San Paolo – The True Colors

Hello guys!

Per chi non la conoscesse, San Paolo è la capitale dello stato omonimo, la città più grande dell’ America Latina, una città che potrebbe sembrare grigia, con i suoi grattacieli e la mancanza di significato apparente, quasi senza vita, ed un immenso via vai di persone che quasi non si vedono.

Ma esiste un arcobaleno non così lontano, in un affascinante intreccio di stradine, piazzette con un movimento sinuoso di persone, un mondo colorato e più easy dove le persone provengono da tutto il mondo, tanti gli accenti e gli incontri.

Mentre facevo degli scatti davanti ad un graffito degli “Stones” un gruppo di Americani che cantavano ad alta voce, ho vistodue donne bionde e alte che parlavano tedesco. Ho visto anche molti italiani, cinesi e stranamente, molti Paulistas (nativi nello stato di San Paolo) e Paulistani ( nati nella città di San Paolo).

Per chi non conoscesse la zona, consiglio di visitare: Vila Madalena / Beco do Batman, il luogo è famoso per i suoi graffiti disegnati ovunque, contornata da un incredibile ecosistema, bar, foodtrucks, negozi di abbigliamento vintage, saponerie artigianali, molti colori e un’infinita gioia. Qui i veri colori di San Paolo sono presentati al completo, la sua diversità e la gioia innegabile e l’ospitalità dei brasiliani.

Il look total è di Zara ed è stato creato pensando a questa gioia e a questo scambio, questo mix tra una San Paolo più austera, centro nevralgico dell’economia, con la sua Avenida Paulista piena di uomini alla moda e quest’altra San paolo più colorata e spogliata.

Photos by: Devair Pierazzo

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ENGLISH VERSION

For those are not familiar, São Paulo, capital of the homonymous state, is the largest city in Latin America and is only a gray city, just another caught skyscraper with apparent meaninglessness, almost lifeless, just a mad stampede people always in a rush time, walking without see anybody around.

But there is a “Over the Rainbow” not so far away, in a charming village of narrow streets, small squares and a lot of movement, a colorful world and less fast. Stop and take pictures whit no time, a lot of people from many places, where the accents of the locals mingle with the national and international tourists, here people see each other and bump each other too, but without getting nervous, full of pleasure and smiles.

While taking a picture in front of a Stone graffiti a group of Nort Americans went laughing out loud, going toward the next graffiti two women, blonde and tall, talking in his expressive German, Italians, Chinese and a lot of “paulistas” (born in the state of São Paulo) and “paulistanos” (Those born in the city of São Paulo).

For those who don’t know I’m talking about, get the tip: Vila Madalena / Beco do Batman, the place very famous for the graffiti that you can see everywhere, around this tight streets there is an amazing things ecosystem, bars, food trucks, cool clothes business, mugs, handmade soaps, lots of color and joy. Here the true colors of São Paulo are presented to the full, its diversity and the undeniable joy and Brazilians hospitality.

This outfit was created thinking about this joy and this exchange, this mix between that São Paulo more austere, nerve center of the economy of Brazil, like the Paulista Avenue full of fashionable men in a tailoring suits and international brands in the composed look, and in the other site “Sampa” that São Paulo more colorful and stripped, enjoyable and full of life color.

Impressionisti e Moderni: a Palazzo delle Esposizioni un viaggio artistico tra ‘800 e ‘900

Fino al 14 febbraio presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, sarà possibile visitare la mostra dal titolo “Impressionisti e Moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington” curata da Susan Behrends Frank, e ove sono esposti 62 capolavori dell’arte moderna e contemporanea che attraversano come in un viaggio senza tempo, i maggiori artisti e correnti a cavallo fra 800 e 900. Il museo americano è stato il primo ad ospitare, a partire dal 1921 anno della sua fondazione, opere di artisti europei come Monet, Courbet, Goya, Delocroix, Picasso, Modigliani, Matisse, Bonnard, e molti altri, ma con un occhio di riguardo anche agli artisti americani come Vuillard, Sotine, e O’Keeffe, per citarne alcuni.


L’esposizione, organizzata cronologicamente e che attraversa le correnti artistiche più importanti, parte dal Classicismo, per approdare al Realismo e Romanticismo, ove Courbet ad esempio, è stato un pioniere nel ritorno alla pittura ispirata senza filtri dalla quotidianità, poetico e di immensa bellezza per le tenui e delicate pennellate il dipinto “Il Mediterraneo” (1857).


Si passa poi ai dipinti degli impressionisti e postimpressionisti, correnti che hanno imposto un chiaro stacco con la pittura del passato e posto le basi per l’arte moderna. In questa sezione ritroviamo opere di immensa bellezza ed enfasi, come “Ballerine alla sbarra” (1900 ca.) di Degas, oppure il suggestivo “Neve a Louveciennes” (1874) di Sisley, e ancora l’allegria giovanile nell’opera “Due Ragazze” (1894) dipinto della Morisot.


Proseguendo troviamo capolavori di Braque, Van Gogh, Cézanne, di quest’ultimo possiamo ammirare “La montagna Sainte Victoire” (1886-87) e “L’Autoritratto” (1880), già esempi del supermanto dell’Impressionismo e dell’approdo all’arte cubista ampiamente espressa dai capolavori di Picasso, del quale ritroveremo l’avvolgente “Donna con cappello verde” (1939).


Donna con cappello verde (1939) - P. Picasso
Donna con cappello verde (1939) – P. Picasso

Non manca poi la possibilità di ammirare opere del filone intimistico e moderno ove sono presenti dipinti di Vuillard, Matisse, Nicholson, Bonnard; proprio quest’ultimo fu forse il pittore più amato da Phillips, con il quale lo stesso strinse una forte amicizia che durò tutta la vita. Del pittore francese possiamo ammirare ad esempio “La riviera”(1923) e anche “Bambini con gatto” (1909).


Ballerine alla sbarra (1900) - E. Degas
Ballerine alla sbarra (1900) – E. Degas

La carrellata espositiva si chiude poi con le sezioni Natura e Espressionismo, ove ritroviamo per esempio lo splendido dipinto “Autunno II” (1912) di Kandisky dai toni fortemente vibranti e incisivi, per poi giungere all’Espressionismo Astratto ove risaltano tra i tanti, i nomi di autori come Pollock, de Steal, Rothko.
Il viaggio proposto dalla mostra, è un’occasione unica e irripetibile per ammirare in un sola passerella il meglio dell’arte moderna e contemporanea, un viaggio che lo stesso Phillips si augurava potesse far comprendere al pubblico che l’arte doveva essere universalmente condivisa e fruita da tutti.

Genio e anticonformismo: Balthus in scena alle Scuderie del Quirinale

Geniale, aspro, accademico e anticonformista allo stesso tempo, inclassificabile, questi alcuni degli aggettivi che possiamo usare per tentare di definire un artista come Balthus, che a 15 anni dalla sua scomparsa, in una mostra di enorme spessore per quantità di opere e del racconto attraverso le stesse, lo celebra in una mostra dislocata fra due location, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici a Roma.
L’esibizione, visitabile fino al 31 gennaio e curata dall’illustre storica dell’arte Cécile Debray, ci regala una retrospettiva necessaria e ricchissima del pittore di origine polacca, la cui arte fu profondamente influenzata anche dall’arte italiana, in particolare quella rinascimentale ma anche dal periodo delle avanguardie in cui Balthus maturò.

Le chat de la Méditerranée (1949)
Le chat de la Méditerranée (1949)


Presso le Scuderie del Quirinale la mostra ci regala quasi 150 opere d’arte, disegni, fotografie, provenienti dai più importanti musei del mondo e da collezioni private. Dal MoMa di New York infatti, arriva il primo grande capolavoro riconosciuto da pubblico e critica, La Rue (La via), dipinto risalente al 1933, nel quale si intravedono chiarezza compositiva e capacità narrativa, ma anche una rappresentazione incisiva delle figure dipinte, tipiche dell’arte moderna.

L’arte di Balthus è di fatto inclassificabile, indefinibile, perché ora tendente all’accademismo classico, ora proiettata verso una chiave metafisica, surrealista, avanguardista. Già negli anni 30’ il critico Antonin Artaud definì la sua pittura come “una rivoluzione incontestabilmente rivolta contro il surrealismo, ma anche contro l’accademismo in tutte le sue forme. La pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorte di misteriosa tradizione”.

paesaggio balthus
paesaggio balthus


Il percorso espositivo, ampio e organizzato in modo cronologico, si sviluppa attorno a delle tematiche quali l’eredità rinascimentale, l’infanzia, l’influenza letterarie ove ritroviamo splendide rappresentazioni, disegni, e bozzetti ispirati a “Cime Tempestose” di Emily Bronte o a “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. Non mancano poi dipinti che sembrano quasi essere precursori dello stile cubista, come ad esempio il dipinto “Grande paesaggio con l’albero” (1960), realizzato durante il suo periodo a Chassy, che fu prolifico e momento di ampie sperimentazioni.

L’universo balthusiano davvero ricco e ampio, ci porta dipinto dopo dipinto a ripercorrere in un’unica esposizione, stili e filoni diversi, dal surrealismo, al classicismo, dal cubismo al pointillisme, dal metafisico al ritorno alla tradizione. Un ‘esposizione e un’esperienza unica, eclettica, imperdibile, che cerca di ripercorre e definire il discorso pittorico di un autore che ha pochi termini di paragone nel panorama dell’arte moderna.