In mostra a Londra il guardaroba di Lady Diana

Che Lady Diana Spencer fosse un’icona di stile non è certo una novità: tantissimi i look sfoggiati nel corso degli anni dalla “principessa triste”, consacrata ad icona di stile. A 20 anni dalla sua scomparsa, una mostra celebra lo stile di Lady D.

“Diana: Her Fashion Story” aprirà i battenti a Kensington Palace il prossimo 24 febbraio: l’attesissima mostra, fortemente voluta dai figli William e Harry, segna solo l’inizio di una serie di iniziative che intendono celebrare la figura di Diana Spencer nel ventesimo anniversario dalla sua prematura e tragica scomparsa, avvenuta il 31 agosto 1997 a seguito di un incidente automobilistico in un tunnel parigino.

Timida e fragile, la principessa Diana è stata una delle figure più scomode della casa reale inglese: dal suo matrimonio con Carlo agli amori clandestini, al centro della mostra vi è l’evoluzione del suo stile. Da brutto anatroccolo a cigno fotografato su tutti i tabloid, Lady Diana ha sfoggiato nel corso degli anni tantissimi look entrati nella storia. Un’evoluzione stilistica che, dagli anni Ottanta ai Novanta, viene esplorata attraverso 26 indimenticabili abiti esposti a Londra, cinque dei quali sono di proprietà dell’Historic Palace Houses, mentre gli altri 21 appartengono a collezionisti privati e musei di tutto il mondo. Una panoramica sullo stile di una delle principali icone del Novecento: dall’abito a pois firmato Regamus, indossato da un’acerba Diana appena 19enne al celebre abito da sera in veluto blu, firmato Victor Eldestein, che la principessa indossava durante un memorabile ballo alla Casa Bianca con l’attore John Travolta. Correva l’anno 1985 e la naturalezza di Diana, la sua spontaneità e la sue proverbiale eleganza contribuirono a consacrarla come icona fashion. Tra i suoi designer più amati Catherine Walker e Christian Dior.

Lady Diana alla Casa Bianca nel 1985
Lady Diana alla Casa Bianca nel 1985


Eleri Lynn, curatrice della mostra, ricorda così la principessa: «Diana era consapevole dell’effetto che le sue scelte sartoriali potevano avere a livello diplomatico e del modo in cui la sua immagine poteva essere interpretata, oltre all’importanza che potevano rappresentare per il futuro degli stilisti da lei scelti e dell’industria della moda britannica. Per questo poneva estrema cura nella preparazione di ogni capo».

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi