Lo stile military-chic di Nigel Cabourn

Ancora una volta la storia militare dell’Inghiterra funge da ispirazione per la collezione AI17 di Nigel Cabourn: lo stilista attinge a pieni mani dallo stile della Royal Air Force e dalla Women’s Auxiliary Air Force, che pattugliavano i cieli durante la Seconda Guerra Mondiale.

La presentazione della collezione AI2017 di Nigel Cabourn, che ha avuto luogo nell’ambito della settimana della moda londinese dedicata al menswear, ha incluso per la prima volta modelli dedicati al womenswear: capo principe della collezione la tuta militare, declinata in varie tonalità e in varie versioni.

Dominano la collezione bomber che ricordano quelli indossati dalle milizie aeree. Capi androgini e genderless, perfetti per lui ma anche per lei, dominano la collezione, pensata per uno spirito indomito e temerario. Largo anche ad ardite sovrapposizioni, che determinano virtuosismi stilistici inediti: ne troviamo traccia nel cappotto bianco indossato sopra una gonna color kaki e pantaloni neri. Suggestioni boyish nei capispalla dalle proporzioni over. Eleganza senza tempo nei dettagli. Non mancano suggestioni knitwear dal sapore rustico.



La palette cromatica indugia in tonalità come il blu, il kaki, il beige, il nero. Camouflage all over nelle tute che richiamano le uniformi dei piloti britannici. Una collezione perfetta per un look a metà tra Top Gun e Ufficiale gentiluomo. Acclamato come uno dei designer più amati d’Inghilterra, Nigel Cabourn lavora nel fashion system da oltre quarant’anni. Le sue collezioni non risentono dell’influenza dei fashion trend stagionali ma sono piuttosto improntate ad un’eleganza evergreen: suggestioni belliche predominano in ognuna delle sue collezioni iconiche. “Non mi considero uno stilista, in quanto non seguo la moda”, ha dichiarato Cabourn.

What We Wear: il brand di Tinie Tempah debutta a Londra

Cantante, autore e rapper, Tinie Tempah è stato per anni ospite dei front row della settimana della moda uomo di Londra. In questa edizione della kermesse l’artista debutta col suo brand, What We Wear.

Un mood pragmatico ed attraente quello della collezione, caratterizzata dal logo con l’iconica doppia w a zigzag. Suggestioni prevalentemente sportswear dominano sul catwalk tra minimalismo e concettualismo. La linea, interamente realizzata a Londra, si compone di capi in jersey: largo a camicie e shorts, capispalla opachi, giacche senza collo.

Tinie Tempah presenta così i frutti di due anni di studio- questo il tempo in cui ha concepito la collezione. Una nuova avventura per il cantante, che ha dichiarato di essersi sempre considerato un creativo. “Quando sei un musicista sei definito da ciò che fai. Io odio l’idea di essere definiti da qualcosa”.

La collezione, considerata un esercizio stilistico, serviva all’artista quasi come una prova di abilità per testare le sue reali capacità nel fashion system. “Volevo vedere se potevo farcela”, così Tempah ha commentato il suo debutto. L’artista ha avuto modo di sviluppare una personale estetica anche grazie alle sfilate a cui ha assistito come invitato, nel corso della sua carriera musicale. Grazie anche ai consigli di alcuni amici stilisti si è quindi gettato a capofitto nella nuova avventura.



Nella collezione prevalgono il bianco e il blu, per capi dalle linee fluide e dal piglio essenziale. Largo a camicie aperte sul petto e pantaloni dritti, per un look dalle ispirazioni esotiche; suggestioni sporty-chic prevalgono invece nei pantaloni con riga centrale da indossare sotto t shirt con logo del brand o ancora nelle sneakers sfoggiate dai modelli che si alternano sulla passerella.

L’eroe impavido di Cottweiler

Spirito indomito per l’avventuriero che sfila da Cottweiler: un eroe 2.0 che non teme le calamità naturali e le avversità, dominando lo Zeitgeist con uno stile unico. Ben Cottrell e Matthew Dainty sfornano una collezione accattivante e ricca di suggestioni.

Nella cornice di Regent Street, all’interno di un ex shopping center ora in ristrutturazione sfila una natura in chiave futurista che accoglie l’uomo Cottweiler. Il duo di stilisti getta le badi una «Cultural geography», tra gigantesche piante sempreverdi e ghiaia. Una natura artificiale, emblema della modernità, che ha assorbito e distrutto la bellezza di paesaggi incontaminati e terre vergini.

L’uomo che calca la passerella tenta di ristabilire un contatto primordiale con Madre Natura, attraverso attività quali il camping o il birtdwatching. Uno stile perfetto per affrontare ogni avversità climatica: largo a parka imbottiti, sneaker da trekking e zaini da arrampicata. Dominano ad ogni outfit suggestioni high-tech per tessuti dal piglio futurista: il capospalla ora è una sorta di sacco a pelo da indossare, tra colori cangianti e dettagli futuristi.



Ardite giustapposizioni si alternano alla più audace sperimentazione, per una sfilata ricca di spunti inediti: un concettualismo che strizza l’occhio agli sport estremi si unisce ad una palette cromatica che indugia in nuance come il viola e il verde brillante. Tripudio di stile nelle suggestioni sportswear che si arricchiscono di dettagli couture, tra luce psichedelica e musica elettronica.

Un défilé interessante, che anticipa la presentazione della prima capsule collection realizzata dal duo creativo in collaborazione con Reebok, che sarà presentata domani nell’ambito di Pitti Uomo 91.

I classici rivisitati di Maison Mihara Yasuhiro

L’eleganza senza tempo di un basco alla francese, suggestioni mariniere e linee sartoriali dominano nella collezione di Maison Mihara Yasuhiro, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda londinese.

La semplicità sembra essere il fil rouge della sfilata: lo stilista giapponese rivisita alcuni degli intramontabili classici, capi passepartout del guardaroba, reinterpretandoli attraverso guizzi stilistici. Dettagli inediti trasformano ora gli stessi capi in qualcosa di nuovo. Il designer ha dichiarato di ispirarsi alla semplicità più autentica come antidoto al caos del mondo contemporaneo.

“La semplicità è spesso vista come basic ma io penso che sia forte, che abbia un grande impatto”, ha affermato Mihara Yasuhiro.
Si alternano sul défilé capi maschili e femminili che condividono il medesimo stile, all’insegna dell’effortlessy-chic. Eleganza senza tempo nei capispalla: solo qua e là l’estro dello stilista si lascia andare a dettagli deformanti, che modificano l’allure originaria di certe creazioni.



Largo a giacche di nylon in kaki dalle proporzioni cocoon, che si alternano a cappotti in lana navy anch’essi oversize. Per la donna linee classiche e rimandi vintage, come nella gonna a vita alta. Tocchi di una sartorialità destinata a non passare mai di moda impreziosiscono gli outfit che sfilano in passerella. Non mancano pantaloni skinny che esaltano le linee del corpo.

Prevale un senso di ribellione, per una Youth culture dal mood rivoluzionario: sembrano quasi ribellarsi ai codici stilistici imperanti, i modelli che si danno il cambio in passerella. Alcuni sfoggiano ai piedi snearker Converse, altri si rifugiano in un passato glorioso. Non mancano i parka impreziositi da faux fur, tra berretti e charme d’ordinanza. Una collezione iconica, che sembra riaffermare il panta rei di eraclitiana memoria. Tutto passa, tutto si trasforma per poi tornare indietro: questa sembra essere la formula che ispira lo stilista giapponese, nostalgico di uno stile oggi forse dimenticato.

I guerrieri urbani di Grace Wales Bonner

Suggestioni esotiche e neocolonialismo in passerella da Grace Wales Bonner, che ha presentato la sua ultima collezione nell’ambito della settimana di moda uomo alla London Fashion Week. Sfila una parata di guerrieri urbani: indossano una sorta di uniforme dalle linee sobrie e pulite, mentre in testa sfoggiano turbanti perfetti per affrontare il caldo del deserto.

Uno stile fortemente urban che si esprime in giacche e capispalla sobri dalle linee minimaliste. I look maschili e femminili che si alternano sulla passerella strizzano l’occhio ad un multiculturalismo che sembra porsi come leitmotiv dell’intero défilé. La designer si è espressa sulla necessità di “dare a culture diverse valori comuni” come anche sul bisogno impellente di “arricchire il linguaggio dello streetwear”.

Tante le collaborazioni illustri alla base della collezione: ad affiancare la stilista Stephen Jones e Manolo Blahnik per gli accessori. L’artista Lynette Yiadom-Boakye ha interpretato il mood della sfilata con il suo personale contributo. Politicamente schierata, Grace Wales Bonner fonda anche la propria estetica in determinati valori, che inneggiano ad una nuova democrazia. La sfilata è pervasa da una spiritualità inedita nel fashion biz, che evoca eroi contemporanei ponendosi come uno dei momenti più intensi della fashion week londinese.



Si alternano sulla passerella codici stilistici eterogenei, che traggono ispirazione da culture ed epoche diverse. La palette cromatica include grigi per cappotti e spolverini in tweed, tra pantaloni in pelle e abiti dalle linee sartoriali. Gli outfit femminili mostrano ispirazioni Forties e linee pulite ed essenziali. Una sfilata altamente evocativa, che coniuga impegno sociale e charme gettando le basi di una nuova era della moda, che si rivolga alle diverse culture promuovendo un dialogo costante e produttivo.

Sfila a Londra il minimalismo sporty di Berthold

Si intitola Asylum la collezione autunno/inverno 2017 di Berthold, presentata durante la London Fashion Week dedicata alla moda uomo. Linee pulite e trionfo di minimalismo, intervallato qua e là da suggestioni sporty-chic e dettagli streetwear. Lo stilista austriaco punta alla pulizia e al comfort, per capi morbidi e funzionali: capo principe della collezione è la felpa in pile con cappuccio.

Linee fluttuanti e proporzioni over definiscono uno stile facile da indossare, dal mood dinamico e pratico. “Si gioca tutto sulla bellezza e sulla spensieratezza”, ha dichiarato Raimund Berthold. Il designer ha portato sulla passerella alcune uscite iconiche: ecco sfilare sulla passerella l’uomo bendato, metafora dello Zeitgeist o coup-de-theatre funzionale all’estetica del brand. L’uomo si benda per affrontare la vita con uno spirito nuovo, forse con rinnovato ottimismo, necessario per resistere agli inganni della contemporaneità.

Il défilé si apre con una serie di cappotti in candida lana bianca: largo a proporzioni oversize e dettagli casual, come le sciarpe indossato su giacche più smilze. I modelli sfilano quasi come dei manichini: volutamente inespressivi li vediamo aggirarsi quasi senza meta attraverso i corridoi, su uno sfondo decorato con i medesimi colori dei capi che si alternano in passerella. Tripudio di mohair, feltro di lana e pelle tra i materiali usati: le bende indossate sia nei look maschili che in quelli femminili superano l’identità di genere.



Pantaloni ampi e maniche aperte caratterizzano molte delle uscite, in una palette cromatica che predilige tonalità neutrali come il nero, il bianco e il rosso. Domina un minimalismo chic di raffinata impronta sartoriale. Non mancano ispirazioni knitwear per lunghi ed avvolgenti cardigan e maglioni a collo alto, en pendant con i pantaloni. I materiali e le lavorazioni definiscono un’estetica nuova, che gioca molto sulla reale portabilità dei capi, per una moda che si pone finalmente come interprete della realtà.

London Fashion Week: A-Cold-Wall collabora con NikeLab Air Force 1

Istrionica ed irriverente la collezione presentata da A-Cold-Wall durante la settimana della moda maschile dedicata alle collezioni di menswear per l’autunno/Inverno 2017.

Il brand londinese di Samuel Ross, pupillo di Virgil Abloh/Off-White, punto di riferimento per chi ama lo streetwear, ha presentato una collezione iconica caratterizzata dalla collaborazione con NikeLab Air Force Ones.

La collezione segna il debutto di Ross nel calendario della moda uomo londinese. Largo a capi dalle suggestioni androgine e dai bagliori iridescenti, come nei capispalla argentati, che strizzano l’occhio a certo grunge anni Novanta, mai dimenticato, come anche a guizzi futuristi. Un uomo che ama sperimentare ed osare, quello che ha calcato la passerella di A-Cold-Wall, audace ed eclettico interprete di uno stile fortemente attuale.



Ma le vere protagoniste della serata sono state le scarpe. “Chiamiamolo pure un esperimento su misura”, ha commentato Ross, “perché la scarpa è stata modificata piuttosto pesantemente”. Il risultato dell’esperimento è una sneaker che reca il logo angolare del brand cucito sull’angolo esterno del piede.

“A Cold Wall e Nike offrono prodotti unici, innovativi e curati che celebrano la cultura del design e la cultura Street”, ha aggiunto poi lo stilista, definendo lo scambio tra i brand come una conversazione tangibile, che dà vita ad un prodotto iconico.

Sebbene le scarpe siano state realizzate appositamente per il défilé, sembra già aleggiare la possibile decisione da parte dei due brand di commercializzare il prodotto, se la domanda sarà abbastanza forte. Il 25enne Ross, che si è autodefinito “un uomo vecchio”, interessato solo “ad andare a letto presto e creare”, ha debuttato alla London Fashion Week in grande stile, con una sfilata ricca di suggestioni. Dopo aver lanciato la sua linea lo scorso maggio, con solo 25 pezzi, vanta già tra i suoi clienti Barneys New York ed Harvey Nichols. Ora arriva anche la collaborazione con NikeLab Air Force 1.

Lou Dalton incanta Londra tra joie de vivre e suggestioni knitwear

Gioiosa, colorata, fresca la collezione autunno/inverno 2017 di Lou Dalton, presentata nell’ambito della settimana della moda maschile di Londra. Un’iniezione vitaminica perfetta per combatter il rigore invernale: ottimismo e joe de vivre caratterizzano i modelli per l’uomo disegnati da Lou Dalton. Da sempre amante di certa convivialità, la designer ha scelto di presentare la nuova collezione in un’atmosfera intima: i modelli sono stati raccontati dalla sua stessa voce, che ne ha descritto ispirazioni e stile.

La stilista ha collaborato per la collezione AI2017 con il brand di knitwear John Smedley: l’inedita partnership ha dato vita a filati molto interessanti, che uniscono suggestioni sporty-chic a linee pulite e tinte fluo. Largo a maglioni stampati caratterizzati da colori vitaminici. Brio e allegria costituiscono fil rouge prediletto di una collezione in cui l’uomo è libero da ogni diktat imposto dall’esterno, finalmente deciso a recuperare la propria essenza più autentica e, perché no, a riscoprire e ridare dignità anche al suo lato più infantile.

Lou Dalton si è anche servita dell’aiuto di John Booth, pittore e ceramista di fama mondiale, che ha decorato le borse e anche le camicie jeans, impreziosite da tocchi di arancio, giallo limone e rosa baby. Voluttuose e iridescenti le tinte scelte per la collezione, perfetta per illuminare anche il proverbiale fumo di Londra.



L’attore britannico Russell Tovey recita in un cortometraggio indossando i capi della collezione. Largo a denim e richiami agli anni Ottanta/Novanta, per un uomo educato che ama i colori. La stilista sceglie come location il St. James Market, accanto a Piccadilly Circus. I modelli siedono lungo un muro. Largo a cappotti dalle spalle cadenti, giacche e capispalla iconici, che sovente indugiano nell’eleganza evergreen di tagli sartoriali. Non mancano dettagli in lana bouclé, stampe a righe e denim all over. Ai piedi dell’uomo coloratissime sneakers Converse.

Il Bauhaus rivive da YMC

Ispirazioni Bauhaus rivivono nella collezione YMC, presentata nell’ambito della London Fashion Week. Il celebre club berlinese torna in vita sulla passerella londinese, tra suggestioni beat dal fascino evergreen e silhouettes unisex. Tripudio di capi basic, impreziositi però dall’allure di nostalgici rimandi vintage: torna il military-chic, che si fa strada tra il minimalismo imperante.

Capi morbidi e avvolgenti come plaid, caratterizzati da un’eleganza casual e da un mood easy: è facile indossare outfit come questi, perfetti per ogni momento della giornata. Il brand ha presentato per la prima volta insieme le collezioni di womenswear e menswear: rimandi alla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta si uniscono ad ispirazioni streetstyle, per un’eleganza disinvolta che guarda alla Youth culture.

Suggestioni underground anche nella location in cui si è svolta la presentazione, a Covent Garden: qui campeggiava una grande insegna recante la sigla del brand, YMC, You Must Create. I modelli si sono alternati su un palco tra le note di Factory Floor. Chic e fortemente improntata ad una contemporaneità mai banale, la collezione YMC è caratterizzata da look unisex e da capi basic, insostituibili must have di ogni guardaroba.



Largo a giacche biker in pelle, come a tartan rivisitato e pantaloni ampi, in bilico tra Seventies ed Eighties. Ribellione e fascino prevalgono come fil rouge dell’intera collezione. Lo stile YMC è perfetto per affrontare il rigore invernale, grazie alla morbidezza di ampie sciarpe e cappotti dall’aria militare. Rimandi army-chic per lui e per lei: le nuance sono prevalentemente scure e non mancano guizzi di pelliccia. Per lei largo ad abiti oversize, a colli alti e anche qui pelle all over, per un’eleganza perfetta per l’intera giornata.

Sfila a Londra l’estetica concettuale di Chalayan

Per la sua prima sfilata di moda maschile alla London Fashion Week, Chalayan sceglie di tuffarsi in uno stile concettuale: il quotidiano viene esplorato in tutte le sue sfumature, attraverso l’indagine della tensione tra contenuti e forme. Hussein Chalayan elabora un’estetica nuova, che guarda alla contemporaneità e ne osserva minuziosamente i diktat: ecco quindi suggestioni street wear accanto a tagli sartoriali e proporzioni over.

Protagonista dell’intero défilé è l’uomo contemporaneo, che diviene emblema dello Zeitgeist: attraverso il suo modo di vestire veniamo proiettati nello spirito dei tempi, in un’attualità che profuma di inusitati scorci futuristi e di un ottimismo nuovo, per una moda che trae dal passato il meglio e lo rielabora. Panta rei, tutto scorre, si potrebbe dire: così anche lo stile, che risorge come un’Araba fenice, sempre proiettato in un domani tutto da vivere.

La collezione Chalayan, presentata nella boutique del brand a Mayfair, mixa sapientemente capi dal taglio sartoriale a suggestioni streetwear: i capispalla dominano ed impreziosiscono ogni uscita, declinati in linee cocoon e spalle oversize. Largo a cappe e maniche lavorate, tra dettagli sartoriali, come i tagli. I pantaloni dal mood sporty-chic si alternano a quelli dal piglio più formale.



Chalayan indossa quasi i panni di un filosofo, profeta di una nuova visione della moda maschile ed arbiter elegantiae capace di porre le basi di una estetica nuova: perfettamente a suo agio in questa veste, lo stilista interpreta i tempi attuali attraverso un mix iconico di abiti dal taglio sartoriale e silhouette disimpegnate e fluide. Una collezione eclettica e versatile, che segna l’avvento di una nuova era del menswear, capace di guardare avanti senza timore.

Da Katie Eary sfila l’uomo con teddy bear

Glam e tenerezza sono gli ingredienti chiave della sfilata di Katie Eary: la stilista porta sulla passerella della London Fashion Week dedicata al menswear una collezione che celebra la Londra anni Settanta.

Il glam della Soho anni Settanta rivive sui capi iconici che si alternano sul défilé, tra pattern dalle suggestioni optical e fluidità delle linee. La collezione di Katie Eary segna ufficialmente l’avvento di una nuova era e stavolta la tendenza sembra essere inequivocabile: è giunta l’ora di dire addio al maschio alfa. L’uomo che calca la passerella è un dandy contemporaneo, che indugia in vestaglie preziose e dettagli che strizzano l’occhio all’infanzia.

Protagonista assoluto del défilé è lui, l’iconico teddy bear sdoganato come nuovo must have della prossima stagione invernale: largo a nostalgici rimandi ad un’infanzia mai dimenticata, per l’uomo che non si separa mai dal suo orsacchiotto, stretto tra le sue mani ad ogni uscita (o quasi). E se le uscite di womenswear ricordano una valchiria armata di self-confidence e sex appeal, l’uomo sembra invece prediligere una ritrovata dolcezza.

Katie Eary, definita “un uragano nel mondo del menswear”, sdogana una nuova estetica che alla scanzonata virilità preferisce la dolcezza di un uomo che sceglie di rompere con gli stereotipi, prediligendo la comoda eleganza di una veste da camera. Il pigiama in seta e il teddy bear che ciondola dalla mano inaugurano una nuova visione dell’uomo contemporaneo: ma sotto l’aria da bravo ragazzo ecco il coup-de theatre e la sfilata verte su suggestioni prese a prestito dai Seventies, gli anni più trasgressivi. Resta da chiedersi se il nuovo uomo, un po’ romantico e un po’ Peter Pan, non risulti invece irresistibile.

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Un particolare della sfilata di Katie Eary A/I 2017-2018




Le uscite femminili omaggiano certi strip-club londinesi, in cui a dominare sono gli eccessi. Uno stile moderno ed ironico, che veste la donna con top in seta dai pattern geometrici. La palette cromatica abbraccia nuance come il pesca, l’arancio, il porpora. L’uomo sfila tra fur coat in pelliccia, pantaloni ampi e capi all’apparenza sobri da cui fanno invece capolino piume di marabù. In passerella anche la bomb shell Daisy Lowe, strizzata in capi che omaggiano la disco anni Settanta. La top model londinese, classe 1989, omaggia la sensualità femminile, tra curve da capogiro e falcate aggressive.

Grande amante delle stampe audaci, Katie Eary trae ispirazione dall’universo di Soho e da Paul Raymond, figura di spicco di quegli anni. Paul Raymond, nome d’arte di Geoffrey Anthony Quinn, è stato un imprenditore ed editore inglese di fama mondiale: soprannominato il “Re di Soho”, divenne famoso aprendo proprio a Soho il primo strip club inglese, il Raymond Revuebar. Katie Eary incanta con una sfilata piena di contraddizioni e charme: sensualità e candore si uniscono in modo mirabile, in una collezione ricca di colpi di scena e di virtuosismi stilistici.