Lo stile timeless di Chester Barrie

La collezione AI2017 di Chester Barrie è stata presentata nell’ambito della settimana londinese dedicata alla moda uomo. Un tuffo nello charme della vecchia Inghilterra, per una collezione iconica che segna il trionfo del British style. Largo a cravatte in site pura declinate in colori diversi ed indossate con una varietà di abiti stampati. Un’estetica nuova secondo cui non tutto deve sposarsi alla perfezione. La collezione vede i cappotti come capo iconico, tra morbida alpaca dalle suggestioni luxury e cashmere pregiato. Largo anche a blazer doppiopetto e maglioni a collo alto. Spicca tra i materiali prediletti anche la lana bouclé. Blu e verde dominano negli abiti sartoriali. Chester Barrie è il primo brand della celebre Savile Row ad aderire alla filosofia del see-now buy-now- Tra gli abiti da sera una giacca doppiopetto in tartan e capi in velluto, che omaggiano la Hollywood degli anni Cinquanta. Chester Barrie è sinonimo di stile e personalità: il brand incarna la quintessenza del più iconico stile British, per un’eleganza timeless, apprezzata tra gli altri dal modello David Gandy e da attori come David Harewood, Hugh Bonneville e Mark Gatiss. Tra i clienti più celebri del brand anche Sir Winston Churchill, Cary Grant e Frank Sinatra. Chester Barrie fu fondato a Londra nel 1935 da Simon Ackerman, un geniluomo inglese emigrato negli Stati Uniti d’America. Dopo aver fatto ritorno in Inghilterra, Ackerman divenne pioniere di Savile Row, dove creò la sua sartoria dando vita a collezioni di ready-to-wear dallo charme evergreen.

Qasimi: la rivoluzione nel segno dello stile

Pacata e sofisticata la collezione Qasimi, presentata nell’ambito della settimana della moda uomo di Londra. Il brand, alla sua quarta stagione nel calendario della fashion week londinese, trae ispirazione dai movimenti giovanili: ma il nuovo rivoluzionario ha l’aria di un dandy. Stretto in lunghi cappotti dal piglio sartoriale e in morbidi capi in filato di lana, il giovane mette in scena una protesta dai toni eleganti e pregni di fascino.

Charme allo stato puro nel trionfo di minimalismo che caratterizza la collezione AI2017 di Qasimi. “Il punto di partenza era l’idea di buttare i ragazzi giù dal letto e catapultarli nelle strade a protestare”, ha dichiarato Khalid bin Sultan Al Qasimi durante la presentazione.

Nella sua estetica alla base della collezione vi sono John Lennon e la sua indimenticabile Bed-In, una forma di protesta non-violenta contro la guerra in Vietnam messa in atto nel 1969 dal cantante e dalla moglie Yoko Ono. Inoltre ad ispirare Qasimi anche Black Lives Matter, movimento internazionale di attivisti originario della comunità afro-americana, e le proteste del Dakota Pipeline.

“Penso che stiamo tutti protestando”, ha affermato Qasimi.”Penso che non si va più nelle strade perché non cambia nulla. Abbiamo bisogno di farlo quotidianamente”. Un giovane impegnato politicamente che tuttavia sceglie di non rinunciare a pregiate suggestioni luxury per uno stile iconico. Influenzato dai graffiti visti negli Emirati Arabi, lo stilista indugia in toni pastello, come il rosa baby, accostati a verde, kaki e mostarda. Suggestioni grunge anche nei materiali usati, per cappotti classici. Il giovane dandy non teme di apparire ieratico in velluti e sete preziose, che si alternano ad iconico knitwear, mentre lunghissime sciarpe sfiorano il pavimento.



La rivoluzione auspicata da Khalid Al’Qasimi parte da riflessioni di tipo estetico: proprio dall’estetica si parte per affermare una nuova etica e una nuova politica. Delicata e soft la collezione, che indugia in capi sartoriali e pantaloni cargo. I cappotti ricordano le vesti da camera e si accostano a ciabatte ricamate in arabo. Suggestiva ed affascinante, la collezione ristabilisce i codici di un rinnovato minimalismo, per veri intenditori.

Back to Sixties per Daniel W. Fletcher

I favolosi Swinging Sixties rivivono nella collezione di Daniel W. Fletcher, presentata durante la London Fashion Week. Un tuffo indietro nel tempo per una collezione iconica, che trae ispirazione da echi rivoluzionari sessantottini e da suggestioni in chiave Seventies. Una moda impegnata, un po’ beat e un po’ esistenzialista, quella prediletta dallo stilista, da sempre stimolato dalla realtà e dalla politica.

“Il 2016 è stato un anno turbolento per la politica”, ha commentato Fletcher, riferendosi agli eventi che hanno segnato l’anno appena conclusosi, dalla Brexit all’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America fino ai crescenti sentimenti di xenofobia e alla massiccia ondata di immigrazione. Il designer si rivolge alle giovani generazioni offrendo loro un importante monito a non arrendersi e a non accettare i diktat precostituiti, stimolandone la criticità. A proposito degli anni Settanta, che ispirano la sua collezione, Fletcher ha commentato: “Si trattava di un periodo in cui vi erano contrasti politici e la gente era infelice. Sento che ora ci troviamo in una situazione simile”.

La collezione AI2017 verte su inediti mix cromatici che sbucano da elementi sartoriali. Una collezione che lo stesso designer definisce “un po’ più elegante e più matura”. Lo stilista, che debutta alla London Fashion Week Men’s, è noto per i suoi iconici pigiami in seta e per le stampe patchwork che caratterizzano le sue creazioni.



Largo a giacche in pelle impreziosite da iconiche stampe patchwork: blocchi di colore che indugiano nei toni della terra, tra beige, marrone e rosso. Una palette cromatica dalle tinte autunnali. Inoltre su cappotti e capispalla spiccano dettagli ispirati alle Olimpiadi degli anni Settanta.

Back to Eighties in passerella da Martine Rose

Un sovvertimento generale degli archetipi maschili è quello che ha avuto luogo sulla passerella di Martine Rose: una collezione che ridefinisce i canoni di maschile e femminile, rendendo i confini tra i due sessi labili. Elegante e a tratti rétro l’uomo che calca la passerella, tra suggestioni Eighties e guizzi di American Style.

“Volevo un banchiere, quasi un American Psycho”, ha commentato la stilista. La sfilata ha avuto luogo al Seven Sisters Indoor Market, vicino lo studio della designer, sito a Tottenham: una location originale, che ha visto sfilare la collezione AI2017 di Martine Rose tra gli occhi entusiasti dei barbieri e dei commercianti che lavorano lì. “Volevo che la gente avesse un’esperienza il più vicina possibile ad un mercato vero”, ha aggiunto la designer.

In passerella modelli pettinati alla Phil Oakey indossano cravatte e abiti sartoriali: tripudio di camicie di seta e citazioni Eighties. A metà tra un banchiere e un agente immobiliare, l’uomo Martine Rose è dinamico ed eclettico: autenticità e rimandi alla realtà caratterizzano la collezione, che non lesina in tocchi vintage. La stilista 36enne sfila fuori dal calendario ufficiale della London Fashion Week Men’s e propone una collezione ricca di caleidoscopici virtuosismi stilistici, in bilico tra passato e presente.



Martine Rose gioca con la tradizionale uniforme che da sempre contraddistingue certe professioni: cravatte d’ordinanza perfette per Wall Street ma anche per l’impiegato più comune, vengono impreziosite da tocchi androgini e da suggestioni sartoriali. Volumi esagerati e teatrali specie nei pantaloni. Ispirazioni vintage negli impermeabili. Tra i materiali usati tripudio di satin e pelle ma anche lana. Una collezione che non lascia indifferente lo spettatore, colpito da una fucina di idee ricche di brio ed originalità. Sapiente uso del flashback per riportare in auge trend che spopolavano nei favolosi anni Ottanta, per un uomo dalla personalità esplosiva.

La moda anarchica di Liam Hodges

Uno scenario post apocalittico fa da sfondo alla sfilata Liam Hodges: l’uomo che indossa la collezione AI2017 si muove in un mondo distopico in cui regna il caos. Una collezione dai risvolti anarchici: anche quando tutto sembra andare storto, può ancora esserci stile- questo sembra essere l’intento che muove Hodges nella creazione di capi istrionici.

Dominano citazioni workwear tra tocchi sporty e riferimenti military-chic. Lo stilista cita un verso del poeta Hector Aponysus, che sembra essere la summa ideale delle ispirazioni alla base della sua nuova collezione: “Cercare una vocazione nel declino della civilizzazione”, ecco come Hodges riassume il mantra della sfilata. Il designer svela una vena particolarmente critica nei confronti della società attuale: noto per la sua estetica forte e scevra da ogni appartenenza sociale, Hodges getta le fondamenta di un nuovo lusso, più democratico e aperto a suggestioni inedite.

In passerella è un tripudio di riferimenti allo stile militare, tra camouflage all over digitalizzato, su stampe iconiche che impreziosiscono gran parte dei capi: la stampa militare per eccellenza domina su cappotti e capispalla, pantaloni e dettagli, come anche sul più classico paio di jeans Levi’s 501. Hodges ha collaborato per la sua collezione con il brand inglese di cappelli Cristys’ e si è ispirato al celebre film di Stanley Kubrick “Arancia Meccanica”.



La stampa mimetica sembra essere il fil rouge dell’intera collezione: la ritroviamo su cappotti e pantaloni skinny, ma anche su dettagli che impreziosiscono giacche e pantaloni. Non mancano capi oversize dalle suggestioni Eighties con stampa patchwork e pantaloni con coulisse: sovrapposizioni ardite dal retrogusto orientale si alternano a voluminosi coat in cui torna prepotentemente alla ribalta il logo. Una collezione interessante che ancora una volta rimarca l’estro dello stilista.

Cinquanta sfumature di knitwear per John Smedley

Un’atmosfera nuova caratterizza la collezione presentata da John Smedley nell’ambito della London Fashion Week dedicata al Menswear. Il brand, leader nel knitwear, per la prima volta si cimenta nella creazione di capi mediante l’uso di materiali grezzi, come alpaca e lana di pecora nera.

Ma non aspettatevi suggestioni grunge: la collezione AI2017 di John Smedley esplora territori inusitati che intendono conferire ai materiali meno nobili tocchi di un nuovo lusso contemporaneo. “Volevamo davvero fare qualcosa che celebrasse una fibra sottovalutata dalla moda, come la lana di pecora nera”, ha dichiarato Jess McGuire-Dudley, marketing e design director del brand. La lana di pecora nera, più vicina al carbone come colore, viene utilizzata per numerosi pezzi, tra cui un maglione con scollo alla marinara e una cappa la cui lavorazione ha impiegato oltre cento ore di lavoro.

Eccellenza artigianale e tripudio di British style caratterizzano la collezione, che si sviluppa tra silhouette pulite dal piglio androgino: le collezioni di menswear e womenswear vengono presentata insieme, in una linea unisex dal grande impatto emotivo. I pezzi forte della collezione sono la tuniche arancione con collo alto e il bomber nero in lana bouclé. Suggestioni minimal-chic vestono l’uomo e la donna John Smedley: l’eleganza senza tempo di capi basic non lesina tuttavia in guizzi stilistici destinati a non passare mai di moda.



Largo al più sofisticato stile effortlessy-chic, per un’eleganza pulita e ricercata, che si esprime in capi essenziali e funzionali, perfetti per affrontare i rigori invernali senza perdere di vista lo charme. Capi perfetti per lui e per lei, che rimandano ad uno stile classico ed iconico, tra tocchi retro ed ispirazioni evergreen.

La provocazione è di moda da Christopher Shannon

Il design e l’architettura costituiscono l’ispirazione prevalente alla base della collezione AI2017 di Christopher Shannon. Lo stilista ha infatti dichiarato di essersi lasciato ispirare dagli edifici che quotidianamente catturano il suo occhio durante il suo tragitto per andare a lavoro. Altro topos prediletto per la nuova collezione sono i ciclisti che percorrono la sua stessa strada: suggestioni tratte dalla vita quotidiana, ma che l’estro del designer trasforma in caleidoscopici giochi stilistici che attraversano la passerella.

Una collezione dallo spirito intrinsecamente streetwear, che vede un tripudio di colori audaci ed iconici riferimenti al denim, cifra stilistica di Shannon. Apre il défilé un outfit in jersey giallo canarino: le tinte fluo caratterizzano l’intera sfilata, insieme allo stile ciclista, che si traduce in leggings all over. Altro colore che domina la palette cromatica è l’indaco: l’abbiamo visto in pannelli patchwork su denim, per giacche e camicie accostato al bianco e al nero: spiccano colletti e cuffie in colori al neon e jeans declinati in accese bicromie.

Largo a proporzioni over e decostruzioni ardite, per accostamenti audaci che però non pesano mai sullo stile della collezione. Teatrale ed istrionico il denim utilizzato per decorare i parka. Il nylon, cifra stilistica del designer, torna prepotentemente anche su giacche con zip da indossare con pantaloni cargo. Ironia e aggressività sono i sentimenti prevalenti nel fashion show, a partire dagli slogan che campeggiano sulle maglie, inedite rivisitazioni del logo di altri brand: ecco “Tumbleweed” al posto di Timberland, “Loss International” al posto di Hugo Boss e “CS Constant Stress” per indicare Calvin Klein. Aperta provocazione o solo reazione alla Brexit e alla vittoria di Trump negli Stati Uniti? Potente ed efficace l’estetica del designer inglese, noto per le sue performance al limite del teatrale. Dissidente e fieramente bastian contrario, lo stilista di Liverpool è un anticonformista nato, da sempre amante degli eccessi e di uno stile che fa dell’imprevedibilità la sua prerogativa.

Inedito workwear in passerella da Xander Zhou

Un’estetica forte e ricca di stimoli alla base della collezione AI2017 di Xander Zhou: suggestioni sartoriali predominano tra proporzioni Eighties e note glam. La tradizionale divisa indossata dai banchieri di ogni parte del mondo- tre pezzi e cravatta- viene ora eletta da Xander Zhou a capo iconico, passepartout su cui si sviluppa l’intera collezione. In un tripudio di note workwear non mancano omaggi al maoismo, che si esplicano nei kimono, nelle uniformi militari e persino nel porno giapponese, che viene omaggiato qua e là. Sfilano camici e riferimenti kung fu in una collezione dal mood futurista, che mixa hentai e sartorialità in un inedito sincretismo dal grande impatto scenografico. Apre il défilé un look che sembra preso in prestito da Wall Street: largo alla camicia, indossata con panciotto e cravatta: si continua con un caleidoscopio di look iconici in cui domina l’ironia. Sotto un trench argentato dal retrogusto vagamente glam si apre il nero all over di un abito sartoriale, mentre torna in auge il gessato, reinterpretato anch’esso in chiave ironica.



Largo a denim giapponese dall’aria vissuta che impreziosisce un cappotto squadrato e pantaloni a vita alta da indossare a torso nudo, ma che sarebbero altrettanto perfetti anche se accostati ad un maglione in cashmere. I cappotti kinmono in pelle si alternano a giacche oversize e colletti perfetti per l’impiegato medio, ma che trovano in Xhou nuova linfa vitale.

Lo stilista, classe 1982, fonda il brand che porta il suo nome dopo aver studiato fashion design in Olanda. Il primo designer di nazionalità cinese a sfilare alla London Fashion Week Men’s, Xhou si è fatto conoscere per il suo stile ricco di materiali e forme iconiche. Le sue collezioni sono ora disponibili a Londra, New York, Tokyo, Seoul e in molte altre nazioni. Amante della sperimentazione, lo stilista esplora i confini tra forma e funzionalità e le qualità dei materiali utilizzati. Reinterpreta forme classiche attraverso nuove suggestioni e abolisce il gender per capi androgini. Ad affascinarlo anche la Youth culture e i movimenti giovanili, da sempre portatori di nuove ispirazioni.

Il gentiluomo British in passerella da Kent & Curwen

Ispirazioni rétro si uniscono al più iconico stile British per una delle collezioni più interessanti tra quelle presentate nell’ambito della settimana della moda londinese dedicata al menswear: Kent & Curwen riportano in auge la quintessenza dello stile British. Il brand, di proprietà di David Beckham, si affida all’estro del direttore creativo Daniel Kearns: dopo il debutto, avvenuto lo scorso settembre con una collezione venduta esclusivamente sull’online retail Mr Porter, ora Kent & Curwen si impone come uno dei protagonisti assoluti della London Fashion Week. Un’eleganza senza tempo intrisa di rimandi vintage caratterizza la collezione, che tuttavia appare indirizzata ad un uomo che vive nella contemporaneità. Per la collezione AI2017 viene esplorato l’archivio del brand, con particolare attenzione alle suggestioni sporty, che tornano alla ribalta in maglioni stile cricket, maglie da rugby e righe mariniere: note sporswear si impreziosiscono ora di linee sartoriali dall’iconica eleganza, che rappresentano per antonomasia lo stile British.



Kearns riabilita il suo guardaroba più iconico, aggiungendovi numerose giacche impreziosite dal logo del brand, caratterizzato dalla rosa Tudor, emblema dello stile britannico. Lo sport domina su maglie da sci e da cricket, come su sciarpe in lana ispirate dai club universitari inglesi. L’eleganza degli atenei più esclusivi e prestigiosi del Regno Unito si esprime in una collezione perfetta per un dandy contemporaneo, che allo streetwear imperante preferisce il vintage più sofisticato. Tripudio di camicie come uniformi, con stemmi ricamati, o ancora cappotti dall’allure military-chic e blazer decostruiti, perfetti con un dolcevita.

David Beckham e Daniel Kearns sembrano avere un’idea molto chiara di ciò che vogliono: la collezione sembra essere destinata a un uomo giovane e sicuro di sé, orgoglioso del suo stile timeless, e che non lesina in richiami nostalgici. Non mancano i dettagli, come i cappelli baker boy realizzati in collaborazione con Lock & co. In passerella sfila un gentiluomo contemporaneo, che ama sfoggiare uno stile vagamente rétro, forte di una personalità ben definita e di una classe innata. Chapeau.

Arashi Yanagawa: dal ring al menswear

Evocativa ed intensa la collezione AI2017 di John Lawrence Sullivan, che ha sfilato nell’ambito della London Fashion Week Men’s. Forti richiami sartoriali si uniscono a suggestioni Weimar, in una collezione ironica che trae ispirazione dai paesaggi europei, in particolare dalla Germania.

Arashi Yanagawa indugia sulla Repubblica di Weimar come leitmotiv per una collezione che si caratterizza per una palette cromatica affascinante e variegata, che si esprime in note cioccolato, porpora, nere e verdi. Le linee sartoriali si uniscono a proporzioni over specie nelle spalle di giacche e cappotti dal taglio timeless, insieme a pantaloni ampi.

Yanagawa cita l’opera dell’artista Nancy Grossman, nota per le sue sculture di pelle che ricordano maschere iconiche. Lo stilista si ispira proprio a queste maschere nel suo uso originale delle zip, come si evince dal bomber in nylon indossato con maglione a collo alto giallo e pantaloni sportivi mostarda, come anche nelle zip parallele che attraversano un maglione verde bottiglia e pantaloni in pelle nera.



La collezione è pervasa da una vena feticista, evidente nei capispalla in pelle declinati nei toni del borgogna, del nero e del grigio. Non mancano riferimenti alla cultura dei centauri, come negli outfit da motociclista in colori neon, come giallo e argento. Note grunge si uniscono alla classicità timeless del principe di Galles che impreziosisce blazer e cappotti. Citazioni streetwear pongono la collezione nella contemporaneità, sebbene in essa siano presenti numerosi guizzi vintage, citazioni Seventies ed Eighties e rimandi ad epoche lontane.

Ex pugile professionista, Arashi Yanagawa giunge alla moda nel 2003, quando fonda il brand John Lawrence Sullivan. Lo stilista posiede un’estetica inedita, che trova espressione in collezioni affascinanti e sofisticate, perfette per un uomo forte, indipendente e che non teme le sfide.

L’approccio filosofico di Ximonlee

Si intitola Shame, Vergogna, la prima collezione Ximonlee che sfila alla London Fashion Week dedicata alla moda uomo. Lo stilista cinese-coreano, al suo debutto alla settimana della moda londinese, punta su una collezione AI2017 dal piglio filosofico e dal mood intellettuale. Il designer intende esplorare la dimensione del conscio e del subconscio, con particolare riferimento alla vergogna.

Dopo aver presentato le precedenti collezioni a Parigi, Ximon Lee incanta Londra attraverso una collezione ricca di sfumature dal fascino etereo e dalle suggestioni streetwear. Altamente evocativa, l’analisi filosofica della vergogna intende anche indagare la dimensione estetica e le nuove categorie di bellezza, bruttezza e vulnerabilità. Un tema particolarmente attuale nella fugacità dei riferimenti contemporanei: “Penso che la coesistenza di bello e brutto sia davvero interessante”, ha dichiarato Lee, che si è detto molto intrigato da questo tema, scelto come leitmotiv della sfilata.

Noto per le sue silhouette estreme e per le costruzioni realizzate a mano, Lee si è sbizzarrito in questa collezione dando vita al proprio estro anche attraverso l’uso di perle e broccati di seta, per giacche preziose dai volumi oversize e dal mood delicato. Dettagli impreziositi da madreperla si stendono su maglie minimali e pantaloni.



“Mia madre era single e le piacevano molto le perle”, ha dichiarato lo stilista. “Non le ho mai lasciato indossare una collana di perle. Per me la rendevano vulnerabile e non mi piaceva quella sensazione. Come altre persone nella società che sono vestite in modo dolce. Li mette in una posizione di vulnerabilità- soprattutto la notte o in un bar”-

Presenti anche ricchi broccati di seta, creati con pittura ad olio raffigurante una donna nuda e un angelo: lunghi cappotti da indossare con pantaloni kaki e sciarpa. Nuovo approccio alla sartorialità, per il designer: le modelle indossano lunghi e languidi capispalla in linea con la sua estetica.