Un cane che è stato maltrattato morderà sempre; quando gli si vorrà dare una carezza, la leggerà come uno schiaffo.
Asia Argento fiuta l’essere umano come fosse suo nemico, come se il giornalista, il nemico numero uno, non avesse altro desiderio nella vita che attaccarla, umiliarla, offenderla. Forse trova sia impossibile che qualcuno del nostro mestiere abbia invece l’intenzione di abbellire la realtà, come fanno i fotografi con le immagini di modelle photoshoppate, dove non necessariamente si nasconde la verità, piuttosto ne si esalta la bellezza.
L’essere sulla difensiva è tipico degli animali braccati, feriti, di conseguenza la migliore arma, per quelli come loro, è sempre l’attacco e sentono la vittoria nello scovare il punto debole dell’avversario. Asia Argento mette alla prova, tenta lo sgambetto, ribatte a domande con domande, come quando le si chiede dei suoi scrittori preferiti e si sincera li si conosca, ignara che letteratura, per chi l’intervista, equivale a vita, che tra quelli da lei citati si siano letti tutti i romanzi e visti tutti i film trasposti, che “La Recherche” di Marcel Proust, il più grande capolavoro mai scritto in letteratura, lo si è letto più volte nella vita ( lei ammette di essersi fermata al primo libro “Un amore di Swann”).
Provoca inseguendo la sua natura, e perché come donna intelligente, colta, preparata, non teme il confronto, ma come donna istintiva, non tiene in considerazione le varianti, gli imprevisti, come trovarsi di fronte a qualcuno che potrebbe essere, magari, più preparato, più colto, più erudito.
Parla di “Ego” come se stesse lottandolo, e di Buddhismo come pratica d’amore verso gli altri e sé stessa anzitutto; si descrive come non l’abbiamo mai vista, spogliata di quella coltre dark e maledetta; è magnetica, ah se lo è, permea lo spazio lasciando il segno, s’imprime come il Preludio del “Tristano e Isotta” di Richard Wagner, che vorresti ascoltare a 90 decibel ma solo nell’umore giusto, malinconico, intimo, profondo.
Interview: Miriam De Nicolò
Photo: Marco Onofri
Styling: Stefania Sciortino
Art Direction: Roberto Da Pozzo
Make up/Hair: Chiara Silipo
All’anagrafe Aria Maria Vittoria Rossa Argento, i tuoi genitori ti hanno raccontato il perché della scelta di questi nomi?
Sono Aria Asia, gli altri non sono presenti sul passaporto, loro volevano chiamarmi Asia ma all’anagrafe c’era una signora che ha riferito di una legge di Mussolini che non permetteva di dare il nome di un continente straniero, per cui mio padre ha scelto Aria. Mi volevano Terra e invece il destino mi ha voluto Aria. Vittoria Rossa ha un significato chiaramente politico, mentre con Maria ci hanno buttato dentro un po’ di sana cristianità italiana.
Lo hai dichiarato nel libro “Anatomia di un cuore selvaggio”, “io mi definisco bisessuale se proprio dobbiamo dare una definizione a tutto”. Perché definirsi e che rapporto hai con la sessualità?
La sessualità trovo che sia una cosa intima, ho scritto quella frase in una sorta di diario autobiografico in cui ho voluto raccontarmi proprio per non dover rispondere più a queste domande; ho dichiarato nel mio libro che sono bisessuale, ora devo spiegare la mia sessualità? Come la pratico, con chi vado, donne, uomini, gatti, sono semplicemente un essere umano libero e ho sempre vissuto liberamente la mia sessualità, non c’è niente da aggiungere.
Il tuo rapporto con lo specchio?
Non mi guardo molto allo specchio, la mattina quando accompagno mio figlio a scuola sono sempre di fretta e mi accorgo che dopo aver lavato viso e denti, non mi sono nemmeno guardata. Quando ero più giovane, avendo un po’ di dismorfia, ero molto insicura, mi vedevo bruttissima, a giorni troppo grassa, altri troppo magra; oggi ho fatto pace con me stessa.
Il tuo rapporto con il cibo?
Da piccolo chimico, studio ogni forma di pensiero e ho scoperto che i prodotti animali sono spesso causa di tumori e malattie del cuore, per cui ho scelto di diventare vegana, aiutata anche dalla mia ipocondria. Per me il cibo è medicina, per cui succede che se l’amatriciana fa male, automaticamente non mi piace e di conseguenza tutti gli alimenti salutari diventano gustosi e saporiti.
Attrice e regista, in quale ruolo ti senti più realizzata?
Quello di essere umano, e la mia realizzazione arriva dalla volontà di fare sempre del mio meglio. Dovessi morire stasera, vorrei che sulla lapide ci fosse scritto “Ha fatto del suo meglio”. Cerco di costruire le cose e non distruggere, di aiutare gli altri, di fare del bene a me stessa e agli altri, questo oggi è il mio ruolo nella società, nel mondo, nel mio piccolo nucleo familiare, questo il ruolo che mi interessa di più, quello di essere umano. Anche nel lavoro cerco di fare del mio meglio, un tempo ero molto ambiziosa ma insieme all’ambizione corre dietro l’ego e il bisogno di prevalere, di mettersi su un piedistallo; da quando ho imparato a metterlo da parte, credo di aver iniziato a fare meglio il mio mestiere, perché penso a creare e basta.
Rifuggi dall’ego?
Non rifuggo dall’ego, che è istinto, è insito in tutti noi, e che in fondo nasconde paure e insicurezze, però bisogna che non vada fuori controllo, tenerlo a bada, come ho scritto sul muro di casa: “your ego is not your amigo”.
Gioielli BERNARD DELETTREZ
Prima hai parlato di morte, potessi scegliere, come vorresti morire?
In pace, di malattia o incidente non lo so ma spero di trovarmi in un momento di pace della mia vita, e di non lasciare dietro rancori o rimorsi.
Nella scala dei valori che cosa metti al primo posto?
La famiglia.
Cosa significa essere madre?
Significa aver svolto il mio compito sulla terra, aver portato avanti il mio codice genetico e aver fatto del mio meglio, cercando di rendere i miei figli due esseri umani utili al mondo. Essere madre è sentir crescere nel tempo una grande responsabilità, è il mestiere più difficile ma quello più gratificante e che mi ha realmente arricchito.
Il tuo rapporto con il denaro?
Il denaro è importante, ma non ho grandi pretese, mi bastano due vacanze l’anno con i miei figli, sacre, non amo sperperarli nello shopping, ed è indispensabile per continuare a pagare il mutuo. Sono fortunata perché non tutti possono svolgere un mestiere gratificante, alzarsi la mattina ed essere felice di andare al lavoro e tornare stanca ma soddisfatta.
Esiste un film che avresti voluto girare tu?
No, perché non ho questo tipo di ego, non voglio sostituirmi a qualcun altro; lo apprezzo così com’è proprio perché non sarei stata in grado di pensare a quella storia come regista o di interpretare quel ruolo allo stesso modo.
Cosa stai leggendo in questo momento?
Sto leggendo molti libri sulla Seconda Guerra Mondiale perché farò un film, una serie ambientata in questo periodo, forse il genocidio più grande della storia, contro gli ebrei, gli omosessuali, i Rom, gli intellettuali di sinistra, una follia collettiva inspiegabile; ho riletto tutti i libri di Primo Levi, un volume sul processo di Norimberga. Nella mia famiglia ci sono stati 14 morti nei campi di concentramento ed è sempre stato un argomento tabù perché portava sofferenza, un DNA pesante che ora è il momento di vedere il male e mai dimenticare, perché attraverso la memoria insegniamo ai nostri figli a non ripetere il dramma. Anche se dobbiamo sapere che il male risiede dentro ciascuno e combatte con i mondi più alti, quelli che i buddhisti definiscono “i dieci mondi”; per non finire in quello più basso, il mondo d’Inferno, è necessario lavorare su sè stessi, studiare la propria storia, e quella del mondo.
Tu credi all’Inferno e al Paradiso?
Non a quelli dei cattolici, non con quel tipo di immaginario semplicistico, credo ad un Inferno e un Paradiso spirituali anche sulla terra nella vita di ognuno, nella giornata stessa, e si ripetono. Si può vivere l’Inferno e poi risalire perché è stata una enorme lezione. Il cielo non è il mondo più alto, il mondo più alto è l’illuminazione.
Ci stai raccontando il tuo rapporto con la spiritualità
Sono buddhista, pratico il Buddhismo di Nichiren Daishonin, un famoso Nam myoho renge kyo, il sutra del loto che come simbolo ha un fiore con le radici nel fango, porta dentro di sé anche il frutto, il potenziale umano, la rivoluzione umana. Studio gli scritti di Nichiren Daishonin e pratico il mantra, che mi hanno aperto gli occhi sulla mia vera natura anzitutto, e dato il desiderio di trovare obiettivi più alti rispetto a quelli che avevo avuto.
E come si arriva a questa consapevolezza?
Medito due volte al giorno, la mattina e la sera per chiudere la giornata, ma se ho un grande problema posso stare davanti al Gohonzon a meditare tutto il giorno. È un processo mistico, ma credo ci si possa arrivare anche con l’esercizio, svuotando la mente per far entrare delle informazioni più alte di te, è un riprogrammare mente e spirito.
Che amica sei?
Ho pochi amici e quelli che ho me li tengo stretti; sono un’amica da messaggi vocali, presente ma distante, seguo la mia natura; per lavoro sono costretta a stare a contatto con tantissime persone, quindi i momenti di solitudine sono per me molto preziosi.
Cos’ è per te la felicità?
Può essere anche il tuo sorriso, o svegliarsi e non avere dolori alla schiena, sono le piccole cose; le felicità eclatanti sono invece pericolose, gli scoppi rumorosi di gioia quando pensi di essere innamorato sono felicità che hanno una fine; quella che cerco è più simile alla serenità, come un’onda continua.
Serenità, sarebbe una gran fortuna trovarla
Ma si può ottenere, io ce l’ho, si può ottenere tutto nella vita ma bisogna lavorarci anziché lamentarsi. Io ho un protocollo, ogni giorno lo applico per stare bene, perché bisogna volere stare bene, bisogna volere essere felici o sereni.
Qual è la cosa che ti fa più soffrire in assoluto?
Le ingiustizie, su di me le sopporto meglio che sulle persone a me care, la mia famiglia, ma anche sui più deboli; in passato reagivo con rabbia e mi crogiolavo nella disperazione, oggi ho imparato a reagire.
La caratteristica principale del tuo carattere?
Sono una persona che non si annoia mai.
Invece il tratto che non transigi degli altri?
Non riesco ad avere a che fare con le persone che hanno la mente chiusa, quindi mi allontano dai gretti.
I tuoi scrittori preferiti?
Ho letto tutti i libri di Robert Walser, Lev Tolstoj, Bruno Schulz, Alberto Moravia, Marina Cvetaeva. Ne conosci alcuni?
Tolstoj è uno dei miei autori preferiti, ho letto tutti i suoi romanzi, credo abbia descritto in maniera semplice un concetto molto complesso e in qualche modo astratto, il rapporto uomo-natura.
Anche i miei preferiti sono gli autori russi.
Oggi il mio grande amore è Proust. Sto rileggendo “La Recherche”, ripresa dopo moltissimi anni, in passato non ero pronta ad una lettura così complessa.
Grazie della dritta dell’estate, perché avevo iniziato con “Un amore di Swann” e lo riprenderò. Io leggo tutti libroni e grazie al Kindle posso viaggiare leggera.
Quanto sei snob?
Zero. Nobile era la famiglia di mia madre, ma mio nonno diceva sempre “Grazie a Dio, insieme al fascismo è finita pure la monarchia!“. Posso sedermi a tavola con la regina, ma è più facile trovarmi con i senza fissa dimora.
Sono Snob nei confronti della grettezza, dell’ignoranza, delle persone che non escono dal loro piccolo mondo, che non viaggiano, che non conoscono altre culture, sono Snob verso i razzisti, persone con cui non voglio avere a che fare, che non possono varcare la soglia di casa mia.
LA VIDEO INTERVISTA AD ASIA ARGENTO:
(Foto cover maglia a costine MVP, gioielli Bernard Delettrez)