L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI MATTEO E IL FATTORE “C”

“…quindici mesi al governo… Renzi dopo una lunga e fortunata luna di miele che molti hanno attribuito al fattore “C”, conosce le prime vere difficoltà a causa d’insegnanti, pensionati, immigrati… l’insostenibile leggerezza del nostro per l’assenza di credibili alternative rischia di gonfiare la protesta di Grillo e Salvini e, soprattutto, il partito di chi non vota”

Si racconta che Napoleone – uno che di uomini e battaglie se ne intendeva – a chi gli caldeggiava promozioni e incarichi per questo o quell’ufficiale meritevole solesse chiedere, “Ma è fortunato o no?” In effetti, quanto contino la fortuna, il fato, il caso è, da sempre, argomento tanto dibattuto e controverso e così impalpabili le opposte ragioni e le ataviche superstizioni, che la gente, il popolo, l’opinione pubblica, a differenza degli storici e degli spiriti forti che tutte le ignorano, non cessano di interrogarsi sulla reale influenza del fattore “C”. Renzi non sfugge alla regola e se ieri, vuoi per sminuire i suoi meriti vuoi per esaltarli, critici e supporter hanno chiamato in causa la fortuna, oggi che la sua luna di miele con il paese sembra offuscata dall’addensarsi di nuvole minacciose, ritorcono nel contrario i fausti presagi.

Ma, in concreto, che cosa ha cambiato la percezione comune circa la fortuna di Renzi? Nei tre ultimi casi l’influenza dei media a caccia di audience si è espressa carezzando il pelo ai demagoghi per poi censurarli in un contesto che, privo di alternative di governo credibili, può gonfiare la protesta di Grillo e Salvini e, soprattutto, il partito di chi non vota.


La riforma che da cattiva qual è dovrebbe far diventare la scuola “buona” , non viene giudicata dai media nel merito, ma in base all’avversione che suscita tra i destinatari – soprattutto insegnanti e studenti. Uno sciopero partecipato conta più dell’acceso conservatorismo della sua piattaforma definita dallo slogan polemicamente anti renziano, “la buona scuola è quella che c’è”. La pretesa dei sindacati che in ruolo siano immessi tutti i precari finisce col mascherare l’approccio assistenzialistico di Renzi che vuole assumerne “solo” 100.000. Nessuno, viceversa, contesta a Renzi che la sua riforma ripete, ancora una volta, l’errore che è all’origine della crisi storica della scuola italiana e che consiste nell’usarla non come strumento dell’elevazione generale della società e nella formazione di professionalità e classi dirigenti, ma come una branca del welfare destinata a risolvere un problema occupazionale. A sua volta il comportamento dei giovani luddisti che stracciano i test INVALSI ottiene l’effetto paradossale di far sembrare moderna l’idea renziana che un dirigente/burocrate/preside giudichi della qualità degli insegnanti magari senza aver mai insegnato.


Analogamente, su un altro fronte, l’imprevista, inopinata, sentenza della Corte Costituzionale che sostituendosi al Parlamento e dissestando il bilancio pubblico, esigeva la restituzione del “maltolto” (costo 18 miliardi di euro !) a tutti i pensionati che dal 2011 – governo Monti/Fornero – si sono visti congelati gli aumenti, fa apparire come un onesto compromesso la rinuncia del Governo ad ogni ambizione di riforma della previdenza e come un motto di spirito battezzare “Bonus Poletti” i 500 euro che verranno restituiti ad agosto.


Infine, il brusco voltafaccia con cui Francia e Germania hanno ritrattato e respinto l’accordo appena raggiunto dalla Commissione Europea per distribuire i richiedenti asilo tra tutti i paesi della Comunità, non solo rinfocola le correnti populiste anti europee, ma ci fa dimenticare alcune essenziali questioni. Primo, il contrasto all’immigrazione clandestina è scritto nelle nostre leggi come nelle direttive comunitarie, mentre la confusione tra clandestini, richiedenti asilo e profughi sotto la generica denominazione di “migranti” proclamata dalla Mogherini con irresponsabile leggerezza (“l’accordo prevede che neanche un migrante sarà respinto in mare”) sembra fatta apposta per spingere gli altri paesi a replicarci seccamente “allora arrangiatevi”. Secondo, nonostante gli appelli, l’Italia con gli altri partner comunitari si guardò bene dal condividere i profughi slavi e curdi che in numero di 400.000 si affollarono in Germania appena qualche anno fa. Terzo, da tempo Francia, Austria e Germania hanno capito che l’altra faccia del buonismo italiano è il lassismo dei nostri controlli , un lassismo funzionale a spingere verso nord le masse di clandestini che non sappiamo né vogliamo arginare.


In apparenza la sentenza della Corte e il voltafaccia di Francia e Spagna in materia d’immigrazione appartengono a quel genere di eventi che sovrastano la nostra volontà e che, al di là di ogni nostra responsabilità, un qualche adirato Giove pluvio, tonitruante e saettante fulmini e conseguenti disgrazie, ci scaglia addosso. Maledetta sfortuna! Che colpa ha il povero Renzi?


A ben guardare, invece, la sfortuna non c’entra proprio niente, c’entra, invece, ancora una volta, la spensierata, insostenibile leggerezza del nostro premier determinato, determinatissimo a non affrontare l’impopolarità connessa a una seria revisione della spesa pubblica – quella previdenziale come quella sanitaria – tanto annunciata quanto negletta dal suo come da tutti i governi precedenti. Così, non solo la spesa pubblica ha continuato a crescere senza controllo, ma con Renzi si è giunti a licenziare i controllori. Esattamente come chi volendo curare la febbre spezzasse il termometro e cacciasse il medico che gli prescrive antibiotici e anti infiammatori.


Dunque il calo del fattore “C” non c’entra, non c’entrano la buona o la cattiva sorte, c’entra che se non approfitti delle condizioni propizie per adottare le riforme necessarie sarai costretto ad adottarle quando le difficoltà si saranno aggravate.

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi