Che cos’è la politica? Per definizione si intende “la scienza e la tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”. Quale percezione collettiva pare che la teoria sovrasti di gran lunga la pratica, cioè la prassi, e che la politica venga avvertita come un concetto impalpabile, come un’insieme di idee irrealizzabili, come un’utopia.
A confermarlo è il mockumentary di Alberto D’Onofrio “Il sogno dell’alieno”, sceneggiato insieme a Carlo Fabrizio ed Alessandra Ugolini e prodotto da Zodiack Active; un documentario finzione che ha intento parodico e satirico, uno sbeffeggiamento al mestiere del politico, uno sfotto’ a cui tutti, parlamentari e media, hanno abboccato.
Il regista Alberto D’Onofrio ha selezionato un team di artisti, quattro per l’esattezza, che hanno inscenato un fasullo partito politico manifestante per la durata di un anno intero; 365 giorni di proteste, manifestazioni, striscioni presentati in mutande, sì perchè il primo slogan è “Siamo giovani in mutande e cresceremo in mutande”, una frase pessimistica che contesta la mancanza di sostegno al lavoro per i giovani e le continue fughe di cervello all’estero.
Quattro attori si sono immersi nella parte di giovani rivoluzionari con l’impegno comune di cambiare l’Italia, di farla diventare un paese libero e concreto, ragazzi che vorrebbero una politica di fatti e non di parole ma che, grazie a questo esperimento sociale, hanno di fatto dimostrato quanto invece la parola sia l’unico mezzo utilizzato nel grande show che è la politica stessa.
Dai primi blocchi e infiniti controlli della Polizia e delle Forze dell’Ordine, il “gruppo di alieni” si fa strada nei comizi e sui giornali. Le immagini dei rivoluzionari in boxer e giacca nera fanno il giro del web; i giornalisti iniziano a intervistarli, la stampa ne pubblica il manifesto, addirittura le loro maschere maxi da alieni nuotano oltre il confine italiano e “Il sogno dell’alieno” diventa un’ eco, che sarà poi la base di un ipotetico partito politico.
Andrea Amaducci è la voce grossa, è lui che parla in pubblico, un artista di strada ferrarese dai grandi occhi indagatori, uno di quelli a metà tra il folle e il bravo ragazzo; Matteo è un cuoco e un rapper italiano che scriverà delle proteste in rima; Paola è una performer milanese e Marta è una studentessa iscritta a Farmacia. Le loro facce saranno stampate su tutti i rotocalchi italiani, anche quando si presenteranno vestiti da mummie per ironizzare su un titolo francese che faceva riferimento al ritorno in campo di Berlusconi. Li vedremo colorati da capo a piedi a mo’ di bandiera italiana durante il Festival del Cinema di Venezia quando, i paparazzi in attesa di Ben Affleck, si ritroveranno questi folli mezzi nudi trasportati da una imbarcazione per le merci.
D’altronde la politica è piena di performer, pensiamo a Beppe Grillo che è un ex comico, a Ilona Staller, alias Cicciolina, ex porno attrice, e la lista è lunga; pensiamo a dei concetti basici, banali, talvolta privi di significato e a frasi fatte, componiamo in questo modo il linguaggio della politica ed il gioco è fatto; con questi pochi ingredienti è sufficiente prendere tutti per il naso! Non è quello che vediamo e di cui siamo spettatori da secoli?!
Ed ecco che dalle grandi piazze italiane ai comizi pubblici, i ragazzi alieni col sogno della politica raccolgono le firme degli esponenti di PD, Rivoluzione civile, Scelta Civica; sottoscrivono l’Agenda anche Daniela Santanchè, Matteo Salvini, Ignazio La Russa, Vittorio Sgarbi che corregge un punto dell’agenda trasformando un “L’Italia può diventare il primo paese per la produzione di cultura” in “L’Italia E’ il primo paese per la produzione di cultura”; uno Sgarbi coinvolto che scommette su questi smutandati dalla volontà di ferro e che ricorda un Renato Guttuso politicante e spera in un Picasso parlamentare.
“Via la SIAE” dice Salvini; “Spazio ai giovani e più diritti per tutti” grida Alessandra Moretti del PD; “Più lavoro ai giovani” sottolinea Lara Comi; Federico Bocci incita all’aumento delle nascite; “Più Nord Italia” sottoscrive la Santanchè; “Diffondiamo l’amor di patria” inneggia La Russa. Un elenco di ovvietà condito da una sottile ironia, fa notare Massimo Giannini, vicedirettore de La Repubblica, e una grande promozione di utopie riferisce Renato Mannheimer, sociologo italiano. In fondo sono artisti questi quattro di noi, e gli artisti non favoleggiano sulle nuvole inseguendo un goal? Ma quanti segnano e quanti invece rimangono in mutande?!
Come fece Joaquin Phoenix nel mockumentary “Io sono qui” interpretando un rapper e abbandonando i panni dell’attore, gli alieni de “Il sogno dell’alieno – Storia di un grande bluff” si sono calati nella parte per un intero anno, il 2012, per poi rivedersi dal divano di casa nel febbraio 2013 su Sky Cinema.
Il finale rimane aperto con una domanda: “E se Amaducci si fosse candidato?”
A voi rispondere!