Cos’è l’amore? L’eros

Durante la pubertà inizia a manifestarsi una particolare sfumatura dell’amore, cioè l’eros. Questa è un’esperienza che è stata preparata dallo sviluppo fisiologico e, in un primo momento, si presenta sotto la forma dell’attrazione sessuale, cioè un interesse verso le persone dell’altro sesso proprio in quanto dell’altro sesso.


È interessante notare come esista certamente un rapporto tra bambini e bambine; ma esso, nell’età della fanciullezza, si esprime prevalentemente come un coinvolgimento dei maschietti tra loro e delle femminucce tra loro. È proprio nel passaggio alla scuola media, cioè nella preadolescenza, che l’attenzione si sposta verso l’«altra metà del cielo».


L’attrazione sessuale è un dinamismo generico e diffuso: non si concentra su una sola persona, ma riguarda rispettivamente il mondo maschile e il mondo femminile in genere. Diverso, invece, sarà l’innamoramento: in questo caso l’attenzione si concentra su una persona precisa, così che non ci si innamora dell’uomo o della donna, ma di «questo» uomo o di «questa» donna singola.


Tali passaggi sono aspetti di un movimento psico-fisico nel quale la componente sessuale appare di fondamentale importanza. Ciò fa risaltare, in questo tipo di amore, un notevole coefficiente biologico.


Tutto ciò, oltre che dall’evidenza e dall’esperienza, è confermato anche da recenti studi di neurochimica, che trovano posto non solo sulle riviste specializzate ma anche sui più diffusi organi d’informazione. Ne dava notizia, ad esempio, il Corriere della Sera nel luglio 2010, commentando che «i facili amori estivi rischiano di esporre i neo-innamorati a un’esperienza che, dal punto di vista neurochimico, non è tanto diversa da quella del tossicodipendente che resta senza la sua dose».


Sotto questo profilo, l’eros è affine all’affetto: infatti anche l’esperienza dell’amore tra fratelli (nel senso primario della parola) si fonda su una base biologica. L’affetto, però, si espande verso altri soggetti sia nell’ambito della famiglia sia al di fuori di essa, a differenza dell’eros che, nel vertice dell’innamoramento, tende a escludere altri. È, cioè, un amore selettivo, anzi esclusivo. Segno di questa esclusività è la gelosia: un’appartenenza, che esprime l’esigenza di fedeltà, non tollera interferenze e non ammette di condividere il sentimento con terzi, anzi non consente nemmeno che si compiano i gesti simbolici che esprimono e potenziano tale sentimento. È un tipo d’amore nel quale tende a prevalere la logica della totalità.


Un’altra differenza rispetto all’affetto consiste nel fatto che l’eros è estremamente esigente: richiede un impegno personale molto intenso, una donazione totale o tendente alla totalità, una responsabilità nei confronti dell’altro che mobilita in maniera unica la concentrazione fisica e mentale dei soggetti coinvolti.


L’eros irrompe nella vita dell’adolescente e lo conquista, attuando e valorizzando le componenti della sua personalità, suscitando in lui/lei un’energia psichica inattesa, un coraggio insospettabile, una vitalità mai provata in precedenza. Non a caso le antiche mitologie consideravano questa specie di amore come un dio, cioè qualcuno/qualcosa a cui non si è in grado di resistere. In alcune raffigurazioni artistiche, poi, il dio appariva armato di arco e frecce e con gli occhi bendati: chiara allusione all’imprevedibilità e alla spontaneità di un simile sentimento amoroso, la cui sensazione è come quella di una ferita, una sensazione che ti cattura dall’interno, ti svuota da qualsiasi altro interesse e, se non trova una corrispondenza, ti prostra profondamente.


Spontaneità si diceva. Infatti non si può scegliere a mente fredda di innamorarsi di una persona. È un fenomeno che accade all’improvviso, senza una motivazione razionale che sia in grado di fornire una spiegazione sufficiente. Non si sceglie eros: si è scelti da eros.

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi