Interview by Miriam De Nicolò
Photography Gianluigi Di Napoli
Styling Sara Castelli Gattinari Di Zubiena
Grooming Sofia Innocenti
Stylist’s assistant Bianca Giampieri
Ci sono nomi che ti porti addosso che provocano danni esiziali, altri invece che allietano e aprono porte.
Quella di Eduardo Scarpetta è la storia di un frutto che dall’albero genealogico dei notissimi Scarpetta- De Filippo, porta fiori.
La paternità utilitaristica non è il suo caso dice, ma il dna non mente. Erede del più grande e acclamato Eduardo Scarpetta, commediografo e attore napoletano (12 marzo 1853), lui che porta il suo stesso nome e cognome, segue il sogno dei suoi avi, il teatro eterno. Perchè se oggi il giovane Eduardo sceglie il cinema, lo fa nell’ottica di calcare in un futuro prossimo i teatri “a modo suo”, per riportare quella genuinità che ha evidentemente ereditato.
Vive il cinema come una grande gavetta necessaria, e il teatro come la Promessa, la visione che una volta pronto, potrà rimaneggiare i successi che la famiglia Scarpetta- De Filippo portò tempi addietro su quella piccola grande cornice che è il palco.
Nel mentre, il cinema e la tv sono la sua scuola, e lo vedono vincitore del David di Donatello nel 2022 come “Miglior attore non protagonista” del film “Qui rido io” di Mario Martone, la storia della sua eredità dove interpreta il ruolo di Vincenzo Scarpetta. In verità l’attitudine del protagonista Eduardo Scarpetta la recita a fagiuolo, sigaretta sempre alla bocca, che rolla con minuzia certosina e con tabacco profumatissimo, un sorriso contagioso che centellina perchè a trent’anni l’uomo deve ancora comprendere che la naturalezza è l’arma più seduttiva per noi donne, un portamento e dei connotati maschi, e la veracità della sua terra, che regala a piccole dosi, al momento dei saluti, ma che sono la sua arma più potente. Questo, forse, ancora non lo sa.
Eduardo Scarpetta, porti un nome e cognome importantissimi, hai mai sentito il peso di questa responsabilità?
Mi sono sempre comportato come se mi chiamassi Mario Rossi, ho studiato, mi sono staccato dalla realtà napoletana, e ho seguito il consiglio di mia madre, entrare nel mondo del teatro passando per la porta principale, ovvero partendo dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Che cosa porti della tua napoletanità nel ruolo di attore?
La pancia. L’istinto.
In una tua intervista pre- Covid hai dichiarato “Ho paura che il teatro morirà”. Hai intenzione di fare qualcosa in prima persona per sponsorizzare il bellissimo mondo del teatro?
Mi sono staccato dal teatro 5 anni fa nell’ottica di tornarci padrone. Sarà esattamente come l’ho immaginato, senza imposizioni. Oggi sono stato rapito dalla macchina da presa, e nel cinema si instaura un processo per cui lavori oggi, ma sei impegnato fino all’anno prossimo.
Hai anche detto “Tra 20 anni rifarò sicuramente tutte le commedie Scarpetta- De Filippo”.
Esatto, dovrà attendere per una questione di età.
Hai interpretato Vincenzo, il figlio di Eduardo Scarpetta, nel film “Qui rido io” di Mario Martone, che ti è valso il Premio come “Miglior attore non protagonista” ai David di Donatello del 2022. Com’ è stato fare un tuffo nel passato dentro la spirale del tuo dna?
Interessante. Immedesimarsi in quella che era l’oppressione di Eduardo Scarpetta nei confronti di Vincenzo
e riconoscere, in fatti a me ovviamente già noti, l’occhio di un grande regista, Mario Martone.
Da bambino hai vissuto tra i tour della compagnia teatrale dei tuoi genitori, ci vuoi raccontare un aneddoto?
Non esistevano i navigatori satellitari, si viaggiava con in mano una cartina in un van carico di persone. Mio padre stava sempre alla guida ed era perennemente in anticipo sulla tabella di marcia, non si sa mai…
Oltre agli attori, dei modellini di Ferrari e sidecar stavano perfettamente in equilibrio in una teca che si portava appresso, cascasse il mondo. Era questa l’atmosfera del teatro, sono cresciuto così, come la mascotte del gruppo.
Hai perso il tuo papà e sei cresciuto con una madre che ha fatto anche da padre, una cosa che abbiamo in comune. Come si cresce senza una figura così importante e come cambia il rapporto con il genitore che rimane?
Io non so come si cresce con.
Anche tuo padre ti voleva calciatore?
Era lui ad accompagnarmi al campo, e poi ero bravo, diciamolo.
Quando se n’è andato, la cosa è sfumata, avrei voluto riprendere a 15 anni, esausto del Liceo Classico, ma mia madre me lo ha impedito, consigliandomi di rifiutare anche alcune proposte di lavoro. Teneva terminassi prima gli studi.
Siamo contenti che tua madre ti abbia rimesso sulla retta via.
Senza mia madre, non sarei la persona e l’attore che sono.
Amore-Odio.
Che cosa ami follemente e che cosa non tolleri?
Amo la libertà, l’essere liberi di fare ciò che più si vuole senza danneggiare nessuno.
Odio certe libertà che si prendono alcune persone senza considerare il male che possono fare agli altri.