Stratificazioni oversize: questa potrebbe essere la sintesi della collezione uomo primavera/estate 2017 di Yohji Yamamoto.
Un progetto creativo lontano da ogni forma di business: la proposta dello stilista giapponese, si rivolge ad un pubblico di nicchia, capace di entrare in alchimia con le sue creazioni.
L’uomo descritto da Yamamoto, possiede un look vagamente trasandato. Non ama gli eccessi e non segue le tendenze. E’ un samurai di buon animo, che sceglie di vestire comodamente. Ama i tessuti naturali come il cotone o il lino ma non disdegna il denim.
Basata sulla tinta unita, la collezione di Yohji, viene “scossa” da segni grafici stilizzati su camicie e capispalla.
I pantaloni si fanno culottes e, in diversi casi, accarezzano leggermente la caviglia.
A cingere il capo, fasce e cilindri en pendant con i capi proposti in passerella.
L’ eclettico Gosha Rubchinskiy, giovane designer russo che si diletta anche nella professione di fotografo e videomaker, ha presentato durante Pitti Uomo 90, una collezione fresca e giovanile, ispirata alle generazioni nate dopo il 1991.
Improntato sullo sportwear, il defilé di Gosha è un susseguirsi di sweatshirts, accompagnati da shorts ginnici e canotte en pendant.
“La ricerca di Gosha Rubchinskiy coniuga un’estetica dura e struggente delle culture giovanili della Russia post sovietica – ha sostenuto Lapo Cianchi, direttore comunicazione & eventi di Pitti Immagine – con eleganti inflessioni sportswear e suggestioni artistiche provenienti dalla fotografia e dal cinema, autentiche passioni culturali e imprescindibili riferimenti nel suo processo di formazione. Il tutto filtrato dall’utilizzo consapevole e quasi ossessivo delle tecnologie multimediali. Ed è questo vivo sistema di riferimenti e di linguaggi che gli consente di esprimere una non banale riflessione sociale”.
Lo stilista russo, ha concepito una primavera/estate 2017 all’insegna dello sport, coniugando comodità alla cura dei dettagli.Tutte le sue collezioni, prendono ispirazione dal passato, quello oscuro della sua patria. Potremmo definirlo il visionario di un codice estetico basato sullo streetstyle che incontra la storia ma che stride, giustappunto, con il mondo easy del fashion biz.
La sua collezione non sarà forse banale? Probabilmente si! Esteticamente, infatti, nulla fa presagire la volontà di rinnovare l’estetica della moda. L’imput comunicativo, che si lega alla figura di Pier Paolo Pasolini viene “rattoppato” da accordi commerciali con Fila, Sergio Tacchini e Robe di Kappa, brand di sportwear che compaiono sulle felpe e che pare abbiano ricevuto un compenso da capogiro per vedere il loro marchio cucito sulle creazioni di Gosha Rubchinskiy.