Chanel N.5 contro l’alta velocità

Marilyn Monroe dichiarava di dormire nuda con indosso cinque gocce di Chanel N.5. Il profumo più famoso del mondo si schiera ora contro l’alta velocità. Da decenni la sede in cui la celebre fragranza prende vita è Grasse, cittadina della Provenza conosciuta come la «capitale mondiale del profumo» grazie a un’industria che risale al XVI secolo.

Tuttavia Chanel N. 5, essenza creata nel 1921 da mademoiselle Coco Chanel e dal profumiere Ernest Beaux, minaccia di abbandonare il celebre comune poco distante dalla Costa Azzurra. Motivo del diverbio è la linea di alta velocità «Provenza-Costa Azzurra», che prevede il passaggio della ferrovia sui campi di gelsomino coltivati da decenni per produrre la fragranza. Il progetto da 6,7 miliardi di euro rischia di distruggere i famosi gelsomini che danno vita al profumo della maison.

Chanel — scrive il quotidiano Le Figaro — ha scritto un comunicato in cui sottolinea come la costruzione di un viadotto che taglia la valle del Siagne sarebbe un vero e proprio disastro per le sue attività. In questo territorio il brand coltiva infatti 12 ettari di campi di fiori: «È chiaro che la costruzione della ferrovia sulla quale passerebbero regolarmente treni ad alta velocità costringerebbe Chanel a interrompere le sue attività artigianali nella regione» dichiara la nota. La maison, che per produrre i 30 milligrammi di profumo presenti in ogni Chanel N.5 ha bisogno di 12 rose rosse e di 1.000 fiori di gelsomino, ha anche ricordato come i fiori raccolti intorno alla città di Grasse siano «unici ed eccezionali … indispensabili per la creazione di profumi del marchio».

Lily-Rose Depp, nuova testimonial di Chanel N.5
Lily-Rose Depp, nuova testimonial di Chanel N.5


Nella sua battaglia contro l’alta velocità Chanel ha trovato un alleato nel sindaco di Cannes David Lisnard, che da mesi chiede una modifica al progetto iniziale. «Con le modifiche — spiega il primo cittadino della città della Croisette — si cambierebbe completamente il tracciato diminuendo al minimo i danni ambientali».

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi