Poche ore fa, la Camera ha votato la fiducia posta dal governo sul ddl delle Unioni Civili. Si tratta di un momento storico, a un passo dal voto definitivo che avverrà stasera alle 19. Sono stati 369 i voti a favore, 193 i contrari. Solo i deputati Vincenza Labriola e Rudi Franco Marguerettaz del gruppo misto si sono astenuti dal voto. I renziani rivendicano il risultato, ed è lo stesso premier Matteo Renzi il primo a festeggiare con un tweet: “È un giorno di festa per tanti, oggi“. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, da ieri anche titolare della delega per le Pari Opportunità, si è presentata in aula con una piccola coccarda arcobaleno, e così hanno fatto altri deputati per rendere visibile il proprio appoggio alla legge sulle Unioni Civili. Come previsto, però, il voto di fiducia ha dato il via a reazioni contrastanti. I promotori del Family-Day hanno twittato una poco elegante immagine del fondoschiena della Boschi con la scritta “Unioni Civili: la Boschi ci mette la faccia“. Dalla Chiesa è arrivato ieri il commento del segretario della Cei Nuzio Galantino che ha commentato la decisione di votare la fiducia con un lapidario “è una sconfitta per tutti“.
Tra festeggiamenti e critiche, la verità è che per molti cittadini italiani non è ancora chiaro cosa comporti esattamente la legge sulle Unioni Civili. Il ddl introduce due nuovi istituti civili, per le coppie omosessuali e per le coppie etero non sposate. Come nel matrimonio, l’unione tra due persone dello stesso sesso verrà celebrata “di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni” e poi registrata nell’archivio dello stato civile. Anche gli obblighi reciproci dei partner saranno simili a quelli di una coppia sposata: “dall’unione deriva l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione” ed entrambi dovranno contribuire ai bisogni comuni in base alle loro possibilità lavorative, sceglieranno insieme l’indirizzo da dare alla famiglia e si impegneranno a rispettarlo. Non è previsto invece l’obbligo alla fedeltà. Il regime ordinario è la comunione dei beni, la pensione di reversibilità e il Tfr maturato spetteranno al partner. Per la successione valgono le norme in vigore per il matrimoni: al partner superstite va la “legittima”, cioè il 50%, e il restante va agli eventuali figli. Per un eventuale scioglimento dell’unione si applica la legge sul divorzio del 1970, ma senza il periodo di separazione obbligatorio. La stepchild adoption, uno dei punti più critici della legge sulle Unioni Civili, rimane di fatto nell’ambiguità. Con la dicitura “resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”, i Tribunali avranno il potere di concedere o meno la stepchild adoption in base ai singoli casi.
L’altro punto focale della legge sulle Unioni Civili è la convivenza tra partner di sesso opposto non sposati. Nella legge questo rapporto viene definito come convivenza tra “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”. Anche in questo caso, la coppia acquisisce alcuni diritti equivalenti a quelli di un matrimonio. L’assistenza in carcere o in ospedale e le decisioni in materia di salute e di donazione degli organi, nel caso in cui uno dei due non fosse capace di intendere e di volere, saranno garantiti tra i conviventi come tra marito e moglie. In caso di cessazione della convivenza, un giudice può decidere che uno dei due debba ricevere gli alimenti dall’altro, in base alla durata della convivenza e alla capacità economica di entrambi.
Rimane ormai solo un ultimo passo affinché la legge sulle Unioni Civili diventi realtà in Italia così come in molti altri Paesi Europei, e tante coppie vedano finalmente rispettati e garantiti i propri diritti.