“Come awa’ ben, I’m just baking.” (Entrate, sto cucinando)
Queste le parole attribuite ad Helen Cumming, matriarca che portò la famiglia dall’essere distillatori illegali fino a diventare pilastri dell’establishment, mentre apriva la porta agli agenti delle accise locali pronte alla verifica degli alambicchi illegali che sicuramente lei gestiva.
Si narra che quando questo succedeva nella Cardow Farm, successivamente rinominata Cardhu nel 1981, Helen era solita preparare un pasto ai funzionari delle gabelle e mentre loro si rifocillavano lei senza farsi notare issava una bandiera rossa dietro casa per avvisare i vicini dell’imminente controllo.
Quando l’Excise Act del 1823 permise la distillazione legale furono proprio i Cummings ad acquistare una delle prime licenze. Mantenendo le qualità degli alambicchi e non volendo far seguito alla fase di forte espansione restarono una delle più piccole distillerie di Scozia guadagnandosi il rispetto dei competitors per la gran qualità del suo prodotto.
Nel 1872 un’altra importante donna nella storia di Cardhu prese le redini della Farm e della distilleria, Elizabeth Cumming. Due decenni di innovazione tra cui la registazione del marchio e la costruzione di una nuova distilleria per stare al passo con la crescente domanda. I vecchi alambicchi furono venduti a William Grant che stava costruendo una sua distilleria chiamata Glenfiddich.
Nel 1886 fu proposto ad Elizabeth, da uno dei loro più grandi clienti, di vendere la distilleria. Il suo pensiero fu:
“Non potevo assolutamente nutrire un’idea del genere poiché non avrebbe reso giustizia alla mia famiglia”.
Tuttavia nel settembre 1893 accettò di vendere Cardow alla John Walker & Sons per £ 20.500, più 100 azioni della società per un valore di £ 5.000 ed un posto nel consiglio per suo figlio John, a cui sarebbe stato pagato un stipendio minimo annuo di £ 200.
Elizabeth Cummings morì un anno dopo la vendita che si rivelò una manovra fondamentale per la sopravvivenza della famiglia e della distilleria che si sarebbe trovata ad affrontare la recessione dovuta al “Pattison Crash” del 1898.
Grazie alla tenacia e lungimiranza delle donne Cumming oggi Cardhu si fregia di essere una delle più vecchie distillerie dello Speyside e di produrre un whisky single malt realizzato esclusivamente con malto d’orzo ed invecchiato minimo 12 anni in botti di rovere americano “ex bourbon”.
Nel suo sapore leggero ma ben strutturato troviamo note aromatiche che lo rendono semplice ma non semplice in quanto regala sfumature delicate ma allo stesso tempo dolci e leggermente fruttate. Al naso ritroveremo miele, pere mature, erbe aromatiche, cacao ed un punto di fumo che lasceranno spazio, dopo essere passato in bocca, a note di pere e mele, miele, cioccolato e spezie dolci. Il finale racchiude sentori di miele, biscotto, cereali tostati e cioccolato leggero.
Ad Ava Gadner la chiusura di questa pagina con le sue parole:
“Voglio vivere fino a 150 anni, e il giorno in cui muoio voglio avere una sigaretta in una mano e un bicchiere di whisky nell’altra.”
(in copertina Errol Flynn and Beverly Aadland, 5th May 1959)
Uno sguardo magnetico dal sapore mediorientale spicca su un viso di porcellana, il cui eburneo incarnato viene sottolineato dal rossetto rosso; la figura slanciata ammicca dai cartelloni pubblicitari, ove la giovane donna bruna posa come una diva patinata. Paloma Picasso è forse una delle ultime personalità ad aver segnato il corso della moda in modo tanto potente: designer di fama mondiale, businesswoman e imprenditrice di successo, ma anche socialite, musa di stilisti ed apprezzata icona di stile, la sua carriera e la sua vita sono costellate di avvenimenti e suggestioni.
All’anagrafe Anne Paloma Ruiz-Picasso y Gilot, la futura designer nasce a Vallauris il 19 aprile 1949: origine franco-iberica, Paloma Picasso è figlia d’arte per eccellenza, essendo nata dal genio Pablo Picasso e dall’artista francese Françoise Gilot. Fin dall’infanzia le viene insegnato ad essere indipendente e a sviluppare la propria personalità, unica via per non soccombere dinanzi al peso di una figura paterna così ingombrante.
Immortalata in alcune opere del padre, come “Paloma con un’arancia” e “Paloma in blu”, tante sono le foto che tracciano un ritratto abbastanza nitido della sua infanzia, vissuta in pieno spirito bohémien, circondata da artisti ed intellettuali. La bambina che osserva l’obiettivo con i grandi occhi scuri, fotografata spesso al fianco del padre, lascia ben presto il posto ad una donna sicura di sé, seducente nel suo rossetto rosso lacca e nella sua figura mediterranea. Un raro mix di procace sensualità latina e sofisticata classe contraddistingue la futura designer fin dalla pubertà.
Paloma è curiosa e vivace: dopo la laurea si fa regalare dai genitori una vacanza studio a Venezia, città di cui subisce da sempre il fascino. La giovane alloggia presso la pensione Frollo, alla Giudecca, tra i suoi luoghi preferiti insieme a Dorsoduro, sede della casa di Peggy Guggenheim, amica di famiglia dei Picasso. Paloma è rapita dai colori della laguna, attraversata dal glamour internazionale ma anche dalle suggestioni tragiche e struggenti dell’opera di Thomas Mann. La Serenissima costituirà in futuro principale fonte di ispirazione per i suoi gioielli.
Indipendente e dotata di una personalità forte, la giovane spicca ben presto il volo, proprio come la colomba che le dà il nome, dal simbolo disegnato dal padre in occasione della Conferenza Internazionale sulla Pace che ebbe luogo a Parigi l’anno della nascita di Paloma.
La giovinezza della futura icona è un inno alla vita mondana, tra gli eccessi e la ribellione tipici degli anni Settanta. Sono gli anni della vita notturna e Paloma è presenza fissa allo Studio 54 di New York e al Palace parigino, dove si scatena sulla pista da ballo. Ancora giovanissima, decide di combattere la sua timidezza attraverso il suo stile, che funge quasi da coperta di Linus per lei: in breve diviene una IT girl ante litteram. Protagonista indiscussa della scena culturale e modaiola parigina, i suoi abiti sono copiati e il suo stile è imitatissimo. Tra i suoi più fedeli ammiratori spiccano nomi del calibro di Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, di cui la giovane diviene musa.
Inizialmente riluttante ad intraprendere una carriera nel design, la giovane tenta invano di reprimere questa sua propensione naturale, temendo il confronto con l’autorevole figura paterna. Paloma sa che tanti sono gli ostacoli da superare, e che a volte la critica può essere impietosa con i figli d’arte, e lei lo è per antonomasia, essendo la figlia più piccola del maestro Picasso, uno degli artisti più influenti del Ventesimo secolo nonché padre riconosciuto del Cubismo.
La sua carriera inizia a Parigi nel 1968, come costume designer. Ma in breve la giovane sviluppa una grande passione per i gioielli, che inizia a creare assemblando strass e bigiotteria. La critica si accorge immediatamente di lei. Dopo aver frequentato un corso di design del gioiello, arriva il primo lavoro. È monsieur Yves Saint Laurent, suo grande amico, il primo a credere in lei, commissionandole una linea di gioielli da abbinare ad una delle sue collezioni.
Nel 1971 Paloma inizia una collaborazione con la casa di gioielli greca Zolotas. Ma è il 1980 l’anno della svolta, quando John Loring, vice presidente di Tiffany & Co., le chiede di creare i gioielli per il celebre brand americano. È la consacrazione ufficiale per la giovane Picasso, che dimostra un talento naturale nel creare gioielli dal design audace ed accattivante. La colomba di cui porta il nome diverrà ben presto uno tra i topos preferiti per creazioni dalle dimensioni notevoli, al punto da essere spesso conservate nelle collezioni permanenti di alcuni musei, come il Museo di Storia Naturale Smithsonian, che conserva una collana di kunzite da 396 carati, o il Field Museum di Chicago, dove si può ammirare il bracciale di selenite da 408 carati. Le sue creazioni ammaliano e il successo è internazionale: per la prima volta le persone potevano stringere un Picasso tra le mani, anche se non si trattava di un quadro.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1973, la designer vive un momento di crisi, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al New York Times. La sua sensualità le fa ottenere in questo periodo un ruolo in un film erotico: Paloma diventa così la contessa Erzsébet Báthory, protagonista di Racconti immorali, del registra polacco Walerian Borowczyk, pellicola premiata col Prix de l’Âge d’or nel 1974: il ruolo della contessa ungherese dagli inappagabili desideri sessuali contribuisce alla fama di Paloma Picasso, che viene consacrata a vera e propria musa iconica. Una figura magnifica e un viso bello come i quadri del padre appartenenti al periodo classico sdoganano ufficialmente la nuova dea del jet set internazionale. Bruna, il viso pulito, le sue mise sono sempre impeccabili e le sue uscite ufficiali fanno notizia: Paloma Picasso si afferma in breve come icona di stile europea, comparendo sulle riviste più prestigiose e posando per i più grandi fotografi del mondo, da Irving Penn a Robert Mapplethorpe, da Andy Warhol a Horst P. Horst fino ad Helmut Newton, che forgia tramite il suo obiettivo un autentico sex symbol, immortalandola in scatti ad alto potenziale erotico. Indimenticabile la spallina che scivola giù, lascivamente, su un topless sfacciato: un’immagine forte, da vera valchiria, per altre foto in cui Paloma si erge, femmina e potente, nel buio delle strade parigine.
Nello stesso periodo avviene l’incontro con il drammaturgo argentino Rafael Lopez-Cambil, noto come Rafael Lopez-Sanchez, con cui la designer convola a nozze nel 1978. Il matrimonio è un evento: lei indossa un abito rosso, bianco e nero disegnato da Yves Saint Laurent, mentre per il ricevimento sceglie un capo di Karl Lagerfeld.
Quel che permette a Paloma Picasso di affrancarsi dalla figura paterna è soprattutto il suo carisma. Il suo talento nel design e la sua indiscutibile bellezza le permettono di brillare nel fashion biz, rendendola una self-made woman, sebbene sia cresciuta in una famiglia tanto importante. Eccola posare come una top model, perfettamente a suo agio davanti all’obiettivo, pur non sfiorando il metro e sessanta, forte di una personalità invincibile. Sul sito di Tiffany & Co. è immortalata in foto dall’allure patinato, in cui indossa un cappello a tesa larga e occhiali da sole da diva, oltre ai suoi gioielli, naturalmente. Le creazioni di Paloma Picasso inaugurano un’estetica nuova per la gioielleria, che trova espressione in forme audaci e design innovativi. I suoi gioielli sono fatti per essere indossati, ribadisce più volte la designer, e spesso rendono omaggio alla Serenissima, di cui è riuscita a rappresentare i riflessi che le lanterne creano sull’acqua, i colori del Canal Grande e le suggestioni orientali di cui la città è pregna. Venezia continua a rappresentare un’insostituibile fonte di ispirazione per la designer, che ha dedicato alla città un’intera collezione, lo scorso 2011.
Dopo il lancio della sua linea di gioielli per Tiffany & Co., l’eclettica Paloma sfornò una linea di profumi, cosmetici, accessori per la casa, capi di pelletteria, occhiali da sole, e disegnò le scenografie per il marito, Rafael Lopez-Cambil. Nel 1984 lancia la fragranza che porta il suo nome. Il suo profumo parla di lei e le somiglia, trattandosi di una fragranza pensata per donne forti, proprio come lei. È Lopez-Cambil ad occuparsi del progetto, mettendo a punto la straordinaria campagna pubblicitaria, che vede la stessa designer nel ruolo di modella di se stessa. Divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica, le foto di Richard Avedon consacrano la designer a dea della moda. Il nonno di lei, Emile Gilot, era stato chimico e creatore di profumi. Nel 1987 l’uscita della sua celebre nuance di rossetto, il Mon Rouge di L’Oréal. Nel 1992 il lancio della fragranza maschile Minotaure. Intanto la sua attività va a gonfie vele e tantissime sono le boutique che vendono i suoi prodotti, dal Giappone ad Hong Kong, fino agli Stati Uniti, l’Europa e l’Estremo Oriente.
La sua firma è in quel rossetto rosso, dalla nuance unica, divenuto suo marchio di fabbrica. Ha dichiarato di averlo indossato ogni giorno, dai venti ai cinquant’anni. Come il padre aveva attraversato diverse fasi creative, come il periodo blu e il periodo rosa, nel caso di Paloma Picasso vi è un unico colore a rappresentare la sua intera esistenza, il rosso. Si dice che la designer iniziò a giocare col rossetto rosso a soli tre anni. E da allora questo colore sarebbe divenuto il suo segno distintivo: per non essere riconosciuta le bastava non indossarlo.
Nel 1988 Paloma Picasso ricevette un’onorificenza per il suo straordinario impatto sull’industria fashion, e fu premiata per la sua eccellenza nel design. Dal 1983 è presenza fissa dell’International Best Dressed List.
Nel 2010, per celebrare il trentesimo anniversario dall’inizio della sua collaborazione con Tiffany and Co., ha lanciato una collezione dedicata al Marocco. Dopo 21 anni il matrimonio con Lopez-Cambil naufraga: il divorzio milionario occupa le copertine dei principali tabloid. Intanto la designer continua ad ispirare la nuova generazione di designer, da Marc Jacobs a Stuart Vevers a Mark Fast, che ha dichiarato più volte di considerare Paloma Picasso la sua “vera fonte di ispirazione”. Per lei, ritiratasi in Svizzera dopo il suo secondo matrimonio con l’osteopata Éric Thévenet, l’unica icona di stile contemporanea è Michelle Obama. La designer continua a posare per le riviste; lo scorso 2009 è stata immortalata da Mario Sorrenti in un lungo abito giallo. Rosso, nero e oro sono i colori che Paloma Picasso indossa abitualmente. Il suo stile è classico, sofisticato e fortemente europeo, fatto di abiti sontuosi e dettagli importanti. Attualmente la designer vive tra Losanna e Marrakech.