Marisa Laurito presenta la collezione di vasi “Corpi Estranei” per difendere gli emarginati

Dall’8 settembre all’11 ottobre è aperta al pubblico Corpi Estranei, l’esposizione dei recenti lavori che Marisa Laurito ha progettato e realizzato con Berengo Studio 1989. Questa nuova collezione, che sarà presente anche alla Biennale di Venezia nel Padiglione Guatemala, rappresenta l’esito di una sperimentazione che si è basata sulla traduzione in vetro di Murano di quanto la Laurito ha manualmente realizzato in silicone. Una traduzione che rispetta cromatismi e forme ma che racchiude la secolare tradizione vetraria della fornace di Berengo Studio a Murano.

 

"Africa", Silicone
“Africa”, Silicone

 

In occasione dell’apertura di ieri, presso la Galleria Berengo Collection (San Marco 412, Venezia), c’è stata anche una performance in cui i Corpi Estranei rappresentati nei vasi hanno preso vita coinvolgendo il pubblico. Obiettivo era porre una riflessione sul tema dell’emarginazione sociale e delle difficoltà di interazione tra ‘corpi’ e ‘corpi estranei’.

 

"Africa", Vetro
“Africa”, Vetro

 

I Corpi Estranei, i filamenti, i pezzi di vetro, di alluminio o di rame, le girandole rotonde o allungate, vagamente decó, che schizzano fuori dalle mie opere, le rendono “diverse”, non classiche, come “diversi” sono “i corpi estranei” che, ieri come oggi, invadono la nostra società: corpi rifiutati, maltrattati… vomitati dai più”. Parole che Marisa Laurito utilizza per spiegare il senso della sua collezione.

 

"Capri"
“Capri”

 

La Laurito, artista a tutto tondo, intende così difendere gli emarginati: “tutti coloro che la società vede come ‘diversi’ e quindi come un pericolo, con occhio sbagliato, senza valutare tutto il bello che è contenuto in loro, senza valutare che la differenza, la diversità è bellezza, non certo l’omologazione che tenta ormai di inghiottire ogni nostro slancio di creatività”.

 

"Girandolina"
“Girandolina”

 

Il tutto viene rappresentato con l’unione tra vetro e silicone, due materiali totalmente estranei tra loro: “attraverso questa unione voglio sottolineare l’importanza dei Corpi Estranei che con le loro differenze e il loro fascino arricchiscono la nostra cultura” ha concluso Marisa Laurito.

Antonello Sarno racconta la Biennale con “Venezia Pop: L’Arte in Bianco e Nero”

Nel 120° anniversario dalla sua Fondazione, il giornalista cinematografico Antonello Sarno ha realizzato un documentario che racconta la storia della Biennale: “Venezia. Pop. L’Arte in Bianco e Nero”. L’anteprima mondiale avverrà il 9 settembre presso il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia, mentre il 10 settembre verrà trasmesso su Sky Arte HD.

 

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Quello di Sarno è un film documentario che, in armonia con lo sviluppo ed il progresso della Biennale, non vuole essere un “manuale” di storia per immagini, bensì un evocativo e suggestivo montaggio di interviste a commento degli straordinari documenti dell’Archivio Storico del Luce dai primi anni del secolo scorso al 1978 (anno in cui i cinegiornali d’ogni testata di fatto scompaiono a causa delle mutate condizioni della legge che li tutelava e dell’esercizio cinematografico, profondamente cambiato dopo la Grande Crisi del 1976). Immagini restaurate nel loro splendido bianco e nero.

 

Carlo Ripa di Meana
Carlo Ripa di Meana

 

Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero abbraccia il mezzo secolo più produttivo, creativo e geniale dell’arte contemporanea: 1928-1978, anni “coperti” dai servizi dei cinegiornali dell’Istituto Luce prima, della Settimana Incom e delle altre testate poi. Dalle Mostre più tradizionali d’inizio 900, inaugurate dal Re con la corte al gran completo, ancora senza sonoro, alle Biennali del ventennio fascista. E poi ancora lo scioccante biennio 1943-1945 seguito dalla successiva resurrezione della Biennale libera, e il movimento del ’68, con la rivolta degli artisti. Un viaggio che raccoglie le interviste a personalità eccellenti: Marina Abramovic, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Luigi Ontani, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto e con l’amichevole partecipazione di un fan d’eccezione come George Clooney.

 

Bonito Oliva
Bonito Oliva

 

Ne esce un quadro d’insieme, corale, realizzato allo scopo non di celebrare ma di divulgare, rendendo accessibile a tutti la storia della Biennale d’Arte, ricchissima ed affascinante come emerge dai 70 minuti del film, il primo dedicato alla manifestazione d’arte più importante ed antica del mondo da 120 anni eccellenza della cultura del nostro Paese.