La sperimentazione delle artiste e attiviste Kyrahm e Julius Kaiser sembra non arrestarsi, un passo oltre la videoperformance. “(A)mare Conchiglie”, approda al ‘cinema del reale’, si evolve da performance art e diventa un film che tocca la realtà intimamente restituendole verità e memoria. Soprattutto in questo caso dove le storie sono quelle di emigranti ed ex italiani emigrati all’estero, messi insieme per evidenziare i parallelismi tra la nostra e la loro storia.
K + J: ” Picasso affermava che l’arte fosse una bugia. Il cinema può essere fiction. Ecco, noi ci sentiamo molto più vicini ad un’arte e un tipo di cinema protesi verso la verità. Se decidi di utilizzare il mezzo della performance art come canale espressivo, significa che hai deciso di portare te stesso e il proprio vissuto recondito in scena. Puoi decidere di non lasciare traccia di ciò che hai fatto e circoscrivere la tua opera alla performance stessa o scegliere di filmare il tuo lavoro trasformandolo in una videoperformance.”
Interessante la sperimentazione delle due artiste, se si pensa che fra gli anni ’60 e’70 per videoperformance si intendeva una ripresa quasi furtiva e estemporanea delle azioni degli artisti. Tutto ciò si andava ad intersecare con la messa sul mercato di telecamere portatili e con il parallelo nascere di un movimento molto dinamico, quello del ‘situazionismo’: per la prima volta in quegli anni non c’erano più oggetti da contemplare ma solo situazioni da condividere. La videoarte si presentava in quel decennio come un captare fulmineo.
Oggi invece, nell’era della rivoluzione informatica post-televisiva, Kyrahm e Julius Kaiser propongono sul Web il trailer di un contenuto artistico che dialoga con il cinema, senza mai dimenticare l’espediente della verità che costituisce la performance stessa.
Lo possiamo osservare qui nel trailer, già in rete, per chi si fosse persa una performance così toccante dal forte messaggio sociale:
Le due artiste hanno voluto cogliere di sorpresa le persone, attraverso l’approdo di un gommone di migranti sulla spiaggia di Nettuno. Storie violente, commoventi, il pubblico estremamente toccato. Momento emozionante della performance quando i presenti e i migranti, sono saliti insieme sugli scogli accompagnati dal canto sacro di una delle performer e hanno gettato manciate di sale in mare. Per ricordare i fratelli che non ce l’hanno fatta, per restituire il mare al mare.