Matrimonio “da lunapark” per la coppia Ferragni-Fedez: “Postate pure tutte le foto che vi pare, non vi trattenete”

La coppia Ferragni-Fedez ha coronato senza ombra di dubbio il matrimonio italiano più social di tutti i tempi, tutto in diretta Instagram. Gli stessi sposini si sono raccomandati con gli invitati di non trattenersi, bensì di caricare tutte le foto che desideravano senza badare a possibili divieti.


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Ed ecco che ne deriva l’immagine di un matrimonio sapientemente “costruito” e tutt’altro che discreto: sfogliando la gallery, sembra quasi di essere di fronte alle scene di un film americano. In alcune foto, la coppia appare affiancata da una schiera di damigelle in abito rigorosamente rosa, in altre la Ferragni esibisce indifferentemente con tanto di sorriso la fede nuziale, gli abiti o gli ospiti scatenati.


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Non potevano ovviamente mancare i fuochi d’artificio, per non parlare del piccolo lunapark allestito all’interno della Dimora delle Balze a Noto, che per l’occasione era blindatissima, dove i due hanno deciso di celebrare il grande evento.


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Come da vero copione, quasi per rispettare le tradizioni del matrimonio all’italiana, non potevano mancare gli scatti coi genitori e quelli con le lacrime dovute alla commozione. Il matrimonio della coppia Ferragni-Fedez è divenuto, insomma, un grande hashtag (#TheFerragnez) dove milioni di fans cliccavano compulsivamente pur di avere aggiornamenti in tempo reale sui loro personaggi preferiti.


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Non c’era da aspettarsi altrimenti, dal momento che la coppia ha sempre trovato nuove occasioni pur di esibire la propria vita privata, come se la loro storia d’amore fosse un vero e proprio film a puntate dove l’elemento imprescindibile è sempre stato rendere partecipi gli “spettatori”, che in tal caso sono invece follower, dei loro video e delle loro dirette.


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Addio a Pierre Bergé: ex socio e compagno storico di Yves Saint Laurent

Lutto nel mondo della moda: si è spento, all’età di 86 anni, il celebre imprenditore francese Pierre Bergé. Malato da anni di miopatia, si è spento nella sua residenza a Saint Rémy-de-Provence, in Francia. A darne la triste notizia è stata la stessa fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent.

Bergé, nel 1961, è stato cofondatore della rinomata Casa Yves Saint Laurent Couture. Dopo la sua chiusura, è divenuto presidente della Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent. Oggigiorno, l’imprenditore francese viene ricordato soprattutto per la sua lunga relazione sentimentale con il socio Yves Saint Laurent. Anche dopo la sua fine, avvenuta in maniera ufficiale nel 1976, Bergé rimarrà al fianco del compagno fino alla sua morte avvenuta nel 2008 per colpa di un tumore al cervello. La sua passione per il grande couturier è durata innumerevoli anni, nonostante i vizi risaputi di YSL. In merito al suo amore folle, diceva: «Yves aveva bisogno di fare le esperienze anche estreme che si facevano nella Swinging London. A me diceva sempre che ero noioso, troppo preciso. Mi amava molto, su questo non ho mai avuto dubbi, però io non bevevo, non mi drogavo, facevo una vita molto normale».

Pierre Bergé è stato nel corso della sua vita un uomo provocatorio, amante dell’arte e della cultura. Egli stesso si autodefiniva un “artista mancato”. In occasione di un’intervista, durante la quale gli è stato domandato cosa avrebbe fatto se avesse avuto 20 anni, ha affermato: “Non lo so. Forse farei il terrorista. Poi guardo a quello che succede oggi e capisco l’inconsistenza di questa affermazione. Però ne apprezzo la provocazione. Viviamo in un’era di politically correct, termine odioso che per me rappresenta la morte dell’intelligenza. Bisogna tornare a essere radicali e a seguire le proprie convinzioni senza paure, fino in fondo”.

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In vita, si è molto battuto per la difesa dei diritti degli omosessuali, lottando sempre al fianco del compagno. Sempre durante un’intervista, egli ha dichiarato: “L’omosessualità è quello che è, non è una deviazione o una malattia. Yves aveva un po’ paura a parlare di questo, era un giovane timido venuto dall’Algeria. Ma io l’ho aiutato ad andare avanti per la sua strada. Volevo che diventasse il centro del mondo“.

Eva Robin’s si mette a nudo

C’era una volta una bellissima peccatrice che attirava l’attenzione dei media. Il suo nome è Eva Robin’s, si esibiva nelle ville dei politici, nei salotti colti degli artisti, invitata dagli “illuminati” e dai curiosi, e mostrava la sua verità sessuale: il pene. Il pene su un corpo di donna.

Sulle copertine, tra la sinuosità dei seni naturali (Eva inizia a prendere ormoni femminili all’età di 14 anni) e la sfacciataggine di un pene, si crea un personaggio. E mi sembra cosa molto superflua rispetto a quello che vedo oggi, qui, nella sua casa.

Siamo nel centro di Bologna, ultimo piano di un palazzo. Per le scale, pile di libri e oggetti d’arte. Entrando troviamo la Cina, l’Africa e la Francia tra gli scaffali e i mobili, un boudoir dalle tende chiuse e dalla luce soffusa, un ambiente che obbliga al silenzio.

Tutto sembra avvolto da mistero, le porcellane cinesi ricoperte da collane in turchese, le statue rivolte verso le finestre, gli angoli accesi dalle piccole luci natalizie, il bambin Gesù sotto una lampada giallastra – tanti ammennicoli che ricordano un luogo di preghiera. Eppure Eva Robin’s è atea.

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Girocollo con cristalli Sharra Pagano


Il sorriso si posa sulle sue labbra come una falena stanca. Il personaggio è scomparso, o meglio, ogni tanto viene fuori timido con qualche smorfia, qualche battuta sarcastica; ma quel coraggio, forse a volte un poco incosciente, di una Eva ventenne, non c’è più.

Lontana dai proiettori, Eva Robin’s si dedica al teatro, che l’ha aiutata a scacciare i fantasmi. E’ bellissima, conserva il fisico di una ragazzina e una sensualità innata, le finte ciglia vibrano, la voce è calda, docile, in sottofondo c’è il Requiem di Mozart.



Chi è Eva Robin’s?

Una volta la definivo come un bambino che cerca di crescere, oggi dico una persona, non più un personaggio (come quando ho decollato negli anni ’80). Mi sono fortificata negli anni, tra successi ed insuccessi. Ma sono gli insuccessi che mi hanno fatto crescere.

Come convive con la dualità Eva – Roberto?

Non ho mai disprezzato la parte che ha generato Eva, anzi mi è indispensabile perchè il mio Io maschile è molto più obiettivo rispetto all’immagine fatale della Robin’s. E’ un bellissimo matrimonio.

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Quanta importanza ha avuto il teatro nella sua vita?

Il teatro è stata la mia formazione. Ho iniziato quasi per diletto con “La voce umana” di Jean Cocteau per la regia di Andrea Adriatico, ma il tempo mi ha permesso di capire che il teatro è stato la mia salvezza. E soprattutto permette, a differenza del cinema, di non focalizzare, evitando i primi piani, il tempo che passa.

Lei è stata la prima a sollevare il tema dell’ambiguità (o chiarezza) sessuale, oggi molto attuale. Com’è cambiato dagli anni 80?

Gli ’80 erano gli anni della spensieratezza ma sono passati, io vivo il presente e do importanza al futuro, trovandomi sempre a mio agio con il tempo in cui vivo. Gli ’80 sono stati l’ebbrezza del consumo…anche noi eravamo molto consumate!

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Giubbotto in pelle customizzato Amen – Gonna in tulle NUMEROOTTO


Le statistiche parlano di un aumento della prostituzione transessuale. Cosa porta gli uomini a desiderare un trans?

E’ una società fondata sul desiderio e non sul bisogno e allora il transessuale serve per sfuggire da una realtà quotidiana e inoltrarsi in un terreno da brivido. Si arriva al transessuale per il gusto e poi ci si nasconde per il disgusto.

Cosa la ferisce di più?

Veder soffrire una persona che amo.

Il complimento più bello che le hanno fatto?

Mi hai sorpreso.

Lei ha più volte dichiarato che ha avuto rapporti sia con uomini che con donne. Cosa l’affascina dell’uno e cosa dell’altro sesso?

Il rapporto con la femmina è più costruttivo rispetto a quello con i maschi, che è più distruttivo. I maschi pascolano liberi e sono pieni di desideri e di frustrazioni: si soffre di più con gli uomini, che sono fondamentalmente deboli. Con le donne il rapporto diventa educativo, istruttivo, perché apprendo ciò che a me manca del mondo femminile. E’ una scuola. Ma l’amore è sinonimo di dolore, per cui non mi auguro di innamorarmi alla mia età, sarei patetica.

Progetti futuri?

“Jackie e le altre” con i “Teatri di vita”, “Il Frigo” di Copi (il mio cavallo di battaglia), “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi”, “Delirio di una TRANS populista” di Elfriede Jelinek.

Il personaggio più bello mai interpretato?

Direi Agrado in “Todo sobre mi madre”, che mi ha valso una nomination per l’Ubu.

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Abito corto con maniche a campana e stivali alti Au Jour le Jour – Chiodo in pelle NUMEROOTTO – Orecchini tennis in gemme Sharra Pagano


Crediti:

Foto e Post Produzione: Miriam De Nicolo’

Direttore alla fotografia: Marco Onofri

Styling: Alessia Caliendo

Make-up: Paolo Sfarra

Hair: Mattia Flora 

Location: studio fotografico Movieland, Bologna