CADA_VERI
Performance live 26 Aprile 2022 – Milano
Premessa: delitto, castigo e frigidità.
La vera sconfitta del popolo ucraino non sarebbe quella di perdere la guerra, piuttosto sarebbe quella di non essere compreso da noi europei.
Ribellarsi combattendo a quello stato che invade, e vuole sfruttare esseri umani (il gas, il carbone, i porti, le risorse) calpestando ogni impronta della loro dignità culturale e quindi anche la dignità di tutti i popoli, non è solo eroico o patriottico, è anche altruistico. È un esempio vitale di autodeterminazione.
E se vi piace l’idea di emanciparvi dalla presunta servitù atlantista non fatelo negando a chi vuole la libertà il rispetto che merita.
Se dividete il mondo in servi e padroni non sarà assecondandovi a un altro padrone che sarete meno servi. La ragione di tutto questo male è qui: la guerra è criminale, chi invade è criminale, chi fa stragi di civili è criminale.
Non possiamo essere indifferenti al male, frigidi e insensibili: supponendo e valutando e congiurando mentre la guerra distrugge, nonostante le nostre vili mimetiche che chiamiamo “pace” invece che “resa”…
E donne e bambini muoiono e sapete perché muoiono? Perché sono vivi!
Almeno comprendiamo il loro sacrificio.
Almeno comprendiamo il loro destino.
Cito Dostoevsky, “usato”
impropriamente in questi giorni come una bandiera di parte invece che come un pensiero umano e universale:
“A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo.”
Io non mi abituo.
Svolgimento: come affondano le risposte.
Qualcuno disse:
“Andate e moltiplicatevi.”
Copulazione libera.
Qualcuno comprese:
“Invadete e stuprate.”
Coproduzione coatta.
Qualcuno predicò:
“Sia fatta la pace.”
Tortora.
Qualcuno intese:
“Uccideteli tutti.”
Tortura.
E poi ci sei tu,
e cerchi di spiegarmi
la lingua del mare.
Noi due imbalsamati in poltrona,
siamo due vasi rotti,
non più capienti.
E ti sforzi ancora
di tradurre le onde e le loro voci!
Noi due che, da lontano,
sembriamo mosche ronzanti,
sporche di merda.
Ti voglio dire una cosa,
ogni pace è misteriosa,
e nessuno di preciso conosce
quanta libertà potrà vivere.
Concedimi dunque un dio minuscolo,
fallibile e indeciso.
Lì, immobile,
osserva illeso ogni carneficina, mutilato come le vittime
della propria dignità.
Questo dio minuscolo,
non è nemmeno capace
di seppellirci in silenzio
eppure, chiede a te e a me
di agire, di andare avanti…
che ci coprirà le spalle?
Temo che il dio minuscolo,
per parlare di pace,
abbia bisogno di morti visibili,
e per vergognarsi dell’odio
si conceda il divano, come noi…
Vaso rotto
o mosca ronzante,
il nostro dio minuscolo
vive le circostanze,
azzardando ipotesi
su cosa raccontano
le onde del mare: piene di voci
e di pianti e rimpianti.
Ah, sai?
Muoiono ancora.
Muoiono ancora.
Guarda qui la performance live di Angelo Orazio Pregoni: