Mercedes Dream Passion

INTERVIEW: MIRIAM DE NICOLÒ 
PHOTO: MARCO ONOFRI

Lo sguardo duro, fiero, di quelli che credono nelle gerarchie, che obbligano al rispetto e alla distanza, quelli che in paese chiamerebbero “un uomo tutto d’un pezzo” o i più sensibili “ne ha viste tante e la vita lo ha indurito”.

Davide Spartaco Penitenti, A.D. Si.Se, azienda nota ed apprezzata in Italia e nel mondo che si occupa di sistemi segnaletici e della loro sicurezza, è un appassionato collezionista di cose belle, e tra queste rientrano le auto d’epoca, una vera e propria ossessione che racchiude in un parco macchine di oltre 20 esemplari.
Insieme al figlio Matteo, Penitenti partecipa alla prima edizione del Grand-Road Venezia-Montecarlo, la gara riservata alle supercar moderne costruite dal 1982 al 2019 organizzata dalla Scuderia Mantova Corse. Padre e figlio al volante di una Mercedes Benz AMG GRT (640 hp) vincono la gara, e con lo spirito competitivo di Penitenti non poteva essere diversamente.
Dice, guardando la sua Mercedes 6oo V100, “Io sono un collezionista di auto-mobili e non di auto-statiche”.

“Ha tutti gli optional: telefono, frigobar, televisione, tendine, porta profumi, ed è a comando idraulico perché non facesse rumore. Testimonianze vogliono che su questi sedili ci siano stati il direttore d’orchestra Herbert von Karajan e l’attrice Ursula Andress, amici dell’ex proprietario, fino a quando l’auto non è diventata mia! Questa fa parte di una serie realizzate in scala dal verde scuro al verde oliva ed è totalmente restaurata in ogni sua parte, dagli interni in pelle ai legni, dalla carrozzeria al motore.”

Oggi chi costruisce delle auto che possiedono questa eleganza?
Nessuno. Forse la Bentley, ma è comunque più classica, non ha le stesse forme della Mercedes. Questa Continental T, ad esempio, riprende i canoni estetici della Bentley fine anni ’20 nel cruscotto, quella dei Bentley Boys; è una delle poche uscite con questa combinazione, ha la configurazione particolare in alluminio infiorettato, sembra spazzolato, veniva realizzato e poi lucidato per evitare che si ossidasse. Una versione sportiva con prestazione da Ferrari, anche se non sembra è un gigante della strada. Nel mio parco auto possiedo anche due Ferrari, una 400 I, serie iniziata nel ’73 e finita nell’ ’89 nelle varie versioni 365, 400, 400 I e 412, era a suo tempo la macchina “degli importanti”, la possedevano Gianni Agnelli, Pininfarina; questa era di Manuel Fangio, noto campione del mondo di Formula 1; e una Ferrari 599 relativamente moderna, era la macchina di Paolo Barilla, un caro amico.
Il grigio ferro l’hanno pensato per questa 560 SL, comprata a Cape Code nella villa accanto a quella dei Kennedy, importata nel 2011 e realizzata appositamente per il mercato americano; io l’ho voluta rossa con gli interni color dattero, perchè quando ero più giovane c’era la serie televisiva Dallas di cui ero appassionato e questa era proprio la macchina che usavano nelle scene principali. La 420 SL Mercedes, europea, viene da Montecarlo, l’ho comperata da un amico, è una serie prodotta in poche unità rispetto al totale, ne hanno fatte 2000.
Sono auto la cui differenza sostanziale da quelle di oggi sta nella qualità dei materiali e degli assemblaggi, linee e forme, e un’eleganza che appunto non esiste più.

Per questo ha la passione per le Mercedes?
Si, ma le amo tutte!
La Mercedes Coupé con cui ho corso è azzurro pastello con il tetto panna e la si riconosce dai bolli che sono rimasti!
Ma possiedo anche una Fiat 125 con cui ho partecipato al Rallye Monte-carlo Historique; a breve invece arriva Unimog, un camion speciale prodotto dalla Mercedes Benz che si adatta a ogni tipo di terreno, 1980 mimetico.
15 giorni fa ero a Stoccarda all’interno di una bellissima fiera di auto, per la maggior parte Porche e Mercedes, mi si avvicina un tizio scatenato, allo stand Unimog che si trovava accanto a quello delle G-class Mercedes e mi dice: “Chi possiede una G- class è al top, chi ha una Unimog è over the top”.

Suo figlio ha la tua stessa passione?
Il primo regalo che gli ho fatto è stata una bellissima G-class del 1984 una prima serie, color sabbia del deserto con il tetto bianco, il tetto si chiama Sahara, Mercedes produceva il doppio tetto ma vista la grande qualità dei materiali ne produceva una su mille con il doppio tetto e la mia ce l’ha, è stata trovata con le targhe italiane con tutti i libretti uso manutenzione. L’abbiamo restaurata completamente ed oggi è la sua felicità ma la mia rovina, perché in ossessione mi sta superando.

Qual è la sua preferita?
La Mercedes 600 che è destinata alla grandi riunioni di famiglia, alle occasioni importanti come Natale, Pasqua, cerimonie; facciamo un giro in 600, andiamo al ristorante, ci godiamo una passeggiata d’altri tempi a bordo di una culla in velluto.

Quando nasce questa grande passione per le automobili?
Sin da marino, quando al bar di Castel d’Ario i grandi mi offrivano il gelato e io colavo dai loro racconti sul grande Tazio Nuvolari, era il 1968 e tutti volevano dire la loro su un eroe che aveva i nostri stessi natali. Sembrava quasi di sentire l’odore dell’asfalto durante le corse; erano così fervidi i racconti e così carichi di pathos che è impossibile a Castel d’Ario ci sia qualcuno interessato ad altro che non al motore.

Cosa è la velocità?
La velocità per chi prende coscienza del momento è la massima espressione della libertà.
Ogni auto possiede personalità diverse e hanno bisogno di linguaggi diversi; una Mercedes 600 si guida diversamente da una Land Rover Defender, un bolide può essere portato agli eccessi perché nasce con una certa natura ribelle.

Il collezionismo cosa rappresenta?
Il sogno di quand’ero bambino.
Sperare di diventare grande e avere dei solidi in tasca e realizzarlo. Non a caso i veri appassionati posseggono ancora in garage le prime auto acquistate da ragazzi.
Per questo dico sempre che l’immaginazione è tutto, e parte dall’infanzia.

Se dovesse paragonare l’auto ad un oggetto o a una sensazione, quale sarebbe?
L’auto è il mezzo attraverso il quale esprimo un concetto estetico trasmessomi da mia madre, donna che apprezzava molto le cose belle. Quel che per me è importante è il valore intrinseco, non monetario, perché l’oggetto in sé rappresenta la passione; ci si lascia sedurre da un bell’abito, un trucco fatto ad arte su un sorriso smagliante.
Ciò che muove il nostro desiderio è il piacere, piacere di possedere e curare, piacere di gioirne e far sorridere, e la bellezza in qualche modo condiziona il nostro umore, per questo quando vediamo qualcosa di brutto e dozzinale siamo tristi ed è vero il contrario.

La sua attività in azienda SI.SE è legata in qualche modo alla sua passione?
La mia azienda si occupa di segnaletica stradale e servizi annessi e connessi in Italia e nel mondo, sono a contatto con gli enti che gestiscono questa forma di sicurezza, l’interlocutore naturale è il governo nelle sue forme che può passare dal Ministero dell’Interno perché è sempre un pacchetto sicurezza fino agli uffici tecnici comunali o autostradali o delle province delle Ferrovie dello Stato.
L’attività è certamente legata alla mia passione, che è determinante, è un momento di gioia strettamente correlato al pericolo occasionale, l’adrenalina che una persona ha modo di provare nell’ambito della passione è una sorta di refugium peccatorum, una valvola di sfogo, come quando lanci la tua auto a velocità importante e stai rischiando la tua vita: un mix terrificante ma allo stesso tempo eccitante.

La situazione più pericolosa che ha vissuto?
La parte più pericolosa non riguarda l’attività precisamente espressa ma il modo in cui io sono arrivato a proporre il mio lavoro nel lontano 2005 al governo iracheno, era ancora un periodo legato al momento Saddam Hussein molto pericoloso, c’erano ancora varie attività militari sul luogo e ricordo come fosse adesso il momento in cui ho attraversato il confine turco iracheno quando il militare preposto alla mia sicurezza mi disse “Signore, benvenuto all’inferno!”

Avesse la possibilità di scrivere una frase sulla cartellonista in tutti i paesi del mondo, che cosa scriverebbe?
“La vita è una questione di stile e di onore”.

Chi è Davide Spartaco Penitenti?
Il nipote di Spartaco, mio nonno era un vero gentleman, un uomo di gran cuore che ha aiutato molte famiglie, poi si è ammalato gravemente. Il figlio di un padre di famiglia modesta, appassionato di motori e meccanico motorista della pattuglia acrobatica italiana che poi ha cominciato a lavorare con i camion diventando imprenditore nel mondo dei trasporti, ma rimanendo un uomo semplice. Io amo la gente semplice, posso parlare con uno Sceicco e trovarmi a mio agio nel dialogo, o essere costretto a confrontarmi con un pinco pallino ricco che è un coglione e sentirmi disturbato.
Io amo le persone vere, il resto non mi interessa.
Silvio Peruzzi, professore alla Bocconi, mi ha detto che alla Bocconi insegnano che il management non è quello di andare in azienda a comprendere i meccanismi di produzione, di vendita, ma è quello di andare a sparare menate sulle teorie del management anglosassone quando l’Italia è basata sulla produzione.
Ecco, il mio responsabile del personale ha l’ordine categorico di cassare tutte le richieste di lavoro che provengono dalla Bocconi. Questo sono io!

Domanda di rito, quanto è Snob Davide Penitenti?
Davide Penitenti è molto Snob, non per tutti, ma Snob per sé stesso.

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi