Il nome di Biba rappresenta un tassello fondamentale nella moda, dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni. Simbolo di uno stile unico, portavoce di una rivoluzione che dalla Swinging London si è allargata a macchia d’olio fino ad entrare nei libri di storia, Biba è stato crocevia di tendenze e fucina artistica.
Biba è Barbara Hulanicki, brillante designer nata a Varsavia nel 1936, acuta osservatrice della realtà circostante. Barbara avverte il fermento culturale della Londra anni Sessanta, e in quest’ambito rientra un nuovo modo di approcciarsi alla moda. Biba nasce come un piccolo negozietto di moda, senza pretese, che viene inaugurato nel settembre 1964 ad Abingdon Road, Kensington, nel cuore di Londra. Da Biba si vendono capi a basso costo che le clienti possono prenotare tramite posta. Sembrerebbe un negozio ordinario, nulla inizialmente lascia supporre che quel brand entrerà invece nella storia della moda, attraversando indenne mezzo secolo.
Un primo traguardo è l’apparizione di un capo Biba sul Daily Mirror: è un abito rosa a quadretti vichy, molto simile ad un modello indossato in quel periodo da Brigitte Bardot. Ma il giorno dopo l’articolo, quello stesso capo riceve oltre 4.000 ordini, e complessivamente saranno venduti oltre 17.000 pezzi dello stesso.
Il primo incontro tra la proprietaria dello store e le clienti vede una coincidenza fortuita: incuriosite da un abito in gessato marrone, un gruppetto di ragazze si affolla davanti agli scatoloni che propongono quel modello ed abiti simili. In realtà il capo si trova lì dentro casualmente, solo perché quegli scatoloni non entrano più nell’abitazione della designer e del marito, Stephen Fitz-Simon. Innamorate di quel vestito, semplicemente perfetto per lo stile anni Sessanta, le clienti si affollano in attesa di un nuovo arrivo dello stesso modello. La prima rivoluzione Biba avviene quindi grazie allo stile della sua fondatrice: la lungimiranza della Hulanicki fece sì che un modello visto in tv il venerdì sera era già disponibile da Biba il sabato mattina. Una moda fruibile e a portata di mano, che andava a rivoluzionare il concetto elitario di stile, fino a quel momento vigente.
La donna di Biba è una donna bambola, dalle lunghe gambe sottili e gli occhi rotondi e dalle lunghe ciglia. D’altronde la donna dell’epoca è appena uscita dalla guerra, è spesso denutrita ma non meno affascinante agli occhi di una designer quale è Barbara Hulanicki. Perfetta testimonial del brand sarà Twiggy, che diventerà nel decennio successivo il volto di Biba. La clientela del negozio comprende teenager e ragazze poco più che ventenni, tra cui spicca una giovanissima Anna Wintour, futura direttrice di Vogue America.
Lo stile di Biba è cupo, quasi funereo, secondo le parole della stessa Barbara Hulanicki: i colori sono scuri, dai contrasti forti. Capo principe è la minigonna, ogni settimana più corta, ad indicare il nuovo trend. Niente è lasciato al caso: il negozio è arredato come un piccolo bazar delle meraviglie, dall’atmosfera particolare ed accattivante. Persino il logo viene studiato dalla Hulanicki, sapiente esperta di marketing, per attrarre: oro e nero si mixano mirabilmente nel progetto di Anthony Little.
Il secondo negozio di Biba apre nel 1965 al numero 19-21 di Kensington Church Street ed è seguito dalla creazione di cataloghi che permettono di ordinare i capi anche senza dover necessariamente recarsi a Londra. Possiamo definire Biba antesignana dello shopping via posta. Il successivo trasloco avviene nel 1969: Biba si sposta a Kensington High Street, in uno spazio precedentemente adibito alla vendita di tappeti. Lo store è già un piccolo capolavoro stilistico: un mix di Art Nouveau e di decadentismo Rock & Roll, con suggestioni glam e un tocco orientale. Biba continua ad ottenere consensi, e non ferma la sua clientela nemmeno un attentato ad opera del gruppo dell’Angry Brigade che si consuma proprio fuori dal negozio, il primo maggio 1971.
Nel 1974 Biba si sposta nuovamente all’interno del department store di Derry & Toms. La nuova sede diviene in breve tempo meta turistica di richiamo mondiale e tappa obbligata per chiunque visiti Londra. Anche questo locale si distingue per lo stile, con un interior design ispirato all’Art Deco che ricorda molto la Golden Age di Hollywood. Biba si estende ora su una superficie immensa e comprende il Biba Food Hall, con omaggi a Warhol, e il Rainbow Restaurant.
Tuttavia la gestione dell’impero Biba diviene ogni giorno più difficoltosa per Barbara Hulanicki e il marito, che riescono a malapena a districarsi tra le difficoltà economiche. Alla fine il marchio viene acquistato per il 75% da Dorothy Perkins e Dennis Day. Nasce in questo contesto Biba Ltd, compagnia che unisce i vecchi e i nuovi proprietari. Ma la Hulanicki non è soddisfatta della gestione del brand e lascia la compagnia poco dopo. Ciò determina la chiusura di Biba, nel 1975. Il marchio viene poi acquistato da un consorzio che non ha alcun legame con la designer: viene aperto un nuovo negozio a Londra, a Mayfair, il 27 novembre 1978. Ma il successo stenta ad arrivare e lo store chiude dopo soli due anni di attività.
Numerosi sono stati i tentativi di riportare in auge lo storico brand, a partire da quello ad opera di Monica Zipper, nella metà degli anni Novanta, fino all’ultimo, nel 2006, ad opera della designer Bella Freud. Tutti tentativi che nulla avevano a che fare con la Hulanicki, spesso all’oscuro di tutto. La prima collezione della Freud sfila nell’ambito della London Fashion Week per la stagione P/E 2007 ma viene aspramente criticata perché, secondo gli addetti ai lavori, di Biba c’è ben poco. Allontanandosi dallo stile originario del brand, che proponeva una moda democratica, la collezione disegnata dalla Freud sembra indirizzata ad un pubblico molto elitario. Biba -così come la conoscevano ed apprezzavano milioni di ragazze- sembra non esistere più e ciò porta ad un nuovo insuccesso: la Freud lascia la compagnia dopo appena due stagioni.
Nel 2009 è la volta di House of Fraser, che tenta di rilanciare il brand in grande stile, scegliendo come testimonial la modella britannica Daisy Lowe. Per tutta risposta la Hulanicki nello stesso anno disegna una linea per Topshop, marchio rivale. La designer si dice ancora una volta amareggiata per la politica scelta per il rilancio del suo storico brand, che si allontana nuovamente dal concetto primigenio che auspicava una moda democratica. Ma House of Fraser intuisce il segreto per far funzionare il marchio: Biba non può vivere senza la sua creatrice, forse l’unica nel corso degli anni e delle innumerevoli vicissitudini attraversate dal marchio, ad aver saputo conferirirgli un’identità forte e uno stile intramontabile.
Finalmente nel 2014 la Hulanicki torna a casa, in veste di consulente per House of Fraser. Il successo è clamoroso: ritornano le citazioni anni Sessanta nelle stampe, nelle linee e nella scelta dei tessuti. Cromie optical e suggestioni glam nei maxi dress per la sera. Nei pezzi di arredamento ritorna il mood boho-chic che ricorda da vicino i leggendari store di Biba, arredati come bazar in Art Nouveau. Una favola a lieto fine.