“Strada per Strada, da sinagoga a moschea, da chiesa a gurdwara”.
Sintetico ed efficace è stato questo il messaggio, più che slogan, che Sadiq Khan è riuscito a mandare alla popolazione londinese.
Un messaggio che ha fatto si che oltre un cittadino su due lo votasse, portandolo a diventare sindaco al primo turno.
Un messaggio sociale ma anche politico molto forte, in un anno in cui la popolazione britannica ha attraversato le elezioni politiche, il referendum sull’indipendenza della Scozia e in cui si appresta a votare quello sulla cosiddetta Brexit dall’Unione Europea.
Soprattutto in un’epoca in cui l’Europa dei popoli, di Schengen, delle frontiere aperte, vede riaffiorare sentimenti nazionalisti e spesso xenofobi (quando non addirittura neo-nazisti).
Sadiq Khan fa il suo giuramento da sindaco in una chiesa anglicana – la chiesa “di Stato” britannica al cui vertice c’è la corona inglese – e lo fa attorniato da amici, rappresentanti di tutte le maggiori comunità religiose della città che condivide con New York il record di maggiore interculturalità e multirazzialità ed etnicità del mondo intero.
Un messaggio unificante per la sua città, per le comunità che la popolano e rendono tra le capitali più vive del mondo, in cui meno del 20% della popolazione è “britannica da tre generazioni”.
Sadiq Khan si candida ad essere “il musulmano più influente d’Europa”, e questo ha almeno tre ripercussioni potenti. La prima per l’Inghilterra, che si colloca nuovamente come faro in Europa, capace di mostrare un modello multietnico vincente. La seconda verso l’Europa xenofoba che ha spesso visto nel referendum scozzese e in quello sulla Brexit una “via da seguire”, e che oggi si ritrova a dover gestire questo messaggio. La terza riguarda il mondo musulmano, e le parti più radicali ed estremiste, che oggi oltre alla via dell’Isis, hanno la via londinese come contraltare di integrazione.
La campagna elettorale con il conservatore Zac Goldsmith, è stata una sorta di favola: “il buono, figlio di immigrati proveniente dalla working class, sconfigge il cattivo, ricco rampollo di una famiglia aristocratica inglese”.
Una favola inglese quasi quanto lo fu quella di Diana.
Ha criticato il gap sociale, sostiene la costruzione di case popolari e intende bloccare l’aumento dei costi dei trasporti pubblici di Londra, città con la metropolitana più cara d’Europa, ma anche in cui il servizio pubblico è alla base della mobilità, dell’economia e se vogliamo anche dell’integrazione. Origini pachistane, quinto figlio di un autista di bus e di una sarta, Sadiq Khan succede dopo otto anni a quel Boris Johnson che si candida contro Cameroon alla guida del partito conservatore.
In una Londra con seri problemi di alcolismo diffuso, specie tra i giovani, alla domanda “cosa fare per l’alcol durante le Olimpiadi” l’ex sindaco rispose “è un problema, ma per quella data faremo scorte”.
Accusato di presunto estremismo religioso, dal suo rivale, ha risposto con fermezza “Sono musulmano, britannico, europeo, laburista, avvocato, padre. Ho amici di tutte le religioni e amo Londra perché le rispetta tutte”. Ha spiegato il perché secondo lui la Gran Bretagna debba restare in Europa .
Mentre i cugini americani discutono le tesi di Trump, Sadiq Khan è la risposta inglese, e sostanzialmente vorremmo fosse la risposta europea, a quel modello. Che è di oltre Atlantico, ma anche di parte importante di pesi e regioni europee.