione Primavera/Estate 2017 di Erdem. Trame storiche per un’elegia di ricordi sbiaditi, che ci portano in un’atmosfera antica velata da nostalgici rimandi ad epoche lontane. La donna che calca la passerella ricorda certe fanciulle degli anni Venti immortalate nelle foto di Gustave Gain in una spiaggia della Normandia. Ad ispirare Erdem Moralioglu è un evento storico documentato, che viene trasfigurato dal suo estro creativo in fantasiose speculazioni.
Galeotto fu il ritrovamento, annunciato lo scorso aprile, di un abito risalente al XVII secolo, che era rimasto sepolto sui fondali del Mare dei Wadden, in Danimarca, per ben 400 anni: trattasi di un capo del 1642, che pare facesse del guardaroba della contessa di Roxburghe, Jean Kerr, dama di compagnia di Henrietta Maria, consorte di Carlo I. All’inizio della guerra civile inglese, che portò alla decapitazione di Carlo I e all’instaurazione del regime di Oliver Cromwell, Henrietta Maria salpò verso l’Olanda con una flotta di 12 navi per portare la figlia Maria, di appena dieci anni, dallo sposo, Guglielmo II d’Orange. Questa era la motivazione ufficiale di quel viaggio per mare: ma in realtà la regina voleva vendere i gioielli della Corona inglese per finanziare l’arruolamento di un esercito di mercenari e difendere il regno. E fu proprio durante una di queste traversate per mare che avvenne un naufragio, nel corso del quale il guardaroba della sovrana e quello di Jean Kerr finirono in mare. Come in un romanzo storico, veniamo trasportati nel paesaggio desolato che segue il naufragio.
Il designer canadese immagina una suggestiva armata di donne sbucate dal passato, che fanno ritorno dopo 300 anni: quasi un déjavù dal fascino apocalittico, per una donna che sfila in abiti destrutturati, ricchi di riferimenti anni Trenta, come nei fiocchi, nella vita impero, nelle giacchette in jacquard. Romanticismo e note rétro abbondano, come negli orecchini con cammei, nei nastri e merletti che ricordano certi abiti delle nonne, nelle ruches dal sapore vittoriano. Largo a nostalgici prendisole dall’aria vintage, abiti in pizzo lavorato, mousseline perfette per un picnic, balze all over, sete lavorate e pattern orientali.
Dominano sfumature di azzurro che ricordano l’oceano, grigio argentato, bianco e nero e colori sfumati che sembrano omaggiare le tele di Van Dyck, tra tocchi porpora e giallo limone. Fascino vintage nei broccati preziosi e nei fiocchi di velluto, mentre i pantaloni sono in stile edoardiano e le gonne ricche di balze e volant toccano la caviglia. Appeal teatrale nella vita alta e nelle ruches sulle maniche, per tocchi in raffinato stile napoleonico. Ai piedi platform dal tacco svettante, forse solo tocco moderno di una collezione suggestiva come poche.
Il picnic in chiave folk di Pringle of Scotland
Destrutturazioni, frange ed asimmetrie hanno caratterizzato la collezione Primavera/Estate 2017 di Pringle of Scotland: la maglieria diviene protagonista di una sfilata in cui il comfort si unisce ad inedite suggestioni luxury. Fran Stringer, alla direzione creativa delle linee di womenswear del brand, rielabora il tartan d’ordinanza tipico del brand, accanto ad inedite stampe vichy, perfette per un picnic nel verde delle Highlands.
Ecco maxi dress in gingham, per suggestioni iperfemminili con una vena nostalgica. In passerella sfila una donna dal piglio romantico e a tratti folk. La maglieria diventa protagonista indiscussa del brand, che la reinterpreta in chiave contemporanea, pur senza perdere di vista l’heritage del brand. Largo anche a knitwear e frange che si uniscono ad inedite stampe patchwork, per grafismi arditi che impreziosiscono i capi in maglia.
Il twin-set riacquista nuova vita grazie a sapienti destrutturazioni. La palette cromatica spazia dal giallo al blu ai quadretti vichy viola, rossi e bianchi fino ad un tartan neutro. Linee fluide e morbide conferiscono un tocco di eleganza evergreen ai lunghi abiti impalpabili.
(Foto: Madame Figaro)
Alla London Fashion Week sfila la vestale dark di Gareth Pugh
Teatrale, suggestiva e maestosa la sfilata Gareth Pugh, che ha monopolizzato l’attenzione della London Fashion Week. Ad ispirare la collezione Primavera/Estate 2017 dello stilista inglese sono i fasti della Roma imperiale.
In passerella sfila una dark lady ieratica che indossa copricapi istrionici e misteriosi: quasi una vestale, silenziosa depositaria di verità segrete, rende omaggio al sole, in un suggestivo gioco di rimandi. Strizzata in mantelli e tailleur ricamati con decorazioni che omaggiano al sacro fuoco tanto caro a Vesta, la donna di Gareth Pugh ricorda una dea o un’amazzone, con le lunghe gambe lasciate scoperte sotto a capi dagli spacchi hot.
Largo a righe optical su capi e accessori, mentre la palette cromatica è dominata da tinte scure, per una femminilità algida, mai rivelata. Il sole domina il défilé, decorato sui copricapi e sugli outfit: fiamme sembrano inneggiare a scenari bellici, tra mosaici dal piglio regale e suggestivi giochi cromatici. Forse più simile a un dramma che a un fashion show, la sfilata evoca immagini tragiche e suggestive. Nero all over e porpora lasciano il posto a trench bianchi decorati con motivi che ricordano i raggi solari: mood orientale per i trench, mentre i tailleur hanno spalle oversize. Ai piedi stivali aggressivi completano il look.
(Foto: Madame Figaro)
Paul Smith: botanico contemporaneo in chiave astratta
Grande attesa alla London Fashion Week per la sfilata Primavera/Estate 2017 di Paul Smith. Lo stilista torna alle origini, rispolverando gli archivi del glorioso passato della maison e riportando in auge le stampe floreali. Suggestivo il contrasto tra la location scelta per il défilé -un capannone industriale dietro la stazione di Kings Cross- e i pattern naturalistici che caratterizzano la collezione. Semplice, eterea e raffinata la donna che calca la passerella.
Non manca un appeal maschile ai capi dal piglio sartoriale: funzionale e casual, sfila un’eleganza fluida, funzionale e casual. Espadrillas ai piedi per un’eleganza effortlessy-chic, in una riuscita interpretazione impressionistica. Tra wild e modernismo ecco far capolino un nuovo concetto di artigianalità, sapientemente declinato in stampe disegnate a mano e frammenti di fiori che sbucano all over dai capi dalle suggestioni tailor. I pattern si ispirano all’opera di Hilma Af Klint, esposta fino a pochi mesi fa alla Serpentine Gallery di Londra.
Botanico contemporaneo declinato in una palette cromatica che indugia in verde acido, giallo zafferano e stampe jacquard. Texture accattivanti sfociano in cromatismi audaci per una nuova arte astratta. Dettagli urban nella morbidezza delle giacche, negli ampi trench e nelle coulisse che impreziosiscono i pantaloni ma anche certi abiti. Largo a seta e capi fluidi, per una femminilità che predilige il comfort.
(Foto: Madame Figaro)
I contrasti stilistici di J.W.Anderson
Tagli asimmetrici e tocchi futuristi in passerella da J.W.Anderson: alla London Fashion Week sfila una donna forte e moderna per una collezione Primavera/Estate 2017 all’insegna dei contrasti. Inediti bomber oversize dal piglio strong vengono declinati in chiave femminile con ruches e merletti, che ne smorzano l’aggressività. Le proporzioni sono over e cocoon: i bomber ricordano da vicino certe giacche indossate dai motociclisti, da cui fanno capolino maniche scomposte, che sembrano uscite da un’armatura medievale.
La donna che calca la passerella è una combattente in chiave contemporanea: tra elementi vittoriani e dettagli minimal-chic largo a gonne asimmetriche in stampe degradé che creano silhouette insolite. La parola chiave sembra essere contrasto, per connubi inaspettati che creano uno stile originale e nuovo. Appeal androgino nelle scarpe, che mixano stivali stringati dal piglio western a ballerine con lacci dal mood iperfemminile.
Protagonisti della sfilata i colori pastello declinati in chiave sfumata, come le stampe sperimentali che strizzano l’occhio alla pop art. Largo anche a tuniche fluide e giacche con dettagli borchiati, mentre i bordi della maglieria sono asimmetrici. Concettuale e ricca di suggestioni, la collezione di Anderson è un potpourri di elementi eterogenei che si uniscono in un sincretismo accattivante.
(Foto: Madame Figaro)