Il Rinascimento è il protagonista della prima grande mostra della stagione 2019 a Palazzo Reale di Milano.
Il nome è quello di Antonello da Messina, forse uno dei maggiori maestri del nostro Quattrocento, nonché colui che, meglio di ogni altro, fece da tramite tra la tradizione pittorica italiana e quella fiamminga.
Dal 21 febbraio al 2 giugno 2019, la mostra, curata dal professor Giovanni Carlo Federico Villa, grande esperto di Rinascimento veneto, e curata da Comune di Milano, Regione Sicilia e Mondomostre Skira, mette in evidenza diciannove opere autografe del maestro, su trentacinque provate, affiancate da disegni e schizzi su queste ultime, eseguite dal conoscitore e Storico dell’Arte che, nell’800, contribuì alla costruzione dei tasselli della sua biografia e alla sua fortuna critica, ovvero il veronese Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-97). Fu, infatti, grazie al critico originario di Legnago che Antonello poté diventare quello che è oggi, uno dei padri del Rinascimento internazionale, al pari di Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Botticelli e Dürer.
Di Antonello da Messina si sa ancora poco, nonostante lo sforzo di Cavalcaselle. Sicuramente Antonio di Antonio, detto Antonello, nacque a Messina intorno al 1430. La sua città d’origine, già allora, era un porto di passaggio e di transito navale tra Tirreno e Mediterraneo, tanto da ospitare, due volte l’anno, l’attracco delle Mude, i convogli commerciali veneziani che la Serenissima inviava verso il Sud Europa ma anche in direzione di Bruges e Anversa per caricare tessuti preziosi. In questo clima “di transito”, Messina divenne città cosmopolita, anche a livello artistico, con la presenza in città di maestranze catalane e aragonesi. Antonello, in questo contesto, mosse i primi passi, realizzando pale d’altare per chiese della provincia messinese e catanese, ma, visto il suo talento, venne inviato a Napoli, dove svolse apprendistato presso il maggiore pittore partenopeo del Rinascimento, Colantonio. A Napoli, capitale artistica al pari di Roma, Firenze e Venezia, il giovane Antonello ebbe modo di conoscere da vicino la pittura fiamminga e francese, approfondendo il suo stile, che sarebbe divenuto internazionale. Tornato in Sicilia, divenne il ritrattista più richiesto sull’isola, nonché un pittore sacro di grande maestria. Gli anni ’70 del ‘400, per lui, furono occasione per grandi committenze al di fuori della sua Sicilia: nel 1476 è sicuramente documentato a Venezia da Pietro Bon. Qui si trovava per eseguire uno dei suoi più grandi capolavori, ora distrutto, la pala di San Cassiano, per l’omonima chiesa, opera che i critici dell’epoca definivano tra le più belle della Storia dell’Arte. Nello stesso anno, Antonello ricevette dal duca di Milano Galeazzo Maria Sforza una richiesta di trasferirsi in Lombardia, ma questi declinò, per rimanere in Laguna a terminare la pala di San Cassiano, per poi tornare a Messina, dove lo attendevano moglie e figli. Certa è la data della sua morte, nel 1479, perché provata a livello documentario dal testamento che lui stesso redasse.
La ricostruzione della vita di Antonello è frutto del lavoro di due archivisti siciliani, Gioacchino Di Marzo e Gaetano La Corte, la cui testimonianza si affianca a quella critica di Cavalcaselle. I tre poterono consultare documenti e testimonianze prima che il più devastante terremoto mai accaduto in Italia radesse al suolo Messina nel 1907, cancellando molte tracce della vicenda biografica e artistica di Antonello. La mostra si pone proprio come un percorso parallelo tra la Pittura di Antonello e la ricostruzione critico-biografica di Cavalcaselle, configurando l’erudito veronese come la nostra guida ideale alle diciannove opere del “pictore ceciliano”, come lo definirono i documenti milanesi di Galeazzo Maria Sforza. La mostra è anche uno spunto di riflessione sull’incuria, la trascuratezza e l’ignoranza della gente, che sempre accompagnò l’opera di Antonello, conducendo alcuni suoi capolavori alla distruzione: basti pensare al polittico di San Gregorio a Messina. La chiesa venne sventrata dal terremoto del 1907 e l’opera, situata nell’unica parte superstite, venne lasciata per tre giorni in balia delle intemperie e delle scosse di assestamento, che la cancellarono per sempre.
Tra le opere del maestro siciliano esposte in mostra spiccano i ritratti, in cui Antonello eccelse. Il più significativo è la bellissima Annunciata, del 1475, autentica icona di stile e di un periodo artistico nella sua purezza, semplicità e gestualità, con quella mano appena alzata che pare chiederci “perché proprio a me?”. L’Annunciata non è semplicemente Maria, è una giovane donna siciliana del tempo, bellissima nel suo viso perfettamente ovale, frutto della lezione veneta di Giovanni Bellini e di Mantegna, e nel suo sguardo affascinante. E in questo Antonello fu maestro, come lo sarebbe stato Caravaggio: non scelse mai personaggi ideali, finti ed eterei, ma modelli veri, presi dalla realtà quotidiana. Anche gli altri ritratti esposti evidenziano questa tendenza, a partire da quello di uomo della collezione Mandralisca di Cefalù, (1465 circa), il cui enigmatico sorriso affascinò, tra gli altri, Leonardo Sciascia, che ebbe modo di sostenere la sicilianità manifesta di quest’uomo che pare guardarci un po’ beffardamente, come fanno gli uomini seduti nelle strade di un paese sulle Madonie o sui Nebrodi. Anche un altro ritratto d’uomo, proveniente da Pavia, del 1468 circa, è caratteristico per la sua verve enigmatica e ironica, con lo sguardo corrucciato e pensieroso, ed è tipicamente antonelliano per la struttura, molto simile, nel chiaroscuro della scena, a quello di Cefalù.
Accanto ai ritratti si collocano le scene sacre, che Antonello dipinse per chiese siciliane e per la committenza privata. Spiccano le figure, provenienti da Palazzo Abatellis di Palermo, dei santi facenti parte del Polittico dei Dottori della Chiesa, di inizio anni ’70, che riassumono alla perfezione la lezione appresa a Napoli con Colantonio, dal fondo oro ancora bizantino alle figure, già influenzate dal Rinascimento italiano e ai dettagli, come le aureole punzonate, di matrice franco-borgognona. Degne di nota sono anche la bellissima Crocifissione del Museo di Sibiu (1460 circa), anch’essa frutto della lezione napoletana nella scena naturalistica, in cui si notano alcuni edifici della Messina dell’epoca, e il San Girolamo nello studio, dalla National Gallery di Londra (1474-75), raffinato nei dettagli di fattura fiamminga ma che, nella posa, ricorda i modi veneziani di Bellini e dei Vivarini. Antonello eccelse anche nelle raffigurazioni della Madonna con il Bambino, come quella meravigliosa di Washington, del 1475 circa, in cui Maria, secondo esempi di tradizione veneta (Bellini, Montagna), estremamente umana e poco divina, appare come una madre che coccola il proprio bimbo che, affamato, infila la manina sotto la veste alla ricerca del seno, ma anche nel pathos della vicenda di Cristo, come provato dall’emozionante Ecce Homo del 1473 circa, proveniente da Piacenza, in cui un Christus Patiens, coronato di spine e piangente, ci guarda, con straordinaria umanità, per ricordarci del suo sacrificio, secondo un modello desunto dalla pittura fiamminga e nordeuropea.
Accanto a questo corpus di opere, si colloca il lavoro di Cavalcaselle, con fogli disegnati e taccuini pieni di schizzi e appunti, in base ai quali il conoscitore veronese riuscì a risalire all’attribuzione antonelliana dei quadri in mostra e a trasformare l’artista siciliano in un mito della Storia dell’Arte. Si tratta di diciannove esemplari, fogli disegnati e appuntati su recto e verso e taccuini, con cui Cavalcaselle iniziò a tracciare un abbozzo di catalogo del maestro messinese, parallelamente alla ricerca archivistica di La Corte e Di Marzo. Perché, in fondo, senza Cavalcaselle , i suoi schizzi e le sue annotazioni, Antonello da Messina non sarebbe “Antonello”, ma sarebbe rimasto un semplice pittore siciliano, dimenticato dalla critica e privato del ruolo fondamentale che, invece, e giustamente, la Storia dell’Arte gli ha riconosciuto.
Antonello da Messina
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30
martedì-mercoledì-venerdì-domenica 9.30-19.30
giovedì-sabato 9.30-22.30
Biglietti: Intero 14,00 €, ridotto 12,00 €
Info: http://www.palazzorealemilano.it/wps/portal/luogo/palazzoreale/mostre/inCorso/ANTONELLO_DA_MESSINA