È l’11 gennaio del 1977.
La task force del Dipartimento di Giustizia USA deposita il suo “Rapporto di revisione dell’operato dell’FBI sulla sorveglianza e l’assassinio di Martin Luther King”.
Il leader del Southern Christian Leadership Conference (congresso dei leader cristiani degli stati del Sud) era stato assassinato a Memphis il 4 aprile del 1968.
Il 12 gennaio 2016, in adempimento a quanto prescritto dal Freedom of Information Act, con piccolissime omissioni, quel rapporto, integrale e con gli allegati, viene reso pubblico.
È un documento di quarant’anni fa che ci proietta indietro di oltre cinquantanni.
Ma torniamo indietro di qualche anno, al 1962. Siamo nell’era Kennedy: John Fitzgerald è presidente e Robert, suo fratello, Ministro della Giustizia.
Nel 1963 JFK muore a Dallas. Robert lascia il Governo e diventa senatore nel 1964 e nel 1968 lancia la sua candidatura alla Presidenza. Una campagna nella quale rafforza strettamente i rapporti con i movimenti per i diritti civili pacifisti, non violenti e moderati, e primo tra tutti con il reverendo King.
Lo spirito della guerra fredda permeava l’intera società americana.
Il maccartismo ne era solo un fenomeno politico di comunicazione di massa, non senza vittime innocenti.
All’FBI era delegata l’attività di investigazione su spionaggio, sabotaggio e attività sovversive, attraverso quattro direttive presidenziali datate 1939,1943, 1950 e 1953.
A capo del Bureau c’era J. Edgar Hoover che lo gestì ininterrottamente dal 1935 -1972 sotto otto presidenti statunitensi, da Calvin Coolidge a Richard Nixon, spesso usando risorse interne per ricavare dossier contro qualsiasi suo nemico politico, anche solo teorico.
Il programma COINTELPRO di Hoover permise agli agenti dell’FBI di mettere le mani su organizzazioni come le Pantere Nere, il Movimento per i diritti civili di Martin Luther King Jr., la Southern Christian Leadership Conference e il Ku Klux Klan, usando mezzi quali infiltrazioni, minacce legali e persino pura violenza. La sua rete d’informatori gli permise di ottenere dati personali sulla vita di molte celebrità dell’epoca, incluso il Presidente degli Stati Uniti d’America. I dati riguardavano adulteri, orientamenti sessuali e politici, con particolare risalto alle eventuali simpatie comuniste degli indagati. Esistono archivi declassificati che mostrano come gli agenti dell’FBI informavano con regolarità Hoover dell’attività sessuale dei politici.
È in quel clima e con quei personaggi che si sviluppa questa vicenda molto complessa e articolata.
E con ogni probabilità storica e politica i toni delle conclusioni cui arriva la commissione di inchiesta risentono di almeno due circostanze: la fine della fobia comunista interna, ridimensionata a minaccia esterna, e la morte di Hoover.
Senza comunque la seconda e più rilevante circostanza è probabile che la stessa commissione di indagine non sarebbe mai stata nemmeno concepita.
Sulla base dalla fobia comunista infiltrata ovunque, Hover chiede e ovviamente ottiene dal Ministro della Giustizia Robert Kennedy, nel 1963, l’autorizzaizione a sorvegliare in maniera massiccia e invasiva Martin L. King.
Alla base del sospetto che dietro le campagne per i diritti civili, in particolare dietro il termine “uguaglianza” si infiltrasse l’ideologia comunista, ad esempio con “la Campagna contro la Povertà” di King.
Lo scopo – come si legge nella documentazione – doveva essere limitato ad accertare o meno tale legame ed infiltrazione, eventualmente documentarlo, e informarne il Procuratore Generale.
Come si legge nelle conclusioni della commissione di inchiesta
“le attività del COINTELPRO, la diffusione illecita e indiscriminata, finanche di falsi rilievi investigativi sul conto del dr. King era mirata esclusivamente a gettare discredito su di lui, e a fare pressioni per intimidirlo, per rompere il suo matrimonio, per minare la sua credibilità tra la popoazione nera” aggiungendo che tuttavia per quanto concerne la parte che riguarda l’omicidio “non c’è evidenza di cospirazione o contiguità”.
I membri della commissione, nell’assolvere forse con una facilità che sa molto di colpo di spugna storico su cosa furono effettivamente quegli anni, scrivono testualmente:
“la responsabilità di aver iniziato, condotto in questo modo, e continuato oltre ogni ragionevole, necessaria e lecita misura l’attività di sorveglianza è da attribuire esclusivamente al direttore Hoover, al suo assistente Deloach e al vice direttore Sullivan.”
e concludono “noi riteniamo che tutti i subalterni siano privi di responsabilità…” letteralmente by reason of Director Hoover’s overpowering and intimidating domination of the Bureau.”
“La nostra inchiesta ha ampiamente dimostrato il potenziale abuso di potere individuale esercitato da colui che occupava il ruolo di Direttore dell’FBI. Allo stesso modo (e qui sta tutta la difesa d’ufficio) è chiaro che è stato inappropriato (ma in modo da non poter essere considerato criminale) per il Bureau bypassare l’ufficio del Procuratore Generale ed interagire direttamente con la Casa Bianca”.
A cinquant’anni dalla morte di Martin Luther King non emergono verità storiche dirette sulle circostanze della sua morte (gli atti di quell’indagine erano comunque stati integralmente sino al 2002 e parzialmente desecretati solo nel 2012).
Emerge però una verità storica di una violenta persecuzione illegale, usando ogni mezzo e travalicando ogni limite.
Hoover in alcuni appunti contenuti nell’indagine replicava per iscritto ai suoi agenti affermando che se il rapporto non conteneva prove della connessione con il partito comunista americano era solo perchè loro o non avevano lavorato bene o non avevano fatto le analisi corrette.
Usò ogni mezzo in suo possesso per screditare King. E quando questi divenne amico del Presidente, prima fece trapelare documenti alla stampa sulle intercettazioni autorizzate dal fratello, e poi fece un’indagine da cui emergeva che la fuga di notizie proveniva dal Ministero della Giustizia, per poi mettere tutto a tacere facendo ulteriori pressioni.
In quegli anni, e nonostante questi avversari, l’insieme degli uomini e delle donne delle molte organizzazioni per la difesa e l’ampliamento dei diritti civili riuscirono, nonostante tutto, a vincere anche su uomini e mentalità come quelle di Hoover, che però rappresentava un pezzo importante dell’America di quegli anni.
Pochi giorni dopo King verrà ucciso anche Robert Kennedy, impegnato in campagna elettorale per la Presidenza. Diventerà Presidente il repubblicano Richard Nixon.