Da Ikea i peluche prendono vita grazie all’immaginazione dei bambini

Immaginate che sorpresa sarebbe se tutti i peluche disegnati da piccoli prendessero vita e si trasformassero in veri e propri giocattoli, quasi come il cartone animato Toy Story di Disney Pixar ma inserito nella realtà in cui siamo.


Con Ikea si può.
Anche quest’anno, come da tre anni ormai, l’iniziativa del colosso svedese vede come protagonista l’immaginazione dei bambini che si dovranno occupare entro il 30 Ottobre di disegnare un peluche, consegnarlo e aspettare di essere tra i dieci finalisti del concorso per vederlo nelle sue dimensioni reali durante il periodo di Natale.


La campagna totalmente a scopo benefico prevede la vendita di peluche in tutti gli store della catena Ikea dal 20 novembre fino al 24 dicembre.
Una buona parte del ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza attraverso gli enti sostenuti dalla Ikea Foundation tra cui Save the Children e Medici senza Frontiere.


Ogni personaggio proveniente dalla fantasia dei bambini può avere la sua buona parte di realtà, dalle scimmie rosa a coccodrilli in rossetto, da creature ultraterrene a volatili dalla dubbia forma, da mostriciattoli a piccoli e tenerissimi omini.
Il mondo fantastico dei bambini è talmente variegato da non lasciare spazio a creature esistenti, ma ad inventarne sempre di nuove. Lo dimostra la scorsa rassegna di peluche che ha contato 52mila giocattoli disegnati dai più piccoli di età compresa tra i 5 e i 9 anni.


Un vero successo quello di questa iniziativa Ikea che ha allargato il margine d’età per accedere al concorso.
Infatti, da quest’anno, potranno partecipare tutti i bambini di età compresa tra 0 e 12 anni.
Carin Wengelin, l’information manager che si occupa del dipartimento Ikea per bambini, ha spiegato il processo di scelta dei dieci finalisti: “I disegni sono tutti straordinariamente creativi, il criterio principale attraverso cui abbiamo scelto i disegni è stato l’unicità e ovviamente la possibilità di realizzarli a costi ragionevoli“.

fonte foto: vanity fair
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