Per soli 3 giorni, nei cinema italiani, il documentario che svela uno spaccato di vita dell’artista scomparsa prematuramente.
Esce nelle sale AMY, distribuito dalla Nexo Digital, un excursus attraverso la storia della talentuosa cantante britannica Amy Winehouse, la cui vita si è interrotta in circostanze tragiche.
Il regista Asif Kapadia, il produttore James Gay-Rees e il montatore Chris King, già forte connubio per il documentario dedicato a Ayrton Senna, hanno ripercorso, attraverso i documenti inediti e i brani più famosi, il privato della Winehouse, sin dalle sue origini nella North London.
Tutta la narrazione si focalizza intorno ai testi prodotti dall’ artista e alle interviste a coloro che hanno avuto il privilegio di interagirvi. La produzione è stata un percorso impervio, visto che non esiste ancora una biografia ufficiale, né tantomeno una totale apertura da parte delle persone davvero vicine, alquanto reticenti a esprimersi apertamente.
I filmmaker, grazie alla difficoltosa conquista della fiducia di queste ultime, hanno impiegato molto tempo per reperire il materiale.
Figura chiave per l’inserimento dei filmati è stata quella di Nick Shymansky, primo manager della cantante. Riprese amatoriali che ci fanno scoprire una semplice ragazza ebrea, dal carattere ipersensibile e intenso, diventata poi un fenomeno.
Per King è stato molto difficile rendere appetibile per il grande schermo la documentazione visiva raccolta, essendo di pessima qualità. Il suo lavoro è durato, infatti, 20 mesi e si è focalizzato sulla stabilizzazione dell’immagine, l’inquadratura e la colour correction.
Più che sulla vita privata, il film si concentra sull’effetto placebo della scrittura. Per far comprendere ciò allo spettatore gli intensi testi della cantante scorrono sullo schermo.
Un prodotto che concretizza l’idea di aver vissuto e di vivere, nell’eternità delle sue canzoni, un’artista estremamente complicata, carismatica e dal piglio brillante.